Martedì, 11 Giugno 2019 08:28

BREASTMILK SHARING

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A cura di Teresa Cazzato, coordinatrice nazionale gruppo di studio allattamento

Cos’è

Il breastmilk sharing è la condivisione del latte umano. In passato veniva chiamata balia o nutrice quella donna che allattava il bambino di un altro; questa era l’opzione più sicura e più diffusa per nutrire un lattante che non poteva essere allattato, per particolari motivi dalla madre. L’utilizzo della nutrice, nel XIX secolo, ha perso di popolarità per le possibili conseguenze sul legame tra la mamma e il bambino o per la possibile trasmissione di patologie.

Oggi il fenomeno sta riprendendo piede ma in una forma che parte da presupposti differenti rispetto al passato e che obbliga ad una riflessione etica, tanto che potremmo definire il milk-sharing il commercio del latte umano su internet. Fenomeno molto diffuso negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.

Nei Paesi Anglosassoni, circa 55.000 mamme vendono e comprano il loro latte on-line con prezzi che arrivano fino a 10 euro per 100 gr di latte. Tutto ciò comporta certamente dei rischi perché il latte viene venduto in Internet senza nessun controllo, soprattutto per quanto riguarda la provenienza, mancano i controlli su conservazione e trasporto, né se il latte è mescolato con latte vaccino; inoltre non è possibile sapere se la madre assume farmaci, droghe, alcool o se è fumatrice.

Questa prassi va certamente scoraggiata per tutti i motivi precedentemente espressi o intuibili o comunque una madre deve essere consapevole di una scelta e dei possibili rischi e benefici.

In Italia il 5 dicembre 2013 la Conferenza Stato Regioni ha sancito l’accordo "Linee di indirizzo nazionale per l'organizzazione e la gestione delle banche del latte umano donato nell'ambito della protezione, promozione e sostegno dell'allattamento al seno" 

La donazione del latte umano è regolata attraverso il Presidio delle banche del latte presso le Terapie Intensive e le Neonatologie di alcuni Ospedali, sottolineando che il latte umano è considerato un farmaco salvavita, molte volte l’unico o quasi a cui si lega la speranza di sopravvivenza dei neonati prematuri o con patologie.

Si raccomanda pertanto di utilizzare, per particolari necessità, i canali istituzionali e rivolgersi a professionisti del settore evitando pratiche dettate dalle mode, dal web o dai social.

Letto 525 volte Ultima modifica il Martedì, 11 Giugno 2019 08:28

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