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Mercoledì, 19 Dicembre 2018 08:48

Report Meeting Gruppo di lavoro Abuso e Maltrattamento FIMP

Scritto da

A cura di E. Cappelli e M. Pierattelli, componenti Gruppo di lavoro Abuso e Maltrattamento FIMP

Il gruppo di lavoro sull’abuso/maltrattamento si è riunito a Treviso dal 29 novembre al 1 dicembre.

Costituitosi nel 2016, è composto da pediatri di famiglia provenienti da diverse regioni d’Italia che hanno partecipato a corsi residenziali di formazione specifica (fino ad oggi 4 giorni + 2). La prevista “ricaduta a cascata” del progetto originario (FIMP, SIP, Menarini) è già stata sperimentata con successo concretizzandosi in diversi eventi locali.              

Come primo punto dell’Ordine del giorno Paola Miglioranzi e Luigi Nigri hanno comunicato a tutti i presenti l’importante successo ottenuto nell’aver stabilito sinergie operative con la Garante dell’Infanzia, che ha riconosciuto la qualità del lavoro finora svolto dai pediatri di famiglia e il loro ruolo specifico e strategico per attivare una rete di sorveglianza, intercettazione e gestione dei casi di maltrattamento/abuso.

L’ accordo FIMP-Garante prevede una serie di impegni, il primo dei quali è quello di portare a termine una mappatura, il più possibile completa, delle risorse istituzionali presenti sul territorio nazionale che si occupano a vario titolo di abuso/ maltrattamento.

A Treviso i presenti hanno condiviso il lavoro di mappatura finora fatto, dove possibile, per singole realtà e è emersa una grande variabilità degli scenari nelle diverse regioni.

Il primo compito che ci siamo dati è quello di completare, al più presto, la mappatura delle risorse (centri o ambulatori dedicati, procure dedicate, tribunali dei minori…) per ogni regione con criteri uniformi. Il dossier che ne risulterà sarà inoltrato alla Garante.

Il secondo punto dell’Ordine del giorno riguarda la formazione nazionale, a firma FIMP-SIP, che andrà a completare quella finora proposta in diverse, ma non tutte, le realtà italiane. Nell’intento di offrire a tutti i pediatri le basi minime formative sull’abuso/maltrattamento sono stati previsti 13 corsi da svolgersi nei mesi di marzo e aprile 2019. In questi incontri (1 giornata) saranno inoltre presentati, condivisi e raccolti in un vademecum i risultati della mappatura. Siamo convinti che questa pubblicazione sia uno strumento utile ed efficace per aiutarci a indirizzare correttamente e il più rapidamente possibile i casi di abuso/ maltrattamento che ci potrebbero capitare.

A seguire sono previsti ulteriori 7 corsi avanzati, di II livello, sull’abuso in rete, violenza assistita e mutilazioni genitali.

Era con noi anche Mattia Doria che, nella sua veste di responsabile scientifico della FIMP, garantisce lo spessore culturale e metodologico del programma formativo complessivo.

Terzo punto la ricerca: è stato presentato il questionario SEEK (Safe Environment for Every Kid), validato e già utilizzato in America e nel Nord Europa per identificare le situazioni a rischio nelle famiglie. Si prevede di verificare l’applicabilità di questo strumento nella realtà italiana, in particolare nei nostri setting ambulatoriali mediante uno studio pilota, svolto da pediatri che recluteranno un numero congruo di casi.

Il pediatra di famiglia, grazie alla conoscenza capillare dei propri assistiti e al rapporto con le famiglie che dura nel tempo, ha un ruolo insostituibile nel prevenire, sospettare, identificare e gestire correttamente i casi di abuso/maltrattamento.

Quanti di noi si sentano motivati ad aumentare le loro conoscenze e le loro capacità in materia non hanno che da farsi avanti, c’è bisogno di un impegno comune.

Poche settimane fa è arrivato questo report riguardante la situazione relativa alla eliminazione del morbillo nei vari continenti, secondo quanto riportano i CDC nel novembre 2018.

Nel 2010, l'Assemblea mondiale della sanità ha stabilito tre tappe per la prevenzione del morbillo da raggiungere entro il 2015: 1) aumentare la copertura di routine con la prima dose di vaccino contenente il morbillo (MCV1) tra i bambini di età compresa tra 1 anno e ≥90% a livello nazionale e a ≥80% in ogni distretto; 2) ridurre l'incidenza annuale del morbillo a meno di cinque casi per milione di abitanti; e 3) ridurre la mortalità per morbillo globale del 95% rispetto alla stima del 2000.

Nel periodo 2000-2017, la copertura stimata del MCV1 è aumentata globalmente dal 72% all'85%; l'incidenza annua di morbillo segnalata è diminuita dell'83%, da 145 a 25 casi per milione di abitanti; e le morti annuali per morbillo sono diminuite dell'80%, da 545.174 a 109.638. Durante questo periodo, la vaccinazione contro il morbillo ha prevenuto circa 21,1 milioni di morti.(vedi figura)

Tuttavia, le pietre miliari di eliminazione del morbillo non sono state soddisfatte e tre regioni stanno vivendo una grande rinascita del morbillo. Per compiere ulteriori progressi, è necessario rafforzare la sorveglianza basata sui casi e la copertura con MCV1 e la seconda dose di vaccino contenente il morbillo (MCV2) devono aumentare; inoltre, sarà importante mantenere l'impegno politico e assicurare investimenti sostanziali e sostenuti per raggiungere obiettivi di eliminazione del morbillo a livello globale e regionale.

FIGURA. Numero annuo stimato di morti per morbillo con e senza programmi di vaccinazione - in tutto il mondo, dal 2000 al 2017 *

Leggi l’articolo in originale al https://www.cdc.gov/mmwr/volumes/67/wr/mm6747a6.htm?s_cid=mm6747a6_w

COMMENTO:L’articolo sopra riportato fa cenno (l’ho messo in grassetto e sottolineato) anche alla volontà politica necessaria per arrivare alla eradicazione del morbillo nel mondo.

Personalmente diffido dei tecnici prestati alla politica. Io ,come tecnico, posso dare dei numeri, da sobrio ovviamente. Con le cifre riportate dall’articolo direi che è obbligatorio per i medici informare correttamente i genitori, per i genitori vaccinare senza esitazione con due dosi entro i due anni di età i loro bambini ; per i politici il cosa decidere è facile a questo punto. Purtroppo assistiamo a audizioni in sede autorevole come la Commissione Sanità del Senato di associazioni che di numeri di fantasia si fanno portabandiera, il tutto in previsione della nuova legge sull’obbligo vaccinale.

Certo sentire più opinioni è democratico e forse funzionale ma nessuno convocherebbe fautori della teoria della terra piatta in un convegno di astrofisici. Purtroppo questo avviene ma la forza dei numeri,e del buon senso, alla fine prevarrà, come due più due fa quattro e non un giorno tre e un altro due e mezzo, e fa quattro allovertheworld.

Giorgio Conforti responsabile nazionale Rete Vaccini FIMP

A cura di Domenico Careddu, coordinatore gruppo di studio FIMP sulle CAM

La FIMP ha da tempo ritenuto opportuno istituire un gruppo di studio sulle CAM non tanto per avvallarle e/o raccomandarle quanto piuttosto per approfondire il tema e valutare le evidenze scientifiche disponibili ad esse riferite.

La crescente diffusione della richiesta di Medicine Complementari (CAM), in particolar modo in età pediatrica, da parte delle famiglie, non può non essere presa in considerazione dalla pediatria del territorio che quotidianamente si rapporta con esse.

A ciò va aggiunto che una recente indagine statistica condotta dalla FIMP, e precedentemente un’altra dal Gruppo di studio SIP, hanno evidenziato che circa un pediatra su quattro dichiara di far uso di terapie non convenzionali, in gran parte non escludendo l’utilizzo di terapie farmacologiche allopatiche, in un’ottica di integrazione terapeutica. 

In un recente passato, la FIMP aveva istituito e mantenuto attiva per molti anni una Rete di fitoterapia. Tra le attività svolte da questa rete, oltre a numerosi corsi di formazione su tutto il territorio della penisola, è doveroso ricordare la realizzazione delle “Linee guida per l’uso dei fitoterapici in età pediatrica” che hanno rappresentato un importante tassello nel campo della sicurezza legata all’uso di estratti vegetali, soprattutto in tale fascia di età .

Circa 4 anni fa è stato istituito in FIMP un Board scientifico, costituito da pediatri di famiglia , finalizzato al monitoraggio dell’utilizzo delle CAM da parte dei pediatri, nonché all’insorgenza di eventuali effetti avversi conseguenti al loro impiego e, non ultimo a formare gli stessi pediatri fornendo loro le competenze su indicazioni, controindicazioni, potenzialità e limiti delle suddette terapie per poter rispondere in modo adeguato a specifiche richieste/situazioni nel corso dell’attività clinica quotidiana.

Nel 2018, con la ristrutturazione organizzativa delle attività scientifiche FIMP, si è ritenuto funzionale strutturare, all’interno dell’Area per le Buone Pratiche Cliniche, uno specifico gruppo di studio, coordinato dal sottoscritto, con le finalità di cui sopra.

Lo scopo di questo gruppo di studio non vuole essere e non sarà quello di promuovere l’uso delle CAM, bensì quello di monitorare le conoscenze attorno a queste pratiche terapeutiche osservando in particolare che l’utilizzo ed il ricorso a queste forme di terapia alternativa/complementare avvenga nel pieno rispetto della salute dei pazienti, in un contesto di ampliamento delle opportunità terapeutiche basato sulle evidenze e con decoro professionale. In tale ottica, va letta anche l’istituzione presso gli Ordini dei Medici Provinciali di appositi Elenchi all’interno dei quali vengono iscritti Colleghi/e che possono dimostrare un adeguato percorso formativo, valutato da commissioni ad hoc.

 

COMUNICATO STAMPA

Il documento “ufficiale” è pubblicato sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità 

DALLA FIMP LE REGOLE SULLE PRATICHE A RISCHIO D’INAPPROPRIATEZZA “ECCO LA “TOP FIVE” PER RIDURRE ESAMI DIAGNOSTICI E TERAPIE INUTILI”
Le nuove raccomandazioni rientrano nel progetto “Fare di più non significa far meglio - Choosing Wisely Italia”. Sono state redatte dopo una consultazione svolta su oltre 1000 pediatri di famiglia

Roma, 26 ottobre 2018 – I pediatri di famiglia lanciano la loro “Top Five” per promuovere buone pratiche cliniche tra i professionisti della salute dei più giovani. Sono cinque raccomandazioni che hanno l’obiettivo di favorire l’appropriatezza prescrittiva di esami diagnostici e di alcune terapie per la cura dei più frequenti disturbi di salute dei bimbi promuovendo il dialogo tra pediatri e famiglie. Si tratta di un’iniziativa della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e rientra nel progetto “Fare di più non significa far meglio - Choosing Wisely Italia” lanciato nel 2012 dalla rete di professionisti e cittadini “Slow Medicine”. Le raccomandazioni della FIMP sono “ufficiali” e pubblicate, oltre che nel sito di Choosing Wisely Italia, nel sito dell’Istituto Superiore Sanità (ISS) all’interno del Sistema Nazionale Linee Guida. “Siamo arrivati a queste cinque raccomandazioni attraverso un’indagine e una riflessione interna che ha coinvolto oltre 1.040 pediatri di famiglia - sottolinea il dott. Mattia Doria, segretario nazionale alle attività scientifiche ed etiche della FIMP -. Abbiamo in un primo momento individuato 16 pratiche cliniche considerate a rischio di inappropriatezza. Tra queste ne sono state selezionate cinque. Con questo nuovo documento vogliamo dare un contributo utile a limitare l’utilizzo di pratiche cliniche non confermate dalle evidenze scientifiche ma ancora diffuse sia tra i medici che tra le famiglie. La promozione delle buone pratiche clinico-assistenziali e terapeutiche, come già abbiamo fatto sul tema dell’utilizzo giudizioso degli antibiotici, rappresenta uno dei principali obiettivi di FIMP per garantire la migliore salute possibile ai bambini che seguiamo. L’Italia, infatti, è ai primi posti in Europa per numero di esami prescritti e per utilizzo di alcuni farmaci, tra cui gli antibiotici. E questo vale anche per le cure pediatriche. Si tratta di un problema importante sia da un punto di vista di salute pubblica che di politica sanitaria. Incrementare l’appropriatezza e ridurre il numero di test diagnostici e trattamenti inutili può portare, oltre che ad una migliore salute soggettiva e di comunità, anche a cospicui risparmi di risorse da reinvestire in altri settori dell’assistenza medica”.

Ecco le cinque raccomandazioni della FIMP:

  1. Non prescrivere farmaci (per aerosol e/o sistemici) in caso di Bronchiolite
  2. Non fare diagnosi di Infezione delle Vie Urinarie in base al solo esame colturale delle urine
  3. Non trattare sistematicamente una febbre, in assenza di altri sintomi. Se si decide di trattare, fare ricorso a dosaggi appropriati, evitando l'uso combinato/alternato di paracetamolo e ibuprofene
  4. Non utilizzare farmaci cortisonici per via sistemica per il trattamento della febbre
  5. Non utilizzare terapia nasale topica attraverso doccia nasale micronizzata con farmaci non specificamente autorizzati per questa via di somministrazione

“Come FIMP abbiamo accolto con grande responsabilità le indicazioni promosse dalla Legge Gelli del marzo 2017 - aggiunge il dott. Paolo Biasci, presidente nazionale della FIMP -. E’ stato un provvedimento che la nostra Federazione ha fortemente sostenuto in quanto rappresenta un buon rimedio alla crescita esponenziale della medicina difensiva nel nostro Paese. Con le norme introdotte lo scorso anno sono sempre più importanti le raccomandazioni emanate dalle varie Società Scientifiche. Proprio per questo all’interno di FIMP abbiamo costituito un gruppo di lavoro specifico sulle buone pratiche clinico-assistenziali. Abbiamo in progetto di avviare ulteriori progetti simili per aiutare i colleghi in un aspetto sempre più fondamentale della nostra professione”.

Ufficio stampa
Intermedia
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030.226105 - 3487637832

A cura di Mattia Doria, segretario nazionale alle attività scientifiche ed etiche

È un progetto nazionale promosso dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP). Ha lo scopo di favorire i pediatri di famiglia nel loro ruolo attivo di sentinelle dello sviluppo neuro-motorio dei bambini in modo da riconoscere precocemente le situazioni anomale ed avviarle verso i percorsi diagnostici più appropriati. A tal fine è stato costituito un gruppo di lavoro (board scientifico) composto da Mattia Doria, Giuseppina Annicchiarico e Carmelo Rachele che si coordineranno con gli specialisti dell’Associazione Italiana di Miologia e due rappresentati delle Associazioni di Genitori per lo sviluppo del progetto che, con il coordinamento di FIMP, si articolerà in 3 momenti:

  1. Realizzare un Position Paper su “Ritardo motorio: riconoscimento precoce e valutazione” (Knowledge Distillation);
  2. Coinvolgere la comunità dei Pediatri di famiglia attraverso gli strumenti della formazione continua in medicina (FAD) e la messa a punto di strumenti pratici, utili a trasferire le conoscenze scientifiche nella pratica clinica (Knowledge Diffusion);
  3. Predisporre strumenti/azioni di informazione utili a stabilire o rafforzare l’alleanza tra Pediatra e famiglie dei bambini assistiti in modo da veicolare le informazioni utili ad ottenere una diagnosi tempestiva ed accurata (Parent Engagement).

Il progetto inizierà con la revisione delle evidenze scientifiche italiane ed internazionali sulle problematiche del ritardo motorio nei bambini allo scopo di definire le raccomandazioni sulle modalità con cui condurre gli assessment funzionali. Questo documento costituirà il punto di riferimento per la progettazione delle azioni di informazione/educazione a supporto dell’implementazione delle conoscenze nella pratica clinica e diventerà il punto di partenza per attività di formazione dei pediatri di famiglia.

Parte del progetto vede la collaborazione dei genitori che rappresentano un importante aiuto per il pediatra poiché dall’osservazione del comportamento dei bambini nelle attività quotidiane possono emergere elementi molto utili ai fini dell’individuazione di segni e sintomi precoci di problematiche neuromuscolari. Sarà quindi distribuito materiale informativo che il pediatra potrà utilizzare con i genitori/caregivers. Infine sarà realizzata sul sito web FIMP (www.fimp.pro) un’area dedicata al progetto in cui reperire tutte le informazioni ed i materiali a supporto.

Il progetto PETER PaN è reso possibile grazie al supporto non condizionante di PTC Therapeutics.

Lunedì, 12 Novembre 2018 11:54

GIOCATTOLI SICURI

Scritto da

a cura di Mara Tommasi, Area Ambiente e Salute

L’importanza del marchio di sicurezza

Si definiscono giocattoli "gli articoli progettati o destinati in modo esclusivo o meno, ad essere utilizzati per fini di gioco da bambini di età inferiore a 14 anni" (decreto legislativo 11 aprile 2011, n. 54).

La definizione "in modo esclusivo o meno”, sta ad indicare che il prodotto, per essere considerato un giocattolo, non deve essere esclusivamente destinato ai fini di gioco.

Di conseguenza, i prodotti aventi doppia funzione, sono considerati alla stregua di giocattoli (ad esempio un portachiavi cui è attaccato un orsacchiotto).

I requisiti generali, correlati alla concezione, costruzione e composizione del giocattolo, che ne garantiscono la sicurezza sui mercati europei, sono fissati dalla Direttiva europea 2009/48/CE sulla Sicurezza dei giocattoli recepita con il decreto legislativo 11 aprile 2011, n. 54 e dalle norme tecniche “armonizzate” , emesse dagli organismi europei di normalizzazione.

Le attività di sorveglianza del mercato riscontrano, tuttavia, un’importante presenza di giocattoli non sicuri, anche se marcati CE, spesso provenienti da area extraeuropea (in particolare Cina).( Contraffazione del marchio)

I giocattoli rappresentano quasi un terzo (29%) dei prodotti pericolosi ritirati dai mercati europei, secondo il rapporto annuale pubblicato da Rapex, il sistema europeo di allarme rapido per prodotti non alimentari. Grazie a Rapex, le autorità dei 28 Stati membri e quelle di Norvegia, Islanda e Liechtenstein possono segnalare oggetti pericolosi intercettati nei loro confini nazionali o rimossi dagli scaffali. Nel 2017 sono stati emessi 2.201 avvertimenti e sono state intraprese 3.952 azioni di follow-up. In entrambi i casi, queste cifre sono aumentate rispetto al 2016, quando sono stati registrati 2.044 avvertimenti e 3.824 azioni di follow-up. Per categoria di prodotto, i giocattoli si posizionano al vertice della speciale graduatoria e prima dei veicoli a motore (20%) e gli accessori di abbigliamento / moda (12%). I pericoli più comuni sono lesioni, rischi chimici e rischio di soffocamento. La maggior parte degli oggetti pericolosi (53%) riportati proviene dalla Cina, nonostante gli sforzi di sensibilizzazione forniti dall'Europa nei confronti delle autorità cinesi. Nel 26% dei casi, vi è un paese europeo coinvolto. Inoltre, le autorità tedesche (354), spagnole (222) e francesi (191) emettono il maggior numero di segnalazioni.

Utilizzo del gioco in rapporto all’età e possibili rischi:

Soprattutto per il bambino piccolo bisogna considerare il rischio di soffocamento/strangolamento, spesso associato a presenza di piccole parti o di lacci

Ecco alcuni esempi:

-      Fogli di plastica flessibili come parte del giocattolo e dell’imballaggio possono aderire alla bocca del bambino impedendone la respirazione.

-      Giocattoli a proiettili muniti di ventosa ed altri giocattoli a forma emisferica (a forma di tazza, ciotola o di mezzo uovo, aventi un’apertura più o meno sferica, ovale o ellittica) che i bambini si pongono sul volto durante il gioco, possono produrre un effetto a ventosa che non lascia passare l’aria.

-      Palloncini di lattice non gonfiati o rotti possono essere causa di soffocamento.

-      Sulle confezioni deve essere apportata specifica avvertenza di attenzione per i bambini di età inferiore a 8 anni.

-      Giocattoli che si espandono a contatto con l’acqua possono rappresentare un rischio, in quanto, se ingeriti possono provocare soffocamento o occlusione intestinale.

-      Nei giocattoli destinati ad essere messi in bocca, nessuna delle parti deve produrre piccoli pezzi, da cui potrebbe derivare un rischio di soffocamento: piccole parti, come fischietti amovibili o trombette devono risultare fortemente adesi e non staccabili.

-      Giocattoli con lunghezza libera delle corde possono formare nodi scorsoi.

-      Lacci muniti di trazione elastica possono costituire un rischio di strangolamento. Gli Yo-Yo con il laccio elastico sono pericolosi.

Raccomandazioni

  • Non acquistare giochi troppo piccoli che possono essere ingoiati dai bambini.
  • non utilizzare pupazzi con pezzi (braccia, gambe, testa) che possono essere facilmente staccati
  • i giocattoli non devono avere parti appuntite o taglienti
  • I materiali devono essere molto resistenti
  • Non mettere i peluche nel lettino

Possibile presenza di sostanze chimiche pericolose (es. ftalati, piombo, cromo, altri metalli pesanti)

Raccomandazioni

  1. I materiali non devono essere tossici o facilmente infiammabili.
  2. Scegli peluche in fibre naturali, come mohair, o cotone, e lavabili
  3. Lavalo anche se nuovo, prima che il bambino ci possa giocare ed asciugalo all’aria aperta per evitare che si formino muffe.
  4. Controlla al momento dell’acquisto che la confezione sia integra.
  5. Attenzione a pile e magneti che possono essere ingeriti.
  6. Attenzione a cosmetici e bigiotteria per bambini
  7. Attenzione ai giochi in plastica flessibile.
  8. Controlla la provenienza di pastelli e colori che possono contenere sostanze dannose.

I più frequenti rischi chimici segnalati nel 2015 riguardavano prodotti quali bigiotteria contenente metalli pesanti nocivi come il nichel e il piombo e giocattoli contenenti ftalati (plastificanti che sono considerati interferenti endocrini). La presenza di ftalati nei giocattoli e il conseguente ritiro dal commercio in vari Paesi europei viene segnalato sistematicamente nel sistema RAPEX a partire dal 2005. Si tratta prevalentemente di articoli di origine cinese. Dal 2008 una media di più di 110 notifiche l’anno riguarda questa categoria di prodotti pericolosi, per la presenza degli ftalati oltre al limite consentito. Nel 2011 essi hanno rappresentato il 27% delle notifiche totali relative ai giocattoli (488). Nel primo trimestre del 2012 sono stati notificati nel RAPEX 47 articoli pericolosi per presenza di ftalati, provenienti per la quasi totalità (94%) dalla Cina e diffusi nel mercato europeo. Sono stati rilevati in maschere di carnevale, bambole, quando contengono i livelli di DEHP che possono variare dallo 0,2% (doppio del livello massimo consentito) al 38% (389% in più del livello massimo consentito). Possono essere presenti anche in rettili, insetti, animali da fattoria, giochi da spiaggia, In questi articoli, oggetto di numerose notifiche nel RAPEX anche negli anni passati, la plastica morbida ha concentrazioni di DEHP persino superiori al 15%.Anche gli articoli di cartoleria per la scuola, possono contenere ftalati: matite, pennarelli, plastilina colorata, gomme per cancellare, zainetti, astucci etc.

Sanzioni: In Italia, ai sensi dell’art. 16 del Decreto legislativo 14 settembre 2009 n. 133, il fabbricante e l'importatore, che immettano sul mercato giocattoli, in violazione, con concentrazione di ftalati superiori allo 0,1%, incorrono in una sanzione penale, che prevede l'arresto fino a tre mesi o l'ammenda da 40.000 a 150.000 euro.

I giocattoli che contengono magneti o componenti magnetici, in caso di ingestione o inalazione, possono provocare lesioni gravi o mortali, in quanto i magneti possono attaccarsi tra loro anche all’interno del corpo umano. I magneti costituiscono un rischio emergente: negli ultimi anni essi sono diventati più piccoli e più potenti; esiste una normativa che vieta quelli dotati di maggiore forza attrattiva.

Sono stati segnalati anche casi in cui nei giocattoli erano presenti sostanze tossiche, quali piombo e cromo (nelle vernici di rivestimento), benzene (nei feltri delle punte dei pennarelli, per aumentarne la durata e la scorrevolezza), solventi e idrocarburi in alcune gomme (manopole dei manubri di bicicletta).

I valori limite per arsenico, cadmio, cromo VI, piombo, mercurio e stagno organico, che sono particolarmente tossici e non dovrebbero pertanto essere impiegati nelle parti dei giocattoli accessibili ai bambini, dovrebbero essere fissati a livelli che sono la metà rispetto a quelli ritenuti sicuri.

Rischio acustico: il rumore eccessivo di certi giochi può danneggiare l'udito

Raccomandazione: Controlla in particolare armi giocattolo, riproduttori di musica, strumenti musicali, fischietti e sirene da bicicletta.

Rischio di infezione: per ingestione, inalazione o contatto con elementi contaminati

I giocattoli contenenti acqua, come le bolle di sapone, presentano un rischio di tipo microbiologico, generalmente evidenziato nei prodotti provenienti da quei paesi in cui non c'è disponibilità di acqua potabile.

Il pericolo è correlato alla possibilità che il liquido contaminato (solitamente da batteri) sia ingerito, inalato, entri in contatto con la pelle o con le mucose.

Per questi giocattoli il Ministero della salute richiede obbligatoriamente le verifiche con analisi microbiologiche.

Limita l'uso dei giochi elettronici: possono causare disturbi del sonno e dell’attenzione e danni visivi. Possono dare dipendenza.

Scegli bene i giochi ma ricorda anche di passare del «tempo di qualità» con il tuo bambino. Leggere, raccontare storie, ascoltare assieme musica, giocare «con niente» fa bene alla sua mente.

Per saperne di più:

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_4_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=salastampa&p=comunicatistampa&id=4145

http://www.fi.camcom.gov.it/sicurezza_dei_giocattoli.asp?ln=&idtema=1&page=informazioni&index=1&idtemacat=1&idcategoria=2149

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_206_allegato.pdf

http://www.icqglobal.com/consigli-per-la-sicurezza

Bibliografia:

1.Mert Guney and Gerald J. Zagury:Contamination by Ten Harmful Elements in Toys and Children’s Jewelry Bought on the North American Market

Department of Civil, Geological and Mining Engineering, École Polytechnique de Montréal, Montréal, Québec, H3C 3A7, Canada

Environ. Sci. Technol., 2013, 47 (11), pp 5921–5930

2.http://www.salute.gov.it/

3.Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea 30.6.2009

4.Ministero della Salute: Attenzione agli ftalati Luglio 2012

5.http://www.regione.emilia-romagna.it/consumatori/notizie/2014/dicembre/giocattoli-pericolosi-per-la-salute-10-regole-per-evitarli

6.Mert Guney and Gerald J. Zagury: Bioaccessibility of As, Cd, Cu, Ni, Pb, and Sb in Toys and Low-Cost Jewelry dx.doi.org/10.1021/es4036122 | Environ. Sci. Technol.

7.Shaoguo KANG1,and Jianxin ZHU: Metals Contamination and Leaching Potential in Plastic Toys Bought on the Beijing Market https://doi.org/10.4028/www.scientific.net/AMR.878.112

8.http://www.environment.ucla.edu/reportcard/article3772.html

9.https://www.testmagazine.it/2016/04/26/rapex-ecco-la-lista-dei-prodotti-piu-pericolosi/7947/

10.http://ec.europa.eu/consumers/consumers_safety/product_safety_legislation/standards/index_en.htm

11.2017 results of the EU Rapid Alert System for dangerous non-food products

A cura di Paola Miglioranzi, Gruppo Abuso e Maltrattamento

I bambini che sono testimoni di violenza fra adulti in casa sono a rischio di futura violenza. In questo lavoro è stato studiato come l’essere testimone durante l’infanzia di violenza agita da adulti dello stesso genere, di genere opposto e di violenza agita da entrambi i sessi sia associato con l’essere vittima, l’essere autore o sia vittima che autore nell’età adolescenziale, tra studenti universitari maschi e femmine. Sono stati intervistati 907 ragazzi, tra i 17 e i 22 anni, di 67 classi scelte in modo randomizzato di 3 college della East Coast (USA) con questionari somministrati alla fine dell’orario di lezione. Tra loro il 23.6%, circa uno su 4, riporta di aver assistito a scene di violenza in famiglia durante l’infanzia mentre il 44% riporta di aver avuto esperienze violente durante l’adolescenza, come vittima come autore e in entrambi i ruoli.

I risultati mostrano quali sono le conseguenze dell’essere stati testimoni di violenza tra i genitori durante l’infanzia e quale tipo di violenza nelle relazioni sia vissuta nell’adolescenza in base al genere del bambino testimone e dell’adulto perpetratore. Il vedere adulti maschi perpetratori è associato con una più alta azione di violenza per i maschi ed una più alta combinazione di vittimizzazione/perpetrazione per le ragazze. Il vedere femmine adulte che commettono violenza, sia come unico perpetratore che in una situazione di violenza di coppia, aumenta il rischio durante l’adolescenza sia di vittimizzazione che di perpetrazione sia nei maschi che nelle femmine testimoni.

Quindi il genere del bambino sembra essere una chiave determinante nella relazione tra il tipo di violenza dell’adulto visto nell’infanzia e le esperienze seguenti di violenza agita o subita durante l’adolescenza. 

Quanto emerge in questo articolo ci porta ancora di più a sottolineare quanto degli aspetti anche minori della violenza domestica, quali il genere di chi compie violenza, siano importanti nel determinare aspetti della vita futura dei bambini che vi assistono. Ricordare anche nei nostri ambulatori ai genitori che minimizzano, che i bambini ci guardano e imparano da noi come comportarsi, non solo nei casi di violenza familiare. E’ una grande responsabilità anche se spesso ce ne dimentichiamo.

Witnessing intimate partner violence as a child: How boys and girls model their parents’ behaviors in adolescence

Christine M. Forkea, Rachel K. Myersb, Joel A. Feinb, Marina Catallozzie, A. Russell Localioa, Douglas J. Wiebea, Jeane Ann Grissoh

Child Abuse & Neglect Volume 84, October 2018, Pages 241-252

A cura di Luciano Basile, Area Vaccini e Vaccinazioni

In nome di una presunta maggiore economicità gli Assessorati alla Salute di alcune Regioni stanno pensando di sostituire il vaccino anti pneumococcico 13-valente (PCV13) con il 10-valente (PCV10). Tale decisione comporta il rischio di vedere riemergere i sierotipi aggiuntivi 3, 6 e 19A. Al momento solo il Piemonte è passato dalla parole ai fatti ed è tornata al PCV10. In Belgio si è passati da una vaccinazione con PCV7 a quella con PCV13 nel 2011, fino ad arrivare ad introdurre il PCV10 nel luglio del 2015 nelle Fiandre, e nel maggio del 2016 in Vallonia. Da uno studio pubblicato il 9 luglio 2018 sulla rivista Lancet Infectious Diseases dal gruppo del Prof. J. Verhaegen (Centro di Riferimento Nazionale per lo Pneumococco, Università di Lovanio) relativo ai dati di sorveglianza nazionale belga sull’andamento delle patologie invasive da pneumococco nella popolazione pediatrica da 0 a 2 anni di età, vi è evidenza di un aumento significativo dei casi isolati da malattia pneumococcica e una riemersione del sierotipo 19A non incluso nel vaccino PCV10 , ma presente nel PCV13, dopo un solo anno dallo switch. I dati delle notifiche di pneumococchi invasivi al National Reference Centre sono passati da 121 nel 2015 a 154 nel 2017 con andamento statisticamente significativo, questo aumento è principalmente provocato da un incremento del sierotipo 19 A che, dopo l’introduzione del PCV13 nel 2011, era passata dagli 80 casi nel 2010 e 83 nel 2011 a soli 2 casi nel 2015 e nel 2016, per poi passare nel 2017 (a switch verso il PCV10 completato) a 21 casi, con un incremento di dieci volte in un solo anno (figura). Durante i primi mesi del 2018 (da Gennaio a Marzo) gli Autori confermano questa tendenza, con già 10 casi da sierotipo 19A tra i 39 isolati da malattia, il 19A è un sierotipo particolarmente preoccupante per la sua riconosciuta antibiotico resistenza. Tali dati di riemersione, così come concludono gli Autori, sono di fondamentale importanza per i policy makers ai fini della migliore scelta di strategia vaccinale infantile.

Evolution of the number of pneumococcal isolates (line) and serotype 19A isolates (columns) in Belgium causing invasive pneumococcal disease in children aged 0–2 years, 2006–17

                                                                                                                        https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(18)30346-3/fulltext#%20

A cura di Patrizia Gallo, Area Alimentazione e Nutrizione

In Europa il Latte A2 è un prodotto di nicchia, per il momento, ma in Australia così come in Cina, è presente in ogni supermercato. Anche negli Stati Uniti sta conquistando ingenti quote di mercato molto in fretta al punto da suscitare discussioni e polemiche perché non si riesce a capire bene quanto le sue qualità siano reali e quanto siano frutto di intelligenti campagne di marketing.

Ecco i fatti.

In Australia e in alcune zone dell’Africa una certa quota di mucche appartiene ad alcune razze che producono un latte chiamato A2, leggermente diverso da quello consumato nella maggior parte degli altri paesi, chiamato A1. La differenza è nel DNA. Alcune migliaia di anni fa  nelle mucche europee si è determinata la mutazione di uno solo dei 209 aminoacidi della beta-caseina. Una piccola differenza che provoca però conseguenze durante la digestione negli animali da laboratorio, in vitro e verosimilmente nell’uomo. Infatti durante la digestione, la β-caseina A1 può dare origine ad un frammento proteico chiamato beta casomorfina 7 (BCM 7),  un derivato oppioide che in letteratura è stato utilizzato per ridurre importanti diarree secretive  con in più un effetto ossidante. Di fatto, uno studio pubblicato di recente nel Regno Unito sul ‘Nutrition Journal’ (Effects of milk containing only A2 beta casein versus milk containing both A1 and A2 beta casein proteins on gastrointestinal physiology, symptoms of discomfort, and cognitive behavior of people with self-reported intolerance to traditional cows’ milk - Nutrition Journal 2016 ) riporta che il consumo di latte A2 aumenta la produzione naturale di glutatione. Il glutatione è segnalato per essere un antiossidante fondamentale, ampiamente riconosciuto per la sua associazione con una serie di benefici per la salute. Da questo studio emerge che i latti vaccini che contengono la frazione A1 A2 sono latti che determinano sintomi importanti a carico dell’apparato gastrointestinale ( rallentato transito, aumento sierico dei markers di infiammazione , alterata composizione della massa fecale [ riduzione degli acidi grassi a corta catena = SCFA ] ). Una Review del 2017 dell’American Society for Nutrition mostra come studi in vitro e su animali abbiano rilevato una attivita’ pro-infiammatoria della BMC 7, con l’induzione di una risposta immune T cellulo-mediata. Le evidenze negli umani non sono però consistenti. E’ invece consistente  per la BMC 7 il dato del rallentamento del transito intestinale e dell’alterata motilità intestinale. La capacità di un bovino di produrre latte A1 o A2 è interamente dipendente dal suo patrimonio genetico e non esiste un modo per alimentare o gestire le mucche in modo che producano latte A2. Gli animali da latte possiedono un genotipo espresso sia come A1A1, A1A2 o A2A2, ed ogni allele codifica la corrispondente β-caseina. Le mucche A2A2 sono le uniche che possono essere considerate produttrici di “latte A2” poiché le mucche A1A2 produrranno, invece, latte con una miscela di β-caseina A1 e A2. Il genotipo di un animale può essere determinato solo attraverso test genetici. Come sempre accade, il Web ipotizza, per questa capacita’ pro infiammatoria della caseina A1, responsabilità mai dimostrate ma periodicamente rilanciate dalla rete, quali l’aumento dei casi di diabete tra i bambini occidentali, le allergie, le intolleranze, la scarsa digeribilità, il rischio di malattie cardiovascolari, autismo e chi più ne ha più ne metta.