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Roma, 21 novembre 2018 - Promuovere una rete pediatrica contro il maltrattamento e l’abuso nei confronti dell’infanzia per intercettare e rilevare segnali di trascuratezza, negligenza e ogni altra forma di pregiudizio in danno di bambini e ragazzi e sollecitare interventi e azioni in raccordo con le istituzioni. È quanto prevede il protocollo d’intesa sottoscritto questa mattina dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) Filomena Albano e dal presidente della Federazione italiana medici pediatri (FIMP) Paolo Biasci.

L’intesa mira inoltre a diffondere la cultura dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, a promuovere iniziative di sensibilizzazione e ad individuare azioni comuni volte al miglioramento delle politiche per l’infanzia e per la famiglia.

“Per contrastare un fenomeno grave come quello degli abusi sull’infanzia – commenta la Garante Albano – è fondamentare investire nella prevenzione e nell’intervento precoce. E questo è proprio quello che assieme alla FIMP ci proponiamo di fare promuovendo la rete nazionale pediatrica. I Pediatri di libera scelta, infatti, per il rapporto di fiducia che instaurano con le famiglie e per la loro sensibilità professionale, possono prima di ogni altro intercettare segnali di disagio e sofferenza e promuovere l’adozione dei provvedimenti più opportuni a tutela della salute fisica o emotiva dei bambini. Il protocollo siglato oggi rappresenta un ulteriore strumento di collaborazione con i pediatri, con i quali già da tempo ci confrontiamo e agiamo in sinergia per promuovere il benessere di bambini e ragazzi”e la firma nella settimana dedicata alla infanzia ha un valore altamente simbolico.

“Il maltrattamento e l’abuso all’infanzia sono temi che solitamente non vengono trattati durante il corso di studi di un medico e in particolare di un pediatra”, aggiunge la dott.ssa Paola Miglioranzi, responsabile nazionale FIMP per le problematiche su abuso e violenza contro i bambini. “Riconoscere una situazione che non si conosce è difficile, a volte è difficile anche solo pensarci. Il disagio sociale che colpisce in modo ingravescente il nostro Paese è un fattore di rischio importante di cui non ci dobbiamo dimenticare. La sofferenza vissuta dal bambino nei casi di maltrattamento e abuso, ancor più se non riconosciuta, ha importanti ripercussioni sulla sua salute fisica e mentale e lascia segni indelebili, che incideranno sulla sua vita futura.”

A concludere il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale FIMP: “Ci auguriamo una collaborazione proficua con tutti i colleghi che lavorano in questo settore, i pediatri ospedalieri, i neuropsichiatri infantili, gli psicologi ma anche e soprattutto con la magistratura, ricordando che è l’interesse superiore del bambino l’obiettivo comune e che ognuno di noi può fare la differenza. La rete FIMP contro l’abuso e la violenza verso i bambini è uno spazio aperto a tutte le istituzioni e le forze attive nel nostro Paese e la sinergia con l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza sarà sicuramente il punto di forza per passare ad azioni concrete di contrasto del fenomeno”.

Roma, 20 novembre 2018 – La settimana dal 12 al 18 novembre anche quest’anno è stata dedicata alla sensibilizzazione sull’uso corretto degli antibiotici. La FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) in rappresentanza della Pediatria di Famiglia è tra i partner che collaborano con le istituzioni nazionali e internazionali nel supportare iniziative rivolte a sostenere la prescrizione antibiotica ragionata e consapevole, unico strumento efficace per la riduzione delle resistenze. Questo fenomeno è stato ampiamente segnalato da organismi scientifici come un pericolo per la vita stessa di molte persone nei prossimi anni, a causa dell’emergere di specie microbiche resistenti e alla contemporanea riduzione nello sviluppo di nuove molecole. La resistenza antibiotica è attribuita all’eccessivo uso di questi farmaci soprattutto negli ospedali e nelle comunità ma è necessario uno sforzo collettivo e su più fronti per contrastare questo fenomeno. La FIMP, già da alcuni anni, contribuisce a questa azione di contrasto attraverso varie iniziative, sia formative sia con la pubblicazione di una revisione di quanto disponibile nella letteratura scientifica sull’uso giudizioso degli antibiotici nelle patologie infettive più frequenti in Pediatria. Quest’anno si è aggiunta una nuova iniziativa rivolta a Genitori e piccoli pazienti. Attraverso un sito dedicato e una campagna informativa sui social media, saranno dei personaggi a fumetti- i simpatici Mio, Mia e Meo- a fornire informazioni utili alle Famiglie per conoscere le malattie più comuni, come prevenirle, e per utilizzare, solo quando necessari, i farmaci nel modo più corretto.

Roma, 13 novembre 2018 - “Nel 2017 la rinuncia a visite o accertamenti specialistici per problemi di liste di attesa complessivamente riguarda circa 2 milioni di persone (3,3% dell’intera popolazione), mentre sono oltre 4 milioni le persone che vi rinunciano per motivi economici (6,8%)”. E’ quanto ha indicato il presidente ISTAT facente funzioni, Maurizio Franzini, in audizione sulla Manovra alla Camera. Le liste di attesa inducono a rinunciare alle prestazioni quasi il 5% di coloro che hanno un’età compresa tra i 45 e i 64 anni e il 4,4% degli ultra-sessantacinquenni. Inoltre tra quanti dichiarano che le risorse economiche della famiglia sono scarse o insufficienti l’incidenza della rinuncia alle prestazioni specialistiche è complessivamente pari al 5,2%, a fronte dell’1,9% tra le famiglie che dichiarano di avere risorse ottime o adeguate. Sono forti le differenze territoriali tra Nord e Centro-Sud. La percentuale più bassa si rileva infatti nel Nord-est (2,2%) e la più elevata nelle Isole (4,3%). Distinguendo le prestazioni sanitarie, la rinuncia per liste di attesa è più frequente per le visite specialistiche (2,7%) rispetto agli accertamenti specialistici (1,6%). Queste situazioni "rappresentano un segnale di vulnerabilità nell’accesso alle cure che riguarda in particolare i meno abbienti", aggiunge Franzini.

Roma, 12 novembre 2018 - Tanti soldi spesi per migliorare la salute e le cure ma i progressi stanno rallentando in tutto il Mondo. Secondo gli ultimi dati, nel 2017 i miglioramenti sulla mortalità si sono fermati e in alcuni Paesi sono addirittura peggiorati. Inoltre nella metà delle nazioni mancano operatori sanitari e il 50% dei decessi sono causati da quattro fattori di rischio: ipertensione, fumo, glucosio alto nel sangue e alto indice di massa corporea. Sono questi i principali dati che emergono dal rapporto Global Burden of Disease (GBD), pubblicato sulla rivista Lancet. "Il mondo ha visto diverse storie di successo per la salute - Christopher Murray, direttore dell'Institute for Health Metrics and Evaluation, che ha coordinato il Rapporto -. Gli investimenti fatti nei paesi poveri sulle cure prenatali e i problemi di igiene hanno fatto la differenza per la vita di queste persone. Ma la combinazione di rischi metabolici e invecchiamento della popolazione continuerà a far salire le malattie croniche". Ma non è questo l'unico problema individuata dall'indagine. C'è, infatti, la carenza di forza lavoro sanitaria in quasi la metà dei Paesi (47%), dove ci sono meno di 10 medici per 10mila abitanti e il 46% può contare su meno di 30 infermiere o ostetriche ogni 10mila. Peraltro, l'emergere di problemi come guerre e conflitti, terrorismo e la crisi dei farmaci oppioidi potrebbe avere delle conseguenze negative nel tempo, se non si interviene. Oltre alle malattie croniche, c'è da sottolineare che le prime tre cause di disabilità nel 2017 (e negli ultimi 30 anni) sono state lombalgia, emicrania e depressione.

Giovedì, 08 Novembre 2018 11:15

Fumo: anche i disturbi alimentari tra le cause del vizio

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Roma, 8 novembre 2018 - Tra i motivi per cui si fuma potrebbero esserci anche i disturbi alimentari. Le persone prendono questo vizio per diverse ragioni e quello per cui continuano è l’instaurarsi di una vera e propria dipendenza e il ‘piacere’ che ne deriva. La nicotina, infatti, si lega a particolari recettori che stimolano una zona del cervello a livello dell’area del tegmento ventrale da cui viene provocato il rilascio di dopamina e altri neurotrasmettitori a livello del nucleo accumbens. Queste stimolazioni producono piacere, eccitazione e modulazione dell’umore. In breve tempo, i recettori dell’acetilcolina vengono saturati dalla nicotina, questo provoca il bisogno di fumare di nuovo e instaura il fenomeno della tolleranza acuta. “Una quota di fumatori, spesso donne, inizia a fumare anche per l’effetto anoressante della nicotina” spiega Vincenzo Zagà, Presidente della SITAB- Società Italiana di Tabaccologia a Congresso a Firenze. “Il fumo di sigaretta ha infatti un blando effetto di soppressione dell’appetito che viene ricercato come strumento di controllo del peso, salvo poi trasformarsi nella dipendenza che conosciamo. La diminuzione dell’appetito è l’effetto combinato di meccanismi fisiologici e psicologici e in questi soggetti, prevalentemente donne, la resistenza alla proposta di cessazione è dettata dal timore di aumentare di peso. In una ricerca le donne che usano il fumo come strumento di controllo dell’introduzione di cibo hanno maggiori probabilità di mostrare i sintomi di un disturbo alimentare”. Come conferma Antonella Manfredi, Direttore Area Dipendenze ASL Toscana Centro, “nell’aiutare una persone affetta da disturbo della condotta alimentare a smettere di fumare bisogna porre molta attenzione al tipo di disturbo di cui soffre. Il ‘Binge Eating’, il comportamento caratterizzato da abbuffate incontrollate di cibo, è più spesso associato al fumo di sigaretta rispetto all’anoressia nervosa di tipo restrittivo. Inoltre soffrire di un disturbo dell’alimentazione sconvolge la vita di una persona e ne limita le sue capacità relazionali, lavorative e sociali”.

Roma, 9 novembre 2018 - Italia si classifica ai primi posti al mondo per aspettativa di vita ma le culle sono troppe vuote. A farci compagnia, quanto a bassa natalità, altri 91 Paesi come Spagna, Portogallo, Norvegia, Cipro, Singapore e Sud Corea, con meno di due figli per donna. Al contrario, 104 Paesi tra cui Niger, Mali, Chad, e Sud Sudan compensano il gap, con una media di sette figli per donna. L'Italia risulta quindi tra i Paesi in cui il numero di nati non è sufficiente a mantenere l'attuale popolazione. E' quanto emerge dai dati del Global Burden of Disease (Gbd) 2017, appena pubblicati dalla rivista 'Lancet' e frutto del lavoro di 3.676 collaboratori di 146 Paesi. L'analisi ha incluso ben 38 miliardi di dati, su 359 malattie e 84 fattori di rischio. Questo sistema di 'misurazione della salute' nato nel 1991 su richiesta della Banca Mondiale individua i fattori di rischio per la salute e il loro impatto sugli anni di vita ed è è gestito dall'Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme). "La speranza di vita in Italia è tra le migliori del mondo, con una media di 83,2 anni di vita pro capite. Gli uomini vivono in media 80,8 anni (di più solo in Svizzera, Israele e Giappone), mentre le donne 85,3 anni (siamo settimi dopo Giappone, Kuwait, Islanda, Spagna, Francia e Svizzera)", spiega Luca Ronfani, pediatra epidemiologo, direttore della Struttura di Epidemiologia clinica e ricerca sui servizi sanitari dell'ospedale Burlo Garofolo di Trieste, che coordinerà la prossima edizione italiana del lavoro: per 20 mesi - da ottobre 2018 a maggio 2020 - essa vedrà coinvolti 14 istituti italiani e oltre 40 ricercatori, nella raccolta di indicatori utili a tracciare un quadro dei principali fattori di rischio che impattano sulla salute degli italiani (fumo, ambiente, abitudini alimentari, incidenti e molto altro). Quanto alle cause di morte 'fotografate' dall'attuale Gdb, si conferma una situazione non molto cambiata dal 1990. I “big killer” rimangono le malattie cardiovascolari, seguite dai tumori nel loro complesso e da disturbi neurologici

Mercoledì, 07 Novembre 2018 11:05

Meno sale? Più benessere!

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Roma, 7 novembre 2018 - La dieta occidentale utilizza troppo sale. Non bisogna pensare solo a quello che viene aggiunto all’insalata, nella pasta o su una bistecca. Esiste anche quello nascosto nei cibi precotti, conservati, o negli snack. Un consumo eccessivo può favorire l’ipertensione arteriosa, la principale causa di malattie cardiovascolari, un vero e proprio killer silenzioso. “E’ la causa prima di mortalità in tutto il mondo – spiega il prof. Enrico Agabiti Rosei, Past President dell’European Society of Hypertension (ESH) -. Si tratta del fattore di rischio più importante e come causa di eventi fatali e non fatali ha superato il fumo di tabacco e l’inquinamento atmosferico. In Europa si spendono ogni anno circa 200 miliardi per il trattamento delle malattie cardiovascolari che in gran parte sono correlate all’ipertensione. E’ possibile prevenirla iniziando proprio dalla tavola”. Il nostro palato si abitua in fretta: prova a ridurre in modo graduale il sale in cucina, vedrai che in poco tempo non noterai la differenza rispetto a prima. Un trucco consiste nel sostituire il sale con erbe aromatiche (prezzemolo, rosmarino, basilico, aglio, cipolla, origano, ecc.) e spezie (peperoncino, pepe, curry, ecc.).

Martedì, 06 Novembre 2018 10:00

Studio Cnr: gli amici aiutano a contrastare l’obesità

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Roma, 6 novembre 2018 - Per stare in forma e contrastare il rischio obesità, un valido alleato può essere un amico. Gli stimoli che si ricevono dal gruppo o dal compagno del cuore sono, infatti, importanti leve sociali che spronano all’attività fisica. Un elemento da non sottovalutare se si considera che, secondo l’International Association for the Study of Obesity, l’obesità e il sovrappeso in Europa colpiscono un bambino su tre. Importante quindi attenersi alle indicazioni che emergono da uno studio di cui è coautrice Eugenia Polizzi, ricercatrice dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc). Il lavoro, pubblicato su ‘Nature Human Behaviour’ e coordinato dal Joint Research Center della Commissione europea in collaborazione con l’università di Cambridge, ha messo sotto esame l’impatto che hanno meccanismi sociali come la reciprocità e la cooperazione di gruppo sul motivare bambini di 9-11 anni a praticare più sport. A 350 bambini di 15 scuole elementari italiane è stato chiesto di indossare quotidianamente per sette settimane un accelerometro che permette di registrare i movimenti del corpo. L’attività fisica rilevata veniva trasformata in punti, che alla fine dello studio potevano essere scambiati con premi, assegnati in base all’attività svolta dal bambino (incentivi individuali), oppure a quella dei loro migliori amici e collettivamente all’interno di squadre (incentivi sociali). In queste ultime due condizioni, più i loro amici si muovevano, più i bambini ricevevano punti. “Gli incentivi sociali erano molto più efficaci rispetto a quelli individuali nello stimolare l’attività fisica dei bambini, portando ad un aumento globale del 52% di attività rispetto ad una condizione di controllo.”

Lunedì, 05 Novembre 2018 10:22

Influenza: già 125 mila gli italiani colpiti

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Roma, 5 novembre 2018 – Febbre, mal di gola, dolori ai muscoli e alle articolazioni iniziano ad affliggere gli italiani. È l’influenza che torna all’attacco, colpendo 125 mila cittadini dall’inizio della sorveglianza epidemiologica e, circa 71 mila, nell'ultima settimana osservata, dal 22 al 28 ottobre. È quanto emerge dal bollettino della rete Influnet, coordinata dall'Istituto superiore di sanità, con il sostegno del ministero della Salute e il contributo dei camici bianchi 'sentinella', medici di famiglia e pediatri di libera scelta delle varie regioni. Secondo il report, l'attività dei virus influenzali è ai livelli di base in tutte le regioni italiane (anche se, si puntualizza, non tutti i medici partecipanti alla sorveglianza hanno reso disponibili i dati raccolti).
Rispetto alla precedente settimana, quando i casi stimati erano quasi a quota 55 mila, si comincia a intravedere un aumento, complice forse anche il maltempo che ha investito la Penisola. Il valore dell'incidenza totale è pari a 1,17 casi per mille assistiti (nella settimana precedente era a 0,91). Nella fascia d'età 0-4 anni si sale a 2,36 casi per mille assistiti. Guardando alle varie situazioni regionali, l'incidenza complessiva più alta si osserva al momento in Abruzzo (3,63 casi per mille assistiti) e Lombardia (2,25), la più bassa in Veneto (0,26) e Campania (0,30).
Dopo il primo 'schiaffo' dal meteo che in questi giorni ha portato giù le temperature, "in Italia la situazione sul fronte dell'influenza è ancora tutto sommato tranquilla - chiarisce Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università degli Studi di Milano -. Si registra un lieve aumento dell'attività dei virus stagionali legato all'andamento meteorologico e a una conseguente facilitazione della diffusione. È questo il momento giusto per vaccinarsi".

Mercoledì, 31 Ottobre 2018 14:46

Studio Cnr: gli amici aiutano a contrastare l’obesità

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Roma, 31 ottobre 2018 – Per stare in forma e contrastare il rischio obesità, un valido alleato può essere un amico. Gli stimoli che si ricevono dal gruppo o dal compagno del cuore sono, infatti, importanti leve sociali che spronano all’attività fisica. Un elemento da non sottovalutare se si considera che, secondo l’International Association for the Study of Obesity, l'obesità e il sovrappeso in Europa colpiscono un bambino su tre. Importante quindi attenersi alle indicazioni che emergono da uno studio di cui è coautrice Eugenia Polizzi, ricercatrice dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc). Il lavoro, pubblicato su 'Nature Human Behaviour' e coordinato dal Joint Research Center della Commissione europea in collaborazione con l’università di Cambridge, ha messo sotto esame l'impatto che hanno meccanismi sociali come la reciprocità e la cooperazione di gruppo sul motivare bambini di 9-11 anni a praticare più sport. A 350 bambini di 15 scuole elementari italiane è stato chiesto di indossare quotidianamente per sette settimane un accelerometro che permette di registrare i movimenti del corpo. L’attività fisica rilevata veniva trasformata in punti, che alla fine dello studio potevano essere scambiati con premi, assegnati in base all’attività svolta dal bambino (incentivi individuali), oppure a quella dei loro migliori amici e collettivamente all’interno di squadre (incentivi sociali). In queste ultime due condizioni, più i loro amici si muovevano, più i bambini ricevevano punti. "Gli incentivi sociali erano molto più efficaci rispetto a quelli individuali nello stimolare l’attività fisica dei bambini, portando ad un aumento globale del 52% di attività rispetto ad una condizione di controllo."