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Roma, 18 febbraio 2020 – Andare a dormire a tarda ora non fa bene ai bambini. Anzi è direttamente connesso a un aumentato rischio di obesità per i piccoli che hanno dai due ai sei anni. E non importa si posticipa la sveglia al mattino per recuperare il sonno perso. È quanto rivela uno studio condotto nell'ambito del progetto di ricerca 'Early Stockholm Obesity Prevention Project' e pubblicato sulla rivista Pediatrics. La ricerca è stata portata avanti da Claude Marcus, dell'Istituto Karolinska di Stoccolma, ed ha coinvolto 107 bambini, arruolati sin da quando avevano appena un anno di vita. Tutti i bimbi erano simili per altezza, peso e girovita all'inizio dello studio. Le loro abitudini al sonno sono state monitorate in maniera oggettiva con un apparecchietto al polso del bambino fino ai sei anni di vita ed è emerso che a sei anni compiuti pesavano di più i bimbi che negli anni precedenti tendevano ad andare a letto dopo le nove. L'ora in cui il bambino inizia a dormire è risultata un fattore importantissimo che influenza il suo peso. È possibile che sonno e peso siano legati da fattori diretti (per esempio la regolazione del sonno e dell'appetito sono in effetti regolate dalle stesse aree del cervello), concludono gli autori del lavoro; ma è anche possibile che andare a letto tardi da piccoli sia solamente lo specchio di stili di vita complessivamente poco sani che quindi abbracciano sia una scarsa igiene del sonno sia comportamenti alimentari non sani.
 

Roma, 17 febbraio 2020 - Nell'ultima settimana è stato raggiunto il picco di contagi, un dato molto atteso dell’influenza stagionale. È stata superata la quota dei 5 milioni di malati (per l'esattezza 5 milioni 18 mila). Il numero di casi “inizia lentamente a diminuire dopo aver raggiunto il picco stagionale nella precedente settimana con un livello di incidenza pari a 13,0 casi per mille assistiti”. È quanto si legge nell’ultimo bollettino InfluNet realizzato dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS). Il livello di incidenza raggiunto si colloca all’interno della soglia di intensità media. In Italia l’incidenza totale è pari a 12,6 casi per mille assistiti. Colpiti maggiormente i bambini al di sotto dei cinque anni in cui si osserva un’incidenza pari a 38,3 casi per mille assistiti. Val D’Aosta, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise e Basilicata sono le regioni maggiormente colpite. “Anche quest’anno gli under cinque sono stati tra i più interessati dall’influenza - afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) -. I più esposti al rischio di contagio sono quelli che passano molte ore in ambienti chiusi come asilo nido o scuole materne e rappresentano una delle più importanti fonti di diffusione dell'epidemia. Tutti i dati evidenziano come i bambini siano meno vaccinati rispetto agli adulti. Da tempo la FIMP chiede al Ministero della Salute che anche la fascia di età dai 6 mesi ai 6 anni sia inserita nelle categorie considerate a rischio e quindi anche nelle campagne vaccinali. In nostro auspicio e che questo avvenga già a partire dalla prossima stagione”.

Quali sono invece le differenze tra influenza stagionale e coronavirus? “I sintomi sono quasi gli stessi della maggior parte delle patologie respiratorie virali e, quindi, febbre, tosse secca, mal di gola, difficoltà respiratorie - aggiunge il dott. Mattia Doria, Segretario alle Attività Scientifiche della FIMP -. A differenza del virus dell’influenza stagionale per il nuovo Coronavirus al momento non è disponibile un vaccino. Le cure che possiamo somministrare cercano soprattutto di contenere il malessere e di tenere a bada i sintomi in attesa che il nostro sistema immunitario impari a sbarazzarsi dell’ospite indesiderato. Esistono infine alcune regole da seguire per evitare i contagi da tutti gli agenti patogeni e, quindi, anche il temuto nuovo Coronavirus. Bisogna lavarsi spesso e accuratamente le mani o utilizzare gel disinfettanti a base alcolica soprattutto dopo essere stati a contatto con ammalati e/o in luoghi pubblici, evitare il contatto diretto con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute”. “L'invito dei pediatri di famiglia è di non lasciarsi prendere dalla psicosi per il nuovo Coronavirus, che di fatto nel nostro Paese al di là dei due casi acclarati non ha contagiato nessun bambino - conclude il dott. Antonio D’Avino, Vicepresidente Nazionale FIMP -.  La vera epidemia dalla quale guardarsi, che può avere conseguenze molto serie è quella influenzale. Un’epidemia per la quale abbiamo il vaccino che però non viene utilizzato ancora a sufficienza”.

Roma, 14 febbraio 2020 - Nel corso del 2020 a livello europeo sono stati autorizzati 51 nuovi medicinali, di cui circa il 20% sono oncologici. Sono destinati al trattamento di alcuni tipi di tumori del polmone, della mammella e della pelle. Una percentuale rilevante riguarda, invece, i medicinali per l’apparato gastrointestinale e il metabolismo, gli antinfettivi ad uso sistemico e i medicinali del sistema nervoso e per patologie del sangue. E’ quanto evidenzia il Rapporto “Orizzonte farmaci” stilato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e pubblicato sul sito istituzionale dell’ente regolatorio. Per il 2020 è atteso un parere da parte dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) per 76 medicinali con una prevalenza di farmaci oncologici, seguiti dagli antibatterici ad uso sistemico e dai medicinali per le malattie autoimmuni. Sono in corso di valutazione presso l’EMA di due medicinali per terapie avanzate, rispettivamente per il trattamento dell’atrofia muscolare spinale (AMS) di Tipo 1 e per il trattamento della leucodistrofia metacromatica. Il rapporto rientra tra le attività di Horizon Scanning dell’AIFA, che permettono di identificare e valutare precocemente nuovi medicinali e nuove indicazioni terapeutiche di medicinali già autorizzati che potranno ampliare le opzioni di trattamento a disposizione dei medici e dei pazienti colmando, pertanto, le esigenze di salute non ancora soddisfatte. In alcuni casi, si tratta di terapie che potrebbero avere un impatto significativo sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e che, di conseguenza, impegneranno l’Agenzia nella definizione di strategie idonee a garantire ai cittadini l’accesso a cure innovative e personalizzate.

Roma, 13 febbraio 2020 - Ieri la Camera dei Deputati ha approvato ben quattro mozioni sull’antibiotico resistenza. I provvedimenti, proposti sia dalla maggioranza che dall’opposizione, impegnano il Governo italiano a contrastare questo fenomeno sempre più globale e pericoloso.
Ma che cos’è di preciso? Lo abbiamo chiesto agli esperti della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP). “E’ un fenomeno per il quale un microrganismo risulta resistente all'attività di un farmaco antimicrobico, originariamente efficace per il trattamento di infezioni da esso causate - afferma il dott. Mattia Doria, Segretario alle Attività Scientifiche della FIMP -. Secondo le autorità sanitarie internazionali l’antimicrobico-resistenza rappresenta, oggi, una delle maggiori minacce per la salute pubblica. Nel nostro Paese si registrano tassi tra i più elevati registrati in tutta Europa. Questo è dovuto anche ad un eccessivo ed indiscriminato utilizzo degli antibiotici, soprattutto durante l’età pediatrica. Si calcola che ben quattro bambini su dieci hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici nel corso del 2018 per un totale di oltre 8,9 milioni di prescrizioni. Il picco della prevalenza si registra nella fascia d’età tra 2-3 anni di età”.

Come mai gli antibiotici sono così utilizzati nel nostro Paese? “Vi è la pericolosa tendenza da parte dei genitori ad auto prescrivere le cure antibiotiche - prosegue il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale FIMP -. Bisogna ricordare che questi farmaci vanno somministrati solo dietro indicazione del pediatria di famiglia. Vanno poi sempre rispettate le modalità e le dosi raccomandate. C’è poi anche da parte del personale medico un’eccessiva propensione ad utilizzarli. Nei bambini circa l’80% delle infezioni è di origine virale, tuttavia l’antibiotici sono impiegati in otto casi su dieci. Questo contribuisce a determinare un aumento esponenziale delle resistenze batteriche con conseguente fallimento terapeutico. Il pediatra di famiglia può avere un ruolo importante nel contenere questo fenomeno. Grazie alla diagnostica ambulatoriale è possibile fare rapidamente delle diagnosi in grado di indicare l’uso dell’antibiotico solo quando serve”.

Per educare i genitori e i bambini all’uso corretto degli antibiotici, e sensibilizzare anche i pediatri a questo problema, è nata la campagna I Consigli di Mio, Mia e Meo. L’iniziativa è promossa, su tutto il territorio nazionale, dalla FIMP e ha raggiunto milioni di famiglie grazie all’aiuto di tre simpatiche mascotte: Mio, Mia e Meo. Questi personaggi rappresentano due bambini e una bambina e sono i protagonisti dell’intera campagna. Sono stati distribuiti negli studi dei pediatri di famiglia: opuscoli e flyer con informazioni utili, sagomati da terra raffiguranti le tre mascotte con i messaggi della campagna e uno speciale game kit con un mini album di figurine. Mio, Mia e Meo sono comparsi in brevi video di animazione diffusi on line”. Il sito del progetto: www.miomiaemeo.it

Martedì, 11 Febbraio 2020 13:01

Influenza: in totale oltre 4,2 milioni di casi

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Roma, 10 febbraio 2020 - L’influenza stagionale e quasi arrivata al picco. Sono 795.000 i casi stimati nell’ultima settimana, per un totale, dall'inizio della sorveglianza, di oltre 4.266.000 persone colpite in tutta Italia. E' questo l'ultimo aggiornamento del bollettino Influnet realizzato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS) e relativo alla quinta settimana del 2020. Val D'Aosta, Lombardia, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise e Basilicata sono le regioni maggiormente colpite. Secondo il report ci si sta avvicinando al picco epidemico stagionale e inoltre “il livello di incidenza dei casi di sindrome simil-influenzale raggiunto si colloca, per ora, all'interno della soglia di intensità media”. In Italia l'incidenza totale è pari a 13,2 casi per mille assistiti. I più colpiti risultano i bambini al di sotto dei cinque anni in cui si osserva un'incidenza pari a 39,8 casi per mille assistiti.

Convegno al Ministero della Salute nella XXVII Giornata Mondiale del Malato

Roma, 11 febbraio 2020 – Avere l’asma e fare sport? Si può fare. Parola dei pediatri di famiglia, ogni giorno impegnati a riconoscere tempestivamente la malattia, a gestirla, in collaborazione con i centri di riferimento quando è grave, e a rendere tutto questo compatibile con la crescita di un bambino, che vuol dire anche sana attività sportiva. L’adesione alla campagna “Ho l’asma e faccio sport” va proprio in questa direzione. “In età pediatrica l’asma bronchiale è la più comune malattia cronica” ricorda il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri Paolo Biasci, in occasione del convegno organizzato oggi presso il Ministero della Salute per la XXVII Giornata Mondiale del Malato. Arrivano a due/tre per classe i piccoli affetti da quella che è una patologia respiratoria in costante crescita, vuoi per reazioni allergiche a pollini, polveri, acari, muffe, epiteli di animali, vuoi per fattori infettivi, chimici, ambientali o reazioni da sforzo. Fare sport per questi bambini e adolescenti non solo è possibile, ma è necessario al loro benessere psico-fisico. Noi pediatri di famiglia facciamo la nostra parte, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di intercettare la malattia prima possibile, con strumenti diagnostici essenziali come lo spirometro e le prove allergiche cutanee ( skin prick test)”.

“Mi spingerei a dire che l’attività fisica per un bambino asmatico è un diritto – afferma il Vice-Presidente FIMP Antonio D’Avino – anche se in alcuni casi rischia di essere un obiettivo non raggiunto. Come pediatri di famiglia siamo i primi a dovercene responsabilmente occupare. Ma non tutti disponiamo della stessa tecnologia e di medesimi percorsi: sull’asma in età pediatrica i PDTA (Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali) sono a macchia di leopardo sul territorio nazionale. Un percorso clinico omogeneo ci aiuterebbe invece nella gestione ottimale dei casi di asma non grave e nell’attivazione di una collaborazione strutturata e condivisa con i livelli superiori, nei casi più severi”.

Ma come rendere compatibili asma e sport e quali sono le discipline più indicate per chi soffre di questa malattia? Per Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP, “il paziente asmatico che pratica attività fisica deve compiere un’adeguata preparazione e può aver bisogno di una terapia di fondo e/o di una premedicazione. Tra gli sport più adatti senz’altro il nuoto. Vanno bene comunque tutti quelli in cui l’impegno è graduale nel tempo e crescente nell’intensità, come le arti marziali, il basket e la pallavolo. Ma dobbiamo garantire a tutti i bambini asmatici anche di poter giocare a pallone. Possiamo addirittura affermare che lo sport diventa quasi la “cartina al tornasole” di una buona gestione dell’asma: se l’asma è ben trattata il bambino è in grado di praticare qualsiasi tipo di sport”.

“Non dobbiamo privare bambini e ragazzi asmatici di un’opportunità di crescita fisica, psicologica, umana e sociale straordinaria come lo sport – l’appello del Presidente Biasci – considerando le positive ricadute in termini di salute e benessere. E non possiamo non pensare all’attività fisica come prevenzione di numerose patologie, anche tra gli asmatici. Nella XXVII Giornata Mondiale del Malato chiediamo di potenziare le cure primarie e riqualificare gli studi medici dei pediatri di famiglia. Sarebbe un'azione lungimirante per un futuro sano dei nostri ragazzi, ma anche per la sostenibilità dell’intero Servizio Sanitario Nazionale”.

Roma, 7 febbraio 2020 – Weekend dedicato a vaccini e vaccinazioni per la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP). Prende il via da Torino “Vaccinando su e giù per lo Stivale”, una campagna di formazione, giunta alla sua sesta edizione. L’intera giornata sarà dedicata al confronto sul Calendario Vaccinale per la Vita e Piano Nazionale di Prevenzione, approfondimenti su meningiti, rotavirus, influenza, papilloma virus, fino alle metodiche di analgesia in ambulatorio. “La Famiglia al centro: Un’alleanza per vaccinare al meglio” è invece il corso rivolto a ostetriche, assistenti sanitari, infermieri e pediatri che si terrà nella giornata odierna. “Consiglia i genitori, somministra e fa formazione. Il ruolo del pediatra di famiglia è tanto complesso quanto centrale nel raggiungimento delle coperture vaccinali del nostro Paese - afferma Paolo Biasci, Presidente FIMP -. E fondamentale è anche la collaborazione nell’assistenza, in particolare in ambito ostetrico e pediatrico, con la presa in carico della salute della futura madre, nel solco delle raccomandazioni vaccinali”. Nel programma del corso per le ostetriche anche l’importanza della comunicazione con le famiglie. “Informare e raccomandare al tempo delle fake news è un impegno basato anche su un rapporto di fiducia con la coppia. Esistono genitori difficili - dichiara Maria Vicario, Presidente della Federazione Nazionale Ordini della Professione Ostetrica -. Eppure, in Inghilterra il virus dell’HPV è stato quasi debellato proprio grazie a una campagna vaccinale massiva. Il tasso di infezioni da papilloma virus è sceso dal 15% a meno del 2% nelle ragazze 16-18enni, in soli 10 anni. Come essenziale è la raccomandazione del richiamo della pertosse e la vaccinazione antinfluenzale in gravidanza. L’alleanza tra professionisti innesca un processo virtuoso nell’assistenza e miglioramento della comunicazione alla popolazione - continua Vicario -. Per questo motivo la Federazione collabora intensamente con la FIMP nelle attività di formazione e informazione, come l’avvio del tour odierno”.

“Dottor Google causa ancora buona parte della disaffezione, con informazioni sbagliate su efficacia e sicurezza - conclude Biasci -. Consideriamo che l’Organizzazione Mondiale della sanità ha inserito l’esitazione vaccinale tra i maggiori rischi globali. Questi sono giorni in cui la necessità di rassicurazioni è particolarmente alta e quanto sta accadendo sulle infezioni da coronavirus rappresenta un valido esempio. Formazione dei professionisti e corretta informazione sono davvero dirimenti nella gestione delle campagne vaccinali. Su questo come pediatri di famiglia continueremo a garantire il nostro impegno nei confronti dei bambini e delle loro famiglie per proporre valide azioni di prevenzione delle malattie infettive”.

Prossime tappe: il 14 e 15 febbraio a Bologna e il 20 e 21 marzo a Napoli.
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Roma, 6 febbraio 2020 - Quando un bambino viene colpito dalla febbre la tendenza generale dei genitori è quella di preoccuparsi. Cerchiamo quindi di capirne di più su uno dei problemi di salute più diffusi tra i bambini (e non solo). La febbre può essere provocata anche da malattie poco gravi, inoltre non c’è un collegamento diretto tra il livello della febbre e la gravità della patologia. “Si tratta di un campanello d’allarme dell’organismo e un picco di febbre non nasconde per forza una causa pericolosa - afferma il dott. Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) -. Non è quindi obbligatorio cercare di abbattere la temperatura a ogni costo perché non aiuta il bimbo a guarire prima. Bisogna però rivolgersi al pediatra di famiglia se la temperatura corporea si alza oltre i 39-39.5 gradi o se il bambino manifesta dei significativi segnali di malessere come irritabilità eccessiva o pianto inconsolabile oppure, al contrario, scarsa reattività o sonnolenza non spiegabile rispetto ai ritmi consueti della giornata”. Ecco altri consigli pratici per i genitori:

• Provare a far bere il bambino un po’ più del solito o attaccarlo al seno più frequentemente
• Non forzarlo a mangiare se non vuole
• Evitare di coprirlo eccessivamente
• Se è necessario, si può far uscire il piccolo, ad esempio, per trasportarlo a casa di altri familiari oppure per la visita medica. Farlo uscire non comporta alcun rischio per la sua salute

Prima di tutto è però assolutamente necessario misurare correttamente la temperatura. “Il termometro raccomandato dalle Linee Guida e dai pediatri di famiglia è il termometro elettronico (meglio di quelli con l’estremità flessibile) e la sede suggerita per la misurazione è, per tutte le età, il cavo ascellare - aggiunge Doria -. La febbre va trattata nel modo corretto, con i dosaggi terapeutici appropriati in rapporto al peso del bambino (non all’età) ed evitando l'uso combinato/alternato di paracetamolo e ibuprofene. Non vanno utilizzati farmaci cortisonici per bocca. In caso di dubbio bisogna sentire il parere del proprio pediatria di famiglia e seguire con attenzione le sue indicazioni”.

 Il Presidente Paolo Biasci: “Bastano alcuni semplici accorgimenti per evitare sperperi inutili, possiamo educare le famiglie”

 

Roma, 4 febbraio 2020 – Ogni anno, in media in tutto il mondo, vengono sprecate circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo con gravi conseguenze per l’ambiente e la salute. Per questo la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) aderisce alla VII Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare che si celebra il 5 febbraio con diverse iniziative in tutta la Penisola. “La nutrizione è fondamentale per la salute di bambini e adolescenti – afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale FIMP -. Oltre a prestare estrema attenzione alla quantità e qualità del cibo, che consumano i più giovani, è importante evitare il più possibile inutili sprechi. Bastano alcuni semplici accorgimenti per non essere costretti a buttare nella spazzatura alimenti commestibili”. “La scelta, la preparazione e la corretta conservazione del cibo producono effetti benefici sull’organismo – aggiunge la dott.ssa Adima Lamborghini, Coordinatore Nazionale Area Alimentazione e Nutrizione FIMP -. L’acquisto programmato settimanalmente permette di variare le proposte dei cibi presenti sulla tavola, alternando così le varie fonti di energia. Va evitato di comprare prodotti già confezionati in alte quantità, per i quali è maggiore il rischio di spreco e di eccesso calorico. È poi preferibile rispettare la stagionalità, perché i prodotti non di stagione richiedono un maggiore consumo di energia per essere prodotti e immessi in commercio, hanno minore valore biologico e spesso necessitano di trattamenti con conservanti”. “Contrastare gli sprechi alimentari significa anche garantire una maggiore sostenibilità ambientale – sottolinea il dott. Marco Granchi, componente del gruppo di studio dell’Area Ambiente e Salute FIMP -. Le attività della filiera agro-alimentare sono infatti responsabili del 25% delle emissioni globali di gas serra. Con il cibo sprecato vengono consumati inutilmente anche terra, acqua ed energia necessari alla produzione. Se riusciamo a diminuire la quantità di rifiuti, che arriva nelle discariche e negli inceneritori, si riducono le emissioni di metano e anidride carbonica”. “Un terzo delle malattie infantili, in particolare le Malattie Non Comunicabili (le NCD, come ad esempio Diabete tipo 2, Obesità, Disturbi del Neurosviluppo), è attribuibile a fattori ambientali – conclude il dott. Mattia Doria, Segretario Nazionale alle attività Scientifiche FIMP -. Per questo come FIMP siamo impegnati con le istituzioni sanitarie del nostro Paese (in particolare con l’ISS) per approfondire queste tematiche e abbiamo deciso di sostenere un’iniziativa nazionale che mette al centro un grave e diffuso problema di cui si parla ancora poco. Come pediatri di famiglia possiamo accompagnare i genitori e giovani affinché mettano in atto comportamenti virtuosi. La tutela dell’ambiente deve essere una priorità per tutti e può cominciare anche attraverso semplici gesti quotidiani”.

 

Roma, 3 febbraio 2020 – Il nostro Paese si aggiudica la maglia nera per il problema dell’obesità infantile. Siamo secondi solo a Cipro per i chili di troppo nei giovani maschi (21%) e quarti per obesità infantile femminile (14%). Secondo una stima media, i bambini in sovrappeso risultano essere al 21,3% mentre il 9,3% risulta obeso. Lo riportano i dati del Rapporto Eurispes Italia 2020 presentato ieri a Roma. I bambini sovrappeso già all’asilo hanno un rischio 4 volte maggiore di essere obesi nel corso dell’adolescenza. Mentre si considera che un bambino obeso a 6 anni ha più del 50% di probabilità di essere a sua volta un adulto obeso. In Italia la prevalenza di giovanissimi obesi è più bassa nel Nord e più alta nelle regioni meridionali, dove le condizioni socioeconomiche e altri indicatori relativi alla salute sono peggiori. Negli anni tra il 2008/9 e il 2016, secondo gli studi di monitoraggio, la prevalenza del sovrappeso è diminuita dal 44,4% al 39,4%; l’obesità è diminuita dal 21,2% al 17%. A migliorare lo scenario hanno contribuito l’educazione dei genitori, particolarmente della madre, e la nazionalità che, se straniera, condizionerebbe negativamente questi miglioramenti percentuali. Fortunatamente, l’obesità in età evolutiva è trattabile intervenendo direttamente sui fattori ambientali (stress, ambiente sociale) e su un miglioramento dello stile di vita, solo nel 5% dei casi è conseguenza di patologie e cause organiche ben identificabili.