FIMP NEWS

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Roma, 6 settembre 2019 – Facebook prende posizione contro la corrente “no vax”. Il social network indirizzerà automaticamente gli utenti alla ricerca di informazioni, o che utilizzano hashtag inerenti, verso pagine web create da organismi ufficiali di sanità pubblica. Chi accederà alle pagine e ai gruppi di Facebook e Instagram in materia di vaccini, o farà ricerche specifiche, avrà accesso a un modulo informativo e a un collegamento che lo porterà ai siti dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) negli Stati Uniti e all'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in altre parti del mondo. L'OMS accoglie con favore l'impegno di Facebook a garantire che gli utenti trovino informazioni certificate. “Abbiamo discusso per diversi mesi con Facebook sulla necessità di garantire che le persone possano accedere a informazioni autorevoli sui vaccini, in modo da ridurre la diffusione di dati inesatti - sottolinea il direttore generale dell'OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus - che rappresenta una grave minaccia per la salute globale e potrebbe invertire decenni di progressi compiuti nella lotta alle malattie prevenibili: morbillo, difterite, epatite, poliomielite, colera, febbre gialla, influenza"."Le principali organizzazioni digitali - precisa il Dg - hanno una responsabilità nei confronti dei loro utenti: garantire che possano accedere a dati corretti sui vaccini. Sarebbe bello vedere tutti i social e le piattaforme di ricerca unirsi per sfruttare insieme le loro peculiarità. Questi sforzi - conclude Ghebreyesus - devono essere accompagnati da passi concreti da parte dei governi e del settore sanitario, per promuovere la fiducia nei confronti delle vaccinazioni e rispondere ai bisogni e alle preoccupazioni dei genitori".

Roma, 5 settembre 2019 – Il nostro Paese si colloca ancora sotto la media europea per quanto riguarda la spesa sanitaria. E’ quanto certificato dall’EUROSTAT nel suo ultimo report. In termini di percentuale del prodotto interno lordo (PIL) l’Italia si attesta all'8,9%. La spesa sanitaria media nell’UE si stima che nel 2016 sia stata invece pari al 9,9%. La spesa sanitaria corrente in Francia era equivalente all'11,5% del PIL, più che in qualsiasi altro Stato membro dell'Unione. I rapporti più alti successivi sono stati in Germania (11,1%) e Svezia (11,0%). Al contrario, l'attuale spesa sanitaria rappresentava meno del 7,5% del PIL in 12 Stati membri, con la Romania che registra il rapporto più basso (5,0%). Il Lussemburgo ha il secondo rapporto più basso tra spesa sanitaria e PIL, ma per l'alto livello del PIL di quello Stato. Le spese sanitarie e il PIL sono entrambi influenzati dalle variazioni dei prezzi e quindi, combinando i due indicatori in un rapporto, l'impatto dell'inflazione può essere annullato in una certa misura. Nel 2016 il livello delle spese sanitarie correnti in Germania è stato di 352 miliardi di euro, il valore più alto tra gli Stati membri dell'Ue. La Francia ha registrato il secondo livello più elevato delle spese sanitarie correnti (257 miliardi di euro), seguita dal Regno Unito (234 miliardi di euro). L’Italia registra una spesa di poco più di 150 miliardi di euro.

Roma, 4 settembre 2019 – “Esprimiamo i nostri più sinceri auguri di buon lavoro al neo Ministro della Salute Roberto Speranza”. E’ quanto dichiara la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) in seguito alla presentazione del nuovo Esecutivo presieduto dal prof. Giuseppe Conte. “Come rappresentati della pediatria di famiglia del nostro Paese auspichiamo che il nuovo Ministro si impegni in una più forte difesa dell’universalità del Servizio Sanitario Nazionale - afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale della FIMP -. E’ quanto previsto nel programma di Governo del Conte-Bis. La salvaguardia della sanità pubblica deve passare da un rafforzamento delle Cure Primarie Pediatriche, soprattutto attraverso nuovi investimenti nell’ambito del miglioramento organizzativo degli studi dei pediatri di famiglia e dalla presenza di personale infermieristico”. “Siamo pronti ad incontrare quanto prima il Ministro Speranza - aggiunge il dott. Biasci -. E’ un politico di grande esperienza che più volte in passato si è battuto per la difesa della sanità pubblica. Ci auguriamo di avviare con lui, e con tutto il rinnovato dicastero, una collaborazione duratura e proficua per una migliore assistenza ai bambini e agli adolescenti italiani”.

Roma, 3 settembre 2019 – L’European Medicines Agency (EMA) e la statunitense Food and Drug Administration (FDA) sono sempre più allineate. Condividono infatti oltre il 90% delle decisioni di autorizzazione all'immissione in commercio di nuovi medicinali. E’ questo il principale risultato di un'analisi congiunta delle due agenzie regolatorie che ha confrontato le decisioni su 107 nuove domande di medicinali presso le due agenzie tra il 2014 e il 2016. Lo studio ha inoltre esaminato le domande per le quali le agenzie hanno avuto risultati diversi in termini di tipo di approvazione e indicazione. Il motivo più comune per decisioni divergenti nelle due agenzie erano le differenze nelle conclusioni sull'efficacia, mentre le differenze nei dati clinici presentati a supporto di una domanda sono state la seconda causa più comune delle decisioni divergenti FDA ed EMA. "L'alto tasso di convergenza nell'autorizzazione di nuovi medicinali presso l'EMA e la FDA è il risultato di maggiori investimenti nel dialogo e nella cooperazione dal 2003 e ha favorito l'allineamento tra l'UE e gli Stati Uniti rispetto alle decisioni sulle autorizzazioni all'immissione in commercio, mentre entrambe le agenzie valutare le domande indipendentemente l'una dall'altra", ha affermato Zaide Frias, capo della divisione di valutazione dei medicinali per uso umano dell'EMA. "La nostra cooperazione supporta chiaramente entrambe le agenzie nel raggiungimento di un obiettivo comune di massimizzare l'accesso dei pazienti a medicinali sicuri, efficaci e di alta qualità in entrambe le regioni", ha aggiunto.

Roma, 2 settembre 2019 – Cresce il numero di persone colpite da tumori alla gola, e molto spesso il colpevole è il Virus del Papilloma Umano (HPV), un'infezione trasmessa prevalentemente per via sessuale. Ogni anno, in Italia, si registrano infatti circa 2.000 nuovi casi, numero triplicato nell'ultimo decennio. A lanciare l'allarme sono gli esperti di tumori dell'orofaringe, che per la prima volta si riuniscono in Italia in occasione del 7/mo Congresso mondiale dell'International Academy of Oral Oncology (IAOO). L’evento si svolge a Roma, dall'1 al 3 settembre. “Negli ultimi dieci anni i tumori orofaringei sono aumentati del 300%, soprattutto in relazione all'aumento di infezioni da Hpv, responsabile, in Italia, del 40% dei casi e spesso si tratta di soggetti giovani - spiega il presidente del Congresso Giuseppe Spriano, responsabile Otorinolaringoiatria dell'IRCCS Humanitas e docente di Humanitas University -. Ci aspettiamo un'ulteriore crescita di questi tumori legata al virus poiché la prevalenza è 18 volte superiore rispetto al passato”. Ad aprire il Congresso è stato il professor Harald Zur Hausen, Premio Nobel per la Medicina nel 2008 per aver scoperto la correlazione tra virus e tumori. “Fino a pochi anni fa - spiega l’esperto - si riteneva che il 20% dell'incidenza globale di tumori fosse collegata a vari tipi di infezioni di virus, batteri e parassiti. Attualmente si ritiene che questa percentuale sia in aumento e calcoliamo che fino al 50% di tutti i tumori ha alcuni collegamenti con eventi infettivi”. Tra questi, vi sono i tumori alla gola e alla bocca causati dall'HPV che viene trasmesso attraverso il sesso orale. Fortunatamente oggi questi pazienti possono guarire se diagnosticati in tempo, ma il vaccino rappresenta la principale arma di prevenzione ed è disponibile in Italia, sia per le femmine sia per i maschi, a partire dagli 11 anni di età. “La copertura è ancora lontana da quella auspicata, soprattutto nei maschi e di questo passo -conclude Spriano - la riduzione d'incidenza legata alla vaccinazione richiederà decenni”.

Roma, 30 agosto 2019 - Scrivere "Il fumo uccide" o altre messaggi simili su ogni singola sigaretta potrebbe essere una strategia vincente per contrastare il tabagismo. E’ quanto propone uno studio scozzese condotto dall’Università di Stirling e pubblicato sulla rivista Addiction Research and Theory. Gli scienziati hanno esaminato le percezioni dei fumatori rispetto al fatto che questi avvertimenti fossero stampati su ogni singola sigaretta piuttosto che solo sul pacchetto. Hanno così scoperto che secondo i fumatori il primo approccio, innovativo, può avere il potenziale per scoraggiare il fumo in particolare tra i giovani, in coloro che iniziano a fumare e nei non fumatori. Per la ricerca è stata raccolta l'opinione di 120 fumatori, di età pari o superiore a 16 anni, in 20 focus group tenuti a Edimburgo e Glasgow nel 2015. All'interno di ciascun gruppo, i partecipanti hanno spiegato di ritenere che le avvertenze sulle singole sigarette avrebbero potenzialmente avuto un impatto su se stessi o sugli altri. “Il consenso - spiega Crawford Moodie, che ha guidato la ricerca - è stato sul fatto che le singole sigarette impreziosite da avvertimenti sarebbero scoraggianti per i giovani, coloro che iniziano a fumare e i non fumatori”. I partecipanti si sono detti convinti che un avvertimento su ciascuna sigaretta servirebbe a prolungare il messaggio, in quanto sarebbe visibile sul pacchetto, quando è accesa o anche lasciata sul posacenere, rendendo così più difficile “sfuggire” al leggerlo.

Roma, 29 agosto 2019 – I bambini che praticano uno sport di squadra già nei primi anni di scuola presentano indicatori di salute mentale maggiormente positivi rispetto ai coetanei. Sono in genere più ottimisti e soddisfatti. A consigliare questo tipo di attività sportiva è uno studio dell'Università canadese della Columbia Britannica, condotto da un'équipe diretta da Eva Oberle, docente di Sanità pubblica, su un campione di 10 mila ragazzini delle ultime classi delle elementari e dei primi anni delle medie. La ricerca è pubblicata sul 'Journal of Youth and Adolescence'. Nel corso dell'indagine sono stati individuati differenti gruppi di bambini: quelli che non partecipano ad alcuna attività; quelli che partecipano a ogni tipo di attività; quelli che fanno soprattutto sport; quelli che fanno corsi individuali non sportivi (musica e altro). Tra tutti i gruppi, la salute mentale dei piccoli che fanno fa sport di squadra è risultata migliore con indicatori positivi più elevati e indicatori negativi (ansia e sintomi depressivi) minori. Ciò sembra dovuto al fatto che questo tipo di attività permette di sviluppare un forte sentimento di appartenenza con i propri compagni, favorendo il senso di sicurezza e l'autonomia. Per i ricercatori queste indicazioni possono essere utili ai genitori che scelgono le attività per i loro figli, che non vanno considerate solo per la capacità di sviluppare specifiche competenze, ma anche per gli effetti globali sul bambino.

Roma, 27 agosto 2019 - In tutto il mondo cresce rapidamente il morbillo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che il numero dei casi nel 2019 si è triplicato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. “Sono milioni le persone a livello globale a rischio - sottolinea l'OMS -. Nei primi sei mesi del 2019, i casi segnalati sono i più alti in assoluto dal 2006, con focolai che mettono a dura prova i sistemi sanitari e provocano gravi malattie, disabilità e decessi in molte parti del mondo. Finora nel 2019, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il numero di casi segnalati è triplicato”. Secondo le ultime raccomandazioni dell'OMS, "tutti i soggetti sopra i 6 mesi di vita devono essere protetti dal morbillo prima di recarsi in un'area in cui circola il virus". Chiunque non sia sicuro del proprio stato di vaccinazione "dovrebbe consultare il proprio medico. I viaggiatori - conclude l'Organizzazione - devono essere vaccinati almeno 15 giorni prima della partenza”.

Roma, 31 luglio 2019 - Nel 2018, pur in presenza di un aumento delle coperture e delle dosi somministrate (quasi 18 milioni) sono stati segnalati pochissime reazioni avverse gravi da vaccini e nessun decesso ritenuto almeno potenzialmente correlabile con l'immunizzazione. E' quanto rileva il Rapporto Vaccini dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), che sintetizza le attività di sorveglianza post-marketing sui vaccini condotte in Italia appunto nell'anno 2018. In tutto, sono state inserite nella Rete nazionale di Farmacovigilanza complessivamente 7.315 segnalazioni di sospetti eventi avversi a vaccini, di cui 48 duplicati, ovvero riferite allo stesso caso. Sono 7.267 dunque quelle valutabili. La maggior parte delle sospette reazioni avverse è segnalata come non grave (82,4%, dunque 5.988), mentre il 16.5% (1.202) riferisce eventi definiti 'gravi', e nell'1,1% dei casi la gravità non è definita. “Tutte le sospette reazioni avverse osservate nel 2018 - evidenzia l'AIFA - non hanno evidenziato eventi che possano modificare la valutazione del rapporto fra benefici e rischi dei vaccini utilizzati. Febbre, reazioni locali, reazioni cutanee, irritabilità sono gli effetti maggiormente riscontrati. Complessivamente, su un totale di circa 18 milioni di dosi somministrate in Italia nel 2018 per tutte le tipologie di vaccino, sono state effettuate 31 segnalazioni ogni 100.000 dosi, che corrispondono a circa 12 segnalazioni ogni 100.000 abitanti”.
La frequenza delle segnalazioni relative a reazioni avverse gravi correlabili è di 3 eventi ogni 100.000 dosi. E le reazioni correlabili segnalate sono tutte note e quindi, già riportate nelle informazioni sul prodotto dei vaccini autorizzati in Italia. “L'andamento crescente del numero delle sospette reazioni avverse - segnala l'Agenzia del farmaco - è indicativo di una sempre maggiore attenzione alla vaccino-vigilanza da parte sia degli operatori sanitari che dei cittadini. Dall'analisi dei dati nazionali, non sono emerse informazioni che possano influenzare il rapporto beneficio-rischio per le varie tipologie di vaccino correntemente utilizzate, confermando quindi - sentenzia l'AIFA - la loro sicurezza”.

Roma, 30 luglio 2019 - Il cancro “ruba” ai bambini, ogni anno a livello globale, circa 11,5 milioni di anni di vita in buona salute. Questo avviene nonostante il numero di nuovi casi l'anno di tumore negli under 19 sia relativamente basso: circa 416.500 nel 2017. Le stime dell'impatto della malattia arrivano dal primo Global Burden of Disease Study, un lavoro mirato a valutare il “peso” del cancro su infanzia e adolescenza in 195 Paesi nel 2017. E’ stato pubblicato su “The Lancet Oncology”. I bambini nei paesi più poveri affrontano un onere sproporzionatamente alto - che contribuisce a oltre l'82% del peso globale del cancro infantile - equivalente a quasi 9,5 milioni di anni di vita in salute persi nel 2017. La maggior parte (97%) di questo carico è legata alla morte prematura, circa il 3% alla riduzione della qualità della vita. Lo studio stima il numero di anni di vita sana che bambini e adolescenti con un tumore hanno perso a causa di malattia, cure, disabilità e morte prematura. Tuttavia, la disabilità nei bimbi sopravvissuti al cancro è limitata ai primi 10 anni dopo la diagnosi, quindi il carico globale del cancro infantile è probabilmente sottovalutato, dicono gli stessi ricercatori. “Valutando il peso globale del cancro infantile attraverso gli anni di vita in salute persi, possiamo comprendere in modo più completo l'impatto devastante del cancro sui bambini a livello globale”, afferma Lisa Force del St Jude Children's Research Hospital negli Stati Uniti, che ha condotto la ricerca in collaborazione con l'Institute for Health Metrics and Evaluation. "I nostri risultati sono un primo passo importante per stabilire il peso del cancro che colpisce i bambini", continua. Dallo studio non emergono solo ombre. I piccoli pazienti che vivono in Paesi ad alto reddito tendono infatti ad avere una buona sopravvivenza: circa l'80% sopravvive 5 anni dopo la diagnosi. Ma questi miglioramenti non si registrano nella maggior parte dei Paesi a basso e medio reddito, dove la sopravvivenza è di circa il 35-40%, ma alcune stime suggeriscono che potrebbe essere più bassa: circa il 20%.