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Mercoledì, 17 Ottobre 2018 11:21

Congresso Nazionale Fimp 2018

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Mercoledì, 17 Ottobre 2018 11:04

Distrofia di Duchenne: troppe diagnosi arrivano in ritardo

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Al via PETER PaN, il primo progetto nazionale FIMP su una malattia rara

Roma, 17 ottobre 2018 – Determina la progressiva perdita delle capacità di muoversi autonomamente di un bambino e riduce drammaticamente l’aspettativa di vita (attualmente è di circa 30 anni). E’ la distrofia di Duchenne, una patologia rara d’origine genetica molto grave che colpisce oltre 2.000 giovanissimi italiani (i nuovi casi sono circa 50 ogni anno). Per contenere la malattia risulta fondamentale la diagnosi precoce ma attualmente la maggioranza dei casi viene individuata troppo tardi: anche dopo 6 anni dalla comparsa dei primi sintomi. Diventa quindi fondamentale aumentare il livello di conoscenze del pediatra di famiglia, il primo specialista che deve assistere i pazienti. Per questo la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) lancia il primo progetto nazionale per la medicina del territorio dedicato ad una patologia rara. Si chiama PETER PaN (PEdiatria TEerritoriale e Riconoscimento Precoce Malattie Neuromuscolari), è realizzato grazie al supporto non condizionante di PTC Therapeutics e viene presentato oggi in una conferenza stampa a Roma alla presenza di rappresentanti di medici specialisti e pazienti. Si articola attraverso la realizzazione di attività formative specifiche, come corsi e seminari, per i pediatri. L’obiettivo è coinvolgere oltre 5.000 pediatri di famiglia che lavorano su tutto il territorio nazionale. Verrà, inoltre, realizzato un Position Paper ufficiale della FIMP sulle malattie neuro-muscolari che conterrà raccomandazioni utili per la pratica clinica e sarà accompagnato a materiale informativo di supporto che il medico potrà utilizzare con i genitori o gli altri caregivers del giovane paziente. “Il pediatra di famiglia deve ricominciare a porre la giusta attenzione al problema delle malattie neuromuscolari - afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale FIMP -. Rientrano, infatti, in quel processo di osservazione e monitoraggio del neurosviluppo che sta diventando una parte sempre più importante della nostra professione. La malattia di Duchenne è abbastanza rara (3-4 casi ogni 100.000 abitanti) ma nel loro complesso i problemi neuromuscolari interessano oltre 20.000 bambini residenti nel nostro Paese. E il loro numero risulta in crescita. E’ dunque arrivato il momento di recuperare una cultura più accurata verso patologie forse troppo sottovalutate”. “Oggi grazie alla ricerca medico scientifica iniziano ad essere disponibili nuove terapie specifiche - aggiunge il dott. Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività scientifiche ed etiche della FIMP -. I dati a disposizione dimostrano che queste possono migliorare la traiettoria evolutiva della malattia riducendo l’impatto sulla qualità della vita dei giovani pazienti e ritardando l’esito fatale. Tutto ciò a patto che tali terapie vengano iniziate quanto prima possibile, ovvero prima che il danno muscolare sia troppo avanzato. Noi pediatri di famiglia, quindi, ci sentiamo chiamati a migliorare ancora le nostre competenze nel riconoscimento precoce delle malattie neuromuscolari. A differenza di altre patologie rare il riconoscimento non è troppo difficile. Con il progetto PETER PaN vogliamo sensibilizzare i pediatri di famiglia a prestare la giusta attenzione ad alcune condizioni e caratteristiche motorie, anche del bambino molto piccolo, che potrebbero rappresentare un segnale di allarme. Nelle prossime settimane gireremo l’Italia per spiegare ai colleghi a non sottovalutare queste “bandiere rosse””.

Le patologie rare sono oltre 7.000 diversi disturbi e nella grande maggioranza dei casi hanno un’origine genetica. Colpiscono in totale oltre due milioni di italiani e il 70% dei pazienti sono bambini e adolescenti. “Sono malattie estremamente complesse e in Italia esistono centri di riferimento che sono all’avanguardia nel mondo - prosegue il prof. Carlo Minetti, Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Miologia ed esperto di distrofie muscolari dell’Istituto G. Gaslini e dell’Università di Genova -. L’individuazione di queste patologie è soprattutto, da sempre, un compito del pediatra di famiglia. Nel caso specifico della distrofia di Duchenne se riusciamo ad anticipare le diagnosi e quindi anche la presa in carico del paziente possiamo ottenere esiti positivi, rallentando l’evoluzione della malattia per dei bimbi che sono altrimenti destinati, prima o poi, a perdere gradualmente la loro forza dei muscoli”. “Mio figlio da 28 anni è affetto da distrofia di Duchenne - sottolinea Filippo Buccella, fondatore dell'associazione di pazienti Parent Project ONLUS -. Come genitore conosco quindi molto bene le complessità e le difficoltà che determina nella vita di tutti i giorni questa patologia neuromuscolare. Siamo lieti che i pediatri di famiglia italiani siano scesi in campo con questo importate progetto educazionale. Auspichiamo che questa iniziativa possa far accendere i riflettori su un grave problema di salute di cui si parla ancora troppo poco”.

“PETER PaN un progetto etico oltre che scientifico a cui noi della FIMP teniamo particolarmente - prosegue il Presidente Biasci -. Le distrofie neuromuscolari, infatti, impattano fortemente sia sulla vita del singolo malato che sul resto della sua famiglia. Come Società Scientifica siamo convinti che per salvaguardare la salute di bambini e adolescenti, alla prese con malattie molto gravi e complesse, sia necessario un lavoro di squadra. Proprio per questo ringraziamo la PTC Therapeutics per aver reso possibile questa importante iniziativa che per la prima volta verrà condotta in tutta la Penisola”. “È interessante constatare - conclude il dott. Biasci - come ci siano aziende che dimostrano un impegno solido e socialmente responsabile nel cambiare il paradigma “Terapia uguale Farmaco” in “Terapia uguale presa in carico del paziente”. Il progetto della FIMP, va in questa direzione. Dare un’opportunità di diagnosi precoce a tutti i bambini affetti da malattie neuromuscolari vuol dire garantire una presa in carico rapida, e quindi far guadagnare tempo di vita, indipendentemente dalla terapia farmacologica”.

Roma, 16 ottobre 2018 - “L'arrivo di un'altra pandemia causata da un nuovo virus influenzale è una certezza, anche se non sappiamo quando questo accadrà, quale ceppo virale sarà e quanto sarà grave la malattia”. E’ quanto sostiene Wenqing Zhang, direttore del Programma Globale per l'Influenza dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che, in un focus sul portale web, non conferma né esclude che questo possa avvenire quest'anno. Ciò che rende unico il virus dell'influenza è che cambia continuamente. “Per questo - spiega l'Oms - si può contrarre varie volte nella vita e riesce a sfuggire alla capacità dei vaccini esistenti di proteggere la popolazione. In alcuni casi, quando le mutazioni sono particolarmente importanti, questo può provocare una pandemia, caratterizzata dalla sua capacità dl nuovo agente patogeno di diffondersi in modo veloce nella popolazione. Risale ad un secolo fa la più grande pandemia influenzale della storia, la spagnola, che causo la morte di ben il 5% della popolazione”. “L’influenza pandemica è un importante problema di salute pubblica che non siamo in grado di prevenire o eliminare, data la nostra tecnologia e conoscenza attuali", prosegue Zhang. Eppure oggi, mette in guardia il direttore del Programma Globale per l'Influenza dell'OMS, "meno della metà di tutti i Paesi ha un piano nazionale di preparazione per fronteggiarla; di questi, pochi hanno piani aggiornati". Per affrontare le conseguenze di una pandemia, "il mondo deve lavorare come una squadra", conclude l'esperto, puntando su "tempestività e qualità della condivisione delle informazioni sul virus, ricerca e innovazione".

Dai pediatri di famiglia un no all’eccessiva autonomia regionale

Riva del Garda (TN), 12 ottobre 2018 – “Per assicurare a bambini e adolescenti italiani una migliore assistenza bisogna uniformare l’organizzazione sanitaria del nostro Paese ed è necessario ridimensionare fortemente le varie autonomie regionali. Solo così sarà possibile garantire a tutti i giovani gli stessi diritti”. E’ questo il monito lanciato dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) al Governo in occasione della seconda giornata del suo XII Congresso Nazionale Scientifico. L’evento, dal titolo, Tutti i Bambini ….un unico Stivale, si tiene a Riva del Garda (Trento) dall’11 al 13 ottobre e vede la partecipazione di oltre 1.000 specialisti da tutta la Penisola. “Nel nostro Paese, esistono ancora differenze territoriali molto forti per quanto riguarda le opportunità di diagnosi, presa in carico e cura di bimbi e adolescenti – afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale della FIMP -. Per ottenere un’erogazione di prestazioni sanitarie che sia più omogenea bisogna puntare sul sistema sanitario nazionale equo e solidale così come proposto dal Governo nel suo Contratto. I livelli essenziali d’assistenza (LEA) devono essere applicati e applicabili, dalle Alpi alla Sicilia, anche attraverso un adeguato finanziamento. Se questo non avverrà, i LEA saranno solo di competenza delle Regioni e quindi le differenze tra quelle virtuose e quelle commissariate aumenteranno. E allo stesso modo cresceranno le disparità tra i territori”. Sempre secondo la FIMP la riorganizzazione della sanità italiana deve porre al centro la medicina del territorio, le cure primarie e quindi anche la pediatria di famiglia. “Durante l’età pediatrica i percorsi di assistenza iniziano e terminano favorevolmente nell’ambito dello studio del pediatra di famiglia nel 95% dei casi senza dover ricorrere a livelli specialistici di secondo o terzo livello – sottolinea Biasci -. Rappresentiamo una figura professionale peculiare che contraddistingue il nostro sistema sanitario nazionale da quello degli altri Paesi Europei. Siamo una risorsa importante e la nostra categoria deve essere maggiormente valorizzata per poter così rispondere meglio alle sfide del futuro”.

I principali temi scientifici al centro del congresso nazionale FIMP di Riva del Garda sono: le vaccinazioni, i disturbi del neurosviluppo e l’influenza dei fattori ambientali sulla salute di neonati e bimbi, che rappresentano alcune tra le principali sfide che un pediatra di famiglia italiano deve affrontare nella pratica clinica quotidiana. “Per quanto riguarda le vaccinazioni – afferma il dott. Giorgio Conforti, Referente Area Vaccini FIMP – le difficoltà non sono solo rappresentate dalla ingiustificata diffidenza di un parte (seppur largamente minoritaria) della popolazione verso questi presidi sanitari. Esistono anche problemi organizzativi che ostacolano l’accesso delle famiglie e rendono più difficoltoso raggiungere i livelli di copertura consigliati dalle autorità sanitarie nazionali. Nello Stivale, persistono forti differenze non solo a livello regionale ma a volte addirittura in ogni singola Azienda Sanitaria Locale. La proposta vaccinale deve invece essere uniforme e unitaria così come chiediamo da diversi anni attraverso il Board del Calendario Vaccinale per la Vita, di cui facciamo parte insieme ad altre Società Scientifiche”. “Lo stesso vale per il riconoscimento precoce dei disturbi del neuro sviluppo – sottolinea il dott. Mattia Doria, Segretario Nazionale Attività Scientifiche ed Etiche FIMP-. Esistono diversi progetti locali che però non trovano un corretto coordinamento generale. Per questo la FIMP ha recentemente avviato una collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Siamo al lavoro per definire un protocollo scientifico comune e una serie d’interventi strutturali all’interno dei bilanci di salute. I problemi legati al neuro sviluppo sono una realtà delicata e sempre più importante del nostro lavoro. Solo l’autismo colpisce oltre 500mila italiani. Per la prima volta in Italia si sta portando avanti un piano condotto a livello nazionale e non più singole, e spesso inefficaci, sperimentazioni locali”. Un altro tema di grande attualità, sia scientifica che politico-sociale, è quello dell’ambiente verso il quale i pediatri di famiglia devono prestare sempre più attenzione. “Come evidenziato dalla ricerca medico-scientifica la prevenzione delle malattie deve cominciare nei primi 1.000 giorni di vita che iniziano durante la gestazione – ricorda la dr.ssa Graziella Sapia, Referente per l’Ambiente FIMP-. Ai fattori ambientali come l’inquinamento sono riconducibili un terzo delle patologie infantili. La salvaguardia della salute dei bambini italiani, e quindi dell’intera società, deve passare anche da azioni di controllo e protezione della qualità dell’ambiente in cui viviamo. I pediatri di famiglia hanno un ruolo fondamentale in questo ambito in quanto in contatto con le famiglie e quindi in grado di fare una corretta comunicazione ed educazione su questo tema cosi importante”. “A queste bisogna però sempre affiancare la promozione dei corretti stili di vita – conclude il Presidente Biasci -. Nel nostro Paese l’11% degli under 17 fuma regolarmente, un bimbo su tre è in sovrappeso o addirittura obeso e la sedentarietà interessa il 22% degli under 10. Possiamo svolgere un ruolo di rilievo e un’azione incisiva perché le caratteristiche dell’assistenza prestata dal pediatra di famiglia e il rapporto di fiducia con bambini e genitori ci pone in una posizione privilegiata per svolgere questo ruolo”.

Riva del Garda (TN), 11 ottobre 2018 – Educare i genitori e i bambini all’uso corretto degli antibiotici. E’ questo il principale obiettivo della nuova campagna I Consigli di Mio, Mia e Meo. L’iniziativa è promossa, su tutto il territorio nazionale, dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP). Viene presentata oggi in occasione della prima giornata del XII Congresso Nazionale Scientifico della FIMP dal titolo Tutti i bambini…un unico stivale! Fino a sabato Riva del Garda (TN) ospita oltre 1.000 specialisti che si ritrovano per fare il punto sullo stato dell’arte della pediatria di famiglia nel nostro Paese. “Troppo spesso si fa ricorso in modo indiscriminato agli antibiotici – afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale della FIMP -. Rappresentano, infatti, ben il 44% del totale di tutti i farmaci prescritti in età pediatrica. Solo lo scorso anno sono stati utilizzati dal 38% dei bambini residenti in Italia. Questi dati ci collocano ai primi posti in Europa, nonostante un lieve calo dei consumi registrato negli ultimissimi anni. Per questo la nostra Federazione ha deciso di avviare un progetto nazionale che vuole raggiungere milioni di famiglie grazie all’aiuto di tre simpatiche mascotte: Mio, Mia e Meo. Questi personaggi rappresentano due bambini e una bambina e sono i protagonisti dell’intera campagna”. Nelle prossime settimane verranno distribuiti negli studi dei pediatri di famiglia: opuscoli e flyer con informazioni utili che derivano dalle evidenze scientifiche, sagomati da terra raffiguranti le tre mascotte con i messaggi della campagna e uno speciale game kit con un mini album di figurine. Mio, Mia e Meo compariranno inoltre in brevi video di animazione che verranno diffusi on line. Tutto il progetto sarà supportato da una forte attività sui principali social media. “Attraverso materiale informativo semplice, accattivante e piacevole vogliamo combattere l’uso improprio e l’assunzione errata/scorretta degli antibiotici per salvaguardare il nostro Paese dall’aumento del fenomeno dell’antibiotico-resistenza – commenta il dott. Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche della FIMP -. Si tratta di una delle principali conseguenze negative legate all’eccessivo uso di questi farmaci e solo apparentemente poco rilevante nell’ambito delle cure pediatriche. E’ un problema in forte crescita in tutto il mondo che può portare al rischio di non riuscire più a curare con efficacia le malattie batteriche, soprattutto quelle più gravi. “In particolare raccomandiamo ai genitori di non auto prescriversi le cure antibiotiche e a rispettare sempre le modalità e le dosi di somministrazione indicati dal pediatra – sottolinea la dott.ssa Teresa Cazzato, membro del board scientifico FIMP -. La campagna però vuole, al tempo stesso, sensibilizzare anche il personale medico. Nei bambini infatti circa l’80% delle infezioni è di origine virale. Tuttavia l’antibiotico viene impiegato in otto casi su dieci. Questo contribuisce a determinare un aumento esponenziale delle resistenze batteriche con conseguente fallimento terapeutico”. La campagna è realizzata con il supporto non condizionante di Menarini.

Il Congresso Nazionale Scientifico della FIMP Tutti i bambini…un unico stivale! ha al centro il tema delle differenze regionali nelle scelte e nell’organizzazione sanitaria che creano opportunità diverse di diagnosi, presa in carico e cura dei bambini. “Come FIMP – prosegue il dott. Biasci – siamo in prima linea non solo per perfezionare ma anche per uniformare la preparazione dei pediatri su questo particolare aspetto della salute dei giovanissimi”. “Il nostro obiettivo come pediatri di famiglia deve essere duplice – conclude il dott. Doria -: aumentare le buone pratiche cliniche collegate all’appropriatezza prescrittiva e combattere l’utilizzo non ragionato delle terapie antibiotiche per ridurre il rischio delle resistenze batteriche. Proprio per questo nel 2016 la FIMP ha promosso il Documento di Consensus sull’utilizzo giudizioso della terapia antibiotica nel trattamento delle patologie infettive in età evolutiva. Con questo nuovo progetto vogliamo focalizzarci sulle campagne educazionali specifiche da rivolgere all’intera popolazione. Genitori e bambini devono capire che gli antibiotici sono sicuramente delle cure efficaci e fondamentali, ma non vanno considerati come la panacea di tutti i mali”.

“E’ per noi un grande onore supportare i pediatri di famiglia in questa nuova campagna educazionale sull’antibioticoresistenza – conclude il dott. Germano D’Amore, Direttore di Menarini Farma Etico Italia -. La nostra Azienda è da sempre impegnata non solo nella messa a punto di nuove ed efficaci cure mediche ma anche nell’informazione a 360 gradi di una corretta cultura della salute e della prevenzione in linea con le priorità del sistema sanitario”.

Roma, 10 ottobre 2018 – “Bisogna ricordare che mai come in questo momento è importante la vaccinazione: da questo punto di vista l'Italia è una 'bomba a orologeria' perché sono centinaia di migliaia le persone suscettibili a malattie infettive. Nel 1999 fu abolito il certificato per l'iscrizione a scuola e quindi oggi abbiamo adolescenti, adulti e anziani a rischio. Andrebbero vaccinate anche queste categorie, oggi sprovviste di protezione". E’ quanto ha dichiarato ieri, a margine di un convegno, Walter Ricciardi, membro dell'Executive Board dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e presidente dell'Istituto Superiore di Sanità. “Il ruolo dell'Italia nella lotta per difendere la salute globale - ha evidenziato - è importante perché il nostro Paese è al centro a livello geografico, in un mondo in cui oggi la mobilità è ai livelli più alti da quando esiste l'uomo. Sono problemi che vanno governati, perché queste migrazioni portano potenzialmente anche problemi di salute. Ma l'Italia è importante oltre che geograficamente anche scientificamente, perché ha esperienze, ricercatori e attività da sfruttare al meglio in questa lotta". Secondo Ricciardi le sfide più importanti sono "le malattie infettive, che sono quelle che più rapidamente si diffondono con i movimenti dei popoli: è importantissimo proteggere la popolazione italiana, e questo lo si fa proteggendo la popolazione mondiale. Ancora, c'è il problema del cambiamento climatico: oggi la situazione è drammatica, non abbiamo più di 20 anni, una o due generazioni, per agire. Infine, le malattie croniche: diabete, sovrappeso e obesità causate anche dall'alimentazione sbagliata stanno diventando problemi gravissimi anche nei Paesi a basso reddito”.

Roma, 9 ottobre 2018 - Sei miliardi di euro è il totale che le Regioni spendono in sanità: dall'ovatta ai pasti, dal lavaggio della biancheria ai dispositivi per il diabete. Eppure oltre il 15%, pari a quasi un miliardo, si potrebbe tranquillamente risparmiare senza intaccare la qualità delle cure. Bisognerebbe limitarsi a uniformare i prezzi delle forniture a quelli pagati dalle regioni 'virtuose' oppure allinearli ai cosiddetti "prezzi standard". È questo il dato che emerge da una stima dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), sull'impatto degli sprechi in sanità e dei relativi risparmi conseguibili applicando i vari prezzi di riferimento elaborati, nel corso degli anni, dall'Authority presieduta da Raffaele Cantone. Nello specifico, secondo una tabella di sintesi appena elaborata dall'Anac, per presidi e dispositivi medici come siringhe, ovatta e cerotti, che costano complessivamente alle Regioni 75 milioni di euro, si potrebbero risparmiare 15 milioni, ovvero il 20%.

“Tutti i Bambini ….un unico Stivale” è questo il titolo Congresso Nazionale Fimp che si terrà a Riva del Garda dall’11 al 13 ottobre. Un evento cui parteciperanno oltre 1000 professionisti e che avrà tra i suoi temi clou, oltre alla questione delle disuguaglianze regionali anche la necessità d’investire nelle cure primarie e sessioni dedicate alle attività di prevenzione (tra cui le vaccinazioni) diagnosi e cure. Ma ad illustrarci l’evento è il Presidente della Fimp, Paolo Biasci.



Presidente si avvicina il prossimo Congresso Scientifico FIMP di Riva del Garda. Ci può anticipare quali saranno i principali temi che lo caratterizzano?
Dall’11 al 13 ottobre il Congresso Nazionale vedrà la partecipazione di oltre 1.000 pediatri di famiglia e rappresenta, come ogni anno, l’appuntamento principale per presentare i progetti ed approfondire le tematiche scientifiche che interessano e sono peculiari dell’attività di prevenzione, diagnosi e cura che ogni giorno svolgiamo nei nostri studi. Attività che si completa nel fondamentale rapporto di fiducia che lega la nostra professionalità in un rapporto diretto con le famiglie. In questo senso, noi pediatri di famiglia ed i nostri colleghi della medicina generale rappresentiamo un aspetto esclusivo e qualificante del servizio sanitario nazionale, ed è anche per questo che insieme vogliamo difenderlo nella sua unicità e rilanciarlo. La FIMP ha la consapevolezza di avere un ruolo determinante in questo ambito, potendo contare su un valore aggiunto rispetto ad altre organizzazioni professionali: operiamo nell’ambito dell’aggiornamento, della formazione e della ricerca, quindi come società scientifica, ma siamo anche associazione professionale. I due aspetti diventano sinergici e devono svilupparsi in perfetta coerenza perché si fa fatica a pensare che ad una programmazione organizzativa ed a nuovi compiti che l’assistenza ai bambini ed adolescenti ci richiede non ci sia parallelamente una crescita formativa, scientifica e specifica, con le peculiarità che la professione di pediatria di famiglia richiede e che ovviamente è diversa sa quella dei colleghi che operano all’interno delle strutture ospedaliere. Di questo parleremo a Riva del Garda e con questo spirito e questi obiettivi celebreremo il nostro Congresso Scientifico.


Qual è il ‘fil rouge’ che contraddistinguerà le varie sessioni della tre giorni della pediatria di famiglia italiana?
Il titolo dell’evento è “Tutti i Bambini ….un unico Stivale” e la sede è il Lago di Garda. Ci ritroveremo proprio in cima al nostro Stivale. Ipoteticamente e con un po’ di fantasia lo potremmo vedere, sotto di noi, “tutto intero” ma nella realtà questo non è così. Oggi in Italia registriamo ancora grandi differenze regionali nelle scelte e nell’organizzazione sanitaria, con il rischio che queste si acuiscono ulteriormente. Uniformare le cure e l’assistenza ai bambini che vivono nel nostro Paese deve essere una delle priorità. L’eccessiva regionalizzazione della sanità che abbiamo sotto gli occhi non giova ad un sistema universalistico di assistenza sanitaria, che tutto il mondo ci riconosce come un aspetto qualitativo, e non garantisce l’accesso equo e solidale con le stesse opportunità assistenziali che è l’obiettivo del servizio sanitario nazionale e che tutti i cittadini vorrebbero.



Che ruolo potrà avere la pediatria di famiglia nel sistema sanitario nazionale dei prossimi anni?
Il nostro ruolo dovrà essere maggiormente valorizzato perché il sistema possa continuare a rispondere al meglio alle quotidiane esigenze dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie. Le Cure Primarie rappresentano l’ambito strategico su cui basare l’attività assistenziale per riservare ai secondi livelli ospedalieri solo le situazioni più complesse. Questo principio è valido particolarmente in età pediatrica per la quale i percorsi di assistenza si aprono e si esauriscono favorevolmente nell’ambito dello studio del pediatra di famiglia nel 90-95% dei casi, senza ricorso a livelli specialistici di secondo o terzo livello. Investire sulla pediatria di famiglia sarà fondamentale, soprattutto per migliorare gli aspetti organizzativi, sul personale infermieristico e su semplici apparecchiature per diagnostica ambulatoriale rapida, elevando e rendendo omogeneo il livello dell’intervento assistenziale. Questo permetterà di risparmiare risorse importanti con la conseguente razionalizzazione delle strutture di ricovero ospedaliere, spesso auspicato ma ben poco realizzato. Va ricordato, infatti, che la pediatria del territorio è un fiore all’occhiello della nostra sanità. E molti altri Paesi Europei e cittadini europei ci invidiano il fatto che ogni italiano abbia a disposizione fino a 14/16 anni uno specialista della salute infantile e adolescenziale.



A Riva del Garda si parlerà anche di prevenzione primaria. In questo ambito la pediatria di famiglia ha un ruolo importante, quali sono gli elementi qualificanti del vostro lavoro quotidiano a contatto con le famiglie?
Ciò che meglio identifica le attività di tipo preventivo svolte dal pediatra di famiglia è rappresentato principalmente dai Bilanci di Salute, previsti dal Progetto Salute-Infanzia, caratterizzati dalla realizzazione di visite ad età filtro durante le quali si sviluppano, tra le altre, attività di educazione sanitaria, attività di screening dei disturbi neuro-sensoriali e di valutazione del neurosviluppo dei bambini. Durante il Congresso sono previste, quindi, sessioni dedicate alle attività di prevenzione ed anche diversi corsi pratici ad iscrizione gratuita Le attività preventive rappresentano una parte ampia e fondamentale della professione del pediatra di famiglia. E non credo potrebbe essere diversamente considerato che siamo gli unici specialisti che hanno un rapporto diretto con la famiglia, frequente e continuato nel tempo, aspetti che permettono una azione di osservazione ed intervento longitudinale a partire dai primi giorni di vita.



E sui vaccini?
Le vaccinazioni sono un altro ambito molto importante in cui la pediatria di famiglia può essere determinante. Il sistema vaccinale in Italia si basa ancora su modelli vecchi, con difficoltà di accesso da parte delle famiglie, lunghe liste di attesa, con operatori sanitari rispetto ai quali manca quel tipo di rapporto di fiducia che rappresenta l’elemento determinante per favorire una buona comunicazione sui temi vaccinali e l’adesione alla pratica vaccinale. Le esperienze locali dove si è passati con gradualità dal vecchio sistema al coinvolgimento pieno della pediatria di famiglia hanno prodotto risultati eccellenti e un ampio gradimento delle famiglie, ed anche di bambini e adolescenti. La FIMP ha lanciato un messaggio alle istituzioni che rafforzeremo nelle prossime settimane, perché una innovazione del sistema vaccinale con il coinvolgimento del pediatra che vaccina nel proprio studio i propri assistiti, rappresenta una evoluzione organizzativa necessaria in vista di una modifica legislativa che prevede la caduta dell’obbligo e comporta un basso impegno di risorse economiche. La FIMP ha già concordato un impegno in tal senso con le Regioni nell’art.1 dell’ACN 2018.

Tratto da: Quotidiano Sanità

Roma, 8 ottobre 2018 – Il primo Paese a debellare il cancro della cervice sarà l’Australia. Grazie ai programmi di screening e alla vaccinazione per l'Hpv sarà possibile vincere questa grande sfida. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Lancet Public Health, secondo cui il traguardo sarà raggiunto nel 2028. L'Australia, ricorda lo studio, ha istituito il suo programma di screening sui tumori cervicali nel 1991, ed è stata tra i primi paesi ad adottare la vaccinazione per l'Hpv e ad estenderla a entrambi i sessi, con un tasso di copertura che ha raggiunto il 79% per le ragazze e il 73% per i ragazzi. I ricercatori dell'Australian Cancer Council hanno elaborato un modello matematico per prevedere, sulla base degli effetti di questi due fattori, l'andamento del numero dei casi. Secondo la proiezione nel 2022 nel paese ci saranno meno di sei casi ogni 100mila abitanti, abbastanza pochi da farlo designare come 'tumore raro', mentre nel 2028 la cifra scenderà ancora arrivando a 4. Le morti saranno invece meno di una su 100mila nel 2035. "Se saranno mantenuti l'alta copertura vaccinale e l'adesione agli screening - concludono gli autori -, il cancro cervicale potrebbe essere considerato eliminato come problema di salute pubblica entro i prossimi 20 anni". In Italia, afferma il sito dell’Airc, ogni anno si manifestano circa 2.300 nuovi casi prevalentemente in forma iniziale, mentre una donna su 10.000 riceve una diagnosi di tumore della cervice in forma avanzata. Ci sono nel nostro paese ogni anno circa 430 donne che muoiono di carcinoma della cervice.

Giovedì, 04 Ottobre 2018 15:01

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