Fimp News

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Roma, 28 giugno 2019 - Nel 2018, la poverta' assoluta in Italia colpisce 1.260.000 minori (12,6% rispetto all'8,4% degli individui a livello nazionale). L'incidenza varia da un minimo del 10,1% nel Centro fino a un massimo del 15,7% nel Mezzogiorno; rispetto al 2017, si registra una sostanziale stabilita'. Lo rileva l'Istat nel rapporto sulla Poverta' - Anno 2018.

Disaggregando per eta', l'incidenza presenta i valori piu' elevati nelle classi 7-13 anni (13,4%) e 14-17 anni (12,9%) rispetto alle classi 0-3 anni e 4-6 anni (11,5% circa).

Le famiglie con minori in poverta' assoluta sono oltre 725mila, con un'incidenza dell'11,3% (oltre quattro punti piu' alta del 7,0% medio nazionale). La maggiore criticita' per le famiglie con minori emerge non solo in termini di incidenza, ma anche di intensita' della poverta': questa e', infatti, al 20,8% (rispetto al 19,4% del dato nazionale). Le famiglie con minori sono quindi piu' spesso povere, e se povere, lo sono

Roma, 27 giugno 2019 - “Facciamo nostre le parole del Ministro della Salute Giulia Grillo, parole che devono far molto riflettere su quanto sta avvenendo nel nostro Paese rispetto ad una questione, quella dei vaccini, che vede in ballo la salute di moltissimi bambini e non solo”. Dai vertici nazionali della Federazione Italiana dei Medici Pediatri (FIMP) si leva con decisione una voce a sostegno delle proteste avanzate dalla titolare del dicastero della Salute in vista della conferenza stampa dell’associazione free-vax Corvelva, prevista presso la Sala Stampa della Camera. “Spazi istituzionali - afferma Paolo Biasci, Presidente Nazionale FIMP - non dovrebbero mai essere concessi a chi mette in dubbio la scienza e, così facendo, mette a rischio la vita delle persone. I vaccini sono strumenti sicuri al servizio della salute dei cittadini. Un tempo ci si metteva in fila pur di accedere al vaccino, oggi ci sono persone che ne hanno dimenticato il valore e l’efficacia. E’ dovere di tutti, in primis delle Istituzioni, diffondere una cultura di conoscenza fondata sulle evidenze scientifiche”. “La FIMP in rappresentanza della pediatria di famiglia italiana - conclude Biasci - farà di tutto per promuovere e sostenere l'attuazione delle vaccinazioni e la corretta informazione scientifica nell'ambito del rapporto fiduciario che lega la famiglia al pediatra. Solo cittadini correttamente informati saranno cittadini pronti a prendersi cura della propria salute e dei loro figli”.

Roma, 26 giugno 2019 - Sono oltre 605 mila gli operatori che formano il personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Di questi il 66,4% è rappresentato da donne mentre il rimanente 33,6% da uomini. E’ quanto emerge dall'Annuario 2016 del SSN pubblicato recentemente sul sito del Ministero della Salute. La composizione per ruolo è così strutturata: il 71,4% è rappresentato dal ruolo sanitario, il 17,6%, tecnico, il 10,8% amministrativo e il restante 0,2% dal ruolo professionale. Le unità di personale con profilo infermieristico costituiscono il 58,7% del totale del ruolo sanitario, i medici e gli odontoiatri il 23,3% mentre il 17,9% è rappresentato da altre figure professionali sanitarie (dirigente delle professioni sanitarie; personale tecnico-sanitario; personale funzioni riabilitative; personale vigilanza-ispezione). Le strutture censite dall'annuario risultano pari a 1.029 per l’assistenza ospedaliera (52,18% pubblici e il 47,81% privati accreditati), 8.928 per l’assistenza specialistica ambulatoriale, 7.324 per l’assistenza territoriale residenziale, 3.064 per l’assistenza territoriale semiresidenziale, 5.649 per l’altra assistenza territoriale e 1.109 per l’assistenza riabilitativa. Dal documento emerge che il 52% degli ospedali pubblici risulta dotato nel 2016 di un dipartimento di emergenza e oltre la metà del totale degli istituti (65,0%) di un centro di rianimazione. Il pronto soccorso è presente nell’80,6% degli ospedali, mentre il pronto soccorso pediatrico è nel 16,9% dei centri. Dai dati di attività delle strutture con pronto soccorso si evidenzia che nel 2016 ci sono stati circa 3,4 accessi ogni 10 abitanti; di questi pazienti quasi il 14,2% è stato in seguito ricoverato.

Roma, 25 giugno 2019 - “Nel confronto con i principali Paesi Ocse, la spesa sanitaria erogata attraverso il sistema sanitario nazionali si dimostra relativamente moderata”. È quanto ha rilevato la Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti nella relazione che analizza i risultati della gestione finanziaria dei servizi sanitari regionali, per l’esercizio 2017. Nel documento si evidenzia come “calano i debiti verso i fornitori, anche se gli oneri per interessi per ritardati pagamenti restano elevati. Diminuisce il ricorso alle anticipazioni di tesoreria, mentre aumentano le disponibilità liquide a fine esercizio, segno di una limitata fluidità nelle procedure di pagamento. Cala il costo del personale anche se con significative differenze a livello territoriale”. Nel 2017 la spesa sanitaria pubblica in Italia è stata pari al 6,6% del Pil, un valore inferiore di circa tre punti percentuali a quella in Germania (9,6%) e Francia (9,5%), di un punto percentuale rispetto al Regno Unito, e di poco superiore a quella di Spagna (6,3%), Portogallo (6,0%) e Repubblica Ceca (5,8%). I dati Ocse relativi all’arco temporale 2000/2017 mostrano, soprattutto a partire dal 2009, la progressiva perdita di peso del comparto sanitario sul Pil rispetto a quello dei maggiori paesi europei: se nel 2000 Francia e Germania spendevano per il servizio sanitario due punti percentuali di Pil in più rispetto all’Italia (rispettivamente 7,5, 7,7 e 5,5%), nel 2017 il divario è cresciuto a sfavore dell’Italia di tre punti percentuali. Anche l’indicatore della spesa pro capite mostra il sottodimensionamento relativo di quella italiana. Nel 2017 la spesa pubblica italiana (espressa in dollari a parità di potere di acquisto) è stata pari a 2.622 USD, ossia inferiore del 35% a quella francese (4.068 USD) e del 45% a quella tedesca (4.869 USD), con un divario che cresce, rispetto a quello dell’anno 2000, rispettivamente di 10 e di 15 punti percentuali.

Roma, 20 giugno 2019 – “La prevenzione degli abusi e delle violenze su bambini e adolescenti deve per forza passare dai professionisti che più di tutti interagiscono regolarmente con i minori. Quindi gli insegnanti e i pediatri di famiglia devono possedere una formazione specifica per saper affrontare questo delicato aspetto della salute dei giovanissimi”. E’ quanto ha dichiarato oggi la Federazione Italia Medici Pediatri (FIMP) durante un’audizione alla Commissione Parlamentare Bicamerale per l’Infanzia e l’Adolescenza. L’evento rientra nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle forme di violenza fra i minori e ai danni di bambini e adolescenti portata avanti da Montecitorio e Palazzo Madama. “Quando l’abuso si verifica è già troppo tardi, possiamo medicare una ferita ma la cicatrice resterà per tutta la vita – ha sottolineato alla Commissione il dott. Luigi Nigri, Vice Presidente FIMP -. In Italia manca ancora una vera cultura su un fenomeno che presenta numeri preoccupanti e che risulta in crescita. Bisogna avviare percorsi formativi già a livello universitario nei corsi di laurea per medici e insegnanti. La nostra Federazione è da diversi anni impegnata con varie attività su tutto il territorio nazionale. In particolare abbiamo creato una Rete Nazionale di pediatri sentinella che lavora per dare assistenza non solo ai giovanissimi ma anche agli stessi pediatri di libera scelta. Il progetto ha già dato i primi interessanti risultati e chiediamo alle istituzioni un aiuto per potenziarlo”. L’indagine conoscitiva della Commissione vuole affrontare la questione della diffusione della violenza fra i minori con particolare attenzione alle insidie rappresentate dai nuovi media. “Non c’è dubbio che il web e i social rappresentano un potenziale pericolo per i più giovani – ha aggiunto il dott. Nigri -. La pedo pornografia si sta infatti diffondendo anche grazie alle opportunità offerte dalla Rete. Si tratta però dei casi più eclatanti di abuso sui minori che vengono contrastati grazie al prezioso lavoro delle forze dell’ordine. Come rappresentati dei pediatri di famiglia siamo però altrettanto preoccupati dalle piccole violenze quotidiane che decine di migliaia di bambini e teenager devono affrontare nel nostro Paese. Queste si verificano soprattutto durante i divorzi più traumatici o nei conflitti familiari dove spesso i giovanissimi si trovano sottopressione o vittime delle ripicche degli adulti. E’ solo una delle conseguenze, per il benessere psico-fisico dei minori, della caduta dei valori che sta avvenendo nella nostra società. Servono quindi politiche di protezione, incentivi e sostegno alle famiglie. Anche in questo modo possiamo prevenire gli abusi nei confronti dei più giovani”.

Roma, 17 giugno 2019 - Non solo fumo di sigaretta, grave eccesso di peso, età e alcune patologie. Anche il consumo di marijuana può condizionare la fertilità sia maschile che femminile. Tuttavia questo tema c'è scarsa informazione e pochi studi. E’ questo il messaggio pubblicato sul Canadian Medical Association Journal (Cmaj), che segnala come "sarebbero necessarie ulteriori ricerche". Innanzitutto, chiariscono gli autori della Western University, in Ontario, "tanto i medici che gli utilizzatori dovrebbero sapere che il principio attivo della marijuana, il tetraidrocannabinolo (THC), agisce sui recettori presenti nell'ipotalamo, nell'ipofisi e negli organi riproduttivi interni, sia nei maschi che nelle femmine". Tra le, ancora poche, evidenze scientifiche attualmente disponibili in materia, uno studio apparso Sull'American Journal of Emiedmiology ha dimostrato, ad esempio, che fumare marijuana più di una volta alla settimana è associato ad una riduzione del 29% del numero di spermatozoi presenti nel liquido seminale. I problemi, inoltre, sono anche per 'lei'. La marijuana, infatti, può ritardare o prevenire l'ovulazione: in uno studio pubblicato Journal of Women's Health, l'ovulazione è risultata ritardata nelle donne che avevano utilizzato marijuana più di 3 volte nei 3 mesi precedenti; inoltre, il 43% dei cicli senza ovulazione confermati si è verificato in fumatrici di marijuana, anche se queste rappresentavano solo il 15% della popolazione studiata. In generale, infine, secondo quanto dimostra un articolo pubblicato su Fertility and Sterility che ha analizzato quasi 2000 persone, il consumo di cannabis può "influenzare la capacità di concepire in coppie poco fertili, ma non sembra influenzare le coppie senza problemi di fertilità".

Martedì, 18 Giugno 2019 10:02

Caldo, ecco i consigli dei pediatri della FIMP

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Roma, 18 giugno 2019 - "Le temperature di questi giorni, con punte che superano i 30 gradi, rischiano di compromettere la salute dei piu' piccoli. Per questo abbiamo scelto di rivolgerci alle mamme e ai papa' per sensibilizzarli e metterli in guardia". E’ quanto sostiene Antonio D'Avino, vice presidente nazionale della Federazione Italiana dei Medici Pediatri (FIMP), preoccupato del repentino aumento delle temperature di queste prime settimane di giugno e di quanto previsto dagli esperti meteo per luglio. "Il meccanismo e' legato in gran parte alla sudorazione, i piu' piccoli sudano di piu' e non riescono a disperdere efficacemente il calore - afferma D’Avino -. I bimbi che ancora non hanno iniziato a parlare, al di la' del pianto, non sono in grado di far capire al genitore quali siano le sue esigenze, ecco perche' e' importante farli bere". E poi ci sono i rischi legati all'aria condizionata e alle uscite in orari inadeguati. I pediatri chiariscono che non e' un male rinfrescare gli ambienti, ma e' cruciale evitare di abbassare troppo la temperatura. L'ideale e' di tenere una temperatura che non sia piu' di 3 gradi in meno rispetto alla temperatura esterna e chiaramente evitare brusche escursioni termiche, tra il caldo e il freddo e viceversa. Nelle ore centrali della giornata il bambino deve essere tenuto a casa o comunque in un luogo fresco. Se lo si porta in spiaggia si deve evitare assolutamente la fascia tra le 11 e le 17. "Importante - conclude D'Avino - prestare grande attenzione all'alimentazione: meglio scegliere tanta frutta e verdura, che contengono un'alta percentuale di liquidi e di sali minerali, che si perdono con la sudorazione. Pochi grassi, che servono all'organismo per produrre calore del quale, chiaramente, non c'e' alcun bisogno. Imperativo avere sempre con se' una bottiglietta d'acqua o il biberon, per far bere il bambino ogni volta che ha sete. Se e' ancora allattato al seno e' bene ridurre il tempo tra una poppata e l'altra".

11 giugno 2019 - Fondazione GIMBE, Roma

La Fondazione GIMBE ha presentato oggi presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica il 4° Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN): «Davanti al lento e progressivo sgretolamento della più grande opera pubblica mai costruita in Italia – esordisce il Presidente Nino Cartabellotta – negli ultimi dieci anni nessun Esecutivo ha mai avuto il coraggio di mettere la sanità pubblica al centro dell’agenda politica, ignorando che la perdita di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, oltre a compromettere la salute delle persone e a ledere un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione, porterà ad un disastro sociale ed economico senza precedenti».
Dal Rapporto GIMBE emerge la mancanza di un disegno politico di lungo termine per “preservare e potenziare” la sanità pubblica – già invocato dal Presidente Mattarella nel discorso di fine anno – oltre che la scarsa attitudine degli attori della sanità a rinunciare ai privilegi acquisiti per tutelare il bene comune e soprattutto, constata amaramente il Presidente, che «cittadini e pazienti, ignorando il valore inestimabile del SSN di cui sono “azionisti di maggioranza” non sono mai scesi in piazza per rivendicare la tutela della sanità pubblica e costringere la politica a tirarla fuori dal dimenticatoio».
«L’Italia – affonda il Presidente – siede nel G7 tra le potenze economiche del mondo, ma la politica ha fatto precipitare il finanziamento pubblico per la sanità ai livelli dei paesi dell’Europa orientale, considerando la sanità come un mero capitolo di spesa pubblica da saccheggiare e non una leva di sviluppo economico da sostenere, visto che assorbe solo il 6,6% del PIL e l’intera filiera della salute ne produce circa l’11%. In tal senso, mentre il mondo professionale e i pazienti aspirano alle grandi (e costose) conquiste della scienza e l’industria investe in questa direzione, l’entità del definanziamento pubblico allontana sempre di più l’accessibilità per tutti alle straordinarie innovazioni farmacologiche e tecnologiche oggi disponibili».
«Peraltro – continua il Presidente – la scarsa attitudine ad investire in sanità va a braccetto con la facilità a disinvestire, visto che dal 2010 tutti i Governi hanno ridotto la spesa sanitaria per fronteggiare le emergenze finanziarie, fiduciosi che il SSN fornirà sempre risultati eccellenti e consapevoli che qualcun altro raccoglierà i cocci». Ma al tempo stesso, con l’obiettivo (fallito) di aumentare il consenso elettorale, hanno puntato sui sussidi individuali (bonus 80 euro, reddito di cittadinanza, quota 100), indebolendo di fatto le tutele pubbliche in sanità ed aumentando la spesa delle famiglie.
La Fondazione GIMBE ha presentato oggi presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica il 4° Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN): «Davanti al lento e progressivo sgretolamento della più grande opera pubblica mai costruita in Italia – esordisce il Presidente Nino Cartabellotta – negli ultimi dieci anni nessun Esecutivo ha mai avuto il coraggio di mettere la sanità pubblica al centro dell’agenda politica, ignorando che la perdita di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, oltre a compromettere la salute delle persone e a ledere un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione, porterà ad un disastro sociale ed economico senza precedenti».
Dal Rapporto GIMBE emerge la mancanza di un disegno politico di lungo termine per “preservare e potenziare” la sanità pubblica – già invocato dal Presidente Mattarella nel discorso di fine anno – oltre che la scarsa attitudine degli attori della sanità a rinunciare ai privilegi acquisiti per tutelare il bene comune e soprattutto, constata amaramente il Presidente, che «cittadini e pazienti, ignorando il valore inestimabile del SSN di cui sono “azionisti di maggioranza” non sono mai scesi in piazza per rivendicare la tutela della sanità pubblica e costringere la politica a tirarla fuori dal dimenticatoio».
«L’Italia – affonda il Presidente – siede nel G7 tra le potenze economiche del mondo, ma la politica ha fatto precipitare il finanziamento pubblico per la sanità ai livelli dei paesi dell’Europa orientale, considerando la sanità come un mero capitolo di spesa pubblica da saccheggiare e non una leva di sviluppo economico da sostenere, visto che assorbe solo il 6,6% del PIL e l’intera filiera della salute ne produce circa l’11%. In tal senso, mentre il mondo professionale e i pazienti aspirano alle grandi (e costose) conquiste della scienza e l’industria investe in questa direzione, l’entità del definanziamento pubblico allontana sempre di più l’accessibilità per tutti alle straordinarie innovazioni farmacologiche e tecnologiche oggi disponibili».
«Peraltro – continua il Presidente – la scarsa attitudine ad investire in sanità va a braccetto con la facilità a disinvestire, visto che dal 2010 tutti i Governi hanno ridotto la spesa sanitaria per fronteggiare le emergenze finanziarie, fiduciosi che il SSN fornirà sempre risultati eccellenti e consapevoli che qualcun altro raccoglierà i cocci». Ma al tempo stesso, con l’obiettivo (fallito) di aumentare il consenso elettorale, hanno puntato sui sussidi individuali (bonus 80 euro, reddito di cittadinanza, quota 100), indebolendo di fatto le tutele pubbliche in sanità ed aumentando la spesa delle famiglie.
«Per progettare il SSN del futuro – puntualizza il Presidente – bisogna innanzitutto uscire dal perimetro della spesa sanitaria, perché la spesa sociale di interesse sanitario e la spesa fiscale per detrazioni e deduzioni sono custodite nello stesso “salvadanaio”: quello utilizzato per la salute degli italiani». Secondo le analisi effettuate la spesa per la salute in Italia 2017 ammonta complessivamente a € 204.034 milioni:
• Spesa sanitaria: € 154.920 di cui € 113.131 milioni di spesa sanitaria pubblica e € 41.789 milioni di spesa sanitaria privata. Di questa € 35.989 milioni a carico delle famiglie e € 5.800 milioni intermediati da fondi sanitari/polizze collettive (€ 3.912 milioni), polizze individuali (€ 711 milioni) e da altri enti (€ 1.177 milioni).
• Spesa sociale di interesse sanitario: € 41.888,5 milioni di cui € 32.779,5 milioni di spesa pubblica, in larga misura relative alle provvidenze in denaro erogate dall’INPS, e € 9.109 milioni stimati di spesa delle famiglie.
• Spesa fiscale: € 7.225,5 milioni per deduzioni e detrazioni di imposta dal reddito delle persone fisiche per spese sanitarie (€ 3.864,3 milioni) e € 3.361,2 milioni per contributi versati a fondi sanitari integrativi, cifra ampiamente sottostimata per l’indisponibilità dei dati relativi al welfare aziendale e alle agevolazioni fiscali a favore delle imprese).

«Al di là delle cifre – spiega Cartabellotta – oggi la vera sfida è identificare il ritorno in termini di salute delle risorse investite in sanità (value for money): secondo le nostre analisi il 19% della spesa pubblica, almeno il 40% di quella delle famiglie ed il 50% di quella intermediata non migliorano salute e qualità di vita delle persone». Ecco perché bisogna avviare riforme sanitarie e fiscali, oltre che azioni di governance a tutti i livelli, per ridurre al minimo i fenomeni di sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni efficaci e appropriate, aumentando il value for money delle tre forme di spesa sanitaria e pervenendo ad una loro distribuzione ottimale.
Il Rapporto conferma le 4 determinanti della crisi di sostenibilità del SSN: definanziamento pubblico, sostenibilità ed esigibilità dei nuovi LEA, sprechi e inefficienze ed espansione del “secondo pilastro”.
• Definanziamento pubblico. «Nel periodo 2010-2019 – precisa Cartabellotta – sono stati sottratti al SSN circa € 37 miliardi e l’incremento complessivo del fabbisogno sanitario nazionale è stato di € 8,8 miliardi, con una media annua dello 0,9% insufficiente anche solo a pareggiare l’inflazione (+ 1,07%)». Nessuna luce in fondo al tunnel visto che il DEF 2019 riduce progressivamente il rapporto spesa sanitaria/PIL dal 6,6% nel 2019-2020 al 6,5% nel 2021 e al 6,4% nel 2022 e le buone intenzioni della Legge di Bilancio 2019 (+€ 8,5 miliardi nel triennio 2019-2021) sono subordinate ad ardite previsioni di crescita e alla stipula, tutta in salita, del Patto per la Salute.
• Sostenibilità ed esigibilità dei nuovi LEA. Il Rapporto analizza le criticità per definire e aggiornare gli elenchi delle prestazioni e quelle che condizionano l’omogenea erogazione ed esigibilità dei nuovi LEA : «È ormai inderogabile – sottolinea il Presidente – un consistente “sfoltimento” delle prestazioni basato su evidenze scientifiche e princìpi di costo-efficacia per mettere fine ad un paradosso inaccettabile: in Italia il finanziamento pubblico tra i più bassi d’Europa convive con il “paniere LEA” più ampio, garantito però solo sulla carta». Quale prova tangibile, la mancata pubblicazione del “decreto tariffe” in ostaggio del MEF per mancata copertura finanziaria non permette l’esigibilità dei nuovi LEA su tutto il territorio nazionale, trasformando un grande traguardo politico in una cocente delusione collettiva.
• Sprechi e inefficienze. Il Rapporto aggiorna le stime sull’impatto degli sprechi sulla spesa sanitaria pubblica 2017: € 21,59 miliardi erosi da sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate (€ 6,48 mld), frodi e abusi (€ 4,75 mld), acquisti a costi eccessivi (€ 2,16 mld), sotto-utilizzo di servizi e prestazioni efficaci e appropriate (€ 3,24 mld), inefficienze amministrative (€ 2,37 mld) e inadeguato coordinamento dell’assistenza (€ 2,59 mld).
• Espansione del secondo pilastro. Ruolo e potenzialità dei fondi sanitari integrativi sono compromessi da una normativa frammentata e incompleta, che da un lato ha permesso loro di diventare prevalentemente sostitutivi, con la garanzia di cospicue agevolazioni fiscali, dall’altro consente all’intermediazione assicurativa di gestire i fondi invadendo il mercato della salute con “pacchetti” di prestazioni superflue che alimentano il consumismo sanitario e possono danneggiare la salute. «Continuare a dirottare risorse pubbliche sui fondi sanitari tramite le agevolazioni fiscali e non riuscire a rinnovare contratti e convenzioni e, più in generale ad attuare le inderogabili politiche sul personale – spiega il Presidente – è un chiaro segnale di privatizzazione del SSN che configura un grave atto di omissione politica».

Accanto a queste quattro “patologie”, due “fattori ambientali” peggiorano ulteriormente lo stato di salute del SSN: la non sempre leale collaborazione tra Governo e Regioni, oggi ulteriormente perturbata dalle istanze di regionalismo differenziato, e le irrealistiche aspettative di cittadini e pazienti che da un lato condizionano la domanda di servizi e prestazioni, anche se inutili, dall’altro non accennano a cambiare stili di vita inadeguati che aumentano il rischio di numerose malattie.
Con questa diagnosi, la prognosi per il SSN al 2025 non può che essere infausta: secondo le stime del Rapporto GIMBE per riallineare il SSN a standard degli altri paesi europei e offrire ai cittadini italiani un servizio sanitario di qualità, equo e universalistico sarà necessaria nel 2025 una spesa sanitaria di € 230 miliardi. Visto che la soluzione offerta dal “secondo pilastro” non è che un clamoroso abbaglio collettivo, il rilancio del SSN richiede la convergenza di tutte le forze politiche e un programma di azioni coraggiose e coerenti: dal consistente aumento del finanziamento pubblico alla ridefinizione del perimetro dei LEA, dalla rivalutazione delle agevolazioni fiscali per i fondi sanitari al ripensamento delle modalità con le quali viene erogata la spesa sociale di interesse sanitario al fine di pervenire ad un fabbisogno socio-sanitario nazionale. «Ma soprattutto – spiega il Presidente – bisogna “mettere in sicurezza” le risorse ed evitare le periodiche revisioni al ribasso, ovvero definire sia una soglia minima del rapporto spesa sanitaria/PIL, sia un incremento percentuale annuo del fabbisogno sanitario nazionale pari almeno al doppio dell'inflazione».
«Riprendendo parole di gattopardiana memoria – conclude Cartabellotta – se vogliamo rilanciare il SSN dobbiamo cambiare tutto – entità del finanziamento, criteri di riparto, verifica adempimenti LEA, pianificazione e organizzazione dei servizi sanitari, modalità di rimborso delle prestazioni – affinché non cambi nulla, ovvero per non perdere i princìpi di equità, solidarietà e universalismo che da 40 anni costituiscono il DNA del nostro Servizio Sanitario Nazionale».
La versione integrale del 4° Rapporto GIMBE è disponibile all’indirizzo web: www.rapportogimbe.it

Roma, 13 giugno 2019 – Per inseguire un’abbronzatura perfetta, moltissime persone si sottopongono a sedute di lampade solari. Questa pratica si basa su una convinzione errata: che i lettini possano preparare la pelle all’esposizione alla luce estiva. Anzi, si va incontro a pericoli molto più grandi degli apparenti benefici. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno innalzato il livello di rischio delle apparecchiature UV nella classe di massima allerta: sono considerate “cancerogeni per l’uomo”, esattamente come le sigarette! Questa abitudine è tanto più pericolosa se inizia da giovanissimi.

Un’esposizione precoce, in particolare tra gli under 35, incrementa del 75% il rischio di sviluppare melanoma. In Italia sono infatti vietate ai minori di 18 anni. Le lampade possono inoltre danneggiare il sistema immunitario e gli occhi e accelerare l’invecchiamento.
Il melanoma è prevenibile soprattutto grazie a corretti comportamenti quando ci si espone al sole. Ad esempio, fra gli errori più frequenti vi è credere che, una volta scuri, il rischio scompaia. Non è così: l’abbronzatura è il meccanismo che la pelle mette in atto per proteggersi ma non rappresenta di per sé uno scudo. Anche quando l’epidermide è già bella dorata non bisogna mai dimenticarsi di applicare una crema solare con un buon filtro protettivo. Questo va scelto sulla base del fototipo (l’identikit costruito in base ai propri “colori”) e va applicato generosamente.

Roma, 6 giugno 2019 - Ogni giorno nel mondo più di un milione di persone tra i 15 e 49 anni rimangono contagiate da infezioni sessualmente trasmissibili curabili. In totale sono 376 milioni i nuovi casi l'anno di clamidia, gonorrea, trichomoniasi e sifilide. E’ quanto rende noto l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) nel suo ultimo bollettino. "Siamo di fronte ad una preoccupante mancanza di progressi nell'arginare la diffusione di queste malattie nel mondo - commenta Peter Salama, direttore esecutivo per la copertura sanitaria universale dell'Oms - Questo è un campanello d'allarme, serve uno sforzo congiunto per assicurare a tutti e ovunque l'accesso ai servizi di prevenzione e terapia". Secondo i dati dell'Oms, nel 2016 nel mondo ci sono stati 127 milioni di nuovi casi di clamidia, 87 milioni di gonorrea, 6,5 milioni di sifilide e 157 milioni di trichomoniasi. Se non trattate possono causare effetti cronici gravi, come malattie neurologiche e cardiovascolari, infertilità, gravidanze extrauterine, e maggior rischio di Hiv. La sifilide da sola si stima che sia stata la causa nel 2016 di 200mila parti di bambini nati morti e morti neonatali. Rispetto al precedente bollettino del 2012, non c'è stato un calo sostanziale nelle infezioni esistenti e nei nuovi casi. In media, circa una persona su 25 nel mondo ha almeno una di queste malattie, in alcuni casi più di una contemporaneamente. Alcune di queste, come clamidia, gonorrea e sifilide, possono essere trasmesse anche durante la gravidanza e il parto, e nel caso della sifilide, anche tramite il contatto con sangue infetto e l'iniezione di droga. Eppure si tratta di malattie prevenibili proteggendosi durante i rapporti sessuali”.