FIMP NEWS

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Lunedì, 18 Febbraio 2019 14:50

Poster Dispositivi Elettronici

Presentazione del Poster di Area Ambiente e Salute FIMP

Corretto utilizzo dei Dispositivi Elettronici da parte dei bambini

A cura di Magda Carrà a nome del gruppo di lavoro (Magda Carrà, Bruno Eleonora, Federica Carraro, Vania Cristofaro, Amjad Abu Salem, Laura Martinati, Annamaria Moschetti, Lucia Poggesi, Mariangela Rocco, Antonello Sinatra, Angelo Basilicata, Mariantonietta Caiazzo, Stefania Russo, Marco Granchi, Netti Lo Cascio, Athina Maria Nussiopulos, Luisa Bellaveglia).

 

Ci si può chiedere perché il pediatra debba occuparsi dei Media Digitali.

La risposta immediata è che i nostri pazienti ne fanno un uso importante!                  

Nel 1970 l’accesso e l’esposizione ai Dispositivi Elettronici (DE) avveniva in media a 4 anni di età: nel 2015 il primo approccio ai DE inizia a 4 mesi, e il 96% dei bambini dai 0 ai 4 anni li ha già utilizzati (Youtube, Netflix, cartoni e giochi, programmi educativi, App per l’apprendimento).

Diversamente dai media tradizionali, i DE permettono agli utilizzatori non solo di consumare ma anche di creare contenuti e possono essere utilizzati ovunque e in qualunque momento.

Offrono OPPORTUNITA’:

-      apprendimento precoce di nuove idee e conoscenze;

-      maggiori contatti sociali (comunità di pari);

-      attività educative e riabilitative per disabili.

Ma anche RISCHI:

-       effetti negativi su sonno, attenzione e apprendimento;

-       permettono contatti con persone e contenuti inappropriati o pericolosi (per esempio siti “pro-ana” per anoressici);

-       favoriscono aumento di peso e obesità per la sedentarietà, umore depresso, rendono possibile la violazione della privacy.

Di seguito, alcune stringate delucidazioni sulle informazioni scientifiche che sono state sintetizzate nelle frasi del poster (riportate evidenziate in blu)

I DISPOSITIVI ELETTRONICI NUOCCIONO ALLA SALUTE DEL TUO BAMBINO    

non sono giocattoli!

Aumento dell’obesità: sembra esserci una correlazione diretta tra BMI e ore/settimana di uso dei media. L’utilizzo durante il pasto crea una non consapevolezza del cibo assunto, il che ne favorisce una maggiore introduzione

Uno studio ha dimostrato che ridurre le ore di esposizione ai DE migliora il BMI.

⦿ La luce emessa dallo schermo interferisce col sonno.

L’utilizzo dei DE nelle ore serali causa ritardo nell’orario di addormentamento, dovuto non solo alla visione dei contenuti ma anche a soppressione della produzione di melatonina endogena per l’emissione di luce dallo schermo. Nei bambini di eta 6-12 anni esposti a schermo nelle ore serali il sonno è significativamente più breve. Nei Preadolescenti (Bruni, 2015) l’uso di internet, il numero dispositivi e l’orario di addormentamento dopo le 21 hanno diverse ma significative interferenze negative sulla qualità del sonno e faciliterebbero la comparsa di sintomi depressivi.

⦿ Le onde elettromagnetiche sono potenzialmente cancerogene, passibili di alterare le cellule cerebrali e lo sviluppo neuropsicologico del bambino

I campi magnetici a Radio Frequenza sono esclusivamente di origine antropica. Nel giugno 2011 l’Agenzia Europea di Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato i cellulari e i campi elettromagnetici a radiofrequenza (wireless) come fattori di rischio di tipo 2B, ciò indica che l’esposizione alle FR può essere un possibile rischio cancerogeno per gli esseri umani.

I bambini sono particolarmente fragili perché la parte di tessuto cerebrale esposta è maggiore visto che tra 0 e 2 anni il cervello dei bambini triplica le sue dimensioni. C’è una maggiore permeabilità della barriera emato-encefalica e una scarsa capacità di auto-limitare l’esposizione. Inoltre per loro si prevede una lunga esposizione (decenni).

Appare, quindi, giustificata l'applicazione del principio di precauzione

MAI AL TUO BAMBINO SOTTO I 6 ANNI

 Sotto i tre anni

La capacità di trasferire l’esperienza da due a tre dimensioni è assente per la mancanza del pensiero simbolico e l’immaturità della capacità di attenzione.

I bambini hanno bisogno di esperienze sensoriali e di relazioni con i caregivers: possono apprendere dall’utilizzo dai media ma solo con la mediazione dell’adulto.

Le App per migliorare le competenze linguistiche hanno avuto un qualche successo solo quando sono state utilizzate insieme a un adulto, e non quando il bambino le utilizzava da solo.

È stato dimostrato che l’esposizione precoce ha un effetto negativo per:

-      correlazione tra ore di esposizione e ritardo cognitivo, dello sviluppo del linguaggio e delle capacità emotive e sociali; probabilmente per la ridotta relazione con l’adulto e per i contenuti di bassa qualità;

-      i contenuti violenti che veicolano sono associati allo sviluppo di atteggiamento aggressivo;

-      il dispositivo viene spesso utilizzato come babysitter, maggiormente in bambini “difficili” e questo accentua i loro problemi

Dai 3 ai 5 anni

 Le App educazionali prodotte sono di scarsa qualità, non prevedono l’interazione dell’adulto e sono progettate in maniera da escludere il coinvolgimento sociale. Si basano su un rinforzo autoprodotto, quindi il piccolo coinvolto nel momento in cui viene interrotto prova rabbia e frustrazione, meccanismo che pone le basi per un processo di "dipendenza".

Le famiglie heavy user media possono essere indirizzate verso programmi di alta qualità o giochi che prevedano la presenza di due giocatori (genitore e bambino) e inseriscano momenti di pausa in cui è possibile tornare alla realtà senza senso di frustrazione

SOLO UN’ORA AL GIORNO SOPRA I 12 ANNI

Sopra gli 8 anni

Il 75% dei bambini possiede un cellulare e un quarto di loro si descrive “perennemente connesso” e la metà “dipendente”: il 50% ha un atteggiamento Media multitasking (studio, guardo il pc e sono online, chatto e magari faccio una foto e la posto).

Sono abituati a una comunicazione fluida audio-video-link-emoticon e alla “gamification” della realtà, dove i vari aspetti della vita vengono tradotti in un contenuto digitale tale per cui la realtà fisica viene vissuta tramite un dispositivo (App per esercizio fisico, per raggiungere obiettivi scolastici).

Nell’utilizzo dei media sono esposti al Marketing mirato (faccio ricerca su forma fisica e compaiono banner o link a sport/nutrizione/dieta/junk food).

I messaggi del poster esposti sin ora hanno lo scopo di far riflettere i genitori sulle varie sfaccettature che presenta quell’oggetto che mettiamo con molta facilità in mano ai bambini, dal cellulare al tablet.

Proponiamo quindi alcune BUONE REGOLE

⦿ SPEGNERE I CELLULARI di notte e tenerli lontani dalla testa del bambino

⦿ NON tenere il cellulare dove dorme il bambino (oppure tenerlo in modalità areoplano)

⦿ NON portare il cellulare in tasca (danneggia i genitali)

⦿ Fare conversazioni BREVI

⦿ Utilizzare sempre gli AURICOLARI (se mono alternare destro e sinistro) o il viva voce

⦿ PULIRE regolarmente il cellulare

E anche regole per far riflettere sull’importanza della relazione e del tempo passato assieme

⦿ NON tenere il cellulare a tavola: in famiglia durante i pasti si dialoga!

⦿ NON parlare al cellulare mentre si passeggia con il bambino: CONDIVIDI il tempo con lui

⦿ EDUCARE il bambino all'uso corretto e consapevole (condividi password e contenuti!)

È importante diventare consapevoli che come aiutiamo i ragazzi a interpretare il mondo fisico che li circonda e diamo regole per la sicurezza fisica (non si va via con uno sconosciuto e non si accettano caramelle…) ancor più importante è educarli a un appropriato e sicuro comportamento quando navigano sul web.

È giusto che un genitore monitori l’uso di internet anche con l’uso di software di parental control.

⦿ Internet è pieno di contenuti NON ADATTI ai bambini. L'uso non controllato e precoce della rete è pericoloso come farli uscire da soli di notte.

La visione peer-to-peer (i ragazzi guardano ciò che fanno altri ragazzi loro pari) induce a considerare ciò che si osserva normale e desiderabile (alcool e droghe, comportamenti sessuali a rischio, comportamenti autolesivi, disordini alimentari).

Depressione e bassa autostima interessano i ragazzi più fragili: chi usa i social in maniera passiva va incontro a questi problemi molto più facilmente di chi ne fa un uso attivo. Ci sono sempre stati i soggetti fragili, ma i MD hanno notevolmente amplificato il rischio di un impatto psicologico rilevante.

Privacy e Sexting: i ragazzi hanno scarsa consapevolezza della privacy e facilmente mettono in rete foto e messaggi privati di se o di altri. L’American Academy Pediatrics suggerisce di inserire una discussione su questo argomento nelle visite filtro coi genitori e coi ragazzi.

Bullismo: è vero che c’è sempre stato! Ma quello on line è anonimo, ti raggiunge a qualunque ora e ovunque anche mentre sei a letto nella tua cameretta, ed è virale; in pochi minuti tutto il tuo mondo ne viene a conoscenza.

IN GRAVIDANZA TIENI IL CELLULARE LONTANO DAL PANCIONE

Meglio non esporre il feto alle radio frequenze. Inoltre, invita i genitori ad acquisire abitudini che siano di esempio sin dai primi tempi della vita del loro bambino e a riflettere sulle modifiche dei propri comportamenti riguardo l’uso degli MD.

Il pediatra ha il compito nelle visite filtro di rendere consapevoli i genitori di quale sia lo stile “digitale” della loro famiglia e del loro ruolo nell’equilibrare il tempo trascorso dal bambino tra media e altre attività. E’ loro compito educare i figli all’uso sicuro e competente del mondo (digitale).

Strumenti che possiamo utilizzare nella pratica per raggiungere l’obiettivo indicato:

Esporre il poster di FIMP ambiente in sala d’attesa per sensibilizzare i genitori e stimolarli alla riflessione e a porre domande su questo tema.

Altri materiali come ad esempio un pieghevole all’interno dello studio che serva da rinforzo a ciò che leggono sul poster e sia di supporto al pediatra per dare risposte più adeguate.

Consigliare ai genitori delle App come quella che può trovare su www.healthychildren.org/MediaUsePlan, è una App disponibile gratuitamente che guida il genitore nell’analisi di ciò che avviene in famiglia dal punto di vista digitale a seconda dell’età del bambino e dà utili suggerimenti di comportamento.

A cura di Teresa Cazzato, coordinatrice nazionale FIMP Allattamento al Seno

Il 23 Gennaio scorso si è tenuta a Roma la II Conferenza nazionale sulla "Protezione promozione e sostegno dell’allattamento" presso il Ministero della Salute. Oltre agli organizzatori come il Dott. Riccardo Davanzo, è intervenuta il Ministro della Salute, Giulia Grillo, che ha sottolineato come in Italia non ci sia consapevolezza su questo argomento, le donne vanno accompagnate prima e dopo la nascita di un figlio e come in altri campi, sull’allattamento al seno non si può lasciare tutto all’iniziativa personale.

Nelle ipotesi del Ministero si pensa di istituire un’ostetrica di comunità che accompagni la donna prima e dopo il parto ed inoltre creare un’App che aiuti la neo-mamma durante il suo percorso di maternità.

Nei successivi interventi come quello del Dott. Riccardo Davanzo, Coordinatore del TAS (Tavolo Tecnico Interministeriale Allattamento al Seno), della Dott. Elise Chapin, BFHI-UNICEF, del Prof. Giuseppe Buonocore, Presidente del Collegio dei professori ordinari di Pediatria, Siena, della Dott. Lorena Tartaglia, Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e rappresentanti di alcune regioni, è emersa l’importanza de:

  • Il monitoraggio del tasso di allattamento in Italia, ancora molto disatteso, disomogeneo e falsato nella raccolta,       soprattutto in alcune regioni e Punti Nascita dimenticando la sua importanza per poter conoscere i meccanismi di supporto e le attività che possono incidere sull’incremento dello stesso allattamento.
  • La Formazione del Personale Sanitario nel Percorso Nascita e non solo, nella gestione delle Banche del Latte o comunque di tutti gli Operatori: Ginecologi, Pediatri, Neonatologi, Ostetriche, Infermiere Pediatriche e quant’altri, nessuno escluso, che si interfacciano con una donna in gravidanza, con una neo-mamma in una qualsiasi Struttura e nel Territorio.
  • La Formazione nell’ambito Universitario e della Specializzazione
  • La concomitanza possibile tra farmaci e allattamento

La conferenza si è conclusa nell’auspicio di una Politica Sanitaria Nazionale, Regionale e Locale che possa proteggere madre e bambino sia nel Presente che nel Futuro nell’obiettivo di salute e che azioni come la comunicazione di questa giornata di lavoro possano concorrere ad incrementare non solo l’empowerment della donna in generale ma della cultura dell’Allattamento in una società sempre più allo sbaraglio di malattie croniche non trasmissibili in cui ha la sua parte l’importanza di ciò di cui si è nutrito ogni bambino nei primi mille giorni di vita. Ognuno di noi Operatori Sanitari nel proprio ambito dovrebbe chiedersi cosa e quanto sta spendendo in questa direzione con il proprio impegno quotidiano. E comunque vorrei concludere sottolineando nell'obiettivo della Salute Globale, presente e futura, trattando di allattamento, che se si cambia il primo momento di una storia, cambia tutta la storia.

Per approfondimenti consultare:

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_2_1_1_stampa.jsp?id=534&fbclid=IwAR2sJ5yA_p6YutxcTVXdXwaRx52lq7cTRsGAYwIIlSTaWTlHEHvte0eIPuA

Lunedì, 21 Gennaio 2019 09:14

IL BEGIO TORNA AL PCV13

A cura di Luciano Basile, Area Vaccini e Vaccinazioni FIMP

Il Belgio fa marcia indietro rispetto al down-grade pcv13 vs pcv10 operato nel 2015/16 nell’immunizzazione anti-pneumococcica: l’approccio strategico non era sostenibile.

Nella newsletter di due mesi fa ci chiedevamo se fosse sostenibile l’approccio strategico del Belgio riguardo alla decisione di passare, nel 2015/16, dal vaccino anti-pneumococcico 13 valente al 10 valente. I dati pubblicati il 9 luglio 2018 sulla rivista Lancet Infectius Diseases evidenziavano un aumento significativo dei casi isolati da malattia pneumococcica in bambini 0-2 anni e una riemersione del sierotipo 19A non incluso nel vaccino PCV10 , ma presente nel PCV13, dopo un solo anno dallo switch.

Nel 2018 il trend di riemersione è proseguito tanto da far riconsiderare l’approccio strategico, così il Conseil Supérieur de la Santé ha deciso di ritornare ad immunizzare i bambini con l’anti-pneumococcica 13 valente.

Nella figura i dati del Centre National de Référence de S. Pneumoniae in cui si evidenzia l’evoluzione dei casi dal 2015 al 2018 della malattia invasiva da Pneumococco in bambini con età inferiore a due anni.

https://www.health.belgium.be/sites/default/files/uploads/fields/fpshealth_theme_file/css_9519_avis_vaccination_pneumocoque_enfants_.pdf

Venerdì, 18 Gennaio 2019 11:43

RECENSIONE - "GIURO CHE NON AVRO' PIU' FAME"

 

Aldo Cazzullo, “Giuro che non avrò più fame”, L’Italia della ricostruzione

Mondadori, Strade blu. 2018. 18 euro.

Come eravamo e come siamo. Via col vento è stato il primo film che le nostre nonne e le nostre madri andarono a vedere nel dopoguerra. “avevamo 16 milioni di mine inesplose nei campi. Oggi abbiamo in tasca 65 milioni di telefonini, più di uno a testa, record mondiale. Solo un italiano su 50 possedeva un’automobile. Oggi sono 37 milioni, oltre uno su due. Eppure eravamo più felici di adesso”. L’Italia dei nostri padri, l’inizio della ricostruzione e del baby boom. Uscivamo da un periodo difficilissimo, di guerra, violenza, distruzione e grande povertà, ed è nata da queste macerie l’Italia moderna, quella del miracolo economico italiano.

Oggi siamo altrettanto in una situazione difficile, la crisi economica più grave dell’ultimo secolo, che ha prodotto nuova povertà, disoccupazione, sfiducia, ma certo non paragonabile ad una guerra. Perché non provare a ripartire, ricostruire, magari partendo da un nuovo baby boom? Magari..!

Cazzullo conclude così: “…perché ogni generazione ha la sua guerra da combattere, la sua crisi da superare. Allora era la guerra per non avere più fame…quella di oggi sarà la guerra contro la rassegnazione. Per ricostruire la fiducia in noi stessi e nell’avvenire… Potesse lo spirito del Natale futuro riportarci anche solo l’ombra dell’energia, l’eco della gioia di cui le nostre madri ed i nostri padri furono capaci, appunto settant’anni fa”. Dedicato ai pediatri della mia generazione ed ai giovani.

Fabrizio Fusco

Venerdì, 18 Gennaio 2019 10:28

CIRCONCISIONE

A cura di Milena Lo Giudice, coordinatrice nazionale Area Etico Sociale FIMP

Nonostante l'abbondanza di ricerche storiche, antropologiche ed esegetiche è ancora difficile conoscere con certezza quale sia l'origine della circoncisione. Di certo non si tratta di una prassi sorta in seno al popolo ebraico che (al pari di molti altri usi rituali) la assunse dai popoli vicini. Ma questo sposta solo in un più vasto raggio temporo-spaziale il problema. Erodoto afferma che gli ebrei appresero dagli egiziani tale pratica ma, a parte la sua non costante affidabilità di storico, il reperimento di mummie incirconcise rende discutibile questa affermazione, perlomeno se riferita a una prassi diffusa a tutta la popolazione (Cornfeld, 1981). Inoltre la presenza di tale rito presso i popoli di aree geografiche e culturali assai lontane da quella ebraica (come, ad esempio, quelli del Messico precolombiano) crea ulteriori difficoltà a identificarne l'origine. Lo si riscontra, infatti, presso i Fenici, gli Arabi, gli Aztechi, i Maya, gli aborigeni australiani, i Malesi del Borneo, alcuni indiani d'America, gli abitanti delle isole Fiji, Samoa e Caraibi (Bolande, 1969).

Altrettanto variegato è il panorama di ipotesi relativo al significato del rito. La classica interpretazione religiosa attribuitavi da Israele è riconducibile, forse, all'uso di "marchiare" il nemico asportandogli una parte corporea potendo così evidenziare davanti a tutti il suo stato di sottomissione. All'ambito mitico si può far risalire l'interpretazione che vede in questa pratica una sorta di "sostituto simbolico" della castrazione che veniva spesso pratica quale rito propiziatorio di divinità femminili (Ishtar, Cibele, ecc.). Sempre in quest’ambito si trova un’intepretazione che la collega a un rito prenuziale di cui rimane traccia nel difficile passo di Es 4, 24-26 in cui Sefora dopo aver tagliato il prepuzio del figlio tocca con questo i genitali di Mosè (simulandone, così la circoncisione) e lo chiama "sposo di sangue".

Poi quella antropologico-culturale per cui tale pratica (al pari del battesimo cristiano) rientra tra quei "riti della nascita" attestanti l'avvenuto ingresso del neonato nella comunità degli uomini e quindi l'appartenza ad essa (Van der Leew, 1975). In tal senso alla circoncisione sono assimilabili altre pratiche quali la clitoridectomia, l'infibulazione (consistente nella scarificazione e conseguente aderenza cicatriziale dei genitali esterni femminili), l'exodontia, l'amputazione di dita. Tali gesti, assolutamente brutali e ripugnanti alla coscienza occidentale acquistano in realtà il significato di una vera e propria "chirurgia rituale". 

Particolare rilievo è stato dato poi all'interpretazione psicanalitica sostenuta da Freud che identifica nella circoncisione una sorta di "punizione paterna" per gelosia e timore di un figlio, ancestrale "concorrente" nella conquista della donna (Ib). Questa sorta di affermazione di supremazia maschile che affonda le sue radici in un passato tribale di cui sarebbe quasi una "reliquia" stratificata simbolicamente nella psicologia del profondo trova stranamente un'eco di antiche intepretazioni rabbiniche. Queste, identificando Infine quella psicanalitica (suffragata peraltro da antiche interpretazioni rabbiniche) identificanti nell'atto una forma di "virilizzazione" data la simbologia femminile che acquista la "guaina" del prepuzio dalla quale il glande viene così ad emergere (Fuchs, 1979).

Secondo la Mishnah l'atto rituale della circoncisione deve avvenire di sabato e constare di quattro fasi (Preuss, 1978). La prima consiste nell'asportazione del prepuzio (milah); la seconda nell'asportazione della membrana prepuziale che ancora ricopre la corona del glande (periyah); tale procedura che viene ricondotta a un'interpretazione rabbinica di Gs 5,3 si fa risalire al tempo dei Maccabei per evitare il gesto di quegli ebrei che nelle palestre "cancellarono i segni della circoncisione" (1 Mac 1,15) con un intervento di chirurgia plastica ante litteram. La terza fase consiste nell'apposizione orale di vino (metzitzah) sulla ferita e ha significato più medico che rituale essendo finalizzata all'emostasi e forse anche alla disinfezione. Così pure la la quarta ed ultima nell'applicazione di un bendaggio (ispelanith).

Il neonato va circonciso solo quand'è in buona salute usando qualsiasi strumento tagliente (dalla selce smussata dei tempi biblici agli odierni strumenti con lama ad affilatura bilaterale). E' molto interessante notare che "se due bambini della stessa madre o un bambino di ciascuna di due sorelle muore in conseguenza della circoncisione, non si deve circoncidere un terzo figlio" (Ib.). Si tratta quasi certamente di una delle prime, sia pur indirette, osservazioni relative all'emofilia o in ogni caso a una coagulopatia.

Nel mondo islamico, quello della circoncisione dei figli maschi, che in Magreb viene chiamato tuhur, è ben più di un semplice rito o di una tradizione: è un aspetto veramente essenziale della fede ed è una condizione importante dell’essere musulmano. Si può affermare che la circoncisione è paragonabile al Battesimo cristiano, quindi un sacramento fondamentale per i credenti.

Una certa scuola di pensiero si è orientata, negli Stati Uniti ad eseguire la circoncisione alla nascita a tutti i neonati come misura igienica e di profilassi.

La circoncisione avrebbe infatti una funzione preventiva per le malattia sessualmente trasmesse.

Il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) già nel settembre 1998 ha licenziato un parere in merito ai profili bioetici della circoncisione (La circoncisione: Profili bioetici). In tale documento e' stato evidenziato come l'accettazione del carattere multietnico dell'attuale societa' italiana implica una profonda e doverosa attenzione nei confronti di tutti gli aspetti religiosi e culturali specifici di ciascun popolo. Le singole culture religiose e i singoli gruppi etnici debbono tuttavia rispettare i valori e le norme che regolano la vita della societa' che li ospita o che li ha integrati, e in particolare quelli espressamente indicati nel testo della Costituzione Italiana. Ne consegue, prosegue la nota della Consulta Nazionale di Bioetica, anche che gli atti di disposizione del proprio corpo che non abbiano finalita' terapeutiche e profilattiche e che comunque producano una invalidita' permanente non hanno in generale alcuna legittimazione bioetica. Il CNB ha dunque ritenuto che la circoncisione femminile sia illecita sotto il profilo etico e giuridico. Di contro, per le sue specifiche caratteristiche terapeutiche o profilattiche, e' da considerarsi lecita la circoncisione maschile. Il Comitato infine ha raccomandato che, in quanto atto di natura medica, perche'produttivo di modificazione anatomo-funzionale dell'organismo, quello della circoncisione debba venir praticato nel pieno rispetto di tutte le usuali norme di igiene e asepsi e che esso venga posta in essere da un medico. Alcuni membri dell'allora Cnb hanno ritenuto potersi praticare la circoncisone rituale su neonati, considerata in genere l'elementarita' dell'intervento, anche da ministri di culto a cio' preposti, purche' di adeguata e riconosciuta competenza. E' comunque ribadita la responsabilita' di chi pratica la circoncisione di garantire personalmente la continuita' dell'assistenza eventualmente necessaria dopo l'intervento o di fornire comunque indicazioni esaurienti e non equivoche perche' tale assistenza possa essere efficacemente prestata.

 

Considerazioni finali

Alla luce delle morti ricorrenti di bambini sottoposti a “circoncisione clandestina,”  pratica che si svolge senza analgesia e senza i necessari accorgimenti medico chirurgici, si rende necessario che questi piccoli vengano sottoposti a circoncisione in ambiente ospedaliero con tutte le tutele sanitarie possibili. Come abbiamo visto non esistono remore dal punto di vista etico. L’unico problema potrebbe porsi per l’equa allocazione delle risorse economiche in sanità, e se quindi inserire la circoncisione rituale fra i LEA. Un possibilità potrebbe essere il pagamento di un ticket il più basso possibile perché queste famiglie possano essere in grado di affrontare la spesa.

BIBLIOGRAFIA

-       G. CORNFELD (a cura di), Circoncisione in: "Enciclo­pedia Biblica", Marietti, Torino 1981, 243-244

-       E.FUCHS, Desiderio e Tenerezza, Claudiana, Torino 1979, 41-12

-       J. PREUSS, Biblical and Talmudic Medicine (Ed. F. Rosner), Hebrew Publishing Company, New York 1978, 242

-       G. VAN DER LEEUW, Fenomenologia della Religione, Boringhieri, Torino 1975, 153

-       C. WIENER, Circoncision in "Voc. de Theol. Bibl.", Paris 1967, 134-136;

A cura di Teresa Cazzato, coordinatrice nazionale FIMP Allattamento al Seno

L’allattamento al seno è una delle aree di prevenzione, patrimonio del pediatra, che trattiene in sè importanti e determinanti obiettivi di salute per madre e bambino al tempo presente e nel futuro.

Rispetto all’allattamento al seno come alimentazione ottimale c’è confusione circa le reali controindicazioni sia per il suo inizio che per la sua durata.

In questa revisione del dr. Davanzo, componente della Task Force per l’Allattamento del Ministero della Salute italiano, si cerca di fare chiarezza sul tema per dare un’informazione corretta agli operatori sanitari e dirimere ansie e preoccupazioni ingiustificate che rischiano di indurre le madri a non iniziare o non continuare l’allattamento al seno.

Non vanno confuse, infatti, le condizioni che possono impedire l’inizio e la durata dell’allattamento in quanto vere e proprie controindicazioni, intendendo per controindicazione una condizione che è una ragione medica per non procedere ad un trattamento. In questo senso, ad esempio, il diabete materno non è una controindicazione all’allattamento. Una controindicazione reale, invece, è rappresentata dalla necessità di assunzione da parte della madre di un farmaco dannoso per il neonato: a quest’ultimo proposito si valuta il passaggio nel latte materno del farmaco e gli eventi avversi che, nella maggioranza dei casi, sono veramente pochi. Per dirimere dubbi su questo tema è disponibile il numero verde allattamento farmaci e gravidanza (800883300 Unità Operativa di Tossicologia Clinica - Centro Anti Veleni Ospedali Riuniti di Bergamo) e l’App LACTMED (in lingua inglese) che possono essere consultati per evitare un mancato inizio o interruzione impropria dell’allattamento.

Sono poche le vere controindicazioni per l’allattamento al seno e gli operatori sanitari non sempre forniscono consigli univoci, anzi a volte contraddittori. Molto spesso gli ostacoli sono confusi come controindicazioni, intendendo per ostacolo qualcosa che blocca un percorso come ad esempio una madre in difficoltà per una mastite o un neonato SGA che viene reputato non competente a nutrirsi al seno.

L’articolo, inoltre, approfondisce altre condizioni attuali come mastoplastica riduttiva/addittiva, cancro al seno, infezioni importanti come CMV, HIV o situazioni come la gravidanza in cui l’operatore sanitario informato può essere determinante per l’avvio o la durata dell’allattamento.

A volte si può pensare che l’area dell’allattamento sia un settore poco produttivo o di poco approfondimento mentre invece, come questo articolo e la letteratura dimostrano, è sempre in continuo sviluppo di contributi a sostegno di decisioni fondamentali per tracciare il futuro di salute della diade madre/bambino.

A margine del commento relativo a questo articolo si segnala un ulteriore utile e ufficiale strumento di consultazione sul tema allattamento e gravidanza rappresentato dal sito www.farmaciegravidanza.gov.it.

Riccardo Davanzo 1, 2

Controversies in Breastfeeding

Frontiers in Pediatrics. 2018; 6: 278.

Published online 2018 Nov 01

1 Division of Pediatrics and Neonatology, Department of Mother and Child Health, Ospedale Madonna delle Grazie, Matera,

Italy, 2 Task Force on Breastfeeding, Ministry of Health, Rome, Italy

A cura di Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche

Non utilizzare farmaci cortisonici per via sistemica per il trattamento della febbre.

I farmaci cortisonici esercitano una potente azione antipiretica e antiinfiammatoria ma il loro utilizzo deve essere riservato a condizioni in cui l’entità della risposta infiammatoria ponga a rischio le condizioni di salute del bambino.

Non vanno utilizzati per la gestione degli episodi febbrili del bambino legati alle frequenti infezioni delle prime vie aeree tipiche dell’età prescolare.

I cortisonici sistemici agiscono esercitando una potente azione immunosoppressiva e possono favorire infezioni opportuniste o esacerbare infezioni virali.

La decisione di intraprendere una terapia con i cortisonici deve tenere in considerazione i potenziali rischi ed è fortemente sconsigliata per il trattamento della febbre di origine indeterminata.

Bibliografia essenziale

  1. National Institute for Health and Care Excellence. Feverish illness in children (CG160). May 2013. http://guidance.nice.org.uk/CG160 (Accessed on June 14, 2018).
  2. Section on Clinical Pharmacology and Therapeutics, Committee on Drugs, Sullivan JE, Farrar HC. Fever and antipyretic use in children. Pediatrics 2011; 127:580.
  3. Chiappini E, Venturini E, Remaschi G, et al. 2016 Update of the Italian Pediatric Society Guidelines for Management of Fever in Children. J Pediatr 2017; 180:177.
  4. Brunton L. ,Chabner B.A., Knollman B.   Goodman and Gilman's The Pharmacological Basis of Therapeutics, Twelfth Edition 12th Edition

A cura di Adima Lamborghini, coordinatrice nazionale Area Alimentazione Nutrizione

E’ noto da tempo che l’obesità si associa a una composizione alterata del microbiota intestinale, ma il ruolo causale di questa alterazione non è stato finora accertato. Tale correlazione è di particolare interesse, poiché sappiamo che molti farmaci di uso comune, in particolare antibiotici e antiacidi, sono in grado di modificare in modo permanente il microbiota nativo.

Lo studio retrospettivo di coorte pubblicato da Gut ha preso in esame oltre 300.000 bambini su un gruppo di 745000 eligibili, nati tra il 2006 e il 2013, seguiti per almeno due anni, valutando l’esposizione a farmaci antiacidi (antiH2 e IPP) e antibiotici (diverse classi) prescritti nei primi 24 mesi di vita. Dalla coorte esaminata sono stati esclusi bambini prematuri, piccoli per l’età gestazionale o che avevano richiesto ricovero per un periodo superiore ai 7 gg.

I pazienti sono stati suddivisi in base al tipo di terapia con antiacidi e alla durata, in base al numero di cicli di antibiotico prescritti, oltre che al numero di antibiotici diversi (da 1 a 4 molecole) e alla eventuale prescrizione di più terapie in associazione tra loro. Sulla base delle misurazioni effettuate sono stati considerati affetti da obesità i pazienti che presentavano BMI superiore al 95° centile per età e sesso. Rispetto ai bambini che non avevano mai avuto un ciclo di terapia con i farmaci in esame, quelli trattati con antiacidi, antibiotici o entrambi hanno un maggiore rischio di presentare obesità. Per gli antiacidi si è evidenziato un aumento del rischio correlato al numero di cicli di terapia effettuata. Tutte le classi di antibiotici si sono dimostrate in grado di aumentare il rischio di obesità, con rischio correlato al numero di cicli e al numero di antibiotici diversi.

I risultati di questo studio aggiungono dati allo studio sui possibili rischi di obesità a lungo termine dopo una precoce esposizione ad antiacidi e antibiotici e aprono nuove prospettive alla ricerca epidemiologica sugli effetti della esposizione a farmaci per il riconoscimento di fattori modificabili di rischio per obesità.

Stark CMSusi AEmerick JNylund CM.

Antibiotic and acid-suppression medications during early childhood are associated with obesity.

Gut. 2019 Jan;68(1):62-69..

A cura di M. Barretta, Area vaccini e Vaccinazioni FIMP

L’infezione da HPV rimane la causa più comune di infezione trasmessa sessualmente e può determinare tumori genitali, anali ed orofaringei in entrambi i sessi. Nonostante la disponibilità di un vaccino sicuro ed efficace nel prevenire l’infezione e la conseguente patologia oncologica, la copertura vaccinale rimane non ottimale per la presenza di diverse barriere che ne ostacolano l’accettazione.

Una delle preoccupazioni dei genitori è che la vaccinazione anti-HPV possa influenzare i comportamenti sessuali dei ragazzi incoraggiandone quelli più rischiosi (anticipo del primo rapporto sessuale, avere più partners sessuali e mancata protezione), questo perché il vaccino verrebbe percepito dai ragazzi come una sorta di protezione (detta anche compensazione del rischio o rischio di omeostasi).

Un recente studio pubblicato sul Canadian Medical Association Journal (1) ha smentito questa preoccupazione.

Gli autori della ricerca hanno analizzato le risposte ad un questionario di 300.000 ragazze tra i 12 ed i 18 anni, studenti di vari gradi in una provincia del Canada, la British Columbia. Il sondaggio, che include domande su salute e comportamenti a rischio, viene regolarmente condotto nelle scuole della provincia Canadese dal 1992 ogni 5-6 anni, pertanto è stato possibile analizzare le risposte prima e dopo l’inizio della campagna vaccinale iniziata nel 2008. Lo studio ha esaminato le risposte ai questionari di 123.166 ragazze (40.7%) nel 2003 e di 99.925 ragazze (33%) nel 2008 come gruppo pre-vaccinazione, e le risposte di 79.535 ragazze (26.3%) nel 2013 per il gruppo

post-vaccinazione.

I dati analizzati (figura 1) dimostrano che la vaccinazione HPV non è associata ad aumento dei comportamenti sessuali a rischio tra le adolescenti, anzi gli indicatori di salute sessuale delle ragazze vaccinate sono migliorati verso pratiche più sicure.

Tab.1 Indagini sui comportamenti sessuali di ragazze adolescenti canadesi negli anni 2003-2008-2013

La percentuale di ragazze che hanno dichiarato di aver avuto rapporti sessuali è scesa, negli anni successivi all’introduzione del vaccino, dal 21,3% nel 2003 al 18,3% nel 2013, e c’è stato un evidente calo delle adolescenti divenute sessualmente attive prima dei 14 anni (il 10,2% nel 2013 rispetto al 14.3% nel 2003). Non risulta, dalle risposte, variazione riguardo al numero dei partners sessuali.

Nel periodo post-vaccinazione sono aumentate le precauzioni verso pratiche sessuali più sicure, infatti nel 2013 è aumentata la percentuale dei rapporti protetti attraverso l’uso del preservativo (il 69% nel 2013 rispetto al 66% nel 2003) e dei contraccettivi orali (il 54.5% nel 2013 rispetto al 45% del 2003).

Lo studio evidenzia anche una riduzione delle gravidanze in età adolescenziale (il 3% nel 2013 verso il 6% nel 2003) ed un ridotto consumo di alcol e droga prima del rapporto sessuale (il 19.3% nel 2013 verso il 26% nel 2003).

Considerazioni:

1) Un punto di forza di questo studio è la dimensione del campione, l’alta percentuale di risposta ai questionari e la valutazione dei comportamenti sessuali nell’arco di un decennio, rispetto a ricerche precedenti che hanno valutato piccoli gruppi e per brevi periodi.

2) La ridotta percezione del rischio delle adolescenti dopo la vaccinazione anti-HPV non si correla con la teoria della compensazione del rischio.

3) La maggiore consapevolezza sessuale e la prevenzione del rapporto a rischio certamente non si possono associare al vaccino, ma probabilmente alla più completa informazione sulla prevenzione delle malattie trasmesse sessualmente, favorita dalla comunicazione in occasione della somministrazione del vaccino.

4) I risultati dello studio dovrebbero aiutare i pediatri e gli altri operatori a dissipare i timori dei genitori riguardo al comportamento sessuale dei loro ragazzi dopo la somministrazione del vaccino, anzi l’opportunità offerta dalla vaccinazione deve diventare un’ulteriore occasione per discutere di salute sessuale e di prevenzione anche verso altre malattie trasmesse sessualmente.

  1. Gina S. Ogilvie, Felicia Phan et al. Population-level sexual behaviours in adolescente girls before and after introduction of the human papillomavirus vaccine (2003-2013).

CMAJ 2018, October 15; 190:E1221-6