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Roma, 11 aprile - Sì, ma con condizioni e paletti, all'utilizzo e alla rimborsabilità del farmaco che ritarda la pubertà in adolescenti con disforia di genere, ovvero che sentono la propria identità di genere diversa dal proprio sesso. No, invece, a polemiche, che danneggiano solo chi vive questa, non facile, condizione. Ad chiederlo oggi sono stati gli esperti della Federazione Italiana dei Medici Pediatri (Fimp) e della Società Italiana di Pediatria (Sip), ascoltati in Commissione Igiene e Sanità del Senato sull'uso della triptorelina: un delicatissimo argomento che, nei mesi scorsi, non ha mancato di suscitare polemiche. "La triptorelina non blocca, bensì sospende, lo sviluppo puberale in maniera reversibile - ha spiegato Luisa Galli, membro del Gruppo di Studio in farmacologia pediatrica della Sip -: utilizziamo già questo farmaco in ambito pediatrico da circa 30 anni per ritardare l'adolescenza in bambini e bambine che hanno una pubertà molto precoce. Finora si è dimostrato sicuro, anche se pochi sono gli studi che evidenziano questi dati a lungo periodo". Per quello che riguarda il suo utilizzo in una condizione come la disforia di genere, che è rarissima e riguarda, verosimilmente, meno di 100 casi all'anno in tutta Italia, precisa il presidente Fimp Paolo Biasci, "diversamente da quanto alcuni hanno riportato, non ha lo scopo di cambiarne l'orientamento sessuale, ma di sospendere temporaneamente lo sviluppo di alcuni caratteri fisici, come barba o seno". Si tratta infatti di teenager "che vivono in modo difficile il momento dello sviluppo, e il farmaco permette loro di ritardarne l'arrivo, in attesa che sia più chiaro in quale genere si sentano identificati". Questo utilizzo "non va demonizzato", ma "va limitato ai casi specifici e rarissimi, in cui sia prescritto dopo attenta valutazione da parte di una equipe di esperti. Le polemiche in materia non giovano a nessuno, e fanno male soprattutto a chi vive questa condizione". Sì, quindi, dai pediatri, alla rimborsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale, purché con precise condizioni e paletti già indicati, nelle audizioni dei giorni scorsi in Senato, dal Comitato Nazionale di Bioetica (CNB) e dall'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Ovvero, sottolinea Galli, "è importante che la prescrizione di triptorelina sia limitata a casi molto selezionati, nei quali sia fallito l'approccio psicoterapeutico, e dopo valutazione di un team multidisciplinare, che dovrà accompagnare il ragazzo/a nel percorso terapeutico". Le limitazioni riportate nella determina Aifa, verosimilmente, conclude, "consentiranno un utilizzo più regolamentato rispetto all'utilizzo off label in atto fino ad oggi, quando la prescrizione era delegata alla responsabilità del singolo medico, e il farmaco doveva essere acquistato dalla famiglia".

Roma, 10 aprile 2019 – Gli italiani sono sempre di più in eccesso di peso. Nel nostro Paese ben il 46% degli adulti (over18), ovvero oltre 23 milioni di persone, e il 24,2% tra bambini e adolescenti (6-17 anni), vale a dire 1 milione e 700mila persone, è in eccesso di peso. Questi ultimi soprattutto se residenti nel Sud del Paese (31,9%). E’ la preoccupante fotografia scattata dall’Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation nella prima edizione dell’Italian Obesity Barometer Report, realizzato in collaborazione con Istat e presentato ieri a Roma. Secondo il rapporto, in generale le donne mostrano un tasso di obesità inferiore (9,4%) rispetto agli uomini (11,8%). Ancora più marcata è la differenza tra i bambini e adolescenti, di cui il 20,8% delle bambine è in eccesso di peso rispetto al 27,3% dei maschi. Il rapporto, realizzato con il patrocinio del ministero della Salute, dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) e di numerose società scientifiche. Si conferma l’eccesso di peso sia un problema molto diffuso soprattutto al Sud e nelle Isole; in particolare tra i più giovani, dove sono ben il 31,9 e 26,1% rispettivamente i bambini e gli adolescenti in eccesso di peso, rispetto al 18,9% dei residenti del Nord-Ovest, il 22,1% del Nord-Est e il 22% del Centro. Tra gli adulti, le diseguaglianze territoriali sono meno marcate: il tasso di adulti obesi varia dall’11,8% al Sud e nelle Isole, al 10,6 e 10,2 % nel Nord-Est e Nord-ovest rispettivamente, fino all’8,8% del Centro.

Martedì, 09 Aprile 2019 10:10

EUROSTAT: Italia terza sul podio per buona salute

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Roma, 9 aprile 2019 – In Europa si gode di buona salute. A riportarlo sono gli ultimi dati dell’Eurostat (2017): in Ue 7 abitanti over 16 anni su 10 ritengono di essere in buona oppure ottima salute (70%). E meno di uno su 10 (8%) riporta condizioni cattive o pessime di salute. Sul podio si classificano Irlanda (83% in buona o ottima salute) e Cipro (78%), seguite dall'Italia e dalla Svezia, terze pari merito con il 77%. Se la Gran Bretagna pre-Brexit si piazza subito dopo la Grecia, Francia e Germania vanno peggio rispetto alla media europea, mentre agli ultimi posti della classifica troviamo Portogallo (49%), Estonia (53%), Polonia e Ungheria (59%). Curiosamente, nell'Unione europea a percepirsi in buona salute sono più spesso gli uomini delle donne (72% contro 67%), un gap che si allarga soprattutto fra gli over 65: in questo caso a sentirsi bene è il 45% dei primi contro il 39% delle seconde. Non a caso, la percentuale di chi si giudica in buona salute si riduce con l'età: negli uomini si va da oltre l'88% a 16-44 al 69% a 45-64 anni, fino al 45% fra gli over 65. Quanto alle donne, a 14-44 anni l'87% si sente in forma, contro il 65% a 45-64 anni e il 39% dopo i 65 anni.

Lunedì, 08 Aprile 2019 13:07

Alimentazione, attenzione ai luoghi comuni!

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Roma, 8 aprile 2019 – I giovanissimi italiani hanno parecchi problemi con la bilancia. Un bambino su cinque non mangia mai frutta e verdura. Il 21% degli under 10 risultano in sovrappeso e il 10% addirittura obeso. Oltre alla scarsa attività fisica uno dei motivi di questo fenomeno è senza dubbio la scorretta alimentazione. Sulla dieta inoltre esistono molte leggende, ecco quattro tra le più diffuse:

Il sovrappeso è solo una questione estetica …FALSO! I chili di troppo aumentano le probabilità di alcune pericolose malattie (diabete mellito di tipo 2, ipertensione arteriosa, infarto del miocardio, insufficienza respiratoria, ipercolesterolemia, vasculopatie, ictus, varie tipologie di tumori)

Saltare i pasti …aiuta a dimagrire … NON E’ VERO! Bisogna invece consumare tre pasti al giorno principali (colazione, pranzo e cena) più due spuntini (a metà mattina e pomeriggio)

I carboidrati ingrassano …E’ FALSO! L’apporto giornaliero non dovrebbe mai scendere al di sotto del 55% della quota calorica complessiva (una donna adulta deve ingerire circa 1700/2000 calorie al giorno e un uomo 2000/2400)

L’allenamento stimola l’appetito … NON E’ VERO! Fortunatamente per chi desidera perdere peso, l’affermazione vera è quella opposta! Durante e dopo un’intensa sessione di allenamento, infatti, lo stimolo della fame viene meno. Basta provare per credere. Per questo motivo l’attività fisica aiuta a restare in forma, calma la fame e, importantissimo… aiuta a bruciare le calorie. 

Roma, 5 aprile 2019 - “I prodotti da fumo più utilizzati tra i giovani italiani di 13-15 anni sono le sigarette di tabacco. Uno su cinque le fuma quotidianamente mentre il 18% utilizza quelle elettroniche”. E’ quanto emerge dai risultati nazionali della terza indagine della sorveglianza Gyts (Global Youth Tobacco Survey), realizzata in oltre 180 Paesi del mondo e finalizzata al monitoraggio dei comportamenti legati all’uso dei prodotti del tabacco fra gli adolescenti. I dati dell’indagine 2018, coordinata dall’ISS, sono presentati oggi in un workshop al ministero della Salute. “La terza raccolta dati della sorveglianza Gyts è stata effettuata in Italia nell’anno scolastico 2017-2018. "L’indagine ha coinvolto 33 scuole secondarie di primo grado (28 hanno accettato di partecipare, 2 non hanno risposto e 3 hanno rifiutato) e 33 scuole secondarie di secondo grado (30 hanno accettato di partecipare, 1 non ha risposto e 1 ha rifiutato) per un totale di quasi 1700 studenti coinvolti”, spiega EpiCentro. "Le scuole hanno eseguito l’indagine in giorni e periodi diversi - si legge sul portale -, tra dicembre 2017 e aprile 2018; la scelta di lasciare libere le scuole è stata fatta per agevolare la decisione di partecipare. Il coordinamento scientifico dell’indagine Gyts 2018 è stato affidato dal ministero della Salute all’Istituto superiore di sanità (ISS)".

Giovedì, 04 Aprile 2019 08:20

OMS: una persona su due non ha cure essenziali

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Roma, 4 aprile 2019 - "La salute è un diritto umano. E' arrivato il momento di renderlo universalmente garantito". Questo lo slogan della Giornata mondiale della salute 2019 che si svolgerà il 7 aprile, giorno in cui ricorre il 71mo anniversario della nascita dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), avvenuta nel 1948. L'obiettivo, anche quest'anno, è quello di ricordare che almeno metà della popolazione mondiale non ha ancora una copertura completa dei servizi sanitari essenziali. "Milioni di persone non hanno ancora accesso all'assistenza sanitaria e altrettante sono costrette a scegliere tra assistenza sanitaria e spese quotidiane come cibo, vestiti e una casa", ricorda l'Oms. Di qui la campagna per il World Health Day 2019, all'insegna, per il secondo anno consecutivo, dell'hashtag #HealthforAll. Nello specifico, oltre 800 milioni di persone al mondo (il 12% della popolazione) hanno speso almeno il 10% del bilancio familiare per pagare l'assistenza sanitaria. Mentre circa 100 milioni si sono ridotte alla povertà estrema per pagare le cure. Garantire una copertura sanitaria universale rappresenta l'obiettivo numero uno dell'Oms, ma è anche uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati per il 2030 dalle Nazioni Unite. Per farvi fronte, però, si prevede una crescente domanda di operatori sanitari che raggiungerò i 40 milioni entro il 2030, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. Sono necessari pertanto, conclude l'Oms, "investimenti nell'educazione degli operatori sanitari e nell'economia della salute".

Roma, 3 aprile 2019 - Un totale di 387 casi di morbillo sono stati confermati in 15 Stati americani dal primo gennaio al 28 marzo 2019, secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie. Si tratta del secondo maggior numero di casi segnalati nel Paese da quando il morbillo è stato eliminato nel 2000, riporta la Cnn. Il record rimane quello del 2014, pari a 667 contagi. Gli Stati che hanno segnalato i casi sono Arizona, California, Colorado, Connecticut, Georgia, Illinois, Kentucky, Michigan, Missouri, New Hampshire, New Jersey, New York, Oregon, Texas e Washington. I Cdc evidenziano che 6 epidemie - definite come tre o più casi insieme - sono in corso in California (Contea di Santa Cruz e Butte), New Jersey, New York (Contea di Rockland e New York) e Washington. Questi focolai sono legati a viaggiatori che hanno riportato il morbillo da Paesi come Israele, Ucraina e Filippine, dove si stanno verificando grandi epidemie. A questo si unisce la diffidenza nei confronti della vaccinazione, soprattutto all'interno di alcune comunità religiose.

Bruxelles, 02 aprile 2019 – L’85% degli italiani mangia frutta e l’80% verdura almeno una volta al giorno, tra le percentuali più alte dell’Ue nel consumo quotidiano. E’ quanto emerge da dati EUROSTAT, secondo cui la quota di nostri connazionali che assumono frutta giornalmente è la più alta in Europa (85% contro media Ue del 64%). L’Italia è prima per il consumo una volta al giorno (45%), e tra i primi per la voce ‘almeno due volte al giorno’ (40%, superata solo dal Portogallo). Quattro italiani su cinque, inoltre, mangiano verdure su base quotidiana, superati solo da irlandesi e belgi, entrambi all’84%. Secondo il sondaggio EUROSTAT, in Europa nel 2017 circa una persona su quattro (27%) ha mangiato frutta almeno due volte al giorno e una proporzione leggermente più ridotta (23%) ha assunto verdure almeno due volte al giorno, mentre il 36%

 

FIMMG e FIMP: “Uno strumento per i medici del territorio e per tutelare il diritto alla protezione dei dati del paziente”

La FIMMG – Federazione italiana Medici di Medicina Generale – e la FIMP – Federazione Italiana Medici Pediatri – hanno avviato formalmente la procedura per sottoporre all’esame del Garante Privacy il codice di condotta della Medicina Generale e della Pediatria di libera scelta in attuazione a quanto previsto dal Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali.
“La definizione di un codice di condotta per i tutti i medici di famiglia e per i pediatri di libera scelta rappresenta certamente un’opportunità e ha principalmente lo scopo di rafforzare in modo mirato le politiche di protezione dei dati dei nostri pazienti” ha commentato Silvestro Scotti, Segretario Nazionale della FIMMG. “La tutela della privacy significa garantire un diritto fondamentale dei cittadini, la tutela dei diritti dei nostri pazienti è nel nostro DNA, è ciò che alimenta il rapporto di fiducia”.
Il regolamento Europeo (GDPR) in vigore da maggio ha tra i suoi principi ispiratori proteggere “i diritti e le libertà fondamentali delle persone fisiche, in particolare il diritto alla protezione dei dati personali”. Per dar seguito e rafforzare questo principio fondamentale anche nel codice di condotta, le due Federazioni avvieranno una fase di consultazione e interlocuzione con la FNOMCEO, per gli aspetti deontologici, e con CittadinanzAttiva e altre Associazioni di categoria, in rappresentanza dei cittadini e dei genitori, al fine di condividere l’obiettivo e ricevere utili informazioni e osservazioni per la migliore redazione del codice.
“La tutela della protezione dei dati personali è fondamentale per la nostra professione,” ha aggiunto Paolo Biasci – Presidente Nazionale della FIMP “per noi pediatri assume un valore ancora più delicato e di responsabilità perché il 100% dei nostri pazienti sono minori e quindi condividere ed essere supportati in questo percorso dai genitori ha un grande significato etico oltre che professionale”.

Fino a domani il congresso sindacale della Federazione, previsti a Roma oltre 200 delegati

Roma, 29 marzo 2019 – 40 milioni di visite ogni anno a bambini e adolescenti per un totale di oltre 7.000 specialisti che operano capillarmente su tutto in territorio nazionale. Sono questi i due principali dati che rappresentano, ad oggi, il lavoro del pediatria di famiglia italiano. “Il nostro ruolo andrebbe maggiormente valorizzato per rispondere alle sfide del futuro, soprattutto quelle determinate dai definanziamenti alla sanità degli ultimi anni”. E’ questo l’allarme lanciato dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) in occasione del suo 45° Congresso Sindacale Nazionale. L’evento si chiude domani e vede riuniti a Roma oltre 200 delegati provenienti da tutta la Penisola. “Dal 2010 ad oggi i tagli ammontano a circa 37 miliardi - afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale della FIMP -. Sono così messi seriamente a rischio i principi di equità ed universalismo sulla base dei quali oltre 40 anni fa è stato istituito il servizio sanitario nazionale. Il pediatra di famiglia è una figura professionale che contraddistingue la nostra sanità da quella degli altri Stati europei. Possiamo fornire un’assistenza qualificata, longitudinale e basata su un rapporto di fiducia continuativo con le famiglie e gli assistiti. La crescita della sanità integrativa che si prospetta per i prossimi anni, potrebbe essere un ostacolo all’universalità dell’accesso alle cure. Già attualmente gli italiani pagano oltre 40 miliardi l’anno per prestazioni sanitarie pertanto è necessario un riordino legislativo per evitare ulteriori ed eccessive derive consumistiche. E chiediamo anche maggiori risorse per la nostra categoria, a partire dalla borse di studio che devono essere aumentate. Con questi investimenti possiamo continuare a garantire un buon livello di cure primarie ai bambini e agli adolescenti”. Tra le priorità dei prossimi anni, evidenziate dalla FIMP, c’è anche la gestione delle patologie croniche nei giovanissimi. “E’ un fenomeno in crescita e che interessa un bimbo italiano su dieci - aggiunge il dott. Antonio D'Avino, Vice Presidente della FIMP -. In particolare sono in aumento le allergie e i problemi respiratori. Di questi giovanissimi pazienti otto su dieci risultano però in buona salute grazie al ricorso di cure efficaci. Ma questo successo è anche merito dell’assistenza che possiamo fornire. La pediatria di famiglia deve continuare ad occuparsi delle attività di prevenzione, migliorando soprattutto la preparazione dei medici del territorio. Va poi svolta anche un’opera di counseling ai giovani e alle loro famiglie per favorire l’aderenza terapeutica. E’ un problema che non riguarda solo gli anziani ma anche bambini e adolescenti alle prese con malattie croniche come asma, dermatite atopica o diabete”.

Tra i temi al centro del Congresso FIMP di Roma c’è anche l’annoso problema delle disuguaglianze regionali in sanità. “Da anni come rappresentanti e tutori della salute dei giovanissimi denunciamo come in Italia vi siano troppe differenze tra i vari territori - sottolinea il dott. Luigi Nigri, Vice Presidente della FIMP -. Negli ultimi mesi alcuni rappresentanti politici stanno premendo perché siano promosse maggiori autonomie differenziate. Se fossero realizzate inevitabilmente accentuerebbero le già forti disuguaglianze mettendo a rischio l’universalismo del sistema sanitario nazionale creando 21 diversi sistemi sanitari. A nostro avviso invece è assolutamente necessario aumentare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni. In questo modo è possibile garantire le autonomie ma anche un’uniforme applicazione in tutta Italia dei livelli essenziali di assistenza”. “Va prevista anche una profonda riorganizzazione degli studi del pediatra di famiglia - sostiene il dott. Biasci -. Si potrà così accelerare il processo di deospedalizzazione e risparmiare importanti risorse pubbliche. Grazie all’assunzione di collaboratori e a nuove attrezzature diagnostiche sarà possibile fornire un primo livello assistenziale in grado di dare una risposta pronta ed efficace a milioni d’italiani. Vogliamo inoltre partecipare alla stesura di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) basati sulle più recenti evidenze scientifiche”. “Infine siamo in prima linea per assicurare un’adeguata educazione sanitaria sui corretti stili di vita - concludono i dottori D'Avino e Nigri -. In particolare preoccupano gli ultimi dati che evidenziano una scarsa consapevolezza dei giovani sul ruolo dell’alimentazione per la salvaguardia della salute. Un bambino su cinque non mangia mai frutta e verdura. Il 21% degli under 10 risultano in sovrappeso e il 10% addirittura obeso, situazioni che mettono a rischio di malattie croniche in età adulta.