FIMP NEWS

FIMP NEWS

cura di Domenico Meleleo

Le “Linee di indirizzo sull’attività fisica per le differenti fasce d’età e con riferimento a situazioni fisiologiche e fisiopatologiche e a sottogruppi specifici di popolazione” recentemente pubblicate dal Ministero della Salute Italiano, alla stesura delle quali ha contribuito anche la FIMP, hanno ribadito tra l'altro, l'importanza del ruolo del pediatra per la promozione della pratica di attività fisica regolare e di uno stile di vita attivo per i suoi piccoli assistiti e per le loro famiglie. Secondo le linee guida dell’OMS i bambini e gli adolescenti di età compresa tra i 5 ei 17 anni dovrebbero praticare almeno 60 minuti di attività fisica quotidiana di intensità moderata-vigorosa. All'interno di questi 60 minuti, dovrebbero essere previsti, almeno 3 volte a settimana, esercizi di rafforzamento dell’apparato muscolo-scheletrico. Quantità di attività fisica superiore a 60 minuti forniscono ulteriori benefici per la salute. Ma cosa significano i termini "Attività fisica moderata", "attività fisica vigorosa" e " esercizi di rafforzamento dell’apparato muscolo-scheletrico"? Innanzitutto I termini “Attività fisica”, “Esercizio fisico” e “Sport” vengono spesso utilizzati in maniera interscambiabile ma non lo sono. Per “attività fisica” si intende qualunque sforzo esercitato dal sistema muscolo-scheletrico che si traduce in un dispendio energetico superiore a quello in condizioni di riposo. In questa definizione ampia e generale rientrano quindi non solo le attività sportive, ma anche semplici movimenti quotidiani come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giardinaggio e lavori domestici che fanno parte della “attività motoria spontanea". Con “esercizio fisico” si intende un’attività fisica pianificata, strutturata, ripetitiva e progettata per migliorare o mantenere la forma fisica, le prestazioni fisiche o la salute. Per quanto riguarda l'intensità, esistono diverse classificazioni basate su una scala soggettiva di percezione della fatica o su parametri oggettivi come gli Equivalenti Metabolici (METs), la (la percentuale della Frequenza Cardiaca Massima (% FCmax ) e la percentuale del massimo consumo di ossigeno (%VO2max). Utilizzando come esempio i METs, l'Attività fisica moderata equivale ad un range di 3-6 METS, ovvero che comporti un dispendio energetico per unità di tempo da 3 a 6 volte il dispendio energetico a riposo. In pratica, come esempio di percezione della fatica, che comporti lieve sensazione di mancanza di fiato e di riscaldamento.

L'Attività fisica vigorosa corrisponde ad un valore maggiore di 6 METS. In pratica, ad esempio, che comporti sensazione di fiato corto e sudorazione.

Per Attività di rafforzamento dell’osso si intendono movimenti che creano forze di impatto e di carico muscolare sull'osso. Queste forze sollecitano l'osso, che si adatta modificando la sua struttura (architettura) o massa (contenuto minerale), aumentando così la sua resistenza alla frattura. Saltare, e ballare sono attività che rafforzano le ossa, così come gli esercizi potenziamento muscolare quali quelli a corpo libero (ad esempio arrampicarsi) o anche sollevamento, sia a carico naturale (spostamenti in piano, in salita, in gradinate o in ostacoli bassi), sia con elastici o dei piccoli pesi (15-17 anni). In pratica le attività di un parco giochi ben attrezzato.

Bibliografia:

  1. 1.“Linee di indirizzo sull’attività fisica per le differenti fasce d’età e con riferimento a situazioni fisiologiche e fisiopatologiche e a sottogruppi specifici di popolazione” http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2828_allegato.pdf
  2. 2.WHO 2010 - Global recommendations on physical activity for health https://www.who.int/dietphysicalactivity/global-PA-recs-2010.pdf
  3. 3.Istituto Superiore di Sanità - 2018. Rapporti ISTISAN18/9 - Movimento, sport e salute: l’importanza delle politiche di promozione dell’attività fisica e le ricadute sulla collettività. A cura di Barbara De Mei, Chiara Cadeddu, Paola Luzi, Angela Spinelli

http://old.iss.it/binary/publ/cont/18_9_web_rev.pdf

Lunedì, 20 Maggio 2019 13:40

Recensione del mese

A cura di Fabrizio Fusco, pediatra di famiglia a Valdagno

LA SOCIETÀ DELLA PSEUDOSCIENZA

Orientarsi tra buone e cattive spiegazioni

Giuseppe Tipaldo

Il Mulino, dicembre 2018. 22 euro

Quali meccanismi sociali presiedono alla formazione di reazioni allarmate verso gli inceneritori, la Tav in Val di Susa o il Tap in Salento, oppure verso l’olio di palma e le carni rosse? Come vengono promossi comportamenti antiadattivi, che portano molti a rifiutare i vaccini o la chemioterapia e, al contempo, a dare credito a cure alternative prive di supporto scientifico? Dal caso Bonifacio al metodo Di Bella o a quello Stamina, una parte dell’opinione pubblica italiana, istigata da alcuni media e opinion leader a interagire con tutti su qualunque argomento e alla pari, non cessa di subire il fascino delle spiegazioni pseudoscientifiche.

C’è stato un terremoto di magnitudo massima nell’ultimo decennio: i social media e il web 2.0 hanno scompaginato il nostro modo di pensare ed agire, senza che scienza, politica, media e società creassero degli anticorpi a tutto questo, un valido contrappeso critico e culturale necessari per arginare questa adesione acritica (e anche molto narcisistica: selfie, like, condivisioni e voti on line) che corre sul web e che ci sta travolgendo.

Tipaldo, sociologo dell’Università di Torino, pone uno sguardo lucido sui motivi che alimentano tali cortocircuiti e insieme ci dà una ottima guida per discernere tra buone e cattive spiegazioni.

Notevole in particolare il capitolo 7. A partire dall’intuizione di Vladimir Propp, che in suo saggio del 1929 (morfologia della fiaba) individuava nelle pur eterogenee fiabe russe una inattesa coerenza di fondo, anche Tipaldo individua un “canovaccio” comune a tutti i conflitti pseudoscientifici: i giudici che entrano a gamba tesa per far ottenere la cura alle famiglie, un magistrato che scoperchia retroscena inquietanti, la comunità scientifica che avanza fondatissimi dubbi, le autorità sanitarie che prima resistono e poi cedono…il protagonista-eroe ovvero lo pseudoscienziato, gli aiutanti (la magistratura amministrativa ovvero il TAR del Lazio e i media), la principessa (il popolo bue), gli oppositori (gli esperti e i decisori politici) e la lotta senza quartiere delle due fazioni.

Fortunatamente i conflitti in campo pseudoscientifico che riguardano la medicina hanno sempre un finale che prevede la sconfitta dello pseudo-eroe e quindi forse basta aver pazienza, ma la sua sconfitta non è a costo zero, almeno per il paziente, per la sua famiglia e per la scienza che viene inchiodata da media ed opinione pubblica al ruolo di nemico pubblico numero uno, insieme alla politica. Evviva i bravi sociologi!

Il report annuale della Commissione Nazionale di Verifica dell’eliminazione del Morbillo e della Rosolia Congenita, inviato all’OMS nell’aprile 2019, mostra per il 2018 una diminuzione dell’incidenza di queste due malattie rispetto all’anno precedente. Tuttavia i focolai di morbillo permangono numerosi.

Le coperture vaccinali dimostrano un trend in aumento, soprattutto grazie alla legge che nel 2017 ha reso obbligatoria la vaccinazione contro il morbillo e la rosolia dalla nascita a 16 anni.

=========================================================

Il 15 aprile 2019 la Commissione Nazionale di Verifica dell’eliminazione del Morbillo e della Rosolia Congenita ha inviato alla omologa Commissione dell’OMS per la Regione Europea il report annuale per l’Italia sulla epidemiologia di queste due malattie nell’anno trascorso.

Nel 2018 sono stati segnalati al sistema di sorveglianza nazionale italiano 2918 casi sospetti di morbillo, di cui 236 sono stati scartati come non-morbillo (tasso di casi scartati: 0,4 per 100.000 abitanti).

Dei 2682 casi di morbillo, 2076 (77,4%) sono stati classificati come confermati in laboratorio, 177 (6,6%) epidemiologicamente legati e 429 (16,0%) clinicamente compatibili.

Escludendo 61 casi importati, l'età media è stata di 25 anni (range 6 giorni - 80 anni); la maggior parte dei casi (n = 1923, 73,4%) aveva più di 14 anni, ma la più alta incidenza si è verificata nei bambini di età inferiore ad un anno (n = 169; 370,4 casi per milione).

Lo stato di vaccinazione era noto per il 94,3% dei casi (n = 2471). Nello specifico, il 90,9% (n = 2246) è risultato non vaccinato, il 7,6% (n = 187) aveva ricevuto solo una dose di vaccino contenente il morbillo, l'1,5% (n = 38) era completamente vaccinato.

La distribuzione dei casi di morbillo per mese di esordio del rash mostra un picco in aprile, con 496 casi segnalati. Venti delle ventuno Regioni italiane sono state interessate dalla malattia, ma 2125 (79%) dei casi sono stati segnalati solo da 5 Regioni (Sicilia, Campania, Lazio, Calabria e Lombardia). La Sicilia ha riportato il più alto numero di casi (n = 1202, 44,8%).

Il numero di focolai di morbillo segnalati al sistema di sorveglianza nel 2018 è stato di 231. La trasmissione è avvenuta nelle famiglie, nelle strutture ospedaliere, nelle scuole e negli insediamenti nomadi.

Sono stati riportati due casi di encefalite in due adulti di 29 anni e 32 anni rispettivamente. Otto decessi dovuti al morbillo sono stati segnalati in 7 adulti (fascia di età 23-74 anni) e uno in un bambino di 10 mesi.

Nessuno dei pazienti risultava completamente vaccinato, ma uno aveva ricevuto una dose di vaccino nel 1996 a 15 mesi di età. La causa di morte è stata la polmonite e l'insufficienza respiratoria in 7 casi e l'insufficienza multiorgano in un caso. Almeno tre delle persone morte erano immunocompromesse e una aveva una grave cardiopatia. Il morbillo è stato confermato in laboratorio in tutti i decessi.

Per quanto riguarda la rosolia nel 2018 sono stati segnalati 43 casi sospetti, di cui 22 sono stati scartati come non-rosolia (tasso di casi scartati: 0,04 per 100.000 popolazione).

Dei 21 casi di rosolia, 6 (28,6%) sono stati confermati in laboratorio, 1 (4,8%) è stata legata epidemiologicamente e 14 (66,6%) erano casi clinicamente compatibili.

Escludendo un caso importato, l'età mediana è stata di 24 anni (intervallo: 6 mesi – 67 anni); la maggior parte dei casi (n = 13, 65,0%) di età superiore ai 14 anni. Lo stato vaccinale risulta noto per il 95,0% dei casi (n = 19). In particolare, il 78,9% (n = 15) non era stato vaccinato e il 21,1% (n = 4) aveva ricevuto solo una dose di vaccino contenente rosolia.

La distribuzione di casi di rosolia per mese di eruzione cutanea mostra un numero relativamente più elevato di casi in aprile 2018, con 4 casi segnalati. Sono state colpite solo 8 regioni italiane. Non sono stati segnalati focolai di rosolia.

Nel 2018, è stato segnalato solo un caso importato di rosolia congenita, peraltro non confermato da un laboratorio accreditato.

Incidenza 2016 2017 2018 Note

Incidenza Morbillo

per   milione di popolazione

13.5 88.4 43.3

Incidenza Rosolia

Per milione di popolazione

0.5 1.1 0.3
Numero di casi di Rosolia congenita 1 1 0 Sono stati esclusi due casi importati di rosolia congenita ( uno nel 2017 e uno nel 2018)

Soprattutto grazie alla legge n ° 119/2017, approvata nel 2017, che ha reso obbligatoria la vaccinazione contro dieci malattie, (tra cui il morbillo e la rosolia) dalla nascita a 16 anni, la copertura vaccinale per la prima dose di morbillo e rosolia a 2 anni di età è aumentata di più di quattro punti percentuali nel 2017 rispetto a 2016, mentre la copertura per la seconda dose a è aumentata di più di tre punti percentuali rispetto al 2016. La copertura vaccinale ha continuato ad aumentare nel 2018 (un punto percentuale in più rispetto al 2017 per la prima dose, e tre punti percentuali in più rispetto al 2017 per la seconda dose).

Copertura vaccinale (%) 2016 2017 2018 note
Vaccino contenente morbillo, prima dose

87.26

91.84

93.22

a 24 mesi
Vaccino contenente morbillo, seconda dose

82.24

85.74

89.20

a 7 anni
Vaccino contenete rosolia, prima dose

87.19

91.81

93.21

a 24 mesi
Vaccino contenente rosolia ,seconda dose

82.04

85.55

89.07

a 7 anni

Alessandro Capolongo

A cura di Milena Lo Giudice, coordinatore Area Etico-Sociale e gruppo di studio sul bambino migrante, e di Anna Mulas, segretario provinciale FIMP Nuoro

Durante il Consiglio Nazionale FIMP del 2 febbraio 2019, è stato presentato alla condivisione dell’assemblea un appello, definito dai colleghi dell’area etico -sociale, che intendeva sottolineare, come dichiarato anche in un precedente  comunicato stampa del Presidente della FIMP, che i Pediatri di Famiglia italiani sono disponibili, nei modi e nei tempi che potranno essere concordati con gli organi di governo e le autorità locali, a sostenere le necessità assistenziali e di cura dei bambini migranti.

Si è, quindi, costituito un gruppo di lavoro (M. Doria, V. Flori, M.G. Licastro, M. Lo Giudice, A. Mulas, F. Pisetta, D. Prosperi) che ha avuto il compito di definire e condividere un testo da presentare alla Confederazione Europea dei Pediatri delle Cure Primarie (ECPCP) e successivamente ai Governi Europei, al Parlamento Europeo e al Coordinatore del Parlamento Europeo per i diritti dei minori, al Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza e al Presidente dell’UNHCR.

Il documento invita tutti i Governi Europei e il Parlamento Europeo ad attuare in modo puntuale la Convenzione ONU del 20 novembre 1989 sui diritti del bambino e dell’adolescente. Negli ultimi anni, e soprattutto negli ultimi mesi, numerosi episodi hanno evidenziato la necessità di prestare particolare attenzione alla tutela dell’infanzia tutta, e in particolare modo del bambino migrante, perché a tutti i bambini e gli adolescenti sia garantito uno sviluppo sano e felice. A fine aprile a Bratislava, durante il meeting internazionale delle cure pediatriche primarie dell’ECPCP, il nostro documento/appello è stato approvato dall’unanimità dell’assemblea dei Pediatri delle Cure Primarie di 20 Paesi Europei.

Ecco il testo

Al Presidente della Confederazione Europea dei Pediatri delle Cure Primarie, Dr. Angel Carrasco Sanz

Oggetto: richiesta condivisione appello dei Pediatri Italiani delle Cure Primarie della FIMP per i bambini migranti.

La Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), che rappresenta circa il 90% dei Pediatri di Famiglia italiani convenzionati con il Servizi Sanitario Nazionale, è una Federazione libera, autonoma, apartitica. Tra i suoi obiettivi principali vi è la promozione di attività nel campo medico, culturale e sociale diretta a favorire l'educazione morale e civile delle coscienze per la tutela dei diritti dell'uomo e del cittadino, nonché il confronto con tutte le parti politiche e sociali al fine di migliorare l'organizzazione sanitaria in Italia per quanto attiene alla tutela dell'infanzia e dell'età evolutiva.

È impossibile separare nella figura del Pediatra di Famiglia l’impegno sanitario, scientifico ed etico umanitario, pertanto i numerosi episodi degli ultimi mesi riguardanti i minori migranti devono farci riflettere e spingerci a dare  voce a questi bambini che soffrono in silenzio e che non hanno avuto la fortuna di vivere un’infanzia serena.  

Abbiamo il dovere morale  di ricordare a tutti i governanti europei e al Parlamento Europeo, nella complessa gestione dei migranti che interessa l’intera Europa,  di non dimenticarsi della Convenzione ONU sui diritti del bambino, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989: ogni bambino, senza distinzione di etnia, sesso, lingua, religione, opinione del bambino/adolescente o dei genitori, ha il diritto di godere di tutte le tutele necessarie alla sua vita e al suo sviluppo sano e felice.

Il riconoscimento di eguali diritti e dignità ad ogni bambino può arrivare solo perseguendo la cooperazione internazionale per una convivenza pacifica tra i popoli e gli Stati.

Da parte nostra, ci rendiamo disponibili, nei modi e nei tempi che potranno essere concordati con gli organi di governo e le autorità locali, a sostenere le necessità assistenziali e di cura dei bambini migranti. 

Lunedì, 20 Maggio 2019 13:26

SUL MIO FUTURO VIGILO ANCH’IO

Un progetto di collaborazione FIMP Ambiente Piemonte e Scuole Elementari

A cura di Bobbio Marisa, Bruno Eleonora, Calvi Donatella, Fonsati Marco (FIMP Piemonte)

Il progetto “Sul mio futuro vigilo anch’io” mette in evidenza l’aspetto “politico” del Pediatra di Famiglia che, uscendo dal suo studio, rivendica uno dei ruoli che gli competono, cioè di attento supervisore dei fattori che possono influire in modo incisivo sulla salute della popolazione con particolare attenzione a quella infantile.

Il progetto prevede il coinvolgimento della scuola, in quanto affida agli alunni il ruolo di fotografare, mappare e di conseguenza denunciare pubblicamente situazioni di palese degrado ambientale.

Il percorso prevede una parte “teorica” di formazione, da svolgersi in classe con i PLS come animatori ed una sul territorio che vede i bambini protagonisti in prima persona come veri e propri reporter.

A conclusione una mostra in luogo aperto al pubblico.

Non trascurabile il coinvolgimento di più materie già presenti nel percorso scolastico e,

su tutto, come denominatore comune, l’educazione civica che permea tutto il progetto.

La prima scuola che ha aderito al progetto è il Secondo Istituto omnicomprensivo di Carmagnola.

In fase di attuazione a Rivoli e a Caselle Torinese.

Il coinvolgimento degli insegnanti è fondamentale per potenziare la nostra attività di “volontariato” in qualità di Pediatri di Famiglia che animano gli incontri.

Ci stiamo adoperando affinché l’iniziativa, che ha già avuto il Patrocinio del Consiglio Regionale del Piemonte, del Comune di Carmagnola e del Comune di Caselle Torinese, raggiunga un numero di massa critica.

Di seguito la tabella con la schematizzazione del percorso che va contestualizzato nelle varie realtà.

ATTORI 1^ step 2^step 3^ step CRITICITA
PLS

Contatti con le scuole che si intende coinvolgere.

Incontri di formazione con le classi

Richiedere la liberatoria per le foto!

Incontro conclusivo dei PLS con le classi

Interesse all’iniziativa

Individuazione ( adesione volontaria ) delle classi 3e 4 elementare interessate Informazione Partecipazione attiva degli insegnanti: lezioni introduttive  “passeggiate ecologiche”mirate a documentare situazioni di palese degrado ambientale Definizione location e tempistica “mappare” in modo più capillare possibile il territorio
FIMP ambiente Comunicazione del percorso Collegamento costante si richiede il Patrocinio a organi e istituzioni  
Istituzioni Vengono informate e, se, disponibili, coinvolte nell’iniziativa Si chiede il Patrocinio alle Istituzioni rappresentative sul territorio di riferimento Si invitano all’evento finale Possibile “ostruzionismo passivo o attivo”
Popolazione Coinvolgimento tramite i bambini   Accesso libero all’evento finale. Definizione della tempistica

Il progetto, ideato dal gruppo di lavoro di FIMP ambiente Piemonte può essere attivato in qualsiasi scuola elementare con insegnanti motivati e un minimo di supporto informatico, per aderire è sufficiente che le Scuole interessate contattino la sede di FIMP Torino (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) .

    

A cura di Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche

Il lavaggio corretto delle mani è il sistema più semplice per ridurre la diffusione di molte infezioni. Può così favorire la prevenzione di malattie respiratorie e gastro-intestinali e, quindi, limitare l’antibiotico resistenza”. È quanto la FIMP ha ricordato il 9 maggio scorso in occasione della Giornata Mondiale dell’Igiene delle Mani che in Italia si è celebrata con il convegno “L’igiene delle mani: strumento per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza e dell’antimicrobico-resistenza” presso il Ministero della Salute e al quale la FIMP ha dato il proprio patrocinio.

Lo ripetiamo da sempre: limitare l’uso inappropriato degli antibiotici è una delle priorità della pediatria di famiglia italiana. Non per una questione di risparmio sulla spesa sanitaria, quanto invece per una questione di appropriatezza viste le numerose malattie febbrili a cui i bambini sono sottoposti nei primi anni di vita. È, infatti, l’utilizzo inappropriato degli antibiotici (quando non servono realmente) una delle principali cause dell’antibiotico resistenza, un problema di salute sempre più grave e diffuso come hanno recentemente ricordato le autorità sanitarie internazionali. Si stima che nel nostro Paese un bimbo su tre abbia assunto antibiotici nell’ultimo anno. Oltre a favorire l’appropriatezza terapeutica tra il personale medico, bisogna informare ed educare i giovanissimi e i loro genitori. Un gesto semplice, ed erroneamente considerato banale, come il lavaggio delle mani, può ad esempio rappresentare un importantissimo strumento di prevenzione.

Ecco le cinque regole per il corretto lavaggio delle mani che, in base alle evidenze scientifiche disponibili, la FIMP ha riproposto in questa occasione: 


1- Strofinare le mani per almeno 20 secondi: il sapone va distribuito uniformemente soprattutto sul dorso delle mani, tra le dita e sotto le unghie 

2- Meglio acqua corrente fredda o tiepida: le mani vanno prima bagnate e mentre vengono insaponate è preferibile chiudere il rubinetto (si evitano così inutili sprechi) 

3- Cambiare spesso asciugamani o salviette: questi oggetti possono trasformarsi in nidi di germi e batteri. Meglio, quindi, sostituirli frequentemente. 

4- Gli igienizzanti non sono un’alternativa: riducono il numero di germi ma non sono efficaci come il sapone. Non rimuovono altri contaminanti (come i pesticidi) e in più non sono indicati se le mani sono molto sporche o unte. 

5- Non solo prima di andare a tavola: le mani vanno lavate più volte durante la giornata (per esempio dopo avere tossito o soffiato il naso, avere toccato un animale, maneggiato l’immondizia o essere entrati in contatto con persone malate). 

Per favorire un uso sicuro e corretto degli antibiotici la FIMP promuove da alcuni mesi la campagna nazionale “I Consigli di Mio, Mia e Meo: INSIEME PER UN USO CORRETTO DELL’ANTIBIOTICO” che ha come protagonisti tre simpatiche mascotte. È strutturato in un sito web (
www.miomiaemeo.it), ed ha avuto la distribuzione negli studi dei pediatri di famiglia di opuscoli e flyer, uno speciale game kit con un mini album di figurine per i bambini e sagomati da terra con i messaggi del progetto.

I contenuti del progetto sono tuttora consultabili, oltre che attraverso il sito dedicato, anche attraverso l’APP MyPED per genitori disponibile sia per i sistemi Android che iOS.

A cura di Teresa Cazzato, coordinatore nazione gruppo Allattamento

 

In occasione della XVII Giornata dell’Allattamento, la Leche League Italia, l’8 e il 9 marzo ha organizzato a Pomezia un Convegno dal titolo “Allattare? Sicuro! Quando la scienza fa chiarezza”.

Molti sono stati gli argomenti affrontati così come molti sono stati i relatori Italiani e internazionali che hanno animato questi due giorni.

Diana West consulente LLL e IBCLC ha trattato i Sette punti del sonno sicuro e la condivisione del letto (si/no) tra tradizione culturale ed evidenze scientifiche. E’ emerso un confondimento tra SIDS e morti per soffocamento non solo tra i genitori ma anche tra i ricercatori. Certi sono i fattori di rischio della SIDS e del soffocamento: fumo, intossicazione, alimentazione con formula, bambino malato, posizione prona durante il sonno, surriscaldamento del neonato, superficie non sicura. Per aiutare le mamme durante il sonno la LL International ha proposto sette criteri che abbassano i rischi della condivisione del letto: mamma non fumatrice, mamma sobria, mamma che allatta, bambino sano e nato a termine, bambino in posizione supina, bambino vestito leggero, superficie sicura.

Carla Sarsi (Staff relazioni esterne LLL Italia) ha fornito dei suggerimenti pratici per migliorare il linguaggio degli operatori e dei giornalisti in tema di allattamento con la relazione dal titolo: “Bada a come parli e bada a come scrivi”.

Gherardo Rapisardi (pediatra-neonatologo) e Chiara Toti (Consulente LLL) hanno tenuto una relazione dal titolo: “Voglio smettere!: Il sostegno alla madre che desidera interrompere l’allattamento”. Sono stati forniti suggerimenti nella pratica clinica sia di osservazione sia di significato all’interazione mamma/bambino, dal punto di vista emotivo e comportamentale. E’ stato sottolineato che questo programma deve essere attuato dalle mamme in modo lento, graduale e consapevole dei propri bisogni e di quelli del proprio figlio.

Diana West ha trattato un altro argomento: “Aumentare la produzione: modalità efficaci per drenare il seno”. Quando, come e perché della spremitura manuale, del tiralatte per aumentare la produzione di latte.

Arianna Parodi (neonatologa) e Chiara Fenaroli (Docente di osteopatia cranio sacrale) hanno affrontato il tema: “Quando ci sono ostacoli in allattamento che necessitano altre professionalità”, ad esempio nel frenulo linguale corto o alterazioni morfo-funzionali che impediscono un buon allattamento.

Fedro A. Peccatori (Direttore dell’US Fertilità e Procreazione in Oncologia all’IEO) si è occupato del tema: “Neoplasia al seno ed allattamento: ciò che è essenziale sapere per sostenere efficacemente le mamme”; ha analizzato la letteratura scientifica in tema di cancro alla mammella e allattamento, concludendo che l’allattamento al seno con il supporto degli specialisti e con dovuti controlli, è fattibile e sicuro.

Diana West ha trattato inoltre: “Allattamento dopo un'operazione al seno” di chirurgia estetica. Ha eseguito un exsursus sulle varie tecniche di mastoplastica addittiva e riduttiva e le possibili conseguenze sull’esito dell’allattamento.

Francesco Schittulli (Direttore LILT) ha affrontato il tema del “Test genetico ed allattamento: controversie” concludendo che non ci sono evidenze scientifiche che scoraggino l’allattamento in pazienti mutate geneticamente; l’allattamento al seno è sempre un fattore protettivo in correlazione all’insorgenza di cancro mammario (non mutate, mutate, con familiarità).

L’argomento: “Dolore ai capezzoli nel postpartum: cause: trattamenti ed empatia” è stato tenuto da Diana West. Solitamente non ha una sola origine ma bisogna valutare diversi aspetti tra cui il capezzolo, la mamma e il bambino, oltre ad entrare in empatia con la mamma con tale problematica.

Angela Giusti (ricercatrice ISS) ha illustrato l’attività dell’ISS con la seguente tematica: “Dalle buone politiche alle buone pratiche. Il supporto dell’Istituto Superiore di Sanità ai programmi per la protezione, promozione e sostegno dell’allattamento.” Compito dell’ISS è quindi di misurazione, supporto alle politiche e supporto all’azione in tema di allattamento al seno. Altro argomento trattato da Angela Giusti è stato il seguente: “Fare rete: ma farla veramente. Strumenti pratici per affrontare le relazioni conflittuali”

Il tema del counselling è stato illustrato da Nicoletta Boero (Consulente LLL) e Chiara Toti con il seguente titolo: “Allattamento: esplorare i limiti attraverso una comunicazione empatica”. Strumento fondamentale per entrare in empatia con la mamma in allattamento e per superare le criticità che possono presentarsi.

Per approfondimenti: https://convegno2019.lllitalia.org/index.php

Acronimi:

LLL: La Leche League

IBCLC: International Board Certified Lactation Consultant – Consulente Professionale in Allattamento Materno

 

Mercoledì, 17 Aprile 2019 09:35

Quando un bambino fa un capriccio di notte

A cura di Emanuela Malorgio, coordinatore nazionale Gruppo di Studio sul Sonno

Quando un bambino fa un capriccio di notte, piange e non si lascia consolare dalla mamma o dal papà.. siamo certi che sia sempre un capriccio? Oppure siamo di fronte ad un disturbo del sonno come ad esempio il Pavor Nocturnus?

E se cosi fosse, cos’è il Pavor? Il Pavor, o terrore Notturno, fa parte delle parassonnie, gruppo eterogeneo di eventiepisodici o intermittenti che avvengono durante il sonno senza alterarne la struttura; le parasonnie sono caratterizzate da fenomeni verbali o comportamentali motori anormali e spiacevoli che si verificano nella fase di transizione dalla veglia al sonno, durante il sonno o nella fase di risveglio; sono più frequenti nei bambini che negli adulti e si distinguono secondo la classificazione internazionale in Parasonnie del sonno NREM, Parasonnie del sonno REM ed Altre parasonnie.

Oggi parliamo delle Parasonnie del sonno nREM.

Le Parasonnie del sonno NREM (disordini dell’arousal) si verificano soprattutto durante la fase di “sonno profondo”, maggiormente rappresentato nella prima parte della notte, hanno una durata molto variabile (da pochi secondi a 30 minuti) e non sono ricordate da chi le vive.

In questo casoil genitore raccontadiuno o più eventi comparsi nelle prime 2- 3 ore di sonno, della durata da pochi minuti a mezz’ora, in cui il bimbo piange si dispera ma non cerca contatto visivo e tanto meno fisico con lui. Questo è l’aspetto più frustrante per il genitore perché non è in grado di consolare il proprio bambino e ancor peggio si sente “rifiutato da lui”. Una volta escluse altre patologie, avendo preso visione dell’evento tramite una videoregistrazione fatta dai genitori, la cosa migliore è spiegare alla mamma e al papà che il piccolo sta dormendo, che al mattino non ricorderà nulla, ma soprattutto che gli episodi non corrispondono ad una patologia e che molto probabilmente scompariranno spontaneamente entro l’adolescenza. Consigliate semplicemente di mettere in sicurezza il bimbo, individuando eventuali situazioni di pericolo. Molte volte anche i genitorida piccoli hanno presentato episodi simili durante l’infanzia.

Ma come si presentano questi episodi? In modo molto eterogeneo, tanto che si distinguono 3 differenti manifestazioniche si possono verificare anche nello stesso bambino.

Possiamo avere un risveglio parziale, durante il quale il bimbo appare confuso, disorientato, talvolta aggressivo, parla in modo incoerente, di solito non si alzae non cammina (Risveglio Confusionale).

Oppure presenta comportamenti automatici più o meno complessi, finalistici o afinalistici, cammina, si alza, cerca di uscire dalla stanza, di mangiare o bere (Sonnambulismo). Infine può presentare un risveglio parziale, spesso ad esordio improvviso, con espressione di terrore, intensa agitazione, sudorazione, pallore, respiro affannoso, tachicardia; il bambino urla, è inconsolabile, poco responsivo alle stimolazioni ambientali e non riconosce i genitori (Terrore Notturno o Pavor Nocturnus) (tabella 1).

L’ eziologia di questi eventi non è ancora chiara, ma studi recenti li consideranocome “risvegli parziali dal sonno nREM”, risvegli che coinvolgono e attivano solo alcune aree cerebrali (ad esempio quelle motorie) e non altre zone (come quelle coinvolte nei processi di memoria o di “coscienza”) che rimarrebbero disattivate. Per questo motivo, durante tali manifestazioni il soggetto è in grado di compiere azioni, anche apparentemente finalizzate, ma appare confuso e spesso non conserva alcun ricordo dell’accaduto.

Tabella 1 Caratteristiche delle ParasonnienREM

                                                      Sonnambulismo                 Risvegli               Terrori

confusionali notturni

Insorgenza                                         Primo terzo                     Primo terzo         Primo terzo
Durata                                                  1-10 minuti                   5-40 minuti           1-5 minuti
Agitazione                                   Nessuna-scarsa                     Lieve                   Marcata
Disturbo Autonomico                          Lieve                             Moderato             Marcato
Incidenza                                                 40%                             5%-15%                   1%
Età                                            Preadolescenza                  Prescolare        Tarda infanzia
Amnesia                                                   Sì                                   Sì                           Sì
Soglia di Arousal                                 Alta                              Alta                         Alta
Famigliarità                                       Elevata                           Elevata                   Elevata

Principi di Medicina del Sonno in età evolutiva. Oliviero BRUNI

Se questo argomento vi ha incuriosito continueremo a parlare di parasonnie e di patologie che con esse entrano in diagnosi differenziale a Paestum, durante il congresso Nazionale della FIMP, con il Prof. Lino Nobili.

Martedì, 16 Aprile 2019 09:56

RECENSIONE DEL MESE

A cura di Fabrizio Fusco, Valdagno

Michela Marzano

“Idda”

Einaudi, stile libero BIG, gennaio 2019. 17,50 euro.

«La dottoressa ha detto che l’unica frase che non scompare mai è “ti amo”; è quella che scelgono i suoi pazienti quando chiede loro di scrivere su un foglio la frase che preferiscono, anche se della propria esistenza non ricordano piú nulla. È come se solo l’amore potesse ancora tenerli in vita».

Idda, che in dialetto salentino vuol dire “lei”, è un appassionato romanzo sull’identità, la memoria, la potenza carsica delle relazioni ed è l’indimenticabile ritratto, di due donne: Alessandra, che si può in qualche modo identificare con l’autrice e la suocera, Annie, che sta progressivamente perdendo la memoria e viene ricoverata; pur appartenendo a mondi diversi e distanti, trovano inaspettatamente l’una nell’altra ciò che avevano perduto. Il libro, malgrado il tema “alto”, si divora in un attimo, è coinvolgente.

Invecchiando, la memoria diviene sempre più labile, spesso si perde completamente, ma il filo che permette di comunicare ancora con i nostri anziani affetti da alzheimer è l’amore che noi diamo loro e che loro percepiscono distintamente (e ce ne sono grati).

Invecchiare è un po’ tornare bambini, specie se si ha l’alzheimer, e questo è uno dei motivi per cui segnalo questo bellissimo libro di Michela Marzano, Professore Ordinario di Filosofia morale all’Università Paris Descartes, autrice di molti libri, saggi e un paio di romanzi, tradotti in varie lingue, editorialista di Repubblica e un’esperienza parlamentare nella scorsa legislatura.

A cura di Paola Miglioranzi, coordinatrice nazionale gruppo di studio Abuso e Maltrattamento

Ha più di 20 anni questo studio che per la prima volta parla di Esperienze Avverse durante l’infanzia (Adverse Childhood Experiences) e che le mette in relazione con le cause di morte in età adulta, ma la sua attualità è indubbia.

Fu inviato via mail un questionario riguardante le esperienze negative vissute durante l’infanzia a 13.494 adulti americani, che erano stati sottoposti ad una valutazione sul loro stato di salute presso un centro medico di San Diego. Furono indagate 7 categorie di situazioni avverse durante l’infanzia: abuso psicologico, fisico e abuso sessuale; violenza contro la madre; convivenza con un membro della famiglia che abusa di sostanze, convivenza con malati mentali, con persone suicide o con persone vissute in prigione. Il numero di categorie di queste esperienze avverse durante l’infanzia fu poi messo in relazione con comportamenti a rischio, stato di salute e malattie nell’età adulta.

Vi furono 9.508 risposte (70.5%). Più della metà dei rispondenti riportarono come minimo una, ed un quarto dei rispondenti 2 o più categorie di esposizione a situazioni avverse durante l’infanzia. È stata evidenziata una relazione graduale tra il numero di categorie di esposizione durante l’infanzia e i comportamenti a rischio per la salute e le malattie che sono state studiate (p < .001). Persone che avevano avuto l’esperienza di 4 o più categorie di esposizione durante l’infanzia, rapportati con chi non aveva vissuto alcun tipo di esposizione, presentavano da 4 a 12 volte un’ aumentata salute a rischio per alcolismo, abuso di droghe, depressione e tentativi di suicidio; da 2 a 4 volte aumento di fumo di sigaretta, di salute cagionevole in una valutazione personale, 50 o più partner sessuali e malattie sessualmente trasmesse, e da 1.4 a 1.6 volte aumento di inattività fisica e obesità. Il numero di categorie di esposizione ad eventi avversi dimostrava in maniera graduata una relazione con la presenza di malattie dell’adulto, tra cui malattia ischemica cardiaca, cancro, malattia polmonare cronica, fratture scheletriche e malattie del fegato. Le 7 categorie di esperienze avverse durante l’infanzia erano fortemente interconnesse e le persone con multiple categorie di esposizione presentavano più fattori di rischio per la salute nel periodo di vita seguente.

Gli autori concludevano mettendo in evidenza una forte relazione tra l’ampiezza di esposizione ad abuso e problemi di disfunzione familiare durante l’infanzia e multipli fattori di rischio per numerose malattie causa di morte nell’età adulta.

Molti studi successivi hanno confermato quanto evidenziato in questo studio. Se ancora non fossimo convinti dell’importanza della prevenzione di situazioni di maltrattamento e dei vari tipo di abuso durante l’infanzia, questi studi dovrebbero ancor più spingerci a pensare al futuro di tutti quei bambini che hanno vissuto situazioni negative e che ne portano il segno non solo psicologico ma anche fisico per tutta la loro esistenza.

Relationship of Childhood Abuse and Household Dysfunction to Many of the Leading Causes of Death in Adults The Adverse Childhood Experiences (ACE) Study

Vincent J. Felitti, MD, FACP, Robert F. Anda, MD, MS, Dale Nordenberg, MD, David F. Williamson, MS, PhD, Alison M. Spitz, MS, MPH, Valerie Edwards, BA, Mary P. Koss, PhD, James S. Marks, MD,

Am J Prev Med 1998;14(4), 245-258.