Fimp News

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Roma, 23 gennaio 2020 – La sedentarietà è un pericoloso vizio che interessa milioni di cittadini europei, e gli italiani sono tra i più pigri del Continente. E’ quanto sostiene l’European Heart Network che ha recentemente stilato un rapporto sulle politiche di attività fisica per la salute cardiovascolare. Alla stesura del documento ha partecipato anche l'Ufficio Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Nel Vecchio Continente si stima che il 25% delle donne e il 22% degli uomini siano fisicamente inattivi. Nel nostro Paese oltre il 40% della popolazione svolge un’insufficiente attività fisica. European Heart Network ricorda come la sedentarietà aumenti di oltre il 20% il rischio di malattie cardiovascolari. Queste patologie sono la causa di 3,9 milioni di morti in Europa e oltre 1,8 milioni di morti nell'UE. Il rapporto mostra che impegnarsi in attività fisica rappresenti un beneficio per le persone sane e anche per quelle che vivono con malattie cardiovascolari. Lo sport inoltre previene molte altre gravi patologie metaboliche, respiratorie, oncologiche e all’apparato muscolo-scheletrico. La raccomandazione è quella di svolgere un'attività regolare di almeno 150 minuti a settimana di intensità moderata o 75 minuti a settimana di attività fisica ad intensità vigorosa o una combinazione equivalente.

Roma, 22 gennaio 2020 – Non si arresta l’ondata di influenza. Anzi la curva è in crescita soprattutto nei più piccoli. È quanto riporta l’ultimo aggiornamento Influnet curato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Per i bimbi al di sotto dei cinque anni l’incidenza è quasi raddoppiata rispetto alla settimana precedente. Sono 20,4 i casi per mille assistiti. Nella fascia di età 5-14 anni 12,03, nella fascia 15-64 anni 7,65 e tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni si registrano 3,36 casi per mille assistiti. In totale in questa settimana sono 488.000 le persone colpite, per un totale, dall’inizio della sorveglianza, di circa 2.768.000. Numeri in linea con la passata stagione. Le Regioni del centro Italia le più toccate: Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise e Campania con più di 9 casi per mille. “L’influenza  è  una  malattia  infettiva  stagionale  da non sottovalutare - sottolinea il dott. Claudio Cricelli, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) -. E’ una delle patologie a  maggior  impatto  sociale  e  sanitario  perché  provoca  ogni  anno,  solo in  Italia, dai  5  agli  8  milioni di casi. I virus che la provocano hanno la proprietà di cambiare frequentemente le loro caratteristiche antigeniche. Per questo quando ci si  ammala  o  ci  si  vaccina  non  si  sviluppa  uno  stato  immunitario  che consente la protezione verso successive epidemie. Il nostro consiglio è quindi quello vaccinarsi sempre ogni anno”.
 

Roma, 21 gennaio 2020 – Veramente pochi i farmaci destinati a contrastare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, che saranno disponibili tra qualche anno tra le 60 terapie in fase di sviluppo. È questo l’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità , secondo cui serve un intervento dei governi per indirizzare gli investimenti verso questo settore. Nel 2017 l'Organizzazione ha pubblicato una lista di patogeni prioritari da affrontare per la resistenza crescente alle terapie esistenti, con 12 classi di batteri e la tubercolosi. Dei 50 antibiotici in sviluppo 32 hanno come target uno dei microrganismi nella lista, ma portano solo benefici limitati. Il report sottolinea un ritardo grave nell'attività contro il Ndm-1, una variante genetica che rende molti batteri diversi resistenti ad uno spettro molto ampio di farmaci, contro la quale sono allo studio solo tre farmaci. Se si guarda invece alla fase pre-clinica le molecole allo studio sono 252, ma le prime entreranno in commercio tra almeno dieci anni. "E' importante - spiega Hanan Balkhy dell'Oms - concentrare gli investimenti pubblici e privati sullo sviluppo di trattamenti efficaci contro i batteri altamente resistenti, perché stiamo finendo le opzioni".


Bari, 17 gennaio 2020 – Nel nostro Paese nel 2017 circa un terzo dei decessi è stato correlabili a fattori di rischio comportamentali. Le principali cause sono state: dieta scorretta, tabagismo, consumo di alcolici e scarsa attività fisica. È questo il quadro che emerge dal rapporto “State of Health in the EU: Italy. Country Health Profile 2019" presentato a oggi Bari, e organizzato dall'Aress Puglia in collaborazione con la Commissione europea, Ocse e Osservatorio Europeo sui Sistemi Sanitari e sulle Politiche Sanitarie. Sul totale dei decessi avvenuti nel 2017, circa il 16% (98.000) è riconducibile a rischi connessi alla dieta (tra cui un basso consumo di frutta e verdura e un consumo elevato di zuccheri e sale). Il consumo di tabacco (compreso il fumo attivo e passivo) è responsabile di circa il 14 % delle morti (oltre 90.000), quasi il 4% (26.000) è attribuibile al consumo di alcolici e il 3% (18.000) alla scarsa attività fisica. Tutte le percentuali sono inferiori alla media dell'Unione europea, ad eccezione di quella relativa alla scarsa attività fisica. In Italia il consumo di tabacco continua a rappresentare uno dei principali problemi di salute pubblica, in particolare tra gli uomini: nel 2017, il 25% della popolazione maschile in Italia ha dichiarato di fumare quotidianamente, rispetto al 15% delle donne.

L’appello della Federazione rivolto al Ministro Speranza e alle Regioni

 

Roma, 16 gennaio 2020 - La Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) rivolge un appello al Ministro Roberto Speranza e alle Regioni per evitare che l’attuale organizzazione dell’assistenza pediatrica prevista dal Servizio Sanitario Nazionale venga nel tempo indebolita. “Siamo preoccupati per l’emendamento al DL 162/2019 recentemente presentato dalla Commissione Salute - afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale FIMP -. La formulazione della proposta riguardante l’assunzione dei medici specializzandi a partire dal 3° anno di formazione specialistica esclusivamente negli ospedali non è funzionale all’intera area pediatrica, in quanto l’assistenza a bambini ed adolescenti in Italia è garantita dall’equilibrio tra le cure territoriali e quelle ospedaliere. L’inserimento anticipato degli specializzandi deve essere previsto con analoghe modalità sia per l’ospedale che per il territorio, al fine di mantenere il necessario equilibrio anche in termini di avvicendamento e ricambio generazionale”. “Se la proposta fosse approvata in questa forma - continua Biasci - il Servizio Sanitario Nazionale non potrebbe più garantire in futuro gli attuali Livelli Assistenziali pediatrici per quanto riguarda l’universalità dell’offerta assicurata dalla Pediatria di Famiglia. I giovani specialisti sarebbero inquadrati automaticamente solo nell’ambito delle cure ospedaliere, determinando gravi carenze assistenziali soprattutto in quelle aree periferiche e disagiate dove la Pediatra di Libera Scelta rappresenta l’unico riferimento per i bambini e le loro famiglie”. “Una difficoltà nell’assistenza pediatrica sul territorio si ripercuoterebbe con effetti negativi, assistenziali e previdenziali, sull’intero sistema delle Cure Primarie, in considerazione dell’aumento esponenziale delle patologie croniche e della popolazione anziana che impegnerà sempre più i colleghi della Medicina Generale - sottolinea il Presidente FIMP -. Chiediamo una attenzione ed una adeguata riflessione sul coinvolgimento della pediatria delle cure primarie nelle proposte emendative al DL in discussione e ci rendiamo disponibili sin da subito per un confronto costruttivo nell’interesse di tutta l’assistenza pediatrica del Servizio Sanitario Nazionale”.

L’appello della Federazione rivolto al Ministro Speranza e alle Regioni

 

Roma, 16 gennaio 2020 - La Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) rivolge un appello al Ministro Roberto Speranza e alle Regioni per evitare che l’attuale organizzazione dell’assistenza pediatrica prevista dal Servizio Sanitario Nazionale venga nel tempo indebolita. “Siamo preoccupati per l’emendamento al DL 162/2019 recentemente presentato dalla Commissione Salute - afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale FIMP -. La formulazione della proposta riguardante l’assunzione dei medici specializzandi a partire dal 3° anno di formazione specialistica esclusivamente negli ospedali non è funzionale all’intera area pediatrica, in quanto l’assistenza a bambini ed adolescenti in Italia è garantita dall’equilibrio tra le cure territoriali e quelle ospedaliere. L’inserimento anticipato degli specializzandi deve essere previsto con analoghe modalità sia per l’ospedale che per il territorio, al fine di mantenere il necessario equilibrio anche in termini di avvicendamento e ricambio generazionale”. “Se la proposta fosse approvata in questa forma - continua Biasci - il Servizio Sanitario Nazionale non potrebbe più garantire in futuro gli attuali Livelli Assistenziali pediatrici per quanto riguarda l’universalità dell’offerta assicurata dalla Pediatria di Famiglia. I giovani specialisti sarebbero inquadrati automaticamente solo nell’ambito delle cure ospedaliere, determinando gravi carenze assistenziali soprattutto in quelle aree periferiche e disagiate dove la Pediatra di Libera Scelta rappresenta l’unico riferimento per i bambini e le loro famiglie”. “Una difficoltà nell’assistenza pediatrica sul territorio si ripercuoterebbe con effetti negativi, assistenziali e previdenziali, sull’intero sistema delle Cure Primarie, in considerazione dell’aumento esponenziale delle patologie croniche e della popolazione anziana che impegnerà sempre più i colleghi della Medicina Generale - sottolinea il Presidente FIMP -. Chiediamo una attenzione ed una adeguata riflessione sul coinvolgimento della pediatria delle cure primarie nelle proposte emendative al DL in discussione e ci rendiamo disponibili sin da subito per un confronto costruttivo nell’interesse di tutta l’assistenza pediatrica del Servizio Sanitario Nazionale”.

Roma, 16 gennaio 2020 - Un brusco aumento del numero di casi di sindrome simil-influenzale, soprattutto in anziani e bambini. È quanto si è registrato nella seconda settimana del 2020. A rivelarlo è la rete di sorveglianza Influnet dell'Istituto superiore di sanità (Iss). Il numero di casi stimati in questa settimana è pari a circa 374 mila, per un totale, dall’inizio della sorveglianza, di 2.268.000 persone colpite. Le Regioni maggiormente interessate dall’influenza sono Piemonte, Lombardia, Liguria, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania e Sicilia." In Italia l’incidenza totale è pari a 6,2 casi per mille assistiti - evidenzia il report settimanale - Colpiti maggiormente i bambini al di sotto dei cinque anni in cui si osserva un’incidenza pari a 10,7 casi per mille assistiti".  È fondamentale quindi ricorrere all’immunizzazione anche nei giovanissimi per ridurre il rischio di contagio. È questo il monito che arriva dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp). “L’influenza continua a essere considerata come una malattia banale ma in realtà può essere molto pericolosa e causare complicanze anche gravi - chiarisce Paolo Biasci, Presidente Nazionale FIMP-. Un bimbo con meno di 5 anni corre 10 volte di più il rischio di ammalarsi rispetto ad un anziano. Se non viene immunizzato può trasformarsi in un “untore” e diffondere il virus tra l’intera popolazione. Quindi è fondamentale vaccinare anche i giovanissimi se vogliamo ridurre i contagi e anche il numero dei decessi”.

Roma, 15 gennaio 2020 – Una recente sentenza della Corte d’Appello di Torino ha condannato l’Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale a un dipendente di Telecom Italia, Roberto Romeo, affetto da neurinoma del nervo acustico. Per i giudici, l’uso prolungato del telefono cellulare ha un ‘legame’ con i tumori. Tuttavia il mondo della medicina non è d’accordo. “Non esiste una chiara evidenza scientifica tra l’uso del cellulare e le neoplasie” ha commentato Francesco Cognetti, presidente della Fondazione Insieme Contro il Cancro. Nei mesi scorsi, infatti, un rapporto curato dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’Arpa Piemonte, dall’Enea e dal Cnr-Irea non ha evidenziato alcun aumento di neoplasie legato all’uso del cellulare. “Solo come cautela - ha aggiunto Cognetti - si consiglia di non tenere il telefonino vicino all’orecchio per molto tempo e di usare, come è buona norma, gli auricolari, in modo da tutelarsi da eventuali danni che possono essere legati al calore emesso dal dispositivo”. “L'ipotesi che l'uso prolungato del cellulare possa causare tumori alla testa non è fondata su una base scientifica. Finora, nessuna correlazione è stata provata tra i campi elettromagnetici dei cellulari e l'insorgenza di tumori. Ci sono solo dei sospetti di cancerogenicità ma non confermati”. E’ questo invece quanto ha dichiarato Alessandro Vittorio Polichetti, primo ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS).

Roma, 14 gennaio 2020 - Urgenti, globali e che necessitano di una risposta con sforzi e investimenti da più settori. Sono le 13 priorità e sfide di salute, che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha individuato per il prossimo decennio. Al primo posto c'è la crisi climatica, che è anche una crisi di salute per via degli effetti dell'inquinamento, seguita dall'intervento nelle aree di crisi e conflitto, e il colmare le disuguaglianze nell'accesso alla salute. "Nessuno di questi temi è semplice da affrontare - spiega il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus - ma sono raggiungibili. La salute pubblica è una scelta politica". E la prima scelta d'intervento va fatta, per l'Oms, sulla crisi climatica, visto che l'inquinamento dell'aria uccide ogni anno 7 milioni di persone, il cambiamento climatico causa eventi sempre più estremi, aumentando malnutrizione e la diffusione di malattie infettive, come la malaria. Quest'anno l'OMS lavorerà per sviluppare una serie di politiche preventive per i governi, per ridurre i rischi per la salute dall'inquinamento. Altra sfida del nuovo decennio sarà continuare a portare assistenza sanitaria nelle aree dove sono in corso conflitti e crisi. Nel 2019 sono stati 978 gli attacchi alle strutture sanitarie in 11 paesi, che hanno causato 193 morti. Per ridurre invece le disuguaglianze nell'accesso alla salute e l'aspettativa di vita tra paesi ricchi e poveri, l'Oms invita tutti i paesi a stanziare l'1% del loro Pil alle cure primarie, per dare i servizi sanitari essenziali vicino casa. Poi bisognerà lavorare per aumentare l'accesso ai farmaci, fermare le malattie infettive, prepararsi ad nuova pandemia provocata da un nuovo virus, a cui la maggior parte delle persone saranno esposte, e lavorare sull'antibiotico-resistenza.

Roma, 10 gennaio 2020 – Era il 10 gennaio del 2005 quando scattava il divieto del fumo nei locali pubblici chiusi. La norma faceva parte della cosiddetta Legge Sirchia, dal nome Ministro della Salute. Da allora i fumatori in Italia sono diminuiti di circa un milione ed è cresciuta la consapevolezza rispetto ai danni dell'uso del tabacco. Lo dimostrano le richieste di aiuto al Telefono Verde che, in questi ultimi tre lustri si sono quintuplicate. A tracciare un bilancio sulla famosa legge è l’'Istituto Superiore di Sanità (ISS). Tra i principali effetti ottenuti dalla legge antifumo nel corso degli anni, vi è sicuramente quello di aver sensibilizzato la popolazione nei confronti dei danni provocati dal fumo passivo. Nel 2006, ad un anno dall'entrata in vigore della nuova legge, l'88,2% degli intervistati nell'indagine dell'ISS dichiarava che il divieto di fumo nei locali pubblici veniva sostanzialmente rispettato. Oggi, il rispetto del divieto di fumo nei luoghi chiusi è diventato un comportamento adottato in tutta Italia: secondo i dati Passi relativi al 2018, infatti, è totalmente rispettato in circa il 73% dei casi. A questo provvedimento cardine ne sono seguiti altri provvedimenti, tra cui, nel 2016, il recepimento della direttiva europea che ha introdotto il divieto di fumo in macchina in presenza di bambini e donne incinta, nei giardini degli ospedali, così come i nuovi pacchetti con le immagini e il testo che coprono il 65% della superficie per avvisare dei rischi collegati al fumo. Un percorso, grazie al quale, come rilevato dall'ultima indagine condotta dall'ISS, i tabagisti sono passati da 12.570.000 del 2005 a 11.600.000 fumatori nel 2019. Mentre il numero delle telefonate dei cittadini che chiedevano aiuto per smettere di fumare al telefono verde Fumo dell'ISS è aumentato sistematicamente passando dai 2.600 contatti annui nel 2005 a 11.100 nel 2019.