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Roma, 6 maggio 2019 – Maggio è il mese perfetto per andare a scuola in bicicletta. E’ un mezzo di trasporto perfetto: rapido, a costo praticamente zero, ecologico. Inoltre, mentre siete in sella, fate del bene alla vostra linea: un’ora di pedalata a velocità moderata brucia circa 280 kcal. Tuttavia può nascondere qualche piccola insidia, spesso per disattenzione da parte del ciclista! Ecco alcune dritte:
1) Evitate le strade trafficate: non percorrete gli stessi itinerari che fate con l’auto. Utilizzate le piste ciclabili e optate per strade dove il traffico è più lento
2) Rendetevi visibili: molti ciclisti viaggiano senza fanali e catarifrangenti. Luci e catadiottri, invece, sono elementi fondamentali per la sicurezza del ciclista
3) Utilizzate il campanello: a volte ci si sente a disagio a suonare il campanello, ma è meglio provare imbarazzo che essere investiti, no?
4) Guardatevi le spalle: uno specchietto retrovisore può essere utile per tenere sotto controllo il traffico
5) Rispettate le norme: conoscere il codice della strada e la segnaletica è un modo per partecipare alla propria sicurezza.
SOS sedentarietà: 4 italiani su 10 non praticano sport
Scritto da FIMP NEWSRoma, 7 maggio 2019 – C’è uno spettro che si aggira nel nostro Paese minacciando la salute degli italiani: la sedentarietà. Si tratta di una vera e propria malattia sempre più diffusa e contagiosa. Si calcola che oltre il 40% dei nostri connazionali non pratica esercizio fisico. Fare un po’ di movimento invece comporta effetti preventivi e terapeutici. Lo sport è infatti un vero toccasana per il nostro benessere, ad esempio:
• è in grado di ridurre la probabilità di sviluppare alcuni tipi di cancro, tra cui quello alla prostata
• aumenta la richiesta di ossigeno da parte dell’organismo, rendendo la circolazione più efficiente
• migliora la tolleranza al glucosio e riduce il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2
• previene l’ipercolesterolemia, l’ipertensione e altre malattie cardiovascolari, diminuendo i livelli di pressione arteriosa e colesterolo. Con la pratica di un’attività fisica regolare il cuore diventa più robusto e resistente alla fatica, in grado di pompare una quantità maggiore di sangue senza dispendio supplementare di energia
• previene e riduce l’osteoporosi e la probabilità di fratture, ma anche i disturbi muscolo-scheletrici, come il mal di schiena
• limita i sintomi di ansia, stress e depressione
• previene, specialmente tra bambini e giovani, comportamenti a rischio come l’uso di tabacco e alcol, diete non sane e atteggiamenti violenti
• aiuta a perdere peso
Roma, 3 maggio 2019 – In tempo di crisi, le scelte alimentari si rivolgono sempre più facilmente a cibi di scarsa qualità, poco costosi ma ad elevata densità energetica, anche quando si tratta di bambini: alimenti ricchi di grassi e zuccheri, snack e merendine e succhi di frutta zuccherati prendono il posto di quelli più salutari. Il diffondersi di queste cattive abitudini alimentari, insieme ad altri fattori, contribuisce all’aumento dei casi di sovrappeso e di obesità infantile. Per questo motivo, è fondamentale fare attenzione alla qualità degli alimenti, tenendo sotto controllo le quantità e le modalità di cottura.
Ecco alcuni consigli per una corretta alimentazione dei bambini:
• aumentare l’apporto di cereali, anche integrali (fibre e zuccheri a basso indice glicemico);
• cucinare la pasta cotta al dente;
• limitare gli zuccheri ad elevato indice glicemico (riso, dolci, succhi di frutta, bevande zuccherate);
• consumare più verdura, frutta, legumi;
• ridurre l’apporto di grassi e proteine di origine animale: in particolare limitare il consumo di formaggio, carne, salumi;
• aumentare il consumo di pesce.
OMS: 1,6 milioni di decessi l'anno causati da cattiva gestione di rifiuti e sostanze chimiche
Scritto da FIMP NEWSRoma, 2 maggio 2019 - La cattiva gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti provoca ogni anno 1,6 milioni di morti. E’ quanto sostiene un recente documento stilato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Con questi numeri alla mano, fino al 10 maggio a Ginevra si svolgono colloqui internazionali che coinvolgono i firmatari le convenzioni di Basilea, Rotterdam e Stoccolma, chiamati a confrontarsi, negoziare e prendere decisioni cruciali per prevenire gli impatti sulla salute umana e sull'ambiente derivanti da rifiuti di plastica, rifiuti elettronici e sostanze chimiche pericolose. In cima all'agenda, l'inquinamento marino da rifiuti in plastica. "In queste due settimane, i governi avranno l'opportunità di prendere decisioni storiche e legalmente vincolanti, decisioni che porteranno a provvedimenti concreti per liberare il mondo dai rifiuti di plastica in mare", dichiara Rolph Payet, segretario esecutivo dell'Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente. Non solo plastica: l'obiettivo è anche quello di contenere l'enorme quantità di rifiuti elettronici, per proteggere la salute e l'ambiente da alcune delle sostanze chimiche più tossiche e pericolose al mondo. Firmata nel 1989, la Convenzione di Basilea è l'accordo ambientale internazionale più completo sui rifiuti pericolosi e altri rifiuti e coinvolge 187 parti. La Convenzione di Rotterdam mira a promuovere responsabilità condivise in relazione all'importazione di prodotti chimici pericolosi e pesticidi, ed è gestita congiuntamente da FAO e Unep. La Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti è un trattato per proteggere la salute umana e l'ambiente dalle sostanze chimiche che rimangono nell'ambiente per lunghi periodi. La convenzione è legalmente vincolante e coinvolge 182 parti.
OMS e ONU: antibiotico-resistenza uccide 700mila persone l’anno
Scritto da FIMP NEWSRoma, 30 aprile 2019 – Ogni anno 700mila persone muoiono per infezioni resistenti agli antibiotici. Il numero potrebbe però crescere fino a 10 milioni l'anno nel 2050 se non verranno presi provvedimenti. Lo afferma un nuovo rapporto dell'agenzia istituita ad hoc da OMS e ONU sull'argomento, secondo cui l'impatto del fenomeno sull'economia può essere paragonabile a quello di una crisi economica. Il problema, scrive lo UN Ad hoc Interagency Coordinating Group on Antimicrobial Resistance (Iacg), riguarda diversi tipi di infezione. Ai 230mila morti dovuti soltanto alla tubercolosi resistente si aggiungono quelli per infezioni del tratto respiratorio, quelle sessuali e quelle legate alle procedure mediche invasive, oltre a quelle legate al cibo. Il mondo, sottolineano gli esperti, sta già subendo gli impatti economici del fenomeno, con 24 milioni di persone che potrebbero essere spinte verso la povertà estrema entro il 2030. “Questa è una delle minacce più grandi che dobbiamo affrontare come comunità globale - afferma Amina Mohammed, che presiede l'Iacg -. Il rapporto enfatizza il fatto che non c'è tempo da perdere”. Il documento indica alcuni provvedimenti urgenti che gli stati devono prendere. Tra i punti individuati c'è dotarsi di un piano nazionale che aumenti le risorse a disposizione per affrontare il problema, mettere in campo sistemi regolatori rigidi e campagne informative per limitare l'uso degli antibiotici negli uomini, negli animali e nelle piante, investire in nuove tecnologie ed elaborare piani per smettere di usare questi farmaci per promuovere la crescita in agricoltura”.
Vaccini: per il 46% degli italiani causano seri effetti collaterali
Scritto da FIMP NEWSBruxelles, 29 aprile 2019 – Quasi metà della popolazione italiana, il 46% per l’esattezza, ritiene che il vaccino provochi seri effetti indesiderati. È questo il dato che emerge da un sondaggio Eurobarometro effettuato in marzo nell'Unione europea. Al quesito se i vaccini possano spesso produrre effetti collaterali seri, solo il 42% dei nostri compaesani ha dato la risposta negativa e quindi corretta. Il 12%, invece, ha ammesso di non saper rispondere. Gli italiani, in questo, sono tuttavia un po' più informati della media Ue: il 48% degli europei ha dato infatti la risposta sbagliata, cioè pensa che vaccinarsi dia spesso seri effetti collaterali, mentre solo il 41% ha dato quella giusta (l'11% non sa rispondere). Gli italiani appaiono molto meglio informati dei francesi, che al 60% pensano che vaccinarsi provochi frequentemente effetti collaterali gravi, e dei britannici (54%). Siamo appaiati con i tedeschi, che al 46% danno la risposta sbagliata. Fanno meglio di noi, tra i grandi Paesi europei, gli spagnoli ('solo' il 43% dà la risposta sbagliata). I più consapevoli di tutti sono gli svedesi, dove appena il 26% della popolazione pensa che vaccinarsi comporti seri effetti collaterali; i più disinformati sono i ciprioti (65% sbaglia). Per il vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen, "il 48% degli europei crede, sbagliando, che i vaccini possano produrre spesso seri effetti collaterali e il 38% pensa che possano provocare le malattie dalle quali dovrebbero proteggerci. Ciò significa che il nostro lavoro per aumentare la copertura e per combattere con la disinformazione sui vaccini è lungi dall'essere finito".
FIMP: “LA PEDIATRIA DI FAMIGLIA ITALIANA SIA D’ESEMPIO PER TUTTA L’EUROPA”
Scritto da FIMP NEWSBratislava, 26 aprile 2019 – “In Europa è necessario riorganizzare l’assistenza sanitaria primaria ai bambini e adolescenti basandola su un rapporto fiduciario con le famiglie e una presenza capillare di pediatri su tutti i vari territori. Questo per il momento avviene, pur con differenze, solo in alcuni stati virtuosi tra cui Italia, Germania, Slovacchia o Belgio”. E’ quanto afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) nella prima giornata del meeting annuale dell’European Confederation of Primary Care Paediatricians (ECPCP). L’incontro internazionale si svolge a Bratislava e riunisce specialisti provenienti da oltre 20 diverse nazioni. Per la prima volta al meeting interviene anche il rappresentante istituzionale della pediatria di famiglia italiana. “In Italia oltre il 98% dei giovani con meno di 15 anni gode di ottima salute anche grazie agli interventi che può fornire il pediatra di famiglia - aggiunge Biasci -. E’ un risultato straordinario che evidenzia l’ottimo livello di cure che finora siamo riusciti a garantire. Il nostro sistema sanitario universale dovrebbe essere preso a modello ed esteso a tutto il resto dell’Europa, soprattutto in un momento storico difficile come quello che stiamo vivendo. Tagli alla sanità e al welfare, crisi economica e sociale, presenza di migliaia di giovani migranti in fuga da guerre e miseria, sono fenomeni che interessano l’intera Europa. L’assistenza sanitaria deve quindi essere sempre più capillare e avere una specializzazione specifica su tutti quelli che sono i problemi riguardanti il benessere psico-fisico del bambino e dell’adolescente”. Con i suoi oltre 5.500 iscritti la FIMP rappresenta una delle più importanti e numerose realtà che compongo l’ECPCP. “Siamo qui in Slovacchia per presentare ai colleghi stranieri alcuni dei nostri progetti - aggiunge il presidente FIMP -. Negli ultimi mesi in particolare ci siamo soffermati su uso appropriato degli antibiotici, diagnosi precoce dei disturbi del neuro sviluppo, sostegno e promozione delle vaccinazioni, riconoscimento e contrasto agli abusi sui minori e appropriatezza diagnostico-terapeutica. Sono questi alcuni dei principali aspetti che interessano la nostra professione e in cui è indispensabile una modalità di assistenza che solo il modello della pediatria di famiglia italiana può garantire”. “Infine non va sottovalutato il ruolo che un pediatria di famiglia può avere nell’educazione alla salute - conclude Biasci -. La metà dei tabagisti europei inizia a fumare regolarmente prima dei 18 anni e un quarto degli under 19 non pratica mai sport. Un bambino su tre invece è in sovrappeso o addirittura obeso. La promozione di stili di vita sani è un nostro compito prioritario e possiamo svolgerla al meglio grazie al rapporto duraturo e continuativo che sviluppiamo con i nostri giovani pazienti e le loro famiglie”.
Dalla scarsa igiene all’eccesso di cure o di aspettative, oltre 60.000 bimbi vittime ogni anno di abusi “invisibili”
Scritto da FIMP NEWSRoma, 19 aprile 2019 – I lividi dei bambini possono essere sul corpo, ma anche sul cuore e sull’anima. E non fanno meno male. Pensando ai bambini abusati la mente corre ai maltrattamenti fisici e agli abusi sessuali che rappresentano, rispettivamente, il 23% e l’8-10% del totale: le forme di violenza più striscianti sono invece più comuni e in continuo aumento. La denutrizione, l’inadeguatezza dei vestiti, al sesso, all’età o alla stagione, la scarsa igiene o il disinteresse per i bisogni affettivi ed emotivi, fino all’eccesso di cure mediche o alla richiesta ossessiva ai propri figli di prestazioni superiori alla norma, sono tutti esempi di violenze ‘invisibili’ con cui il benessere di un bambino e il suo diritto a uno sviluppo armonico possono venire calpestati.
Oggi su un totale di circa 100mila bambini e adolescenti vittime di abusi ogni anno, certamente sottostimato di alcune decine di migliaia di casi per la carenza di denunce, oltre il 60% sono dovuti a trascuratezza. Proprio perché la violenza cambia faccia e si nasconde sempre più spesso nelle pieghe della normalità, toccando tutte le classi sociali, prosegue il progetto voluto da Menarini per una rete di pediatri “salvabimbi”, grazie ai nuovi corsi di formazione “Lo sai che… Incontri sulla realtà degli abusi e dei maltrattamenti dell’infanzia”, organizzati con la Società Italiana di Pediatria (SIP) e la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP). Mille pediatri saranno allenati a riconoscere i segnali di difficoltà inespressi dell'infanzia e diventeranno così una “sentinella” del disagio dei minori, andando ad aggiungersi ad altrettanti medici già formati capaci di riconoscere prima i casi di abuso. Da qui a giugno i corsi coinvolgeranno Soave (VR), Novara, Ragusa, Oristano, Noventa (VE), Brescia, Foligno (PG), Viterbo, Caserta, Rende (CS), Ascoli Piceno, Parma e Savona: tredici città e anche centri di piccole dimensioni, proprio per diffondere la conoscenza del fenomeno in maniera più capillare possibile su tutto territorio.
“Si stima che in Italia siano circa l’1% i bambini e gli adolescenti maltrattati, ma questa percentuale rappresenta solo la punta dell’iceberg e la “patololgia delle cure” riguarda oltre il 60% dei casi – dice Pietro Ferrara, referente nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) per abusi e maltrattamenti e professore di Pediatria presso l’Università Campus Bio-Medico e Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – Le forme di maltrattamento oggi conosciute sono infatti numerosissime e inizia ad esserci finalmente una maggiore consapevolezza del problema. La formazione su questi temi è diventata indispensabile anche nelle forme diverse da quelle “tradizionali” delle violenze fisiche e degli abusi sessuali. In ogni caso i bambini vittime di abusi, violenze e maltrattamenti, possono soffrire di importanti conseguenze immediate e tardive e vanno incontro a un maggior rischio di sviluppare problemi cognitivi, linguistici e sociali e di sviluppare da adulti disordini della personalità o fare abuso di sostanze”.
“La possibilità di prevenzione e contrasto del fenomeno degli abusi, non può prescindere da un’attenta informazione e sensibilizzazione da parte di tutti gli operatori pubblici e privati che entrano in contatto con il bimbo nel suo processo di crescita – dichiara Luigi Nigri, Vice Presidente Nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) – Intercettare l’abuso e la violenza prima che sia troppo tardi è uno dei compiti fondamentali del pediatra che, se competente e preparato, in questa ottica ricopre un ruolo fondamentale nel cogliere precocemente i segnali di disagio del bambino, fornendo così un contributo determinante e prezioso per dare un sostegno reale in tutti questi casi di vissuti lacerati”.
“Tutti i bambini hanno il diritto di vivere un’infanzia felice e serena; purtroppo, però, gli episodi di violenza su minori continuano ad essere frequenti e sono spesso compiuti da chi dovrebbe solo amarli e tutelarli – hanno detto Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e membri del Board di Menarini –In questo scenario, Menarini continua a supportare questo progetto unico al mondo che, con la formazione di migliaia di pediatri e medici di base, aiuta a proteggere i più piccoli da un destino crudele”.
Influenza: superati 8 milioni di casi, quasi 200 i decessi
Scritto da FIMP NEWSRoma, 23 aprile 2019 - L'influenza è ormai agli sgoccioli, quasi tutte le regioni sono uscite dalla fase epidemica. Ma i contagi continuano. Secondo il bollettino di sorveglianza Influnet, la scorsa settimana ci sono stati circa 99.000 casi che hanno portato a toccare quota 8 milioni e 3.000 allettati. Anche quest'anno ci si avvicinerà agli 8,5 mln di contagi della stagione 2017/2018, ritenuta molto pesante. I casi gravi con ricovero in terapia intensiva sono stati 809, più dello scorso anno, e di questi 198 sono deceduti. I contagi quest'anno saranno oltre 3 milioni in più rispetto ai 5 milioni di allettati previsti inizialmente da alcune stime. Ma quella di quest'anno, come si legge sul bollettino FluNews Italia, è stata soprattutto un'influenza aggressiva: fino ad oggi, i casi gravi che hanno comportato il ricovero in terapia intensiva sono stati appunto 809, con 198 decessi. Al termine della passata stagione, si erano contati 764 casi gravi e 173 deceduti con 198 decessi.
Con vaccino HPV - 88% di lesioni tumorali al collo dell'utero
Scritto da FIMP NEWSRoma, 19 aprile 2019 - La vaccinazione contro il Papillomavirus (Hpv) effettuate intorno ai 12-13 anni premette di ridurre, fino all'88%, le lesioni che provocano i tumori al collo dell'utero. Ma più ci si vaccina tardi e meno efficace è la protezione. Arriva da uno studio pubblicato sul British Medical Journal e che ha analizzato quasi 140.000 ragazze, la conferma della capacità del vaccino anti Hpv di prevenire uno dei tumori più diffusi nelle donne. Il programma di vaccinazione contro l'Hpv per ragazze tra 12 e 13 anni è stato introdotto in Scozia nel 2008. La ricerca condotta presso l'Università di Edimburgo ha analizzato i suoi effetti sullo sviluppo delle neoplasie intraepiteliali cervicali (Cin), ovvero lesioni precancerse che precedono il tumore alla cervice e che possono essere di pericolosità lieve, moderata o grave. Per farlo hanno comparato i dati sulla vaccinazione e i risultati degli screening ginecologici di 138.692 giovani donne nate tra il 1988 e il 1996: tra loro vi erano donne non vaccinate (nate tra il 1988 e 1990), donne che avevano avuto la possibilità di recuperare la vaccinazione tra i 14 e i 17 anni (nate tra il 1991 e 1994) e ragazze sottoposte alla vaccinazione di routine a 12-13 anni (nate tra 1995 e 1996).
Questo ultimo gruppo beneficiava di una riduzione del 79% di lesioni precancerose di lieve pericolosità, una riduzione dell'88% di quelle moderate e dell'86% delle lesioni più gravi. Ma la capacità di prevenzione diminuisce per chi si vaccina tardivamente: tra chi lo aveva fatto a 17 anni la riduzione delle lesioni gravi scendeva dall'86% al 51%. "Le cifre sono impressionanti", commenta Kevin Pollock, ricercatore presso la Glasgow Caledonian University e coautore dello studio, "e mostrano che il vaccino HPV è associato alla quasi completa eliminazione delle lesioni cervicali nelle giovani donne scozzesi, già dopo solo otto anni dall'inizio del programma vaccinale".
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Cefalea: la Camera la riconosce come malattia sociale
Scritto da FIMP NEWSRoma, 18 aprile 2019 – Con un sì pressoché unanime la Camera dei Deputati ha votato per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale. Il testo è stato approvato a Montecitorio con 451 voti a favore ed un solo astenuto, ed ora passa al Senato. Il provvedimento dispone l'accertamento della malattia, da almeno un anno, che ne attesti l'effetto invalidante tale da limitare, o compromettere gravemente, la capacità di far fronte agli impegni di famiglia e di lavoro. Le forme di cefalee riconosciute come malattia sociale sono l'emicrania cronica e ad alta frequenza; la cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici; la cefalea a grappolo cronica; l'emicrania parossistica cronica; la cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione; l'emicrania continua. Il ministro della Salute dovrà emanare un decreto con i progetti per sperimentare modelli innovativi di presa in carico delle persone affette da queste forme di cefalea.
Farmaci troppo cari, l’OMS chiede più trasparenza
Scritto da FIMP NEWSRoma, 17 aprile 2019 – L’accesso ai medicinali sta diventato un problema serio anche nei Paesi ricchi. Il motivo di questo nuovo fenomeno è l’eccessivo costo di alcuni farmaci che sta determinando un razionamento da parte delle autorità sanitarie. E’ questo l’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Nel forum globale svoltosi la scorsa settimana in Sud Africa, i delegati di governi e organizzazioni della società civile hanno chiesto maggiore chiarezza sui costi della ricerca, lo sviluppo e la produzione dei farmaci, per poter consentire ai compratori di negoziare prezzi più accessibili. A tal fine si vuole lavorare su una piattaforma con tutti gli attori in causa per identificare le strategie per ridurre i prezzi dei farmaci e allargare il loro accesso. Un rapporto redatto per l’Oms nel 2017 ha mostrato infatti che il costo di produzione della maggior parte dei farmaci che si trova nella lista di quelli essenziali è solo una piccola frazione del prezzo finale pagato da governi, pazienti o assicurazioni. La mancanza di trasparenza sui prezzi pagati dai governi fa sì che molti dei paesi a basso e medio reddito paghino di più rispetto ai paesi ricchi alcuni farmaci. A tal fine tutti sono stati d’accordo nel promuovere una maggiore trasparenza e condividere le informazioni sui prezzi.
Isolato colera di 100 anni fa già resistente ad antibiotici
Scritto da FIMP NEWSRoma, 15 aprile 2019 - E' rimasto conservato per oltre 100 anni e ora è il più antico ceppo disponibile e ravvivato del vibrione del colera, era già resistente agli antibiotici. Il suo codice genetico è stato letto per la prima volta dai ricercatori del Wellcome Sanger Institute ed è stato isolato in un soldato britannico morto durante la prima guerra mondiale. I risultati sono stati pubblicati su "Proceedings of the Royal Society B" e mostrano come questo ceppo di Vibrio cholerae fosse unico e non tossicogenico, diverso rispetto ai ceppi batterici che causano oggi le pandemie. La resistenza riscontrata sarebbe una condizione creata dallo stesso per combattere contro antibiotici naturali. Proprio durante la prima guerra mondiale ci fu la sesta pandemia di colera, causata da un classico vibrione. Sorprendentemente pochi soldati inglesi la contrassero. Nel 1916 un ceppo del vibrione venne estratto dalle feci di un soldato in convalescenza in Egitto e i rapporti indicavano che si trattasse di "diarrea colerica". Il batterio, nel 1920, venne depositato nella National Collection of Type Cultures. I ricercatori del Sanger Institute hanno rianimato i batteri del soldato, ritenuti il più antico campione del vibrione disponibile, e ne hanno sequenziato l'intero genoma. Il gruppo ha scoperto che questo particolare ceppo non era il tipo in grado di provocare il colera epidemico, ed era estraneo al classico Vibrio cholerae che causò la sesta pandemia ai tempi della prima guerra mondiale. I ricercatori hanno anche scoperto che questo ceppo possedeva un gene per la resistenza all'ampicillina. Ciò aumenta la prova che i geni per la resistenza agli antibiotici nei batteri esistevano prima dell'introduzione di trattamenti antibiotici, probabilmente perché i batteri ne avevano bisogno per proteggersi dagli antibiotici presenti in natura.
Malattie croniche: solo il 50% dei pazienti segue le cure in modo corretto
Scritto da FIMP NEWSRoma, 12 aprile 2019 – Il 39,9% degli italiani è colpito da una malattia cronica (pari a più di 23 milioni di cittadini). Ma solo il 50% di questi pazienti assume i farmaci in modo corretto: spesso infatti seguono le indicazioni del medico con discontinuità o abbandonano la cura dopo un breve periodo. Il problema diventa esponenziale negli anziani, toccando percentuali superiori al 70%. Con pesanti conseguenze che diventano particolarmente importanti in Italia, primo Paese in Europa per indice di vecchiaia. I possibili risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale legati ad una migliore aderenza alla terapia ammontano a 11,4 miliardi di euro ogni anno, ottenibili attraverso minori eventi avversi, inferiori accessi ai pronto soccorso e ospedalizzazioni e minore spesa farmaceutica. Proprio per sensibilizzare cittadini e Istituzioni sull’importanza dell’aderenza terapeutica è stato presentato in Senato un disegno di legge che prevede l’istituzione della Giornata Nazionale dell’aderenza alla terapia per il 12 aprile, giorno di San Giuseppe Moscati, medico napoletano che ha dedicato la vita professionale a curare gratuitamente i poveri.
Il Disegno di Legge è stato richiesto a gran voce dal Comitato Italiano per l’Aderenza alla Terapia (CIAT), che riunisce società scientifiche, medici (FNOMCeO, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), farmacisti (Federfarma), infermieri (FNOPI, Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche), Istituzioni e associazioni di pazienti. L’obiettivo è sensibilizzare i cittadini, i pazienti, chi li assiste e le Istituzioni sull’importanza di seguire correttamente le cure per migliorare il proprio stato di salute in vista di un invecchiamento positivo e di una sana longevità.
“È facile prevedere come, senza un complessivo ripensamento del funzionamento del Sistema Sanitario, in pochi anni si possa correre il rischio di un ‘default’ dello stesso, a fronte di una crescita progressiva del numero di ‘senior’ – nel 2018 il 22,3% della popolazione, ma il 30% nel 2050 – che già oggi ‘consuma’ il 67,5% della spesa sanitaria – si legge nel disegno di legge -. I soggetti anziani sono i maggiori consumatori di farmaci; oltre il 90% degli ultrasessantacinquenni riceve una o più prescrizioni di farmaci. Circa il 50% dei soggetti più anziani ricevono ≥5 e il 10% ≥10 farmaci. Esistono prove incontrovertibili che dimostrano come un’alta percentuale di pazienti, soprattutto quelli più anziani, mostri un’aderenza limitata al trattamento, con pesanti effetti negativi di questo comportamento sui benefici attesi dalla cura e conseguenti aumenti di costi per il Servizio Sanitario”.
“Il problema dell’aderenza riguarda in particolare gli anziani, infatti l’11% degli over 65 (circa 1 milione e 500mila persone in Italia) deve assumere ogni giorno 10 o più farmaci – afferma Vincenzo Mirone, responsabile scientifico di CIAT -. Il lavoro da fare per migliorare i comportamenti dei pazienti è ancora tanto: in particolare, in Italia, solo il 57,7% dei pazienti aderisce ai trattamenti antipertensivi, il 63,4% alle terapie ipoglicemizzanti per la cura del diabete, il 40,3% alle cure antidepressive, il 13,4% ai trattamenti con i farmaci per le sindromi ostruttive delle vie respiratorie e il 52,1% alle cure contro l’osteoporosi. Percentuali che non hanno subito variazioni di rilievo nel corso degli anni, con notevoli costi clinici e sociali.”
Per CIAT la Giornata Nazionale per l’aderenza alla terapia rappresenta il punto di partenza per la grande campagna di Comunicazione Nazionale “Io aderisco. Tu che fai?” che prevede la realizzazione di attività all’interno dei Centri Sociali per Anziani, con la collaborazione di Senior Italia FederAnziani; la realizzazione di Feste della famiglia sul territorio destinate a coinvolgere i caregiver (dai figli ai nipoti) insieme a pazienti e medici, per costruire una solida e duratura alleanza che veda tutti gli attori focalizzati per implementare l’aderenza dell’assistito/familiare; attività all’interno delle scuole, per instaurare un percorso formativo tale da sensibilizzare i giovani sul tema aderenza e sul loro ruolo di “guardiani” della salute dei loro genitori/nonni; una campagna di comunicazione attraverso la realizzazione di materiali a fumetti e spot televisivi.
Tra i testimonial d’eccezione della campagna sull’aderenza è il cantante e conduttore televisivo Claudio Lippi.
CIAT (Comitato Italiano per l’Aderenza alla Terapia)
Il tema “aderenza” riguarda da vicino la popolazione anziana, specie in compresenza di più patologie. L’Italia è al primo posto in Europa per indice di vecchiaia, con intuibili conseguenze sull’assistenza sanitaria a causa del numero elevato di malati cronici. Per sensibilizzare la popolazione, i pazienti, i caregiver, le Istituzioni e i politici sull’importanza della questione, non solo nel nostro Paese, è nato il CIAT (Comitato Italiano per l’Aderenza alla Terapia). Il Comitato si muove a livello nazionale ed europeo e vuole diventare un punto di riferimento, coinvolgere società scientifiche, Istituzioni, associazioni di pazienti, farmacisti e cittadini per una grande campagna di sensibilizzazione. Per favorire la condivisione del progetto, è stato presentato il disegno di legge che prevede l’istituzione della “Giornata Nazionale dell’aderenza alla terapia”, la prima mai realizzata, che intende promuovere cultura a 360 gradi su questi temi.
Sono previsti momenti di confronto e formativi, ma anche di gioco e coinvolgimento per i più giovani. Soprattutto nei confronti degli anziani, figli e nipoti possono fare molto per aiutare, sostenere e supportare i nonni nel percorso di cura.
Informazioni sull’aderenza alla terapia
L’aderenza è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come “il grado in cui il comportamento di una persona – nell’assumere i farmaci, nel seguire una dieta e/o nell’apportare cambiamenti al proprio stile di vita – corrisponde alle raccomandazioni concordate con i sanitari”. Rappresenta quindi il livello di coincidenza tra il comportamento del paziente e le indicazioni date dal medico, includendo l’attitudine della persona a conformarsi alle raccomandazioni del sanitario, in tutti quei comportamenti che concorrono alla piena adesione al percorso di cura, dalle prescrizioni farmacologiche o di follow up, alle indicazioni relative alla dieta fino ai suggerimenti per un cambiamento dello stile di vita. In un report dell’OMS dedicato interamente a questo tema, la stima dell’aderenza nei pazienti che soffrono di malattie croniche risulta solo del 50% nei Paesi sviluppati, mentre l’impatto della scarsa aderenza, nei Paesi in via di sviluppo, è ancora più elevato, data l’insufficienza di risorse sanitarie e le disuguaglianze nell’accesso alle cure.
La scarsa aderenza alle prescrizioni del medico è la principale causa di non efficacia delle terapie farmacologiche ed è associata a un aumento degli interventi di assistenza sanitaria, della morbilità e della mortalità, rappresentando un danno sia per i pazienti che per il sistema sanitario e per la società. Maggior aderenza significa infatti minor rischio di ospedalizzazione, minori complicanze associate alla malattia, maggiore sicurezza ed efficacia dei trattamenti e riduzione dei costi per le terapie. La popolazione anziana è quella più a rischio sotto il profilo dell’aderenza alle terapie, soprattutto in compresenza di più patologie. L’Italia è al secondo posto in Europa per indice di vecchiaia, con intuibili conseguenze sull’assistenza sanitaria a causa del numero elevato dei malati cronici. L’aderenza alle terapie è pertanto fondamentale per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.
I costi
L’aderenza terapeutica rappresenta un problema non solo clinico ma anche economico di crescente rilievo in molti Paesi: alcuni studi americani riportano che il 30-50% degli adulti non segue adeguatamente le prescrizioni di farmaci a lunga durata, con sprechi per circa 100 miliardi di dollari all’anno negli USA, ed il paziente a maggior rischio di non aderenza è rappresentato dall’anziano in politerapia. Il rapporto PGEU 2012 (Pharmaceutical group europeo del 2012), riporta i dati di mortalità in Europa per mancata aderenza terapeutica o per errori di dosaggio o assunzione di farmaci: 194.500 decessi e 125 miliardi di euro l’anno per i costi dei ricoveri. Secondo i dati del Centro Studi SIC Sanità in Cifre di FederAnziani, diagnosi precoce e sviluppo dell’aderenza alla terapia possono determinare fino a 19 miliardi di euro di risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale e un significativo miglioramento in termini di salute per l’intera popolazione dei malati cronici: in particolare un risparmio di 3,7 miliardi di euro può derivare da una più rapida emersione della patologia, con maggiore prevenzione e un minore costo medio della terapia per paziente; 3,8 miliardi di euro sarebbero recuperati sul fronte della riduzione della diagnostica e dell’avvio precoce del trattamento, con minori prestazioni diagnostiche, minori tempi di attesa, maggiore efficienza del personale ospedaliero; fino a 11,4 miliardi, infine, verrebbero risparmiati con la maggiore aderenza alla terapia, quindi minori eventi avversi, inferiore accesso a pronto soccorso e ospedalizzazione e minore spesa farmaceutica.