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Roma, 26 marzo 2020 – Sono quasi 7,2 milioni i casi di influenza registrati nella stagione in corso. Quelli settimanali continuano a calare velocemente, soprattutto tra i giovanissimi, complice la chiusura delle scuole decisa per frenare l'epidemia da coronavirus. Secondo gli ultimi dati disponibili (relativi alla settimana dal 9 al 15 marzo) sono stati segnalati, in Italia, 264.000 contagi. Erano 345.000 quelli invece registrati nella settimana precedente. E' quanto rende noto il bollettino di sorveglianza epidemiologica Influnet, a cura dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS). Il livello di incidenza nella 11/ma settimana del 2020 è di intensità bassa e pari a 4,4 casi per mille assistiti (era di 5,7 la settimana precedente) e in calo soprattutto tra i bambini e teenager, ovvero tra 0 e 14 anni. Le Regioni più colpite sono Piemonte, Lombardia, le province autonome di Bolzano e Trento, Liguria, Toscana, Marche e Sardegna. Da ottobre al primo marzo (ultimo dato disponibile), sempre secondo il bollettino Flunews, sono stati 169 i casi gravi di influenza, che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva, di cui 35 deceduti.

 

 

PRESIDENZA NAZIONALE

 Via Parigi 11, scala A int.105 ‒ 00185 Roma

 

CONSIGLIO NAZIONALE STRAORDINARIO DEL 21 MARZO 2020

 

Il Consiglio Nazionale della FIMP riunito in videoconferenza in data 21 marzo 2020, sentita la relazione del Presidente Nazionale,

 

l’approva all’unanimità.

Il Consiglio Nazionale,

Apprezza

lo sforzo e l’attività svolta dalla Presidenza e dalla Segreteria Nazionale per la gestione politica e tecnico-scientifica dell’emergenza pandemica da SARS-CoV-2 che ha messo in evidenza il ruolo insostituibile della Pediatria di Famiglia testimoniato dalla produzione di materiale aggiornato per diffuse campagne di informazione per i genitori e di linee guida per i PLS e dall’impegno a garantire la tutela della salute dei pediatri di famiglia attraverso la pressante richiesta di Dispositivi di Protezione Individuale per la nostra categoria;
 
Evidenzia
che fin dalle fasi iniziali della diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2, ancora quando le informazioni sull’epidemiologia e sulla clinica erano scarse, l’azione svolta dalla Pediatria di Famiglia è stata determinante per evitare l’eccessivo ricorso alle strutture ospedaliere, per dare le corrette informazioni di comportamento, per ridurre i contagi e per offrire un sostegno alle comprensibili preoccupazioni delle famiglie.

 

Lamenta

la disattenzione nei confronti di una fornitura capillare di Dispositivi di Protezione Individuale ai Pediatri di Famiglia chiamati a far fronte alle prime richieste di assistenza della popolazione, l’insufficiente attività di monitoraggio e sorveglianza sanitaria dei controlli ai Pediatri di Famiglia venuti a contatto con casi sospetti o accertati, la mancanza di un percorso assistenziale pediatrico che dovrebbe essere differenziato, in particolare per criteri di sospetto diagnostico, accertamento e ricovero, da quello, pur più urgente e grave, dell’adulto, ma che deve considerare il bambino quale potenziale e silente diffusore dell’infezione nei confronti dei famigliari (genitori e nonni).
 
Richiede

linee ministeriali chiare che non vengano sovvertite da iniziative regionali o aziendali, qualora non determinate da forti criticità epidemiologiche o assistenziali locali: triage telefonico codificato e orientato al bambino, criteri e modalità di ricovero, indicazioni per l’esecuzione di tamponi, visite da effettuare nella massima sicurezza;

una rapida attivazione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, previste dal Decreto- Legge 14 del 9 marzo art.8, con modalità modulate dalla realtà epidemiologica locale;

un maggior coinvolgimento della Pediatria di Famiglia nella programmazione delle attività territoriali regionali e locali con l’inserimento di un rappresentante all’interno delle unità di crisi regionali che svolga un ruolo proattivo nella soluzione delle problematiche, tenendo conto delle peculiari particolarità dell’età pediatrica e dell’ansia che crea nelle famiglie anche il solo sospetto di un contagio;

una proroga, tra le varie già attuate, delle scadenze di assistenza per i soggetti che hanno un’assistenza a termine, che se non attuata porta all’impossibilità di effettuare la ricetta de materializzata;

un provvedimento legislativo urgente che sollevi i medici nell’intero periodo dell’emergenza da ogni responsabilità sia in ambito civile che penale;

lo sviluppo di strategie di assistenza sanitaria a distanza attraverso l’adozione di idonee e condivise modalità di telemedicina da implementare nei contesti e nelle situazioni che impediscano, per la sicurezza del paziente, della popolazione e del pediatra stesso, il trasporto presso lo studio o l’accesso al domicilio;

un’adeguata fornitura di Dispositivi di Protezione Individuale e un controllo, rapido e programmato nel tempo, per i pediatri venuti a contato con soggetti covid+, misure necessarie non solo per proteggere il singolo operatore, ma genitori e pazienti oltre che per salvaguardare l’assistenza territoriale pediatrica;

è vicino

a tutti i medici e gli operatori sanitari contagiati dal virus, in particolare a quelli ricoverati, e partecipa al dolore delle famiglie dei colleghi deceduti a causa del Coronavirus.

Roma, 21 marzo 2020 – “Triage telefonico codificato, criteri e modalità di ricovero, indicazioni per l’esecuzione di tamponi, visite da effettuare nella massima sicurezza. Sul percorso assistenziale pediatrico chiediamo linee ministeriali chiare, che non vengano sovvertite da iniziative regionali o aziendali”. Questo il primo punto del documento approvato oggi sull’emergenza nuovo Coronavirus dal Consiglio Nazionale straordinario della Federazione Italiana Medici Pediatri, tenutosi in videoconferenza.
Quasi 200 persone, tra segretari provinciali, regionali e iscritti FIMP, si sono trovate all’unanimità sulla relazione del Presidente Nazionale Paolo Biasci e sul documento finale in cui si torna a chiedere con forza un’adeguata fornitura di dispositivi di protezione individuale e un monitoraggio dei pediatri di famiglia venuti in contatto con persone Covid+.
“C’è ancora tanta, troppa disattenzione sull’importanza di una fornitura capillare di DPI negli oltre 7000 studi pediatrici degli iscritti FIMP. Siamo drammaticamente a macchia di leopardo – denuncia Biasci -. Mascherine, guanti e camici monouso sono misure necessarie per proteggere, con noi, anche i bambini e i loro genitori, oltre che per salvaguardare l’assistenza territoriale pediatrica. Occorre ricordare che in questa emergenza, insieme ai Medici di Medicina Generale, restiamo la porta principale del Servizio Sanitario Nazionale, che filtra gli arrivi nei Pronto Soccorso degli ospedali e nei nostri studi. Per questo è necessario un provvedimento legislativo urgente che sollevi i medici nell’intero periodo dell’emergenza da ogni responsabilità, sia in ambito civile che penale. Fin dalle fasi iniziali della diffusione dell’infezione siamo stati determinanti nel dare corrette informazioni di comportamento, ridurre i contagi e rispondere alle preoccupazioni delle famiglie. Abbiamo resistito industriandoci, ma ora tanti si trovano in quarantena o, peggio, in rianimazione: la fornitura capillare di DPI adeguati è una misura ormai ineludibile. Manca inoltre un’attività di monitoraggio e sorveglianza sanitaria su quelli che tra noi sono venuti in contatto con casi sospetti o accertati. Manca un percorso assistenziale pediatrico che dovrebbe essere differenziato, in particolare per criteri di sospetto diagnostico, accertamento e ricovero, da quello pur più urgente e grave dell’adulto, ma che deve considerare il ruolo del bambino come potenziale e silente diffusore dell’infezione nei confronti di genitori, nonni e familiari”.
“Chiediamo un maggior coinvolgimento della Pediatria di Famiglia nella programmazione delle attività territoriali, regionali e locali – l’appello del Presidente FIMP - con l’inserimento di un rappresentante all’interno delle Unità di crisi regionali, che svolga un ruolo proattivo nella soluzione delle problematiche, tenendo conto delle peculiari particolarità dell’età pediatrica e dell’ansia che crea nelle famiglie anche il solo sospetto di un contagio. Occorre inoltre una rapida attivazione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, previste dal Decreto Legge 14 del 9 marzo art.8, con modalità modulate dalla realtà epidemiologica locale”.
L’organismo che raccoglie tutti i quadri sindacali ha dato voce alle istanze territoriali, ha consentito di evidenziarne le criticità e condividere strategie operative. “C’è bisogno di una proroga delle scadenze per i bambini che hanno un’assistenza a termine: in questi casi, non potremo altrimenti procedere con l’invio di ricette dematerializzate. Nelle realtà in cui la situazione da drammatica è diventata tragica, è necessario programmare più tamponi per monitorare i cluster familiari. Segnaliamo che in alcune realtà sono in dimissione neonati positivi oppure non positivi, ma con madri sintomatiche. Urgono dei protocolli nella gestione di questi casi, per curare al meglio i bambini ed evitare ulteriori contagi”.
“In un’ottica di resilienza – afferma Mattia Doria, Segretario nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP – questa epidemia ci ha offerto anche una nuova chiave di lettura del nostro lavoro, una possibilità di crescita e accreditamento professionale in quelle realtà difficili da raggiungere o in cui il pediatra di famiglia manca del tutto. Stiamo ragionando infatti sulle opportunità che offre la telemedicina nel nostro ambito. Da strumento emergenziale può diventare strategia di supporto al quotidiano. Occorreranno però una formazione tecnica e scientifica, nonché dotazioni strumentali che non sempre sono nella disponibilità di tutti. Il triage telefonico ha aperto la strada a quella che lo stesso Ministero della Salute intende come una modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria tramite il ricorso a tecnologie innovative, in particolare alle ICT (Information and Communications Technology), in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente non si trovano nello stesso luogo. Un’applicazione che deve prevedere la trasmissione sicura di informazioni e dati di carattere medico nella forma di testi, immagini, registrazione di parametri clinici o altre forme necessarie per la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il successivo controllo dei pazienti”.
“Potremo avviare un ragionamento con le Regioni – annuncia Biasci - per esercitare attività di Telemedicina proprio a partire dal triage telefonico che stiamo sperimentano con successo, uno strumento che deve essere ancora approfondito, strutturato e codificato. Dobbiamo lavorare sulla possibilità di adottare modalità idonee e condivise da implementare nei contesti e nelle situazioni che impediscano, per la sicurezza del paziente, della popolazione e del pediatra stesso, il trasporto presso lo studio o l’accesso al domicilio. Usiamo questo tempo per immaginare strategie di consultazione, valutazione e assistenza sanitaria a distanza, che potremo utilizzare anche quando questa epidemia sarà superata. Ci aspettano nuove sfide, i pediatri di famiglia troveranno nuovi modi di affrontarle”.
“Ultimo, ma non ultimo – conclude Biasci – il nostro pensiero va a tutti i medici e gli operatori sanitari contagiati dal virus, in particolare a quelli ricoverati, e partecipa con profonda vicinanza al dolore delle famiglie dei colleghi che a causa del virus hanno perso la vita”.

Il documento integrale è disponibile sul sito www.fimp.pro

Roma, 18 marzo 2020 – “Un altro collega di Cure Primarie che ha perso la vita, centinaia di suoi pazienti smarriti, un’ulteriore pressione sulle reti ospedaliere. È strategico, oltre che umano, lasciare la porta al Servizio Sanitario Nazionale sguarnita, con i medici che in prima istanza si occupano dei casi sospetti di nuovo Coronavirus, ancora senza dispositivi di protezione individuale come mascherine, guanti, occhiali e camici monouso?”. Un grido di dolore e insieme una richiesta di aiuto, l’appello di Paolo Biasci, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, alla notizia della morte di Marcello Natali, che aveva il suo studio a Codogno ed era Segretario della Federazione italiana Medici di Medicina Generale di Lodi.
“Chiediamo che la morte di Marcello Natali non sia vana – afferma Biasci -. I numeri dell’epidemia tra gli operatori sanitari sono impressionanti. Secondo i dati della Fondazione GIMBE, si tratta di oltre l’8% del totale dei contagi, 2.629 persone. Tra i pediatri di famiglia, decine sono in isolamento o quarantena, alcuni si trovano in rianimazione. Chi si prende cura di chi si prende cura? Chi si occuperà del triage dei pazienti, oltre che di altre malattie, quando i medici di Cure Primarie non potranno più farlo?”.
“I dispositivi di protezione individuale – dichiara Biasci – continuano ad essere distribuiti poco e male. Gli applausi dei cittadini ai medici del Servizio Sanitario Nazionale ci hanno emozionato, ma non bastano a salvarne la vita. Non vogliamo essere eroi, chiediamo lucidità e lungimiranza, per essere messi in grado di continuare a contribuire alla gestione dell’emergenza, a dare la migliore assistenza ai bambini ed alle loro famiglie”. 
“I nostri schemi di triage telefonico hanno funzionato – aggiunge il Presidente FIMP - e soprattutto grazie al rapporto fiduciario con le famiglie sono stati condivisi e compresi. Insieme all’isolamento contribuiranno a farci arrivare in fondo al tunnel di questa epidemia più in fretta”. 
“Abbiamo convocato per sabato prossimo in video-conferenza – conclude Biasci – il Consiglio Nazionale Straordinario FIMP, che raccoglie tutti i quadri sindacali. Vogliamo dar voce alle istanze del territorio e concordare insieme strategie operative. Alla famiglia di Marcello Natali, ai suoi pazienti, alle persone che lo hanno conosciuto e amato, va il nostro abbraccio. Nessuno deve essere lasciato solo”.

Roma, 18 marzo 2020 - Per preservare la propria fertilità gli uomini dovrebbero evitare di mangiare, da giovani, junk food. E’ quanto ha dimostrato una recente ricerca danese pubblicata da JAMA Network Open e condotta su 2.935 persone. Chi aveva seguito una dieta basata su pizza, patatine fritte, dolci, bibite, carni rosse e trasformate hanno fatto registrare in genere un numero di spermatozoi inferiore (di circa 26 milioni) rispetto agli uomini che hanno mangiato una quantità inferiore di questi cibi. Quest’ultimi hanno anche mostrato livelli più bassi di ormoni riproduttivi necessari per una fertilità ottimale. Viceversa chi aveva abitudini alimentari più sane (consumo di pesce, pollo, verdure, frutta e acqua) aveva in genere un numero di spermatozoi superiore di 43 milioni rispetto a chi mangiava basse quantità di questi alimenti. “Il tuo sperma è ciò che mangi - ha sintetizzato il coautore Feiby Nassan della Harvard T. H. Chan School of Public Health di Boston -. I nostri risultati suggeriscono la possibilità di utilizzare la dieta come un possibile approccio per migliorare la qualità dello sperma degli uomini in età riproduttiva”. La ricerca non è stato progettata per dimostrare se la dieta influisca direttamente sullo sperma o sulla fertilità. Gli scienziati si sono anche concentrati su uomini giovani e sani che potrebbero non aver ancora provato a concepire e non hanno esaminato ciò che è accaduto negli uomini più grandi che volevano diventare padri. “Tuttavia, lo studio aggiunge elementi che suggeriscono come una dieta sana faccia bene alla salute riproduttiva degli uomini”, dice Muhammad Imran Omar dell’Università di Aberdeen nel Regno Unito. “Gli uomini dovrebbero essere consapevoli del fatto che ci vogliono tre mesi per produrre lo sperma - conclude Allan Pacey, un ricercatore dell’Università di Sheffield nel Regno Unito che non era coinvolto nello studio -. Se un uomo altera la sua dieta di venerdì, non migliorerà il suo sperma entro il lunedì successivo”.

Roma, 11 marzo 2020 – “Al momento non sono pervenute segnalazioni di carenze o interruzioni della fornitura di medicinali commercializzati nell'UE a causa di questo focolaio. Al crescere dell'emergenza sanitaria pubblica, non si possono escludere carenze o interruzioni della fornitura”. E’ quanto ha reso noto un comunicato dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA). Nel frattempo l’Unione Europea ha organizzato la prima riunione del gruppo direttivo esecutivo (Ema, Commissione europea e autorità nazionali competenti negli Stati membri) sulla carenza di medicinali causata da eventi rilevanti, per discutere le misure volte ad affrontare l'impatto dell’epidemia di COVID- 19 sulla fornitura di medicinali nell’Unione. Il mandato di questo gruppo “è quello di fornire una leadership strategica per un'azione urgente e coordinata all'interno dell'UE nel caso in cui una crisi causata da eventi rilevanti, come l'epidemia COVID19, rischi di avere un impatto sulla fornitura di medicinali per uso umano e veterinario. Nel contesto di COVID-19, il gruppo identificherà e coordinerà le azioni a livello UE per proteggere i pazienti quando i medicinali nell'UE saranno a rischio di carenza di approvvigionamento, ad es. a causa di un blocco temporaneo dei siti di produzione nelle aree interessate da COVID-19 o di restrizioni di movimentazione delle merci”. Il gruppo inoltre “assicurerà che i pazienti e gli operatori sanitari in tutta l'UE siano tenuti informati in modo coerente e trasparente sui rischi e sulle azioni correttive intraprese. Il gruppo direttivo è presieduto dalla Commissione europea. I membri del gruppo sono rappresentanti della Commissione europea, i capi delle agenzie regolatorie nazionali (HMA), l'EMA, i presidenti dei gruppi di coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentrate per i medicinali sia umani che veterinari (CMDh e CMDv), come anche da specialisti della comunicazione del rischio”. Lo scopo del gruppo è quello di “gestire le interruzioni della fornitura di medicinali nell'UE attraverso un approccio coordinato, tuttavia è importante sottolineare che è responsabilità delle aziende del settore farmaceutico garantire la continuità della fornitura dei loro medicinali. Ciò include, ad esempio, che i produttori mettano in atto adeguate misure di resilienza come l'aumento delle scorte o l’approvvigionamento di prodotti e materiali attraverso due canali”.

Roma, 28 febbraio 2020 – “La reintroduzione dell’obbligo del certificato medico per il rientro a scuola rischia di far collassare la rete di cure primarie su cui già si sta poggiando largamente la gestione dell’emergenza Coronavirus. Il governo riveda una norma priva di fondamento scientifico e che contraddice le raccomandazioni sin qui promosse per contenere l’epidemia”. Questo l’appello del Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, Paolo Biasci sulla misura contenuta nel DPCM del 25 febbraio scorso, che prevede, dopo un’assenza superiore a 5 giorni, la presentazione del certificato medico per la riammissione a scuola.

“Da una parte chiediamo alle famiglie di limitare gli accessi non necessari in ambulatorio e prediligere un primo contatto telefonico, dall’altra le costringiamo ad affollare gli studi medici per un adempimento burocratico cancellato tempo fa proprio perché privo di valore scientifico. Come possiamo infatti – denuncia Biasci - certificare con certezza la non contagiosità di un paziente, come possiamo contenere il rischio della propagazione del virus in uno studio affollato, come non correre il rischio di essere contagiati noi stessi e diventare vettori del virus?”

“Il quadro di questo nuovo Coronavirus è ancora assai incerto – spiega Mattia Doria, Segretario nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP –. Lo è per tutti i medici di cure primarie. Nessuno di noi ha gli strumenti per certificare con ragionevole certezza l’assenza del nuovo Coronavirus nelle vie respiratorie. Mentre è proprio questo che le disposizioni del DPCM sottendono. E poi, non è più “pericoloso” un bambino che torna a scuola dopo 4-5 giorni di assenza senza certificato (perché non previsto) rispetto a quello che torna guarito dopo 6-7 giorni? Inoltre, se è vero che i bambini sembrano meno colpiti, è altrettanto vero, come dicevamo in tempi non sospetti, che possono fungere da incubatori del nuovo Coronavirus, rimanere paucisintomatici e trasmetterlo a persone anziane o con una fragilità immunitaria importante”. “Se non proteggiamo il sistema della medicina territoriale è a rischio collasso l’intero sistema sanitario – conclude il Presidente Biasci -. Gli accessi ai Pronto Soccorso si sono ridotti di oltre il 30% negli ultimi giorni proprio grazie al lavoro capillare che facciamo con le famiglie. Dobbiamo restare in prima linea, ma dobbiamo essere messi in condizione di farlo e di farlo in sicurezza. In molte Regioni sono in distribuzione mascherine chirurgiche che, come è noto, non servono a nulla. Ci aspettiamo maggiore attenzione per un ambito, quelle delle cure territoriali, già sottoposto a grandi pressioni”.

Roma, 29 febbraio 2020 - "In Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna al momento è in cura il 93% di tutti gli 821 positivi al nuovo Coronavirus in Italia. Riteniamo pertanto saggia la decisione del Governo, inserita nel nuovo decreto sull'epidemia, di prorogare la chiusura delle scuole in queste Regioni per altri 8 giorni. Abbiamo bisogno di tempo per contenere il contagio, evitare il caos negli studi pediatrici e nei pronto soccorso e occuparci di chi ha bisogno di cure". Così il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, Paolo Biasci sul rinvio dell'apertura delle scuole nelle Regioni interessate alla massima espansione dell’epidemia. “Va evidenziato - prosegue Biasci - che il ritorno in classe determinerebbe anche un ulteriore fattore di possibile diffusione del virus favorito dall’utilizzo affollato di mezzi pubblici, nelle ore di punta di ingresso e uscita dalle lezioni, e la frequentazione di luoghi di aggregazione”. “Ci auguriamo - sottolinea il Presidente FIMP - che questo tempo che abbiamo in più, prima della riapertura delle scuole, sia utile per correggere la norma contenuta nel DPCM del 25 febbraio che prevede il certificato medico obbligatorio per tutti, per le assenze superiori a 5 giorni. Ci confortano le parole del Commissario Straordinario Angelo Borrelli che ha parlato di un provvedimento univoco per tutte le regioni. Segnaliamo però che nelle Regioni in cui le scuole riapriranno, ovvero Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Marche, l'obbligo del certificato, che allo stato attuale delle conoscenze ha solo la funzione di certificare l’assenza dei sintomi e non quella dello stato di portatore di nCoV19, resta in vigore. Così si mettono in grande difficoltà i medici di cure primarie e le famiglie, con il rischio di affollare gli studi e in questo modo favorire il contatto dei sani e con i malati, come è accaduto ieri in alcuni studi pediatrici del Veneto dove si sono recati all’ultimo momento molti genitori alla notizia della possibile riapertura delle scuole e del ripristino dell'obbligo del certificato". "Ribadiamo - conclude Biasci - che occorre attenzione all'ambito della medicina del territorio sottoposta, nella gestione di questa epidemia, a incredibili pressioni, con strumenti spesso insufficienti. Auspichiamo un maggiore coordinamento regionale che permetta a tutti i pediatri di famiglia e ai medici di medicina generale di poter contare in tempi stretti sui necessari dispositivi di protezione individuale. Se si ammalano i medici delle cure primarie rischia di collassare l'intero sistema".

Roma, 2 marzo 2020 - Alla base del grave eccesso di peso potrebbe esserci anche una “differenza di genere” il sistema immunitario maschile e quello femminile. E’ quanto hanno provato a dimostrare dei ricercatori dell’Università di Melbourne in un recente studio internazionale. Gli scienziati dell’ateneo australiano hanno scoperto differenze “sorprendenti” sia nel numero sia nella funzione di un gruppo di cellule immunitarie dette 'T regolatorie' (note anche come cellule Treg). Queste hanno un ruolo importante nel corpo spegnendo l'infiammazione, l'autoimmunità e mantenendo la salute di molti tessuti, incluso il tessuto adiposo. L'adipe, dicono gli studiosi, non è solo un deposito di energia, ma anche un organo endocrino che svolge un ruolo cruciale nella regolazione del metabolismo, dell'appetito e dell'infiammazione. Sulla rivista scientifica Nature, i ricercatori hanno esaminato ogni tipo di cellula nel tessuto adiposo e scoperto così un nuovo tipo di cellula 'di connessione' in grado di comunicare con le cellule Treg. Queste però si trovano solo nei maschi. Sono cellule, chiamate stromali, che determinano sia quante cellule Treg possono essere reclutate nel tessuto adiposo sia come vengono attivate. “Non solo abbiamo scoperto differenze marcate nelle cellule Treg, ma abbiamo anche individuato un tipo di cellula stromale che risponde direttamente all'ormone sessuale maschile, il testosterone”, ha affermato Ajithkumar Vasanthakumar, primo autore dello studio.

Roma, 27 febbraio 2020 – “Famiglie informate, non allarmate. Con questo obiettivo abbiamo voluto mettere in campo un’operazione che garantisca la comprensione delle raccomandazioni, tuteli la salute di ogni bambino che vive nel nostro Paese e contenga il contagio del virus. Il decalogo sull’emergenza Coronavirus, già diffuso e presente negli studi dei pediatri di famiglia in italiano, è da oggi disponibile in inglese, tedesco, francese, spagnolo, cinese e arabo”. Ad annunciare l’arrivo negli ambulatori dei pediatri di famiglia delle regole per la corretta gestione dell’epidemia tradotte in tutte le lingue principali, è il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, Paolo Biasci. “Le famiglie stanno rispondendo alle nostre raccomandazioni con grande compostezza e senso di responsabilità – spiega Biasci – ma tutti hanno il diritto di poter comprendere pienamente il senso delle regole che abbiamo indicato. Il rapporto di fiducia, costruito nel tempo con i genitori, ci consente di lavorare efficacemente sulla prevenzione, perché anche sul nuovo Coronavirus non si alimenti la paura, spesso frutto dell’ignoranza o della falsa informazione. Un lavoro che frutta, se è vero che gli accessi ai pronto soccorso sono calati del 30% rispetto a pochi giorni fa”.  “Vogliamo agevolare il lavoro dei colleghi europei, in molti casi nelle prime fasi della gestione dell’epidemia – prosegue Mattia Doria, Segretario nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP –. Per questo abbiamo inviato il decalogo tradotto in 6 lingue ai 35.000 pediatri di cure primarie che appartengono all’ECPCP (European Confederation of Primary Care Paediatricians). Abbiamo deciso di condividere con la Confederazione anche la scheda di triage che utilizziamo per la gestione dei casi sospetti”. “L’OMS riconosce al nostro Paese di aver messo in campo un’efficace strategia del contenimento globale del virus. Come pediatri di famiglia – conclude Biasci - vogliamo contribuire sul piano della prevenzione e della corretta informazione, mettendo a fattor comune gli strumenti di cui disponiamo. A tal proposito segnaliamo che i poster declinati in 6 lingue sono disponibili su tutti i canali social della FIMP”.
 
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