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Roma, 2 ottobre 2018 - Nella prevenzione dell’aterosclerosi la frontiera del futuro è il vaccino. È quanto ha riportato Francesco Romeo, presidente di 'Il cuore siamo noi - Fondazione Cuore e Circolazione Onlus' e past president della Società Italiana di Cardiologia, durante la conferenza stampa, che si è tenuta sabato 29 settembre a Roma, in occasione della Giornata Mondiale del Cuore. Il presidente della Fondazione ha chiarito che la sperimentazione è iniziata da tempo, ma ora sta dando risultati concreti nei test sugli animali e la speranza è che si abbiano a breve anche nell’uomo. “Il colesterolo ossidato è il principale fattore patogenetico di questa malattia - spiega Romeo - e si sta lavorando con alcuni gruppi di ricercatori, tra cui figura anche quello di Jawar Mehta del College of Medicine-University of Arkansas for Medical Sciences". Accanto a questo, vi sono poi le nuove terapie per l'abbassamento dei livelli di colesterolo che, ricorda Romeo, "hanno consentito di ottenere risultati mai raggiunti con i farmaci precedenti anche se ci sono stati farmaci, come le statine, che sono stati fondamentali nella storia del trattamento di questa malattia".
Immunoterapia: Allison e Honjo vincono il Nobel per le cure anti-cancro
Scritto da FIMP NEWSRoma, 2 ottobre 2018 – Il Nobel per la Medicina quest’anno è stato assegnato a James P. Allison e a Tasuku Honjo. Ad annunciarlo come ogni anno il Karolinska Institutet di Stoccolma in Svezia, in diretta su internet e sui social network. Ai ricercatori va il merito di aver dato una svolta decisiva nella lotta contro il cancro. Allison e Honjo hanno, per la prima volta, individuato il meccanismo con il quale il nostro sistema immunitario attacca le cellule tumorali. Ed hanno scoperto che intervenendo sulle proteine che funzionano come freno del sistema immunitario sarebbe stato possibile trattare la malattia in modo efficace. In particolare, Tasuku Honjo ha scoperto una proteina presente sulle cellule immunitarie, rivelando la sua funzione, appunto, di 'freno' del sistema di difesa dell'organismo, quando intraprende un diverso meccanismo di azione. James P. Allison, ha studiato la proteina che funziona da freno del sistema immunitario, e si è reso conto del potenziale terapeutico di un sistema che possa liberare tale freno, scatenando le nostre cellule immunitarie per attaccare i tumori. Le scoperte dei ricercatori hanno aperto un nuovo scenario nella lotta alla malattia che ha cambiato radicalmente la gestione della patologia e che si sta dimostrando molto promettente. Il riconoscimento ammonta quest'anno a 9 milioni di corone svedesi, al cambio odierno oltre 871 mila euro. Dal 1901 al 2017 sono stati 108 i premi Nobel per la Medicina o la Fisiologia, consegnati a un totale di 214 scienziati, dato che il riconoscimento viene dato spesso a più di una persona.
Influenza: per la prossima stagione previsti 5 milioni di casi
Scritto da FIMP NEWSRoma, 1 ottobre 2018 - La prossima stagione influenzale dovrebbe essere di intensità media, meno forte di quella appena conclusa. Sono stimati in totale che non meno di 5 milioni di persone saranno costrette a letto. E’ questa La previsione è di Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano. “Questa è la previsione che possiamo fare sulla base della stagione influenzale che si sta concludendo in Australia e Nuova Zelanda, dove è stata di media intensità - continua - ed è circolato soprattutto il virus AH1N1, anche se in quest'ultima parte di stagione rimane l'incognita del virus B, che potrebbe innalzare il numero dei casi". Anche se si prevede una stagione più tranquilla, avverte Pregliasco, "non bisogna però sottovalutarla. Quanto è successo l'anno scorso ce l'ha ricordato chiaramente. Ci aspettavamo una stagione influenzale di media intensità e invece è stata la peggiore degli ultimi 15 anni - prosegue - Molto dipenderà anche dal meteo: se questo inverno dovesse essere più lungo e freddo sicuramente si avranno molti più malati". Oltre al vero virus influenzale, in giro ci saranno anche altri 262 virus che determinano forme simil-influenzali, che possono "causare altrettanti casi come l'influenza".
Studio norvegese: più aree verdi, meno problemi respiratori
Scritto da FIMP NEWSRoma 27 Settembre 2018 – Che si tratti dei giardini pubblici o di un grande parco vicino casa, il verde fa sempre bene alla salute. Ed i maggiori beneficiari proprio sono i più piccoli, che da adulti riporteranno meno problemi respiratori. È quanto emerge da uno studio internazionale, condotto dai ricercatori dell'Ospedale universitario di Haukeland. Gli studiosi hanno analizzato i dati di 5415 partecipanti, provenienti da diverse città europee, di età compresa tra 18 e 52 anni e calcolato l'esposizione media annua a tre inquinanti atmosferici: PM2,5, PM10 e biossido di azoto (NO2) dalla nascita di un bambino fino a 18 anni. Hanno quindi esaminato quante persone hanno sofferto di più di tre sintomi respiratori, come respiro sibilante grave, fischio al torace, essere svegliati da un attacco di mancanza di aria o da un colpo di tosse; attacco d'asma. Un totale di 608 partecipanti (12%) ha avuto più di tre sintomi respiratori ma avere, da piccoli, una zona verde a 100 metri attorno all'indirizzo di casa era associata a un minor numero di sintomi respiratori una volta cresciuti, mentre l'esposizione agli inquinanti durante l'infanzia era associata a più sintomi respiratori in età adulta. Ad esempio, l'esposizione a PM10 ha aumentato la probabilità di sviluppare sintomi respiratori del 21% a Uppsala (Svezia) e del 23% a Bergen (Norvegia); l'esposizione al verde prima dei dieci anni era associata a una probabilità inferiore del 71% di respiro sibilante in Tartu (Estonia).
Allarme: l’alcol provoca nel mondo 3 milioni di morti l’anno
Scritto da FIMP NEWSRoma 26 Settembre 2018 - Oltre 3 milioni sono le persone decedute nel 2016 a causa di un consumo eccessivo di alcol. È quanto riporta il nuovo report diffuso dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Una stima che equivale a 1 decesso su 20. Nel più dei tre quarti dei casi si tratta di uomini. Nel complesso, l'uso nocivo di alcol provoca oltre il 5% del carico globale di malattia. "Troppe persone, le loro famiglie e comunità soffrono le conseguenze dell'abuso di alcol attraverso la violenza, gli infortuni, i problemi di salute mentale e malattie come il cancro e l'ictus", ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms. "È ora di intensificare l'azione per prevenire questa grave minaccia allo sviluppo di società sane". Tra tutte le morti attribuibili all'alcol, il 28% è dovuto a infortuni conseguenti ai troppi drink: incidenti stradali, autolesionismo e violenza interpersonale; il 21% a disturbi del tratto digestivo; il 19% a malattie cardiovascolari e il resto a malattie infettive, tumori, disturbi mentali e altre condizioni di salute. A livello mondiale si stima che 237 milioni di uomini e 46 milioni di donne soffrano di disturbi legati all'alcol, con la più alta prevalenza nella regione europea (14,8% e 3,5%) e nelle Americhe (11,5% e 5,1%). I disturbi legati all'alcol sono dunque più comuni nei paesi ad alto reddito. Circa 2,3 miliardi di persone, attualmente, si possono definire bevitori. L'alcol viene consumato da più della metà della popolazione in tre regioni dell'Oms (America, Europa e Pacifico occidentale). L'Europa ha il più alto consumo pro capite del mondo, anche se diminuito di oltre il 10% dal 2010. Le attuali tendenze e proiezioni indicano però un aumento del consumo globale pro capite di alcol nei prossimi 10 anni, in particolare nelle regioni del sud-est asiatico e del Pacifico occidentale e nella regione delle Americhe.
Donna in gravidanza, attenzione al troppo zucchero
Scritto da FIMP NEWSRoma, 25 settembre 2018 – Le voglie delle donne in gravidanza non sempre vanno accontentate. Troppo zucchero può fare male. Anche solo piccole variazioni di glucosio nel sangue, a distanza di oltre 10 anni, infatti, comportano un maggior rischio di sviluppare malattie metaboliche e una maggiore probabilità di avere figli obesi. A riportarlo è uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association (JAMA). I ricercatori chiariscono che il Diabete Gestazionale diagnosticato per la prima volta in gravidanza in genere regredisce dopo il parto ma può ritornare nei decenni successivi. Nel 2008, lo studio internazionale HAPO (Hyperglycaemia and Adverse Pregnancy Outcome) aveva evidenziato una relazione continua tra glicemia materna e aumentato rischio di complicanze per il bambino sia prima che dopo la nascita, ed è diventato poi la base di nuovi criteri diagnostici per il Diabete Gestazionale recepiti anche dall’Oms. L’obiettivo del nuovo studio (HAPO-FUS HAPO Follow-up) era di valutarne le conseguenze a lungo termine. I ricercatori hanno esaminato 4.697 donne delle oltre 23.000 inizialmente incluse nell’indagine del 2008. Tra coloro che avevano avuto iperglicemia, anche modesta, durante la gestazione, circa l’11% aveva sviluppato diabete alla visita di follow-up avvenuta 10-14 anni dopo il parto, e circa il 42% aveva prediabete: in donne senza glicemia elevata in gravidanza le percentuali erano rispettivamente del 2% e del 18%. Inoltre i figli delle madri con livelli elevati di glucosio durante la dolce attesa avevano più probabilità di essere obesi (19% rispetto al 10%).
La dieta-antinfiammatoria è l'elisir di lunga vita
Scritto da FIMP NEWSRoma, 24 settembre 2018 - Si chiama dieta anti-infiammatoria e consumarla tutti i giorni può ridurre la mortalità. Dunque, chi vuole vivere a lungo e in salute, può aggiornare la sua lista della spesa aggiungendo porzioni di frutta e verdura, tè, caffè, pane integrale, cereali per la colazione, formaggio magro, olio d'oliva e olio di colza, noci, cioccolato e quantità moderate di vino rosso e birra. Addio, invece, ad alimenti che aumentano le possibilità di infiammazioni come carne rossa non lavorata e trasformata, patatine e bevande analcoliche. E’ quanto ha evidenziato uno studio che ha coinvolto 68.273 uomini e donne svedesi tra 45 e 83 anni. Dall’indagine è emerso che chi ha seguito questa dieta ha avuto un rischio inferiore del 18% di mortalità per tutte le cause, un rischio inferiore del 20% di mortalità per malattie cardiovascolari e un rischio ridotto del 13% di mortalità per cancro. Buone notizie per invece per i tabagisti: quelli che hanno seguito la dieta hanno avuto benefici ancora maggiori rispetto ai fumatori che non la seguivano. La ricerca, pubblicata sul Journal of Internal Medicine è stata realizzata dall'Università di scienze della vita di Varsavia, dal Karolinska Institutet (vicino a Stoccolma), dal Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle e dalla svedese Università di Uppsala.
Eurostat: sette italiani su 10 si dichiarano in buona salute
Scritto da FIMP NEWSRoma, 20 settembre 2018 - Nel 2016 il 70,9% dei nostri connazionali con più di 16 anni ha dichiarato di essere in ottima o buona salute. Questa tendenza risulta in netto aumento rispetto all’anno precedente quando questa condizione percepita è stata dichiarata dal 65,8% degli intervistati. E’ quanto ha evidenziato l’Eurostat in un indagine condotta in ogni nazione europea per i 17 SDG (Obiettivi di sviluppo sostenibile) stabiliti a livello internazionale. Per il numero 3, “Buona salute e benessere”, l’ente europeo si basa su tre indicatori principali: la salute percepita, appunto, l’aspettativa di vita e le esigenze mediche insoddisfatte. Dal punto di vista della salute percepita, l’Italia è al decimo posto nell’Ue (media Ue 67,5%), preceduta da paesi in gran parte del Nord Europa (ma ci sono anche Cipro, Malta e la Spagna). Una classifica guidata in positivo dall’Irlanda dove l’82,8% dei cittadini dichiara una buona-ottima salute e chiusa in negativo dalla Lituania in cui solo il 43,4% degli intervistati è soddisfatto delle sue condizioni.
La tendenza italiana è comunque in netto aumento e il dato 2016 è il migliore registrato a partire dal 2005. L’anno peggiore invece è stato il 2006, quando solo il 56,7% dei cittadini ha valutato buona-ottima la sua salute. Poi negli anni successivi la tendenza è sempre aumentata, con picchi maggiori nel 2010, 2012 2014 e “cadute negli anni intermedi, fino al 2016, appunto, che registra la performance migliore del periodo”.
Studio: lo smog non risparmia neppure la placenta
Scritto da FIMP NEWSRoma, 19 settembre 2018 – La placenta delle mamme può contenere tracce di smog. È quanto sostengono i ricercatori inglesi che, in uno studio condotto, hanno intercettato minuscole particelle di carbonio. Questi frammenti sono causati dalla combustione dei fossili; gli studiosi hanno quindi trovato nell’inquinamento atmosferico, a cui le mamme sono esposte, la spiegazione. La ricerca è stata presentata a Parigi, al Congresso della European Respiratory Society (Ers), da Norrice Liu, pediatra e ricercatrice clinica, e Lisa Miyashita, ricercatrice post-doc, entrambe nel gruppo di ricerca di Jonathan Grigg alla Queen Mary University di Londra, Regno Unito. Scienziate molto attive sul tema dello smog. Ricerche precedenti, hanno spiegato le esperte, avevano indicato collegamenti tra l'esposizione delle madri incinte all'inquinamento atmosferico e parti prematuri, basso peso alla nascita, mortalità infantile, problemi respiratori infantili. Il nuovo studio si aggiunge alle evidenze esistenti e suggerisce che, quando le donne in gravidanza respirano aria inquinata, le particelle di fuliggine sono in grado di raggiungere la placenta attraverso il flusso sanguigno. "Sappiamo da un po' che l'inquinamento atmosferico influisce sullo sviluppo fetale e può continuare a influenzare i bambini dopo la nascita e per tutta la vita - evidenzia Miyashita -. Eravamo interessati a vedere se questi effetti potessero essere dovuti a particelle di inquinamento che si muovono dai polmoni della madre alla placenta. Fino ad ora, ci sono state pochissime prove del fatto che le particelle inalate entrassero nel sangue dai polmoni".
Conte: “Preservare il servizio sanitario nazionale è priorità del Governo”
Scritto da FIMP NEWSRoma, 18 settembre 2018 – “Ricorre per noi l'anniversario dei 40 anni del Servizio sanitario nazionale, da sempre punto di riferimento in Italia e nel mondo. Un modello che affonda le sue radici nella nostra Costituzione. Sosteniamo pertanto la copertura sanitaria nazionale come priorità dell'OMS”. E’ quanto ha affermato ieri il premier italiano Giuseppe Conte, nel suo intervento all'apertura della 68esima riunione del Comitato OMS Europa a Roma. "Tutti i cittadini hanno il diritto di essere curati: un diritto, ma non un regalo concesso ai cittadini - ha precisato il Presidente del Consiglio -. Alle future generazioni vogliamo lasciare questa eredità. Anche nel contratto di Governo le forze politiche hanno come priorità preservare l'attuale modello del servizio sanitario nazionale e l'uniformità dei livelli di assistenza”.
“L'Italia è seconda in Europa per aspettativa di vita - ha aggiunto Conte -. Il servizio sanitario è una ricchezza, vogliamo rilanciare e preservare un pilastro del nostro vivere comune e vogliamo stare vicino ai medici e agli operatori sanitari. Vogliamo rimettere al centro il merito e la trasparenza - ha concluso il premier - e il nome di Li Bassi come direttore generale dell'AIFA è un segnale chiave, uno dei 'cervelli in fuga' che vogliamo riportare a casa”.
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OMS: “Gli europei vivono di più ma sono in sovrappeso e fumano troppo”
Scritto da FIMP NEWSRoma, 17 settembre 2018 – Gli abitanti del Vecchio Continente vivono di più e più in salute, e hanno guadagnato un anno di vita negli ultimi cinque anni. E’ quanto sostiene l’ultimo rapporto sullo stato di salute del continente, pubblicato dall’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che avverte però sulle numerose disparità tra mi paesi e all’interno degli stessi, un problema che riguarda anche l’Italia. Secondo il documento, che monitora i progressi fatti nei 53 paesi monitorati riguardo agli obiettivi di salute per il 2020, l’Europa sta andando meglio del previsto nella riduzione della mortalità per le principali cause non infettive, dal diabete all’obesità, con un calo del 2% annuo, superiore all’1,5% richiesto. Tuttavia il tasso di fumatori rimane il più alto del mondo, con una persona su tre sopra i 15 anni che fuma, e metà della popolazione è sovrappeso o obesa, con un trend in salita.
“Il rapporto mostra che la maggior parte dei paesi sta facendo passi significativi – afferma Zsusanna Jakab, direttore regionale dell’OMS -. I progressi però non sono uniformi nè tra i paesi nè al loro interno, tra i generi e le diverse generazioni”. Per quanto riguarda l’Italia il documento, i cui dati si riferiscono al 2015, sottolinea come il paese abbia la seconda aspettativa di vita del continente dopo la Spagna, con buoni risultati sulla riduzione della mortalità cardiovascolare. A preoccupare gli esperti sono invece il tasso di fumatori che non scende e il tasso di obesità tra i giovani, che è il quarto in classifica fra i paesi monitorati. “Persistono anche differenze dovute allo status socioeconomico – sottolinea il documento -. Gli italiani con una educazione superiore hanno un’aspettativa di vita alla nascita quattro anni più alta di quelli che non hanno completato l’istruzione secondaria”.
Malattie rare. L’impegno dei pazienti porta risultati
Scritto da FIMP NEWS17 luglio - Dall’esperienza di una famiglia italiana “di persone normali”, il messaggio di fiducia per tutti i malati sofferenti di patologie rare: la strada è in salita, ma la consapevolezza può aiutare a percorrerla
Fino al 2012 l’emiplegia alternante, una malattia rara dello sviluppo neurologico che colpisce 1 bambino su 111.111 nei 18 mesi di vita, poteva essere diagnosticata solo con metodo clinico, cioè esaminando i sintomi del paziente e procedendo per esclusione: se tutti gli esami per la diagnosi di altre malattie associate a quei sintomi erano negativi, allora probabilmente si trattava di emiplegia alternante.
Nel 2012 finalmente arriva il momento di svolta. Viene scoperto il gene mutato responsabile della malattia, grazie a una collaborazione internazionale Usa, Francia, Olanda e Italia: la mutazione responsabile si trova nel gene atp1a3 che codifica una proteina con funzione di pompa ionica sodio-potassio a livello neuronale.
Fino a qui pare una storia normale quella raccontata nell’ultimo approfondimento di Forward, il progetto che il Dipartimento di Epidemiologia del SS della Regione Lazio conduce da due anni insieme a dieci importanti aziende farmaceutiche: una storia simile a quella di molte altre malattie. Dopo anni di ricerca si riesce a capire finalmente qual è la sua causa.
E invece questa storia – la storia di Alberto e dei suoi genitori, in particolare di sua madre Rosaria – è una storia straordinaria. Se nel luglio del 2012 si è arrivati finalmente a scoprire il gene responsabile i questa malattia rara, il merito è delle associazioni di pazienti, fra cui quella italiana fondata da Rosaria, che da decenni non smettono di combattere per mandare avanti la ricerca sull’emiplegia alternante.
In Italia è iniziato tutto nel 1998, con un primo incontro proprio in casa di Rosaria riunendo pazienti con la stessa diagnosi del figlio, che ha portato un anno dopo alla nascita dell’Associazione italiana sindrome di emiplegia alternante (Aisea), formata da sette famiglie e da un comitato scientifico. Nel 2001, a Perugia, si tiene il primo meeting organizzato dall’associazione che vede per la prima volta confrontarsi famiglie, medici e ricercatori, su una malattia di cui ancora si sa poco, e due anni dopo, siamo nel 2003, viene organizzato il primo meeting internazionale.
Nel frattempo Rosaria e l’associazione mettono insieme una prima biobanca per la malattia e inizia ad attivarsi per raccogliere i fondi necessari per quello che rimaneva il principale ostacolo: finanziare la ricerca sulla causa della malattia. E ancora una volta è la cooperazione internazionale fra genitori a fare la differenza.
“In Austria, una mamma aveva ottenuto dei finanziamenti dal Sesto programma quadro dell’Unione europea per costruire un registro europeo coinvolgendo i centri clinici e genetici di nove nazioni tra cui l’Italia e – per la prima volta – anche le associazioni di pazienti, la nostra e la sorella francese” racconta Rosaria. “Nel giro di tre anni abbiamo raccolto i dati completi di 160 pazienti in Europa: un successo incredibile considerato che l’emiplegia alternante ha una prevalenza di un caso su un milione di persone. Eravamo nel 2005-2007 e non era mai stato fatto nulla di simile per nessun’altra malattia rara.”
Gli sforzi dei pazienti portano risultati: l’associazione, che nel frattempo era cresciuta, riesce a costruire un consorzio europeo con i genetisti italiani, francesi e olandesi con l’obiettivo di sequenziare l’esoma dei pazienti, unica strada per capire quale fosse il gene che conteneva la mutazione responsabile della malattia. Grazie ai contatti che avevano allacciato negli anni addietro, alcuni ricercatori della Duke University negli Stati Uniti, che stavano conducendo una ricerca su 8 pazienti, hanno interpellato Rosaria ed è nato un progetto internazionale tra centri clinici e laboratori genetici. “In questo modo, grazie alla nostra biobanca siamo riusciti a screenare 105 pazienti, di cui 35 italiani, numeri che hanno permesso di individuare la mutazione nel gene atp1a3.”
“Gli interessi nella ricerca contro le malattie rari sono scarsi, sia da parte delle aziende farmaceutiche, sia degli organismi internazionali, che difficilmente pubblicano bandi per la ricerca di base sulle malattie rare, eventualmente lo fanno per le fasi finali, quando la cura è ormai a portata di sguardo, mentre a noi servono fondi per avviare le prime ricerche, per smuovere le acque. Serve dunque indipendenza, creare consorzi dove siano rappresentati equamente tutti i portatori di interesse, pazienti compresi. A questo proposito stiamo lavorando al primo registro indipendente sull’emiplegia alternante”.
Anche dopo il 2012 le mamme e i papà di questi ragazzi non si fermano. Nel 2014 decolla il consorzio internazionale Iahcr che riunisce centri clinici e laboratori di ricerca genetica e molecolare impegnati nella ricerca e nella cura dell’emiplegia alternante e di tutte le malattie rare del gene atp1a3, e il progetto di costruire un cloud per la condivisione dei dati degli studi multicentrici. Insieme al gruppo di informatica dell’Istituto Iemest di Palermo, Rosaria oggi sta sviluppando la piattaforma Iahcrc-Cloud per la raccolta e la condivisione dei dati degli studi multicentrici realizzati dal consorzio.
“Il messaggio più importante che mi sento di divulgare è che noi eravamo e siamo persone normali, come lo è la maggioranza dei genitori di figli con malattie rare” afferma Rosaria. “Ci siamo impegnati, imparando ogni giorno cose nuove e mettendoci in gioco su una serie di attività che non facevano parte del nostro mestiere. E siamo riusciti a cambiare le cose, accelerando un processo di ricerca che forse altrimenti non si sarebbe mai strutturato.
Oggi Alberto ha 25 anni, è impiegato in una cooperativa che accoglie persone con difficoltà e dà loro la possibilità di lavorare e sentirsi attivo. Ma la strada, per un giovane con una malattia rara invalidante come quella di Alberto e per la sua famiglia è sempre in salita, attanagliata dalla domanda sul “dopo”, dalla precarietà dell’offerta assistenziale che un anno c’è e l’anno dopo chissà.
Ma soprattutto restano ancora tante le battaglie sul fronte della burocrazia. “Nonostante da marzo 2017 siano entrati in vigore i nuovi LEA che hanno riconosciuto 109 nuove malattie rare fra cui la nostra, sebbene in 16 anni dagli ultimi LEA le nuove malattie rare individuate siano oltre 1000, ad oggi Alberto non ha ancora l’esenzione a cui avrebbe diritto.”
Insomma, i farmaci Rosaria e suo marito continuano a pagarseli come hanno fatto negli ultimi 25 anni. “So che alcuni pazienti l’hanno ottenuta, ma noi e altre famiglie no, ed è solo l’ultimo esempio di una disparità da regione a regione di cure, possibilità, attuazione delle leggi.”
Cristina Da Rold
Giornalista scientifica
Fonte: Quotidiano Sanità
L a ginecologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza, disciplina “di confine" tra Ginecologia e Pediatria, tra Medicina e Chirurgia, nacque ufficialmente nel 1940 a Praga, dove il Prof. Rudolf Peter aprì il primo servizio di Ginecologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza ma già nel 1939, il Prof Lazlo von Dobszay, ungherese, pubblicò una monografia sull’argomento. Se la Mitteleuropa fu la culla della disciplina, questa presto si diffuse nel resto del continente e altrove, specie nell’America Latina. Il Congresso costitutivo dell’International Federation of Pediatric and Adolescent Gynecology - FIGIJ - si tenne Losanna nel febbraio 1971. Successivamente vennero fondate organizzazioni continentali quali la Associazione Latinoamericana, ALOGIA, la Nordamericana NASPAG e la asiatico-oceanica AOSPAG. A Praga, il 28 marzo 2008 fu fondata la European Association of Paediatric and Adolescent Gynaecology – EURAPAG – che tenne il suo primo congresso a San Pietroburgo nel giugno 2008. La Società Italiana di Ginecologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza - SIGIA - fu fondata a Roma nel 1978. Il Prof. Mainaldo Maneschi (Direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica di Palermo) ne è considerato il padre fondatore. Il primo congresso nazionale si tenne a Mondello nel settembre 1985 ma nel nostro Paese il centro propulsore della disciplina è da sempre il Policlinico Careggi di Firenze. Qui la Prof.ssa Vincenzina Bruni, allieva della svizzera Irmy Rey-Stocker, a sua volta discepola del Prof Rudolf Peter, nel 1978 aprì il primo centro italiano di Ginecologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che ne è a tutt’oggi il punto il di riferimento nazionale e da cui sono culturalmente derivati tutti gli ambulatori e servizi italiani del settore. Contrariamente a quanto generalmente si pensi, i problemi ginecologici possono cominciare già in giovanissima età. Abbiamo sentito l’esigenza di redigere una Guida Pratica perché come tutte le ultraspecializzazioni di “recente” comparsa nel mondo della medicina, la ginecologia pediatrico-adolescenziale ha caratteristiche peculiari e patologie proprie, una materia che è a cavallo fra varie subspecialità principalmente pediatriche e ginecologiche, ma coinvolge anche Endocrinologia e Chirurgia, e nasce - come spesso accade per le subspecialità pediatriche – come una filiazione dalla gine- 9 Prevenzione, diagnosi e terapia cologia del “mondo dell’adulto”. Ovviamente, tutti quelli che nel loro lavoro quotidiano si trovano a seguire nel tempo bambine che si affacciano all’età fertile, con tutti i problemi che questo può comportare per un organismo in piena fase di sviluppo, possono aver bisogno della consulenza del ginecologo pediatra. Crescita, metabolismo, livello di calcificazione ossea, stato nutrizionale, sono solo alcune delle problematiche di interesse. Inoltre, il follow-up delle piccole pazienti affette da patologie croniche più o meno gravi, è un target fondamentale di questa branca. Specialisti ginecologi-pediatri e pediatri devono accompagnare i processi di sviluppo e la consapevolezza di queste bimbe che, diventando grandi, inizieranno ad affrontare problematiche legate al proprio apparato genitale e chiederanno informazioni in merito alla fertilità, alle mestruazioni, ai farmaci assunti. La programmazione di un buon funzionamento della riproduzione è di fondamentale importanza per il benessere globale dell’individuo, come pure è importante la fertilità futura delle nostre piccole pazienti. La speranza degli autori di questa Guida è che possa essere utile a tutti voi che ogni giorno vi prendete cura di bambine e adolescenti, che presentano problemi di salute ginecologica e che per tale motivo richiedono uno specialista dedicato, in piena collaborazione con il proprio pediatra e, successivamente, con il proprio medico di famiglia.
Questa guida nasce da un’equilibrata e consolidata collaborazione, iniziata in Italia negli anni ‘90, che vede Pediatri di Famiglia (PdF) e Oculisti alleati nella campagna di prevenzione delle patologie oculari in età pediatrica. Ci preme sottolineare che, in nessun caso, la famiglia che ha effettuato per tempo e correttamente dal proprio pediatra i bilanci di salute comprendenti gli screening oftalmologici, deve ritenere equivalente questo passaggio clinico rispetto alla visita oculistica completa, comunque fortemente suggerita al compimento del 40esimo mese di vita. In questa sede non possiamo neppure dimenticare che il PdF, in questo settore, non può limitare il suo ruolo a quello di gate keeper del sistema, ma a lui spettano anche, con tutte le responsabilità conseguenti, il rilievo immediato di un’anomalia del riflesso rosso, la detezione precoce dell’ambliopia ed il riconoscimento delle cosiddette “Red Flags” che impongono l’invio urgente del piccolo assistito allo specialista. A noi oculisti invece è affidato il compito di non lasciare disattese le richieste di consulenza del PdF, anche per allarmi inappropriati, perché giustificatissimi: una corretta diagnosi richiede competenze, esperienza e strumenti che solo l’oftalmologo pediatra può avere, ma al PdF è richiesta la consapevolezza che è meglio un falso positivo che grava sull’attività dello specialista, piuttosto che un falso negativo riconosciuto tardivamente che rappresenterebbe un enorme costo umano e socioeconomico. Seppure possa sembrare superfluo, è fondamentale ribadire che queste richieste di consulenza devono avere come riscontro la presenza di personale oculistico debitamente formato nell’ambito dell'oftalmologia pediatrica: non si può assolutamente considerare, difatti, l’occhio di un bambino semplicemente l’occhio di un piccolo adulto. Auspichiamo inoltre che, come per l’inserimento nei LEA del test del Riflesso Rosso, ormai appannaggio delle Neonatologie di tutta Italia, lo screening dell’ambliopia, eseguito dal Pediatra di famiglia, costituisca un lasciapassare necessario per l’accesso alla scuola primaria, sancendone in qualche modo l’obbligatorietà, ed evitando così il tardivo riconoscimento di una condizione trattabile nella larga maggioranza dei casi.