FIMP NEWS

FIMP NEWS

A cura di Paola Miglioranzi, coordinatrice nazionale gruppo di studio Abuso e Maltrattamento

 

Il termine “dating” nella lingua americana indica “uscire con qualcuno, avere un appuntamento, corteggiare e passare del tempo con una ragazza o con un ragazzo”. Per “dating violence” si intendono quei comportamenti aggressivi presenti all’interno di relazioni sentimentali adolescenziali.

Uno studio di Eurispes e di Telefono Azzurro del 2012, “Figli di oggi. Cittadini (fragili) di domani” che vide coinvolti più di 1500 adolescenti trai 12 e i 18 anni, mette in evidenza come sia estremamente diffuso rapportarsi con il proprio ragazzo/ragazza urlando: ne è vittima infatti quasi un terzo degli intervistati, ovvero il 29,1%; segue l’insulto, che registra il 20,9%. Tra le varie forme di minaccia, quella subita più spesso è l’essere lasciati dal proprio ragazzo/ragazza nel caso non si faccia ciò che viene detto (8,7%). Dai dati emerge inoltre come le violenze verbali prevalgano su quelle fisiche: il 5,4% degli adolescenti dichiara che il proprio partner ha minacciato di picchiarlo.
Alla domanda “Ti è mai capitato che una tua amica/amico stesse con un ragazzo/ragazza che…” spiccano le risposte affermative alle seguenti eventualità in ordine di frequenza: urlasse con lei/lui (il 40,4%), la/lo insultava (il 34,5%); la/lo minacciava di lasciarla/lo se non avesse fatto quello che diceva (con il 20,8%); la/lo picchiava e la/lo minacciava rispettivamente con il 14,7% e il 13,5%. Il 6,2% dei ragazzi riferisce che l’amico/l’amica erano minacciati dal partner con la pubblicazione di foto o video privati online. Ai ragazzi di 16-18 anni accade con maggiore frequenza di essere testimoni di situazioni di violenza in coppie di amici, mediamente al 50% in più rispetto ai 12-15enni.

Da dove origina questo tipo di violenza? il subire maltrattamenti e l’assistere a scene di violenza in famiglia pongono ad alto rischio di incorrere in futuro in relazioni ostili e di abuso, in quanto si struttura nel giovane la visione della relazione come contesto in cui la violenza è legittima e che è normale ed efficace picchiare le persone che si amano.

Diversamente a quanto si può pensare non esiste una netta separazione tra vittima e carnefice: spesso entrambi i partner sono coinvolti nel doppio ruolo, sebbene con percezioni e motivazioni diverse. Vi sono infatti importanti differenze legate al genere: i carnefici maschi sono più propensi ad usare forme di violenza fisica e sessuale e ad utilizzarle come pattern comportamentale che ripropongono in ogni loro relazione, mentre le femmine usano più spesso forme di violenza psicologica e relazionale che utilizzano invece come strategia isolata diretta ad un partner specifico. Inoltre i maschi risultano motivati all’uso della violenza dal bisogno di potere e controllo, mentre le femmine da meccanismi legati alla sfera emotiva, come la rabbia e la frustrazione, e da dinamiche difensive, infatti la precedente vittimizzazione è uno dei più forti predittori dell’uso della violenza nelle femmine.
Gran parte della violenza interpersonale è oggi mediata dalle nuove tecnologie che vengono usate per danneggiare il partner, si parla infatti anche di “online dating violence”: violando la sua privacy attraverso lo stalking online; molestandolo con chiamate o messaggi frequenti; sottraendogli o rompendogli il cellulare, cercando in tal modo di isolarlo dal “mondo social”; possono anche essere usati testi, note audio, foto o video memorizzati sui propri cellulari o computer per ricattare o manipolare il proprio partner a dire o fare qualcosa contro la sua volontà. I nuovi dispositivi tecnologici, facendo sì che le vittime si sentano costantemente collegate al proprio partner, anche quando non è fisicamente presente, le fa sentire prive di una via di scampo dal tormento ed amplifica la portata della vittimizzazione.

Perché interessarci a questo fenomeno? La dating violence necessita di particolare attenzione poiché è un fenomeno che entra in scena nell’età evolutiva, in una fase molto delicata dell’esistenza di un individuo. È importante conoscerla per le elevate stime di incidenza (studi condotti a livello internazionale hanno dimostrato che il fenomeno coinvolge tra il 20 e 60% degli adolescenti) e per la serietà delle conseguenze fisiche e psicologiche che può provocare in chi vi è coinvolto.

https://eurispes.eu/ricerca-rapporto/indagine-conoscitiva-sulla-condizione-dellinfanzia-e-delladolescenza-in-Italia-2012//

A cura di Giovanni Lenzi, coordinatore Nazionale Gruppo Augiologia

 

“Da oggi i riflettori sono puntati sul CMV che non avrà più vita facile”. 

Sintetizza così il risultato del convegno svoltosi sabato 25 gennaio 2019 a Villa Cagnola la dott.ssa Eliana Cristofari, Direttore dell'Audiovestibologia e Responsabile scientifico dell'evento.

"Il confronto fra i professionisti è stato vivace e ricco di contenuti con conclusioni importanti che saranno raccolte in una pubblicazione scientifica. Per la prima volta si sono riunite in Lombardia 5 società scientifiche: malattie infettive e virologia, pediatria, neonatologia, ginecologia e ostetricia, neuroradiologia e audiologia per illustrare gli aspetti salienti di loro competenza nella gestione delle conseguenze delle infezioni da citomegalovirus (CMV). Gli audiologi, in particolare, provenienti da varie regioni italiane, hanno illustrato le loro esperienze regionali auspicando dei protocolli condivisi a livello nazionale. L’infezione connatale da CMV, infatti, è la seconda causa di sordità nei bambini e costituisce un problema che richiede l’intervento di tutti gli specialisti per ridurne le conseguenze talora gravemente invalidanti. L'auspicio è che la ricerca scientifica possa presto fornire nuove strategie terapeutiche ma soprattutto che si possa arrivare ad un vaccino che prevenga le infezioni da CMV e le loro conseguenze". 

Il convegno “Sordità e citomegalovirus” ha visto una grande partecipazione, con oltre 170 iscritti e oltre 30 relatori provenienti da tutta Italia. Ad aprire i lavori, il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, il consigliere regionale Emanuele Monti e il Direttore generale dell’ASST dei Sette Laghi, Gianni Bonelli, che hanno sottolineato l'importanza di ottenere informazioni e aggiornamenti utili al fine di creare un’offerta sanitaria ottimale per i bambini colpiti dall’infezione e sperando di essere un traino per altre realtà italiane. 

I pediatri di famiglia della FIMP hanno dato il loro contributo con le interviste e la relazione sugli “alert“, sottolineando la figura centrale che loro hanno nel meccanismo dello screening e nella diagnosi precoce di danno da Citomegalovirus congenito.

Il link da l'idea delle dimensioni culturali dell'evento.                                                                                                                                                                 

https://youtu.be/TpyxX5IQUJg

A cura di Teresa Cazzato, gruppo di studio Allattamento al Seno

L’allattamento al seno è il modo naturale di nutrire i neonati ed è una pratica determinante sulla salute degli individui. Le raccomandazioni circa l’avvio, l’esclusività e la durata sono in costante aggiornamento. Negli ultimi anni la raccomandazione sull’avvio dell’allattamento è passata dall’attacco al seno entro due ore dalla nascita all’attacco entro un’ora e successivamente entro mezz’ora.Attualmente vi sono conferme scientifiche circa le condizioni ideali in cui si sviluppano i processi fisiologici come ad esempio la necessità del contatto pelle a pelle (skin to skin) non solo per l’avvio precoce, la durata e l’esclusività dell’allattamento ma anche per lo sviluppo del microbioma del neonato, tanto da modificare le indicazioni sull’avvio precoce nell’attuale raccomandazione: “mettere i neonati in contatto pelle a pelle con la madre immediatamente dopo la nascita per almeno un’ora e incoraggiare le madri a comprendere quando il neonato è pronto per poppare offrendo aiuto se necessario”. In tutto ciò si inserisce anche la Kangaroo Mother Care o Marsupioterapia che è la cura del neonato pretermine posto a contatto pelle a pelle con la madre ed in alcuni casi anche come metodologia di uso del corpo materno come alternativa dell’uso delle incubatrici. La Kangaroo Mother Care (KMC) è stata avviata per la prima volta in Colombia nel 1978, è l’intervento più fattibile, facilmente disponibile e preferibile per ridurre la morbidità e mortalità neonatale nei paesi sviluppati, in via di sviluppo e adatto all’uso in tutti i contesti. Si basa su tre componenti: contatto pelle a pelle tra madre e bambino, allattamento al seno e dimissioni precoci con follow-up ravvicinato.Molti sono gli studi che hanno valutato gli effetti di questa metodologia sull’avvio o tempo d’inizio dell’allattamento nei neonati pretermine e LBW. Una meta-analisi australiana pubblicata a Febbraio 2019 su International Breastfeeding Journal dal titolo: The effects of kangaroo mother care on the time to breastfeeding initiation among preterm and LBW infants: a meta-analysis of published studies” ha avuto come obiettivo principale di stimare il tempo medio dell’avvio dell'allattamento al seno tra i neonati pretermine e quelli di basso peso alla nascita. Questo obiettivo è partito dall’ipotesi che esiste una differenza di tempo medio tra la KMC ed il metodo di cura convenzionale per l’avvio dell’allattamento al seno tra neonati pretermine e LBW. La strategia di ricerca ha incluso studi randomizzati RCT condotti da gennaio 2000 a giugno 2018, studi estratti da database come MEDLINE, EMBASE, CINAHL, CENTRAL, attraverso le seguenti parole chiave: Kangaroo mother care, Initiation of breastfeeding, Preterm and LBW Infants. Sono stati recuperati 467 studi di cui 44 identificati e idonei per la revisione. I risultati hanno confermato che le donne del gruppo di intervento per KMC hanno iniziato ad allattare prima del metodo di cura convenzionale, per cui il metodo Kangaroo Care promuove l’inizio precoce dell’allattamento rispetto al metodo di cura convenzionale. Il tempo medio complessivo nei neonati pretermine e di basso peso alla nascita che hanno ricevuto l’intervento Kangaroo Care hanno iniziato l’allattamento al seno 2 giorni 14 ore 24 minuti prima del metodo convenzionale/incubatrice. Pertanto lo studio ha concluso affermando che le strutture sanitarie devono implementare la Kangaroo Mother care per i neonati pretermine e di basso peso alla nascita.

A cura di Emanuela Pedevilla, FIMP Bolzano

 

Whole genome sequencing suggests transmission of Corynebacterium diphtheriae-caused cutaneous diphtheria in two siblings, Germany, 2018

 

Case reports

Inizio settembre del 2018, un bambino precedentemente sano di età inferiore ai 10 anni, appartenente a una famiglia tedesca di origine somala, viene visitato in un PS in Germania per una ferita da ustione non cicatrizzante. La ferita si era verificata 6 giorni prima quando si era versato del tè caldo sulla coscia destra durante un volo dalla Somalia in Germania. Il bambino e i familiari stretti avevano soggiornato per 3 settimane in Somalia. I tamponi prelevati dalla ferita hanno portato inizialmente solo alla crescita di Streptococcus pyogenes, ma i successivi tamponi effettuati a partire da 10 giorni dopo hanno portato alla crescita di un ceppo di Corynebacterium diphtheriae mitis tossina-produttore ( KL1235).Il bambino viene ricoverato e posto in isolamento.

E’ stato poi identificato un fratello maggiore che aveva contemporaneamente un'infezione alla pelle. Questo bambino era affetto da multiple punture di insetto con sovrainfezione sulla gamba, che erano già presenti durante il soggiorno in Somalia. Un tampone prelevato da una ferita alla gamba ha anche portato alla crescita di un ceppo C. diphtheriae tossina produttuore (isolato: KL1242):questo ha portato all’immediata ospedalizzazione e isolamento del bambino..

Gli studi genetici effettuati non hanno rivelato differenze tra i due isolati confermando l'identità del ceppo.

Entrambi i casi si sono ripresi rapidamente dopo terapia antibiotica con amoxicillina / acido clavulanico e pulizia delle ferite. Sono stati dimessi dopo essere risultati ripetutamente negativi alla presenza di C. diphtheriae nel rinofaringe e nella ferita.

Entrambi i casi erano completamente immunizzati secondo il calendario vaccinale tedesco, compresa una dose di richiamo a 4-6 anni [12], come lo erano tutti i loro familiari stretti con l'eccezione di un genitore le cui vaccinazioni erano state completate successivamente. Tutti i contatti stretti, vale a dire la famiglia, testati negativi per lo stato di portatore di C. diphtheriae, sono stati sottoposti a profilassi antibiotica e li è stato consigliato l’auto-monitoraggio dello sviluppo di sintomi difterite simili. Ad oggi non è stato rilevato alcun caso secondario.

Discussione

La difterite respiratoria e cutanea classica è causata da C. diphtheriae, C. ulcerans e C. pseudotuberculosis producente la tossina difterica (DT) che si diffondono per goccioline o - specialmente nel caso di difterite cutanea - per contatto diretto. A causa della potenziale diffusione locale o sistemica di DT, la difterite classica può causare sintomi respiratori gravi nonché miocarditi e polineuriti con un tasso di mortalità tra il 5 e il 30% [13]. Al contrario, i sintomi della difterite cutanea possono essere lievi, non specifici e mascherati da co-infezioni, ma possono essere una fonte di trasmissione secondaria e malattia respiratoria [13,14].

Non sono note né una fonte umana né l'origine geografica del ceppo di C. diphtheriae isolato qui riportato.

Si è dimostrata l'identità di entrambi gli isolati da NGS suggerendo la trasmissione da uomo a uomo tra i due fratelli e definendo così un’epidemia secondo il German Infection Protection Act.

In conclusione, la difterite cutanea non deve essere dimenticata e può presentare una possibile fonte casi di difterite secondaria, suggerendo quindi adeguate precauzioni igieniche.

Riporto di seguito 2 casi di difterite cutanea verificatesi a Bolzano nel mese di settembre 2016 .

L´infezione ha colpito due sorelle immigrate di origine somala, ricoverate entrambe presso l'ospedale centrale di Bolzano.

Il primo caso è registrato nel PREMAL (piattaforma delle malattie infettive), con stato “possibile”.

La signora è stata ricoverata. All'arrivo in ospedale la paziente presentava diverse lesioni cutanee, definite dal personale di reparto come ulcere. La signora è stata sottoposta a terapia con Penicillina, dopo aver partorito, il neonato è stato sottoposto ad una profilassi con Penicillina.

Il secondo caso è registrato nel PREMAL, con stato “confermato”. In seguito al ricovero della sorella si è reso necessario anche il ricovero ospedaliero del secondo caso, poiché anch'essa presentava lesioni cutanee molto simili in diverse sedi anatomiche. Detta paziente era gravida alla 32esima settimana di gestazione.

 

Antonio Polito   

 “Prove tecniche di resurrezione” ovvero “come riprendersi la propria vita”

Marsilio, 2018. 17 euro

Dedicato a chi - e fra questi ci sono tanti pediatri - compiuti i sessant’anni, si accinge a vivere il quarto quarto della propria vita. Capita all’improvviso, una mattina, guardandosi allo specchio di vedersi d’improvviso invecchiati, simili a nostro padre (o a nostra madre): è il primo avviso che siamo a “scadenza” e questo ci impone a cambiare, a “risorgere”, per cercare di vivere al meglio e, possibilmente, più felici ed in modo più pieno e consapevole l’ultima parte della nostra vita.

Polito, vicedirettore del Corriere della Sera, una esperienza come Senatore nella XVa legislatura e scrittore di vari saggi, tra cui “Riprendiamoci i nostri figli”, propone una “resurrezione laica”.

La morte, nella società moderna è un tabù, mentre nell’800 se ne parlava senza paura. Un antico proverbio popolare del Buthan recita: “per essere davvero felici bisogna contemplare la morte 5 volte al giorno”.

Ai generali romani portati in trionfo si affiancava uno schiavo che doveva sussurrare ogni tanto memento mori. Per riprendersi la vita bisogna guardare in faccia la morte anziché rimuoverla.

Tutto passa attraverso l’accettazione del fatto che stiamo invecchiando, senza opporvisi in maniera tutto sommato ridicola ed inutile: chirurgia plastica, fughe in paradisi tropicali, ricerca di compagni/e molto più giovani…finiscono per essere effimeri strumenti e fonte essi stessi di frustrazione. Poiché l’idea è quella di intraprendere un nuovo viaggio, è bene alleggerire il bagaglio: questo è solo uno strumento e non un fine. Il fine deve essere selezionare. Vale per gli oggetti come per i libri. “L’ideale sarebbe prendere una scatola di scarpe e provare a farci stare dentro tutte le cose che veramente vale la pena conservare”.

Un'altra prova tecnica di resurrezione è quella di “mollare i figli”, aiutarli a prendere il volo, rendendosi finalmente autonomi. Spesso sono uno degli ostacoli per l’agognata pensione e consumano tante delle nostre residue energie.

“Risorgere” è anche il fondamento di un nuovo altruismo, una opportunità straordinaria di aprire la propria vita agli altri. Questo è anche il messaggio finale del libro: l’importanza del give back, ovvero del dare senza aspettarsi nulla in cambio: la vera felicità consiste nel dare e non nel prendere. Si applica a tutte le attività quotidiane, al rapporto di coppia e a quello con il prossimo. Su questo Platone ha fondato una filosofia e Paolo di Tarso una religione.

Malgrado il tema trattato, che non solo merita una profonda riflessione ma anche l’abbandono delle nostre istintive difese nei confronti della paura di morire, la lettura risulta agile e piacevolissima, a tratti ironica e briosa, come è nello stile di Polito e come appare nei suoi articoli sul Corriere.

Lunedì, 18 Febbraio 2019 15:11

UDITO E STANCHEZZA

A cura di Francesco Carlomagno, Gruppo di studio Sicurezza e Salute FIMP

In Italia si registra per occlusione da corpo estraneo, il triste primato di un evento critico a settimana, la maggioranza si conclude con il decesso della vittima, una media che negli ultimi anni nessuna campagna di prevenzione è riuscita ad abbassare, nonostante l’impegno della Fimp e di altre società scientifiche prodigatesi anche in maniera del tutto gratuita per sensibilizzare medici e laici (in primis la scuola) alla divulgazione delle manovre di disostruzione. E’ come sempre nella prevenzione il primo scalino per l’inizio della risoluzione di questa grave carenza di conoscenza della popolazione laica, poichè quando accade un evento critico un sanitario non è quasi mai presente! Le manovre disostruttive devono essere, quindi, patrimonio del laico anche in considerazione del rischio durante una ostruzione completa di un arresto cardiorespiratorio e della conseguente morte cerebrale dopo pochi minuti di assenza di ossigenazione, periodo che in genere viene perso durante il contatto telefonico con il 112/118 per dettare le istruzioni operative a chi soccorre la vittima. In Italia la conoscenza delle manovre disostruttive nelle famiglie arriva solo al 4%, mentre nei paesi del nord Europa o di lingua anglosassone si arriva anche al 90%, effetto concreto dell’ insegnamento nelle scuole, dove invece in Italia non si riesce, appunto ad accedere.

Nell’ ambito dei controlli di salute periodici è prevista l’istruzione del genitore alle manovre disostruttive ed alla conoscenza della pericolosità di giochi o cibi al di sotto di 5 cm soprattutto fino ai tre anni. Negli ultimi anni la Fimp si è dotata di un numero sempre crescente di Istruttori certificati dalla Societa Italiana di Medicina Emergenza Urgenza Pediatrica in grado di formare sanitari e laici alle manovre di disostruzione e di rianimazione cardiopolmonare.

Ecco un vademecum per sanitari e laici:

1

Gli alimenti costituiscono una delle cause principali di soffocamento in età pediatrica: tra il 60% e l’80% degli episodi di soffocamento è imputabile al cibo in bambini di età compresa tra gli 0 e i 14 anni, gli alimenti che causano più spesso incidenti sono gli ossicini di pollo e le lische di pesce (32%) seguiti dalle noccioline (22%) e dai semi (16%). http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2618_allegato.pdf

Non trascurare i giocattoli o gli oggetti sotto i 5 cm soprattutto sotto i tre anni di vita.

2

Promuovere presso asili e scuole la frantumazione dei cibi e la loro somministrazione sotto controllo di personale istruito. Vietare anche sotto osservazione di adulti l’utilizzo di giocattoli o cibo sotto i 5 cm soprattutto sotto i 3-4 anni di vita.

3

In caso di evento critico allertare il 112/118 e seguire le istruzioni dell’operatore, se non a conoscenza delle manovre.

In caso di ostruzione incompleta: vittima che tossisce, piange, emette dei suoni e riesce a respirare, allertare il 112/118 se non si dispone di mezzo di trasporto o condurre il paziente presso un PS, stante il rischio che l’ ostruzione da parziale possa diventare totale.

In caso di ostruzione totale: vittima che non tossisce, non emette suoni e diventa cianotica allertare il 112/118 e seguire le istruzioni dell’operatore, se non a conoscenza delle manovre. Non condurre la vittima in PS ma iniziare le manovre sul posto in attesa dei soccorsi.

Nel lattante (fino ad un anno di vita) si devono eseguire 5 pacche interscapolari alternate a 5 compressioni toraciche intense, queste ultime dopo aver messo il bambino supino sull’avambraccio, appoggiato sulla coscia, per garantire la stabilità. Le manovre vanno eseguite fino a emissione del corpo estraneo o fino a quando il bambino diventa incosciente. In caso di comparsa del corpo estraneo nel cavo orale estrarlo solo se circondabile con dito ad uncino per assicurne l’ estrazione, altrimnti continuare le manovre.

Nel bambino e nell’ adulto si esegue la manovra di Heimlich: collocarsi alle spalle della vittima, posizionare le braccia al di sotto di quelle della vittima a livello della parte superiore dell’ addome, con il pollice ed indice di una mano formare una “C” tra margine inferiore dello sterno e ombelico, porre poi il pugno dell’altra mano all’interno di questa “C”, staccare quindi l’altra mano, porla al di sopra dell’altra e eseguire quindi le compressioni dal basso verso l’alto e dall’esterno verso l’interno (movimento a cucchiaio) finché l’ostruzione si risolve e il bambino rimane cosciente.

Tutte le manovre si eseguono fino all’arrivo dei soccorsi, a disostruzione avvenuta o fino a quando la vittima diventa incosciente, in questo caso si passerà all’esecuzione delle manovre di rianimazione cardiopolmonare.

Queste manovre sono impossibili da eseguirsi solo in caso di vittima gravida (rischio di lesione) o in caso di obeso non afferrabile a livello della parte superiore dell’addome. In questo caso si eseguono pacche dorsali interscapolari.

(linee guida AHA 2015)

A cura di Antonino Gulino, segreteria scientifica FIMP

 

Il Progetto Genoma Umano (Human Genome Project) è stato uno dei più grandi progetti di ricerca in campo biologico dell’intero Novecento, ci ha permesso di conoscere la sequenza dei geni della specie umana e la loro posizione sui vari cromosomi, costruendo così una mappa del genoma. Ma ben presto ci si è resi conto che sequenziare un genoma non significa avere “capito” tutto di un essere vivente: è necessario dare un significato e un ruolo a tutti i geni che sono stati identificati. Lo sviluppo delle scienze omiche ha cercato di dare una risposta a questi quesiti. Le scienze “omiche” si basano su una visione globale o come si suole dire olistica dei costituenti di una cellula, tessuto o organismo. Attraverso l’analisi dei sistemi biologici si possono studiare proprietà collettive, cioè proprietà che non possono essere predette dallo studio del comportamento di un singolo componente ma solo dallo studio dell’insieme dei diversi componenti. La genomica, la trascrittomica, la proteomica e la metabolomica costituiscono le fondamenta di una nuova disciplina chiamata biologia di sistema che ha lo scopo di creare i modelli per l’integrazione dei dati e fornire modelli predittivi per la valutazione del funzionamento complessivo del sistema vivente. Si studiano anche le interazioni tra le molecole intracellulari (interattomica) e tra queste molecole e i microrganismi della flora intestinale (microbiomica) o dell’ambiente (infettivoma/infettivomica), i cibi/nutrienti (nutribioma/nutribiomica) e l’ambiente in generale (ambientoma/ambientomica) nonché le modificazioni prodotte da tali interazioni sul DNA (epigenomica).L'aspetto fondamentale di questi approccio è che il funzionamento di un sistema biologico può essere compreso a fondo soltanto se considerato nel suo insieme con i flussi e le relazioni tra le diverse componenti. Queste ricerche si avvalgono dell’impiego di tecniche di analisi genetica che analizzano con l’ausilio di supporti informatici dati di decine, centinaia o migliaia di molecole/campioni. Una delle tecniche di tipizzazione molecolare paradigmatica della cosiddetta epoca della “rivoluzione genomica” è rappresentata dal sequenziamento di seconda generazione dell’RNA, DNA o dell’intero genoma batterico, denominata Next (or second) generation sequencing (NGS) che riesce a fornirci un’enorme quantità di dati. L’obiettivo è quello di comprendere attraverso queste tecniche sofisticate il funzionamento di un sistema biologico e di ottenere informazioni utili per realizzare un modello sempre più vicino alla “medicina di precisione” che ci permetta di conoscere ad esempio quali farmaci utilizzare in caso di malattia ma anche sapere preventivamente verso quali malattie siamo predisposti. Oggi è possibile effettuare lo screening di mutazioni “druggable”, cioè corrispondenti ad un target molecolare su cui indirizzare specifici farmaci per i pazienti oncologici. Questo screening da la possibilità di seguire la malattia e la sua evoluzione, in termini di eventuale cambio del fenotipo correlato all’insorgenza di nuove varianti nel genoma o alla scomparsa di quelle che lo rendevano sensibile al trattamento. Questo monitoraggio è possibile grazie ad una “biopsia liquida”, un semplice prelievo di sangue , da cui isolare le diverse componenti molecolari (acidi nucleici, DNA tumorale) o subcellulari (esosomi, microparticelle o microvescicole) che fotografano l’evoluzione cronica o recidivante della malattia, perché relazionati strettamente alla stessa. Queste nuove conoscenze devono far parte del patrimonio culturale di ogni medico in quanto comporteranno cambiamenti sostanziali nella nostra professione, si configurano nuovi scenari e nuovi approcci diagnostici e terapeutici. La definizione stessa delle malattie è destinata a cambiare , dovranno essere valutate da un nuovo punto di vista tassonomico: non più basato solo sui sintomi, ma fondato sulle mutazioni genetiche. La sessione prevista nell’ambito del nostro convegno cercherà di darci con l’aiuto dei nostri relatori le informazioni più attuali inerenti alle scienze omiche ma anche quali ricadute queste conoscenze hanno nel nostro quotidiano di pediatri di famiglia .

A cura di M. Lo Giudice, coordinatrice nazionale Area Etico Sociale FIMP

 

Un recente articolo pubblicato sul numero di febbraio 2019 di Lancet Child and Adolescent Health dal titolo Children and adolescents on the move: what does the Global Compact for Migration mean for their health? analizza le possibili ricadute sulla vita e la salute dei bambini migranti del Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration. Nello scorso dicembre si è, infatti, svolta a Marrachesh la conferenza intergovernativa indetta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’implementazione della dichiarazione di New York del 19 settembre 2016 Declaration for Refugees and Migrants.

Il Global Compact approvato come consensus dai 150 paesi presenti costituisce il primo patto delle Nazioni Unite sulle migrazioni che stabilisce le norme generali per definire un approccio comune alla migrazione internazionale in tutte le sue dimensioni.

Nella lista dei 23 obiettivi che si prefigge il patto globale ci sono importanti focalizzazioni sul diritto d’accesso al lavoro da parte dei migranti e, inoltre, “la lotta a xenofobia, allo sfruttamento e al traffico di essere umani”. Il patto impegna i firmatari a lavorare per porre fine alla pratica della detenzione di bambini allo scopo di determinare il loro status migratorio; limitare al massimo le detenzioni dei migranti per stabilire le loro condizioni, migliorare l’erogazione dell’assistenza umanitaria e di sviluppo ai Paesi più colpiti e dare maggiore riconoscimento all’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

Il patto presenta, però, delle debolezze intrinseche: la prima è legata al fatto che non trattandosi di una risoluzione non ha potere vincolante, la seconda, invece, è dovuta alla mancata firma da parte di alcune nazioni tra cui l’Italia.

Secondo l’articolo citato del Lancet, inoltre, le condizioni dell’infanzia non sono sufficientemente prese in considerazione né vengono ben definiti dei percorsi di tutela. Non vi è una chiara politica per il materno infantile, in particolare per la tutela delle future madri. Per lo sviluppo armonico di ogni bambino sarebbe necessario sviluppare delle politiche che prevedano la crescita all’interno del nucleo familiare integrato dal punto di vista sociale e lavorativo e purtroppo mancano ancora dei percorsi indicati.

Progetto “Fare di più non significa fare meglio” Choosing Wisely Italia  

Le Raccomandazioni FIMP

A cura di Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche

Non fare diagnosi di Infezione delle Vie Urinarie in base al solo esame colturale delle urine.

L’urinocoltura va eseguita solo dopo aver riscontrato la presenza di leucociti e/o nitriti alla determinazione con multistick o all’esame microscopico delle urine oppure, nei casi particolarmente suggestivi, assieme all’esame urine stesso.

In assenza di un multistick o di un esame urine alterati, infatti, non è possibile valutare se l’eventuale positività dell’urinocoltura sia attribuibile ad una vera infezione urinaria, ad una contaminazione del campione o ad una batteriuria occasionale.

Per la raccolta del campione di urine è raccomandata la metodica del “mitto intermedio” (raccogliere in un contenitore sterile un campione di urina del mattino dopo aver scartato il primo getto).

Bibliografia essenziale

1. https://www.europeanurology.com/article/S0302-2838(14)01181-6/fulltext

2. https://www.nice.org.uk/guidance/CG54

3. http://pediatrics.aappublications.org/content/pediatrics/early/2016/11/24/peds.2016-3026.full.pdf

4. https://emedicine.medscape.com/article/969643-overview