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Milano, 21 febbraio 2019 - "La scienza può commettere errori", ma "i meccanismi di controllo di cui si è dotata la comunità scientifica sono uno strumento formidabile per vigilare e riconoscere i propri errori, correggerli e andare avanti". Sui vaccini i controlli "sono numerosi, e gli incidenti legati a lotti difettosi che hanno superato per errore i controlli sono rarissimi". E "come persone che lavorano nel settore, possiamo testimoniare che i legami fra ditte private, agenzie di controllo, medici e scienziati sono attentamente regolati". Sono queste le parole che 82 scienziati dell'Università di Milano hanno messo nero su bianco in una lettera aperta, inviata ieri ai membri del Parlamento. L'obiettivo, spiegano i firmatari, è offrire un contributo "come cittadini" e "come scienziati impegnati nel settore della ricerca biologica" al dibattito sulla sicurezza e l'efficacia dei vaccini, su cui nuovamente si sono accesi i riflettori negli ultimi giorni. In particolare, fanno notare gli autori della lettera - esperti che afferiscono ai dipartimenti di Bioscienze, Biotecnologie mediche e Medicina traslazionale, Scienze farmacologiche e biomolecolari della Statale di Milano - la "procedura seguita dall'Ordine dei biologi, vale a dire quella di commissionare i controlli della qualità dei vaccini ad una associazione 'free-vax', la Corvelva, con qualificazioni non chiare, che ha prodotto un report non valutabile da un punto di vista di metodologia scientifica, è purtroppo destinata a confondere più che a chiarire". Al riguardo i docenti, presentando la loro missiva, puntualizzano ai parlamentari che "la notizia della revoca del finanziamento a Corvelva da parte dell'Ordine dei biologi - un fatto che consideriamo positivamente - non inficia il significato della riflessione che portiamo alla vostra attenzione".

Roma, 20 febbraio 2019 – Sono più della metà i cittadini dell’Unione europea che non lamentano il peso economico delle spese mediche. Secondo i dati Eurostat solo l’11% le ha percepite gravare sul bilancio familiare, mentre per il 34% sono state in qualche modo onerose. Ma non tutti i Paesi la pensano allo stesso modo. Cipro è il Paese in cui il maggior numero di persone (39%) ha dichiarato che il costo delle cure rappresenta un fardello. A seguire la Bulgaria (32%), l'Italia (29%) e la Lettonia (28%).    La percentuale più alta di persone che invece ha dichiarato che i costi della sanità non hanno pesato sul budget familiare è stata registrata in Danimarca, Slovenia e Svezia (tutte all'86%), Estonia (85%) e Francia (84%). Secondo i dati Eurostat, a sentire maggiormente il peso della spesa medica sono le famiglie di due persone in cui almeno una ha 65 anni o più (13%). Rappresenta un esborso di un certo rilievo per i single (12%), le famiglie con figli indipendenti (12%), famiglie composte da due persone e quelle con figli piccoli (10%). Per quando riguarda le cure dentistiche, Cipro è il Paese dove viene lamentato un forte esborso (47%), seguita dall'Italia (39%), la Lettonia (36%) e dalla Spagna (34%). Invece il 79% dei danesi, il 77% in Olanda e Svezia ritengono che andare dal dentista non sia un problema per il portafogli.

Martedì, 19 Febbraio 2019 11:09

Latte non ti digerisco più! Ecco cosa bere e mangiare

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Roma, 19 febbraio 2019 – Negli ultimi anni sono aumentate le “reazioni avverse al cibo”. Tra queste ci sono le intolleranze alimentari, ovvero l’incapacità di metabolizzare alcune sostanze presenti nel cibo. Una delle più frequenti è quella al lattosio, generalmente ereditaria e molto diffusa anche in Italia. Circa il 40% dei nostri connazionali è predisposto a questo tipo di disturbo. Il lattosio è lo zucchero contenuto nel latte: per essere digerito deve essere smembrato nelle due parti che lo compongono: glucosio e galattosio. Se l’organismo non riesce a produrre abbastanza enzima lattasi, il lattosio non può essere metabolizzato e quindi assorbito. I principali sintomi sono dolori addominali, meteorismo, diarrea. Non sempre è necessario eliminare completamente gli alimenti che lo contengono, si può trovare una quantità tollerabile e cercare di non sgarrare. In caso di intolleranza è sempre necessario tenere d’occhio le etichette dei prodotti alimentari. Alcuni formaggi (per esempio il parmigiano o l’emmental) contengono pochissimo lattosio. Esistono infine anche dei prodotti vegetali alternativi al latte che possono essere consumati da chi ha problemi di intolleranza.

Martedì, 19 Febbraio 2019 11:09

Latte non ti digerisco più! Ecco cosa bere e mangiare

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Roma, 19 febbraio 2019 – Negli ultimi anni sono aumentate le “reazioni avverse al cibo”. Tra queste ci sono le intolleranze alimentari, ovvero l’incapacità di metabolizzare alcune sostanze presenti nel cibo. Una delle più frequenti è quella al lattosio, generalmente ereditaria e molto diffusa anche in Italia. Circa il 40% dei nostri connazionali è predisposto a questo tipo di disturbo. Il lattosio è lo zucchero contenuto nel latte: per essere digerito deve essere smembrato nelle due parti che lo compongono: glucosio e galattosio. Se l’organismo non riesce a produrre abbastanza enzima lattasi, il lattosio non può essere metabolizzato e quindi assorbito. I principali sintomi sono dolori addominali, meteorismo, diarrea. Non sempre è necessario eliminare completamente gli alimenti che lo contengono, si può trovare una quantità tollerabile e cercare di non sgarrare. In caso di intolleranza è sempre necessario tenere d’occhio le etichette dei prodotti alimentari. Alcuni formaggi (per esempio il parmigiano o l’emmental) contengono pochissimo lattosio. Esistono infine anche dei prodotti vegetali alternativi al latte che possono essere consumati da chi ha problemi di intolleranza.

Roma, 18 febbraio 2019 – Bere troppo alcol durante l’adolescenza può avere conseguenze negative sulla salute. E il vizio risulta in crescita tra gli italiani. Si calcola che nel nostro Paese eccedono il 22,9% uomini e il 17,9% donne d’età compresa tra i 11-17 anni. A livello continentale invece l’abuso di bevande alcoliche rappresenta circa il 5% di tutti i problemi di salute e le morti premature. Tra i vari effetti è stato dimostrato come questo stile di vita possa modificare la forma dei neuroni. Un team di ricercatori texani ha analizzato in uno studio l’impatto, sulle cellule cerebrali e sul comportamento, dell’esposizione continuativa e intermittente all’alcol durante l’adolescenza. Gli under 18 sono più vulnerabili alle dipendenze e le conseguenze possono essere dannose anche per gli anni a venire. Gli scienziati americani hanno condotto due test in topi maschi adulti dopo l’esposizione all’alcool durante l’adolescenza o l’età adulta. Ne è emerso che l’esposizione cronica all’alcool nell’adolescenza ha prodotto alterazioni significative e persistenti nella densità spinale dendritica dei neuroni presenti della corteccia infralimbica e nelle regioni basilaterali dell’amigdala. Inoltre questi cambiamenti erano accompagnati da alterazioni comportamentali, con conseguenze durature.

Roma, 15 febbraio 2019 - In Italia sono 44.000 i giovani che hanno avuto una diagnosi di tumore da piccoli e che sono riusciti a superare la malattia. E’ quanto rende noto la Federazione Italiana Associazioni Genitori Oncoematologia Pediatrica (FIAGOP) in concomitanza con la Giornata internazionale contro il cancro infantile, che si celebra oggi. Ogni anno nel mondo 300.000 bambini e ragazzi ricevono una diagnosi di tumore e nei paesi più ricchi fino all'80% di loro ha la possibilità di guarire. Nei paesi più poveri, invece, dove queste patologie vengono scoperte in ritardo e spesso non si hanno a disposizione medicinali, la possibilità di sopravvivenza non supera il 20%. Portarla al 60% entro il 2030 significherebbe salvare un milione di vite in più nel prossimo decennio e questo è l'obiettivo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma la ricerca di nuovi farmaci pediatrici procede a rilento. “In 20 anni - spiega Angelo Ricci, Presidente della FIAGOP - appena quattro nuove terapie sono state approvate e di questo passo occorreranno 300 anni per riuscire a trovarne una per ogni tumore infantile". Incentivare la ricerca, facilitando la possibilità di includere minori nelle sperimentazioni, ma anche riadattando 'vecchi' farmaci a nuovi utilizzi, è uno degli obiettivi della Giornata internazionale contro il cancro infantile”.

Giovedì, 14 Febbraio 2019 13:34

Infezione da HPV, più rischi per il cuore

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Roma, 14 febbraio, 2019 – A compromettere la salute del cuore vi sarebbe il Papillomavirus (HPV), noto per la connessione con alcuni tipi di tumore. In particolare la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari aumenterebbe del 22 % nelle donne che presentano questa infezione. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su Circulation Research. Le malattie cardiovascolari hanno noti fattori di rischio come fumo, colesterolo alto, pressione alta, inattività fisica, cattiva alimentazione, obesità e diabete. A questi andrebbe però aggiunta anche la più comune malattia a trasmissione sessuale, prevenibile, tra l’altro, tramite vaccino: l’HPV, già collegato al rischio di alcuni tipi di cancro, in particolare cervicale, ma anche vaginale, vulvare, del pene, della bocca e della gola. Ricerche precedenti avevano suggerito il possibile collegamento con l’infarto. Il nuovo studio ha coinvolto 63.411 donne coreane di età pari o superiore a 30 anni senza malattie cardiovascolari, con età media di 40 anni. Poco più del 7% delle donne presentava infezioni da Papillomavirus ad alto rischio. E si è osservato che queste avevano il 22% di probabilità in più, rispetto a quelle non infette, di sviluppare malattie cardiovascolari. La probabilità aumentava ancora di più, fino a raddoppiare, quando l’HPV ad alto rischio si verificava in concomitanza con obesità o sindrome metabolica. “Una migliore comprensione del Papillomavirus come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari può aiutare a migliorare le strategie preventive e le conseguenze sulla salute delle pazienti”, ha detto Seungho Ryu, coautore senior dello studio e professore alla Sungkyunkwan University School of Medicine di Seoul, in Corea del sud

Roma, 13 febbraio, 2019 – Sono circa 600 milioni i malati e oltre 420 mila i dicessi l'anno per cibi contaminati con un costo di almeno 100 miliardi di dollari nei Paesi a basso e medio reddito. A riportarlo è l'Organizzazione mondiale della sanità. Nonostante ciò, gli sforzi per rafforzare i sistemi di sicurezza alimentare a livello globale sono troppo "frammentati", e il maggior numero di vittime si registra fra i bambini, come si legge su 'AfricaNews'. Fra i morti si contano circa 150 milioni di bimbi sotto i 5 anni, uccisi da microbi o parassiti nel cibo. Solo l'anno scorso un'epidemia di Listeria è stata responsabile di oltre 180 decessi in Sudafrica, nella metà dei casi bimbi piccoli. I cibi contaminati insidiano lo sviluppo, sovraccaricano i sistemi sanitari e danneggiano economia, commercio e turismo, spiegano gli esperti. La globalizzazione, poi, fa sì che i problemi legati agli alimenti contaminati possano passare rapidamente da un livello locale a un problema internazionale. In occasione di questo primo appuntamento africano, che sarà seguito da un secondo incontro a Ginevra in aprile, gli esperti sottolineano l'importanza di rafforzare gli standard di sicurezza alimentare e identificare strategie mirate ed efficaci per contrastare il fenomeno.

Roma, 12 febbraio 2019 – In tutto il mondo l’alcol continua ad essere una causa di decesso. Solo nel 2016 più di 3 milioni di persone sono morte per cause legate all’abuso e di queste oltre 1 milione nella Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Circa il 42% di tutte le morti per traffico e il 23% di tutti i morti per infortunio sono stati causati all’alcol. Lo segnala l’OMS. Consistente anche il numero di vittime giovani: nel 2016 infatti il 20% delle morti – tra i 15 e 19 anni – è risultato legato al consumo di bevande alcoliche. “In Italia – aggiunge Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), si stima che vi siano circa 700 mila consumatori dannosi, ma solo 72 mila alcoldipendenti sono in carico ai servizi. “Ciò mostra l’enorme lacuna da colmare di persone malate in necessità di trattamento – sottolinea – e attualmente, per oltre il 90%, mai intercettate dal Servizio sanitario nazionale (Ssn)”. Scafato evidenzia anche la “scarsa risposta di salute pubblica agli episodi d’intossicazione che trovano la loro origine nella disapplicazione delle norme e nella normalizzazione sociale del bere”, e che la riduzione entro il 2030 di un terzo delle morti premature è ben lontana dal potersi considerare raggiungibile. Nei consumatori di alcol il consumo medio pro capite è arrivato a 16,5 litri di alcol puro l’anno contro i 7 litri (sostanzialmente stabili da anni anziché decrescenti come atteso) pro capite nella popolazione generale.

Roma, 11 febbraio 2019 – Il numero dei bambini vaccinati contro il morbillo è cresciuto nell’anno appena trascorso. Eppure si è trattato di un progresso disomogeneo, con notevoli differenze tra i vari Paesi. E questo ha lasciato crescere i gruppi di persone suscettibili non protette tanto da raggiungere un numero record di cittadini colpiti dal virus. È quanto dichiara l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che sollecita gli Stati europei a indirizzare i loro interventi verso quei luoghi e gruppi in cui persistono le lacune immunitarie. Nel 2018, il morbillo ha ucciso 72 bambini e adulti nella regione europea. Secondo i rapporti dei vari Paesi, da gennaio a dicembre 2018 (ricevuti dal 1° febbraio 2019), 82.596 persone in 47 dei 53 Stati monitorati hanno contratto il morbillo. Nei Paesi che hanno riportato dati di ospedalizzazione, quasi i due terzi (il 61%) dei casi di morbillo hanno richiesto un ricovero. Il numero totale di persone infettate dal virus nel 2018 è stato il più alto di questo decennio: 3 volte il totale riportato nel 2017 e 15 volte il record del 2016.L'ondata di casi di morbillo nel 2018 ha seguito un anno in cui la regione europea ha raggiunto la copertura più alta mai stimata per la seconda dose di vaccinazione contro il morbillo (90% nel 2017). Sempre nel 2017, mai così tanti bambini hanno ricevuto in tempo le serie complete di due dosi, secondo i programmi di vaccinazione dei loro Paesi, dal 2000. La copertura con la prima dose è aumentata leggermente al 95%, il livello più alto dal 2013. Tuttavia, questi progressi sono basati sui risultati a livello nazionale che possono mascherare lacune a livello subnazionale, spesso non riconosciute fino a quando non si verificano epidemie. "Il quadro del 2018 chiarisce che l'attuale ritmo dei progressi nell'innalzare i tassi di immunizzazione sarà insufficiente a fermare la circolazione del morbillo. Mentre i dati indicano una copertura vaccinale eccezionalmente elevata a livello regionale, riflettono anche un numero record di persone colpite e uccise dalla malattia. Ciò significa che le lacune a livello locale offrono ancora una porta aperta al virus", afferma Zsuzsanna Jakab, direttore regionale Oms Europa.