A cura di Marco Granchi, componente del gruppo di studio dell’Area Ambiente e Salute FIMP
Dall’agricoltura all’allevamento, passando per la trasformazione e la preparazione fino all’imballaggio e alla distribuzione: le attività della filiera agro-alimentare sono responsabili del 25% delle emissioni globali di gas serra.
In pratica ogni pasto comporta in media l’emissione stimata di 2.5kg di CO2, per un totale del 7-8% delle emissioni totali di CO2, dovute appunto allo spreco alimentare.
Con il cibo, quindi, vengono utilizzati (e sprecati se non consumati) terra, acqua e energia che sono stati necessari alla produzione.
Basta pensare che, se lo equipariamo ad un paese, lo spreco alimentare rappresenterebbe il terzo al mondo, dopo Cina e USA, per emissioni di CO2.
All’anno in media, vengono sprecate circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, tre volte superiori alla quantità necessaria per sfamare 1 miliardo di persone attualmente considerate denutrite nel mondo.
Secondo l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), la principale causa di spreco alimentare è la sovraproduzione di eccedenze; ad ogni incremento di fabbisogno, corrisponde un aumento maggiore di offerte e consumi, innescando cosi la crescita dello spreco.
Evidentemente, quindi, la sfida non è produrre “extra” per far crescere la popolazione ma smettere di sprecare ciò che abbiamo!
L’ambiente sarebbe senza dubbio uno dei principali beneficiari della riduzione dello spreco alimentare: se diminuisce la quantità di rifiuti che arriva nelle discariche e negli inceneritori, diminuiscono le emissioni di metano ed è possibile ridurre la propria anidride carbonica (carbon footprint).
Non sprecare cibo ancora commestibile significa anche risparmiare le energie e le risorse normalmente impiegate nel produrlo.
Per questo, al di la di ogni altro tipo di giusta raccomandazione, per ridurre lo spreco si dovrebbe focalizzare l’attenzione su due capisaldi che sono:
⁃ riempire il carrello con grande attenzione e andare al supermercato solo dopo aver preparato una lista dettagliata di quello che serve
⁃ avere una dispensa ben ordinata che consenta di mantenere una giusta conservazione dei cibi per mantenerli freschi e commestibili più a lungo.
L’ISPRA conclude che per garantire la tutela ambientale è urgente puntare su un uso responsabile del consumo del suolo e sull’inversione dell’abbandono di aree rurali riconvertendo la produzione a favore dell’Agroecologia.