FIMP NEWS

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Roma, 19 febbraio 2019 – Negli ultimi anni sono aumentate le “reazioni avverse al cibo”. Tra queste ci sono le intolleranze alimentari, ovvero l’incapacità di metabolizzare alcune sostanze presenti nel cibo. Una delle più frequenti è quella al lattosio, generalmente ereditaria e molto diffusa anche in Italia. Circa il 40% dei nostri connazionali è predisposto a questo tipo di disturbo. Il lattosio è lo zucchero contenuto nel latte: per essere digerito deve essere smembrato nelle due parti che lo compongono: glucosio e galattosio. Se l’organismo non riesce a produrre abbastanza enzima lattasi, il lattosio non può essere metabolizzato e quindi assorbito. I principali sintomi sono dolori addominali, meteorismo, diarrea. Non sempre è necessario eliminare completamente gli alimenti che lo contengono, si può trovare una quantità tollerabile e cercare di non sgarrare. In caso di intolleranza è sempre necessario tenere d’occhio le etichette dei prodotti alimentari. Alcuni formaggi (per esempio il parmigiano o l’emmental) contengono pochissimo lattosio. Esistono infine anche dei prodotti vegetali alternativi al latte che possono essere consumati da chi ha problemi di intolleranza.

Roma, 18 febbraio 2019 – Bere troppo alcol durante l’adolescenza può avere conseguenze negative sulla salute. E il vizio risulta in crescita tra gli italiani. Si calcola che nel nostro Paese eccedono il 22,9% uomini e il 17,9% donne d’età compresa tra i 11-17 anni. A livello continentale invece l’abuso di bevande alcoliche rappresenta circa il 5% di tutti i problemi di salute e le morti premature. Tra i vari effetti è stato dimostrato come questo stile di vita possa modificare la forma dei neuroni. Un team di ricercatori texani ha analizzato in uno studio l’impatto, sulle cellule cerebrali e sul comportamento, dell’esposizione continuativa e intermittente all’alcol durante l’adolescenza. Gli under 18 sono più vulnerabili alle dipendenze e le conseguenze possono essere dannose anche per gli anni a venire. Gli scienziati americani hanno condotto due test in topi maschi adulti dopo l’esposizione all’alcool durante l’adolescenza o l’età adulta. Ne è emerso che l’esposizione cronica all’alcool nell’adolescenza ha prodotto alterazioni significative e persistenti nella densità spinale dendritica dei neuroni presenti della corteccia infralimbica e nelle regioni basilaterali dell’amigdala. Inoltre questi cambiamenti erano accompagnati da alterazioni comportamentali, con conseguenze durature.

Roma, 15 febbraio 2019 - In Italia sono 44.000 i giovani che hanno avuto una diagnosi di tumore da piccoli e che sono riusciti a superare la malattia. E’ quanto rende noto la Federazione Italiana Associazioni Genitori Oncoematologia Pediatrica (FIAGOP) in concomitanza con la Giornata internazionale contro il cancro infantile, che si celebra oggi. Ogni anno nel mondo 300.000 bambini e ragazzi ricevono una diagnosi di tumore e nei paesi più ricchi fino all'80% di loro ha la possibilità di guarire. Nei paesi più poveri, invece, dove queste patologie vengono scoperte in ritardo e spesso non si hanno a disposizione medicinali, la possibilità di sopravvivenza non supera il 20%. Portarla al 60% entro il 2030 significherebbe salvare un milione di vite in più nel prossimo decennio e questo è l'obiettivo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma la ricerca di nuovi farmaci pediatrici procede a rilento. “In 20 anni - spiega Angelo Ricci, Presidente della FIAGOP - appena quattro nuove terapie sono state approvate e di questo passo occorreranno 300 anni per riuscire a trovarne una per ogni tumore infantile". Incentivare la ricerca, facilitando la possibilità di includere minori nelle sperimentazioni, ma anche riadattando 'vecchi' farmaci a nuovi utilizzi, è uno degli obiettivi della Giornata internazionale contro il cancro infantile”.

Giovedì, 14 Febbraio 2019 13:34

Infezione da HPV, più rischi per il cuore

Roma, 14 febbraio, 2019 – A compromettere la salute del cuore vi sarebbe il Papillomavirus (HPV), noto per la connessione con alcuni tipi di tumore. In particolare la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari aumenterebbe del 22 % nelle donne che presentano questa infezione. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su Circulation Research. Le malattie cardiovascolari hanno noti fattori di rischio come fumo, colesterolo alto, pressione alta, inattività fisica, cattiva alimentazione, obesità e diabete. A questi andrebbe però aggiunta anche la più comune malattia a trasmissione sessuale, prevenibile, tra l’altro, tramite vaccino: l’HPV, già collegato al rischio di alcuni tipi di cancro, in particolare cervicale, ma anche vaginale, vulvare, del pene, della bocca e della gola. Ricerche precedenti avevano suggerito il possibile collegamento con l’infarto. Il nuovo studio ha coinvolto 63.411 donne coreane di età pari o superiore a 30 anni senza malattie cardiovascolari, con età media di 40 anni. Poco più del 7% delle donne presentava infezioni da Papillomavirus ad alto rischio. E si è osservato che queste avevano il 22% di probabilità in più, rispetto a quelle non infette, di sviluppare malattie cardiovascolari. La probabilità aumentava ancora di più, fino a raddoppiare, quando l’HPV ad alto rischio si verificava in concomitanza con obesità o sindrome metabolica. “Una migliore comprensione del Papillomavirus come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari può aiutare a migliorare le strategie preventive e le conseguenze sulla salute delle pazienti”, ha detto Seungho Ryu, coautore senior dello studio e professore alla Sungkyunkwan University School of Medicine di Seoul, in Corea del sud

Roma, 13 febbraio, 2019 – Sono circa 600 milioni i malati e oltre 420 mila i dicessi l'anno per cibi contaminati con un costo di almeno 100 miliardi di dollari nei Paesi a basso e medio reddito. A riportarlo è l'Organizzazione mondiale della sanità. Nonostante ciò, gli sforzi per rafforzare i sistemi di sicurezza alimentare a livello globale sono troppo "frammentati", e il maggior numero di vittime si registra fra i bambini, come si legge su 'AfricaNews'. Fra i morti si contano circa 150 milioni di bimbi sotto i 5 anni, uccisi da microbi o parassiti nel cibo. Solo l'anno scorso un'epidemia di Listeria è stata responsabile di oltre 180 decessi in Sudafrica, nella metà dei casi bimbi piccoli. I cibi contaminati insidiano lo sviluppo, sovraccaricano i sistemi sanitari e danneggiano economia, commercio e turismo, spiegano gli esperti. La globalizzazione, poi, fa sì che i problemi legati agli alimenti contaminati possano passare rapidamente da un livello locale a un problema internazionale. In occasione di questo primo appuntamento africano, che sarà seguito da un secondo incontro a Ginevra in aprile, gli esperti sottolineano l'importanza di rafforzare gli standard di sicurezza alimentare e identificare strategie mirate ed efficaci per contrastare il fenomeno.

Roma, 12 febbraio 2019 – In tutto il mondo l’alcol continua ad essere una causa di decesso. Solo nel 2016 più di 3 milioni di persone sono morte per cause legate all’abuso e di queste oltre 1 milione nella Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Circa il 42% di tutte le morti per traffico e il 23% di tutti i morti per infortunio sono stati causati all’alcol. Lo segnala l’OMS. Consistente anche il numero di vittime giovani: nel 2016 infatti il 20% delle morti – tra i 15 e 19 anni – è risultato legato al consumo di bevande alcoliche. “In Italia – aggiunge Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), si stima che vi siano circa 700 mila consumatori dannosi, ma solo 72 mila alcoldipendenti sono in carico ai servizi. “Ciò mostra l’enorme lacuna da colmare di persone malate in necessità di trattamento – sottolinea – e attualmente, per oltre il 90%, mai intercettate dal Servizio sanitario nazionale (Ssn)”. Scafato evidenzia anche la “scarsa risposta di salute pubblica agli episodi d’intossicazione che trovano la loro origine nella disapplicazione delle norme e nella normalizzazione sociale del bere”, e che la riduzione entro il 2030 di un terzo delle morti premature è ben lontana dal potersi considerare raggiungibile. Nei consumatori di alcol il consumo medio pro capite è arrivato a 16,5 litri di alcol puro l’anno contro i 7 litri (sostanzialmente stabili da anni anziché decrescenti come atteso) pro capite nella popolazione generale.

Roma, 11 febbraio 2019 – Il numero dei bambini vaccinati contro il morbillo è cresciuto nell’anno appena trascorso. Eppure si è trattato di un progresso disomogeneo, con notevoli differenze tra i vari Paesi. E questo ha lasciato crescere i gruppi di persone suscettibili non protette tanto da raggiungere un numero record di cittadini colpiti dal virus. È quanto dichiara l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che sollecita gli Stati europei a indirizzare i loro interventi verso quei luoghi e gruppi in cui persistono le lacune immunitarie. Nel 2018, il morbillo ha ucciso 72 bambini e adulti nella regione europea. Secondo i rapporti dei vari Paesi, da gennaio a dicembre 2018 (ricevuti dal 1° febbraio 2019), 82.596 persone in 47 dei 53 Stati monitorati hanno contratto il morbillo. Nei Paesi che hanno riportato dati di ospedalizzazione, quasi i due terzi (il 61%) dei casi di morbillo hanno richiesto un ricovero. Il numero totale di persone infettate dal virus nel 2018 è stato il più alto di questo decennio: 3 volte il totale riportato nel 2017 e 15 volte il record del 2016.L'ondata di casi di morbillo nel 2018 ha seguito un anno in cui la regione europea ha raggiunto la copertura più alta mai stimata per la seconda dose di vaccinazione contro il morbillo (90% nel 2017). Sempre nel 2017, mai così tanti bambini hanno ricevuto in tempo le serie complete di due dosi, secondo i programmi di vaccinazione dei loro Paesi, dal 2000. La copertura con la prima dose è aumentata leggermente al 95%, il livello più alto dal 2013. Tuttavia, questi progressi sono basati sui risultati a livello nazionale che possono mascherare lacune a livello subnazionale, spesso non riconosciute fino a quando non si verificano epidemie. "Il quadro del 2018 chiarisce che l'attuale ritmo dei progressi nell'innalzare i tassi di immunizzazione sarà insufficiente a fermare la circolazione del morbillo. Mentre i dati indicano una copertura vaccinale eccezionalmente elevata a livello regionale, riflettono anche un numero record di persone colpite e uccise dalla malattia. Ciò significa che le lacune a livello locale offrono ancora una porta aperta al virus", afferma Zsuzsanna Jakab, direttore regionale Oms Europa.
 
Milano, 8 febbraio 2019 – Un sistema sicuro che consenta ai cittadini dell’Unione Europea di accedere ai dati sanitari elettronici, indipendentemente dallo Stato membro in cui si trovano. È questo l’invito della Commissione Europea, per superare la situazione attuale, in cui la capacità di accesso digitale varia significativamente di Paese in Paese. Ha così presentato una serie di raccomandazioni che puntano proprio a facilitare la consultazione di dati sanitari online nel pieno rispetto del regolamento generale sulla protezione dei dati. Gli Stati membri hanno già iniziato a rendere accessibili e scambiabili a livello transfrontaliero alcune parti dei fascicoli sanitari elettronici. Dal 21 gennaio 2019, spiega la Commissione in una nota, i cittadini finlandesi possono acquistare medicinali in Estonia utilizzando le proprie prescrizioni elettroniche e i medici lussemburghesi saranno presto in grado di consultare i profili sanitari sintetici dei pazienti cechi. Le raccomandazioni di oggi propongono che gli Stati membri estendano questo lavoro ad altre tre sezioni del fascicolo sanitario, nello specifico analisi di laboratorio, lettere di dimissione ospedaliera e diagnostica per immagini e referti. L'iniziativa getta al contempo le basi per lo sviluppo di specifiche tecniche da utilizzare nello scambio di dati sanitari. L'accesso a fascicoli sanitari completi e personali in tutta l'Ue, evidenzia la Commissione, può offrire benefici enormi ai cittadini europei. Per esempio, in caso di incidente durante un viaggio in un altro Stato Ue, sarebbe possibile l'accesso immediato dei medici alle informazioni sul paziente (come dati su eventuali patologie croniche, allergie o intolleranze a determinati farmaci). Cosa che può accrescere la loro capacità di prestare le cure più efficaci e in maniera più tempestiva. Altro vantaggio sarebbe quello di assicurare continuità e una migliore qualità nell'assistenza prestata ai cittadini che si spostano all'interno dell'Unione. La Commissione parla infine di possibilità di promuovere con più forza la ricerca medica e di sostenibilità dei sistemi sanitari che sarebbe garantita per esempio da opzioni come la condivisione degli esami radiologici o di laboratorio di un paziente da parte dell'ospedale di un altro Stato membro, che potrà così non ripetere esami analoghi, risparmiando tempo e riducendo i costi ospedalieri.
 

Roma, 6 febbraio 2019 – Sono stati nominati i 30 membri non di diritto del Consiglio superiore di sanità. Risale a ieri la firma del decreto da parte del ministro della Salute, Giulia Grillo. "La squadra è finalmente pronta e sono molto orgogliosa e felice di presentarla a tutti. Abbiamo scelto il top assoluto per esclusivi meriti scientifici e in trasparenza. Il merito dev’essere finalmente la bussola che orienta le nomine in questo Paese", chiarisce il ministro della Salute. Analogamente a quanto avvenuto per la nomina del direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) selezionato con una procedura internazionale 'in blind', la scelta dei componenti del Css si è giocata sui titoli e sulle competenze. "La selezione, laboriosa e meticolosa, ha privilegiato personalità di chiara fama, inseriti tra i 'Top Italian Scientists' con alta reputazione internazionale sulla base dei contributi scientifici pubblicati, del numero di citazioni e dell’impatto che questi lavori hanno avuto nel progresso clinico-scientifico mondiale - dichiara il ministro. - Orientamento politico, religioso, derive personali non rientrano in questi sistemi di valutazione". Dopo l’insediamento dei 30 membri, il Css deciderà il nuovo presidente che sarà, specifica il ministro, "un nome condiviso, di prestigio e che interpreterà pienamente l'alto mandato scientifico del Consiglio". Tra le personalità selezionate figurano alcuni autorevoli scienziati già presenti nel precedente Consiglio ai quali il ministro ha rinnovato l’incarico. "Purtroppo alcuni di questi, tra i quali Alberto Mantovani - spiega il sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi - avevano da tempo rassegnato le dimissioni a causa dei numerosi impegni internazionali. Il contributo prezioso di questi scienziati ci è stato comunque assicurato anche se non in maniera continuativa nello spirito di una sana e proficua collaborazione. Un ringraziamento è dovuto a Silvio Garattini, decano del Css, che sarà ancora fortemente impegnato per questo ministero nel difficile tavolo della Governance Farmaceutica in stretta collaborazione con Aifa, e a Edoardo Boncinelli per i preziosi consigli e per la disponibilità dimostrata".

Roma, 5 febbraio 2019 - Le donne vivono più a lungo degli uomini: in media 5,4 anni in più. Ma la percentuale di anni vissuti in buona salute e senza particolari limitazioni è più bassa per il sesso femminile: 76,8% contro 81,2%. È questo il quadro descritto dall’Eurostat. Andando ai dati assoluti l’aspettativa media di vita alla nascita di una donna europea nel 2016 era di 83,6 anni e quella degli uomini di 78,2 anni ma se si va a contare gli anni che donne e uomini possono sperare di vivere senza limitazioni e con una salute accettabile vediamo che la forbice si restringe con un totale di 64,2 anni in buona salute per le donne e 63,5 anni per gli uomini. In questo scenario l’Italia è quinta in Europa per aspettativa di vita in buona salute degli uomini - che vivono l'83,4% della propria vita in buona salute - dopo Svezia, Norvegia, Islanda e Malta, ma terza nell’Ue 28 (Norvegia e Islanda non ne fanno parte, mentre è ottava per le donne - vivono il 78,5% dei loro anni in buona salute - dopo Svezia, Malta, Irlanda, Cipro, Norvegia, Bulgaria e Germania (settima nell’Ue 28). Sempre comunque sopra la media Ue.  Ma le donne recuperano terreno e per quanto riguarda il miglioramento nell'aspettativa di vita nel 2016 rispetto al 2007, sono al quarto posto dopo Germania, Svezia e Cipro con 44,6 anni in più, mentre sono al settimo posto con 4,2 anni in più rispetto al 2007 dopo Germania, Svezia, Estonia e, a pari merito Irlanda, Cipro e Ungheria.