FIMP NEWS

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Lunedì, 08 Aprile 2019 13:07

Alimentazione, attenzione ai luoghi comuni!

Roma, 8 aprile 2019 – I giovanissimi italiani hanno parecchi problemi con la bilancia. Un bambino su cinque non mangia mai frutta e verdura. Il 21% degli under 10 risultano in sovrappeso e il 10% addirittura obeso. Oltre alla scarsa attività fisica uno dei motivi di questo fenomeno è senza dubbio la scorretta alimentazione. Sulla dieta inoltre esistono molte leggende, ecco quattro tra le più diffuse:

Il sovrappeso è solo una questione estetica …FALSO! I chili di troppo aumentano le probabilità di alcune pericolose malattie (diabete mellito di tipo 2, ipertensione arteriosa, infarto del miocardio, insufficienza respiratoria, ipercolesterolemia, vasculopatie, ictus, varie tipologie di tumori)

Saltare i pasti …aiuta a dimagrire … NON E’ VERO! Bisogna invece consumare tre pasti al giorno principali (colazione, pranzo e cena) più due spuntini (a metà mattina e pomeriggio)

I carboidrati ingrassano …E’ FALSO! L’apporto giornaliero non dovrebbe mai scendere al di sotto del 55% della quota calorica complessiva (una donna adulta deve ingerire circa 1700/2000 calorie al giorno e un uomo 2000/2400)

L’allenamento stimola l’appetito … NON E’ VERO! Fortunatamente per chi desidera perdere peso, l’affermazione vera è quella opposta! Durante e dopo un’intensa sessione di allenamento, infatti, lo stimolo della fame viene meno. Basta provare per credere. Per questo motivo l’attività fisica aiuta a restare in forma, calma la fame e, importantissimo… aiuta a bruciare le calorie. 

Roma, 5 aprile 2019 - “I prodotti da fumo più utilizzati tra i giovani italiani di 13-15 anni sono le sigarette di tabacco. Uno su cinque le fuma quotidianamente mentre il 18% utilizza quelle elettroniche”. E’ quanto emerge dai risultati nazionali della terza indagine della sorveglianza Gyts (Global Youth Tobacco Survey), realizzata in oltre 180 Paesi del mondo e finalizzata al monitoraggio dei comportamenti legati all’uso dei prodotti del tabacco fra gli adolescenti. I dati dell’indagine 2018, coordinata dall’ISS, sono presentati oggi in un workshop al ministero della Salute. “La terza raccolta dati della sorveglianza Gyts è stata effettuata in Italia nell’anno scolastico 2017-2018. "L’indagine ha coinvolto 33 scuole secondarie di primo grado (28 hanno accettato di partecipare, 2 non hanno risposto e 3 hanno rifiutato) e 33 scuole secondarie di secondo grado (30 hanno accettato di partecipare, 1 non ha risposto e 1 ha rifiutato) per un totale di quasi 1700 studenti coinvolti”, spiega EpiCentro. "Le scuole hanno eseguito l’indagine in giorni e periodi diversi - si legge sul portale -, tra dicembre 2017 e aprile 2018; la scelta di lasciare libere le scuole è stata fatta per agevolare la decisione di partecipare. Il coordinamento scientifico dell’indagine Gyts 2018 è stato affidato dal ministero della Salute all’Istituto superiore di sanità (ISS)".

Roma, 4 aprile 2019 - "La salute è un diritto umano. E' arrivato il momento di renderlo universalmente garantito". Questo lo slogan della Giornata mondiale della salute 2019 che si svolgerà il 7 aprile, giorno in cui ricorre il 71mo anniversario della nascita dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), avvenuta nel 1948. L'obiettivo, anche quest'anno, è quello di ricordare che almeno metà della popolazione mondiale non ha ancora una copertura completa dei servizi sanitari essenziali. "Milioni di persone non hanno ancora accesso all'assistenza sanitaria e altrettante sono costrette a scegliere tra assistenza sanitaria e spese quotidiane come cibo, vestiti e una casa", ricorda l'Oms. Di qui la campagna per il World Health Day 2019, all'insegna, per il secondo anno consecutivo, dell'hashtag #HealthforAll. Nello specifico, oltre 800 milioni di persone al mondo (il 12% della popolazione) hanno speso almeno il 10% del bilancio familiare per pagare l'assistenza sanitaria. Mentre circa 100 milioni si sono ridotte alla povertà estrema per pagare le cure. Garantire una copertura sanitaria universale rappresenta l'obiettivo numero uno dell'Oms, ma è anche uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati per il 2030 dalle Nazioni Unite. Per farvi fronte, però, si prevede una crescente domanda di operatori sanitari che raggiungerò i 40 milioni entro il 2030, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. Sono necessari pertanto, conclude l'Oms, "investimenti nell'educazione degli operatori sanitari e nell'economia della salute".

Roma, 3 aprile 2019 - Un totale di 387 casi di morbillo sono stati confermati in 15 Stati americani dal primo gennaio al 28 marzo 2019, secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie. Si tratta del secondo maggior numero di casi segnalati nel Paese da quando il morbillo è stato eliminato nel 2000, riporta la Cnn. Il record rimane quello del 2014, pari a 667 contagi. Gli Stati che hanno segnalato i casi sono Arizona, California, Colorado, Connecticut, Georgia, Illinois, Kentucky, Michigan, Missouri, New Hampshire, New Jersey, New York, Oregon, Texas e Washington. I Cdc evidenziano che 6 epidemie - definite come tre o più casi insieme - sono in corso in California (Contea di Santa Cruz e Butte), New Jersey, New York (Contea di Rockland e New York) e Washington. Questi focolai sono legati a viaggiatori che hanno riportato il morbillo da Paesi come Israele, Ucraina e Filippine, dove si stanno verificando grandi epidemie. A questo si unisce la diffidenza nei confronti della vaccinazione, soprattutto all'interno di alcune comunità religiose.

Bruxelles, 02 aprile 2019 – L’85% degli italiani mangia frutta e l’80% verdura almeno una volta al giorno, tra le percentuali più alte dell’Ue nel consumo quotidiano. E’ quanto emerge da dati EUROSTAT, secondo cui la quota di nostri connazionali che assumono frutta giornalmente è la più alta in Europa (85% contro media Ue del 64%). L’Italia è prima per il consumo una volta al giorno (45%), e tra i primi per la voce ‘almeno due volte al giorno’ (40%, superata solo dal Portogallo). Quattro italiani su cinque, inoltre, mangiano verdure su base quotidiana, superati solo da irlandesi e belgi, entrambi all’84%. Secondo il sondaggio EUROSTAT, in Europa nel 2017 circa una persona su quattro (27%) ha mangiato frutta almeno due volte al giorno e una proporzione leggermente più ridotta (23%) ha assunto verdure almeno due volte al giorno, mentre il 36%

 

FIMMG e FIMP: “Uno strumento per i medici del territorio e per tutelare il diritto alla protezione dei dati del paziente”

La FIMMG – Federazione italiana Medici di Medicina Generale – e la FIMP – Federazione Italiana Medici Pediatri – hanno avviato formalmente la procedura per sottoporre all’esame del Garante Privacy il codice di condotta della Medicina Generale e della Pediatria di libera scelta in attuazione a quanto previsto dal Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali.
“La definizione di un codice di condotta per i tutti i medici di famiglia e per i pediatri di libera scelta rappresenta certamente un’opportunità e ha principalmente lo scopo di rafforzare in modo mirato le politiche di protezione dei dati dei nostri pazienti” ha commentato Silvestro Scotti, Segretario Nazionale della FIMMG. “La tutela della privacy significa garantire un diritto fondamentale dei cittadini, la tutela dei diritti dei nostri pazienti è nel nostro DNA, è ciò che alimenta il rapporto di fiducia”.
Il regolamento Europeo (GDPR) in vigore da maggio ha tra i suoi principi ispiratori proteggere “i diritti e le libertà fondamentali delle persone fisiche, in particolare il diritto alla protezione dei dati personali”. Per dar seguito e rafforzare questo principio fondamentale anche nel codice di condotta, le due Federazioni avvieranno una fase di consultazione e interlocuzione con la FNOMCEO, per gli aspetti deontologici, e con CittadinanzAttiva e altre Associazioni di categoria, in rappresentanza dei cittadini e dei genitori, al fine di condividere l’obiettivo e ricevere utili informazioni e osservazioni per la migliore redazione del codice.
“La tutela della protezione dei dati personali è fondamentale per la nostra professione,” ha aggiunto Paolo Biasci – Presidente Nazionale della FIMP “per noi pediatri assume un valore ancora più delicato e di responsabilità perché il 100% dei nostri pazienti sono minori e quindi condividere ed essere supportati in questo percorso dai genitori ha un grande significato etico oltre che professionale”.

Fino a domani il congresso sindacale della Federazione, previsti a Roma oltre 200 delegati

Roma, 29 marzo 2019 – 40 milioni di visite ogni anno a bambini e adolescenti per un totale di oltre 7.000 specialisti che operano capillarmente su tutto in territorio nazionale. Sono questi i due principali dati che rappresentano, ad oggi, il lavoro del pediatria di famiglia italiano. “Il nostro ruolo andrebbe maggiormente valorizzato per rispondere alle sfide del futuro, soprattutto quelle determinate dai definanziamenti alla sanità degli ultimi anni”. E’ questo l’allarme lanciato dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) in occasione del suo 45° Congresso Sindacale Nazionale. L’evento si chiude domani e vede riuniti a Roma oltre 200 delegati provenienti da tutta la Penisola. “Dal 2010 ad oggi i tagli ammontano a circa 37 miliardi - afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale della FIMP -. Sono così messi seriamente a rischio i principi di equità ed universalismo sulla base dei quali oltre 40 anni fa è stato istituito il servizio sanitario nazionale. Il pediatra di famiglia è una figura professionale che contraddistingue la nostra sanità da quella degli altri Stati europei. Possiamo fornire un’assistenza qualificata, longitudinale e basata su un rapporto di fiducia continuativo con le famiglie e gli assistiti. La crescita della sanità integrativa che si prospetta per i prossimi anni, potrebbe essere un ostacolo all’universalità dell’accesso alle cure. Già attualmente gli italiani pagano oltre 40 miliardi l’anno per prestazioni sanitarie pertanto è necessario un riordino legislativo per evitare ulteriori ed eccessive derive consumistiche. E chiediamo anche maggiori risorse per la nostra categoria, a partire dalla borse di studio che devono essere aumentate. Con questi investimenti possiamo continuare a garantire un buon livello di cure primarie ai bambini e agli adolescenti”. Tra le priorità dei prossimi anni, evidenziate dalla FIMP, c’è anche la gestione delle patologie croniche nei giovanissimi. “E’ un fenomeno in crescita e che interessa un bimbo italiano su dieci - aggiunge il dott. Antonio D'Avino, Vice Presidente della FIMP -. In particolare sono in aumento le allergie e i problemi respiratori. Di questi giovanissimi pazienti otto su dieci risultano però in buona salute grazie al ricorso di cure efficaci. Ma questo successo è anche merito dell’assistenza che possiamo fornire. La pediatria di famiglia deve continuare ad occuparsi delle attività di prevenzione, migliorando soprattutto la preparazione dei medici del territorio. Va poi svolta anche un’opera di counseling ai giovani e alle loro famiglie per favorire l’aderenza terapeutica. E’ un problema che non riguarda solo gli anziani ma anche bambini e adolescenti alle prese con malattie croniche come asma, dermatite atopica o diabete”.

Tra i temi al centro del Congresso FIMP di Roma c’è anche l’annoso problema delle disuguaglianze regionali in sanità. “Da anni come rappresentanti e tutori della salute dei giovanissimi denunciamo come in Italia vi siano troppe differenze tra i vari territori - sottolinea il dott. Luigi Nigri, Vice Presidente della FIMP -. Negli ultimi mesi alcuni rappresentanti politici stanno premendo perché siano promosse maggiori autonomie differenziate. Se fossero realizzate inevitabilmente accentuerebbero le già forti disuguaglianze mettendo a rischio l’universalismo del sistema sanitario nazionale creando 21 diversi sistemi sanitari. A nostro avviso invece è assolutamente necessario aumentare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni. In questo modo è possibile garantire le autonomie ma anche un’uniforme applicazione in tutta Italia dei livelli essenziali di assistenza”. “Va prevista anche una profonda riorganizzazione degli studi del pediatra di famiglia - sostiene il dott. Biasci -. Si potrà così accelerare il processo di deospedalizzazione e risparmiare importanti risorse pubbliche. Grazie all’assunzione di collaboratori e a nuove attrezzature diagnostiche sarà possibile fornire un primo livello assistenziale in grado di dare una risposta pronta ed efficace a milioni d’italiani. Vogliamo inoltre partecipare alla stesura di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) basati sulle più recenti evidenze scientifiche”. “Infine siamo in prima linea per assicurare un’adeguata educazione sanitaria sui corretti stili di vita - concludono i dottori D'Avino e Nigri -. In particolare preoccupano gli ultimi dati che evidenziano una scarsa consapevolezza dei giovani sul ruolo dell’alimentazione per la salvaguardia della salute. Un bambino su cinque non mangia mai frutta e verdura. Il 21% degli under 10 risultano in sovrappeso e il 10% addirittura obeso, situazioni che mettono a rischio di malattie croniche in età adulta.

Oggi pomeriggio previsto l’intervento del Ministro della Salute Giulia Grillo

 

 

Roma, 28 marzo 2019 – Parte oggi pomeriggio a Roma il 45° Congresso Sindacale Nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP). Fino a sabato oltre 200 delegati provenienti da tutta la Penisola si ritrovano per fare il punto su temi di grande attualità politico-sociale ma anche scientifica. E oggi nel primo pomeriggio è previsto anche l’intervento del Ministro della Salute Giulia Grillo. “La nostra è una professione in rapida evoluzione - afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale della FIMP -. Siamo in presidio permanente sul territorio per assistere milioni di bambini e adolescenti ma le nuove esigenze di salute dei giovanissimi risultano sempre più importanti, la promozione di stili di vita sani e quindi la prevenzione primaria delle principali patologie sono aspetti che ci coinvolgono a pieno titolo. Inoltre possiamo diagnosticare precocemente i disturbi del neuro-sviluppo e i problemi neuro-sensoriali. Anche l’assistenza ai bambini colpiti da malattie croniche è un problema in forte crescita e che richiede competenze specifiche che i pediatri di famiglia possono garantire. Infine è necessario un nostro ruolo proattivo nelle vaccinazioni per le quali è fondamentale il pieno coinvolgimento del Pediatra di Famiglia. Grazie al rapporto fiduciario con le famiglie, si deve sviluppare un’attività di informazione ma anche di esecuzione direttamente nei nostri studi, contesto nel quale non esistono liste di attesa ma immediatezza di intervento”. “Puntare sulle Cure Primarie è un sistema efficace per salvaguardare il benessere di bambini ed adolescenti e avere, un domani, adulti più sani - conclude il presidente Biasci -. Come rappresentanti di categoria chiediamo un intervento delle istituzioni nazionali e regionali che vada in questa direzione, che garantisca accesso all’assistenza in modo equo e universale, superi le disparità regionali, in un ambito di rapporto fiduciario con le famiglie”.

Roma, 26 marzo 2019 – Si riduce del 2% il numero di ricoveri in ospedale. Diminuiscono, in particolare, quelli evitabili con un migliore percorso di assistenza. Nel 2017 se ne sono registrati 8.521.114, 171.257 in meno rispetto al 2016. A confermare questa tendenza è il nuovo Rapporto sulle Schede di Dimissioni Ospedaliere (Sdo 2017), pubblicato dal Ministero della Salute. Le giornate complessivamente trascorse in ospedale dagli italiani sono state nel 2017 quasi 59 milioni, mentre nel 2016 avevano superato i 60 milioni: anche in questo caso con un calo del 2%. Cala anche il numero di prestazioni di Riabilitazione offerte, sia in regime ordinario (- 0,7%) che in regime diurno (4,6% dimissioni). Infine, diminuisce soprattutto l'attività di lungodegenza, in cui si osserva un decremento da 104.794 a 99.118 ricoveri (-5,4%), con un volume di giornate che scende addirittura del -17,5%. Inoltre dal Rapporto sulle Schede di Dimissioni Ospedaliere (Sdo 2017), emerge che gli italiani, soprattutto quelli che stanno affrontando terapie oncologiche, continuano a spostarsi per le cure. Cresce la percentuale di quanti si spostano per fare la chemio. A fronte di 49.965 dimissioni in regime di ricovero, la mobilità interregionale nel 2017 è pari al 17,3% contro il 15,8% del 2016. Cala lievemente, invece, quella per il day hospital con una mobilità del 6,6% (era 7,1% nel 2016). Circa un paziente su 3 che affronta la radioterapia in day hospital 'migra' per raggiungere centri di eccellenza che spesso si trovano in altre regioni. Colpisce, ma non stupisce, che molti viaggi da una regione all'altra siano affrontati dai malati oncologici, indirizzati in centri di eccellenza lontani da casa. Oltre mezzo milione sono i ricoveri a causa di una diagnosi di tumore, di cui il 10% in una regione diversa da quella di residenza. Ma la mobilità aumenta quando si tratta di scegliere dove effettuare le cure.

Roma, 26 marzo 2019 – Le diagnosi di malattia per le donne arrivano alcuni anni dopo gli uomini. Unica eccezione per l’osteoporosi. È quanto ha dimostrato uno studio condotto dall'Università di Copenhagen, secondo cui, su quasi mille patologie considerate, la differenza consiste in un di quattro anni. I ricercatori hanno analizzato i dati di 6,9 milioni di danesi, divisi per genere e seguiti per un periodo di 21 anni, dal 1994 al 2015, e l'età alla prima diagnosi è risultata in media più alta per le donne per quasi tutte le aree considerate. Tra le malattie con la differenza più marcata c'è il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, (Adhd), che in media viene trovato negli uomini a 14 anni e nelle donne a 20. Per i tumori la differenza è 2,5 anni, mentre per i disturbi metabolici come il diabete è di 4,5 anni. Tra le poche eccezioni c'è l'osteoporosi, che nelle donne viene trovata di solito prima che si arrivi a una frattura mentre nei maschi solo quando c'è il primo ingresso al pronto soccorso dopo un evento traumatico. "Il messaggio è che le strategie nazionali per le diagnosi devono tenere conto di questa differenza - concludono gli autori -. Non si può usare un modello uguale per tutti. Non è ancora chiaro se le differenze sono dovute alla genetica, all'ambiente, ai criteri diagnostici o a un mix di questi fattori, stiamo proseguendo la ricerca per valutarlo".